Stazione AV di Bologna: caos sui cartelli

Ho già dedicato due post ai cartelli della stazione Alta Velocità di Bologna:
Quiz: KISS&RIDE (un anglicismo superfluo e dal significato poco trasparente) 
Toilet(te), una storia movimentata (inglese maccheronico sui cartelli dei Servizi)

Qualche giorno fa non ero di corsa come al solito e così ho potuto notare non solo altri errori ma anche incongruenze nelle diciture, che possono essere diverse a seconda dell’ubicazione dei cartelli. Qualche esempio:

Toilets
Piani –3 (Hall) e  –4 (binari) 
inglese errato: *Services
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese corretto: Toilets 
Polfer Police
Sottopassaggio Stazione Centrale
inglese inesistente: *Polfer
italiano: nome comune Polizia
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese corretto: Police 
italiano: acronimo Polfer
Parking car park
Piano –2 (KISS&RIDE)
inglese errato: *Parking
Sottopassaggio Stazione Centrale  
inglese corretto: Car park 

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Comunicazione in rosa

In un commento a Il bonifico, un’operazione maschile, Barbara mi ha segnalato alcune linee guida di Corecor Umbria, La comunicazione istituzionale al femminile. Per una comunicazione attenta al genere.

Contengono indicazioni per evitare dettagli che contribuiscono a rafforzare stereotipi nelle comunicazioni su e per le donne. Tra gli aspetti da verificare ci sono questi:

11. Viene sottolineata l’interscambiabilità dei ruoli tra donne e uomini ? Ad esempio, se il messaggio è rivolto alle famiglie, sono rappresentati anche gli uomini nel target? O ancora, gli uomini sono ugualmente rappresentati a impegnarsi nelle faccende domestiche o a prendersi cura in generale del contesto domestico?
12. Nella scelta dei colori si è prestata attenzione ad evitare tutti quei colori che rimandano ad una visione stereotipica delle donne (colori pastello e varie tonalità del rosa)?

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Simbolo arbitrario, concetto poco chiaro

cartello con omini con braccia allargate ad aeroplanoMi sono piaciute molto le interpretazioni del cartello di divieto con il simbolo dell’omino con le braccia allargate che vi ho proposto ieri in Segnaletica di montagna. Ha indovinato il significato Ivo Silvestro nella prima delle sue risposte: è uno dei cartelli di divieto di transito dei pedoni sulla pista di sci di fondo della Val D’Ultimo.

cartello con omino che cammina in segnale di divietoNon l’avevo mai visto prima e non ho capito subito che equivaleva al cartello standard con l’omino che cammina (a destra), comune in altre località e presente anche all’inizio della pista (unico esemplare!).

I due cartelli mi fanno pensare al triangolo semiotico, uno schema molto usato in terminologia.

triangolo semioticoSintetizza le relazioni tra oggetti, percepiti o immaginati (in questo caso il divieto di camminare), che vengono astratti in concetti (immagini mentali di oggetti o insiemi di oggetti), a loro volta rappresentati da designazioni, che possono essere segni linguistici, le parole, o anche non linguistici, come icone e simboli grafici.

Il collegamento tra un oggetto e le sue designazioni è tratteggiato perché i segni sono convenzioni, anche arbitrarie (il mio esempio preferito è il termine ribbon).

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XXX e XOX

Anche in Italia fa ormai notizia il Super Bowl, la finale del campionato di football americano. In un commento in un altro sito ho accennato ai dettagli di Americani e numeri romani, tra cui la preoccupazione degli organizzatori che la 50ª edizione richiami la famigerata L come loser.

C’è chi ha risposto con la battuta di scrivere il numero XXXXX (invece di L) e mi ha fatto venire in mente questa vignetta americana, intitolata The marquee, che gioca con il significato più esplicito che può avere una serie di X in inglese:

The marquee, vignetta di Rhymes with Orange    [al cinema: soli uomini per il film XXX, donne per quello XOX!]
vignetta: Rhymes with Orange

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Amazon.com, dall’a alla zeta

logo Amazon.comÈ noto che Amazon.com, il colosso del commercio online, prende il nome dal Rio delle Amazzoni (Amazon River), il fiume più lungo e con la maggior portata d’acqua di tutti i continenti, una metafora appropriata per quella che doveva diventare la più grande libreria del mondo.

Il nome era stato scelto nel 1994 dal fondatore, Jeff Bezos, che l’aveva notato sfogliando le pagine della lettera A di un dizionario, iniziale voluta perché il nome fosse privilegiato nell’ordinamento alfabetico. La freccia del logo collega le due lettere che richiamano l’espressione from A to Zee (Zed in inglese britannico) perché, nella visione di Bezos, Amazon dovrebbe consentire di acquistare ogni libro pubblicato, dall’a alla zeta.

Questi e altri dettagli in How Amazon Got Its Name, che analizza i nomi scartati ed evidenzia alcune considerazioni condivise anche dalle valutazioni di globalizzazione.

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Binomi lessicali e sessismo linguistico

simbolo per bagni pubblici con la figurina di una donna e di un uomo e la didascalia “Diciamo basta al sessismo delle insegne dei bagni. Non è giusto che solo le donne abbiano un vestito da supereroe”Il cartello visto in Scritture brevi, ironico  spunto di riflessione sul valore convenzionale dei segni, mi ha invogliata a verificare se fosse convenzionale anche l’ordine dei simboli (no, ma prevale la figura femminile a sinistra), mentre uno dei nomi inglesi dei bagni, Ladies e Gents, mi ha fatto ricordare un articolo letto recentemente, Gentlemen before ladies?, che sintetizza una ricerca su alcuni particolari binomi lessicali inglesi.

Binomi lessicali inglesi e uso non sessista della lingua

I binomi lessicali sono coppie di parole della stessa categoria, unite da una congiunzione, che si presentano in un ordine fisso, come bianco e nero (e non *nero e bianco, mentre in inglese è il contrario: black and white). L’ordine degli elementi costitutivi è determinato da tendenze fonologiche, metriche, semantiche e pragmatiche.

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Piacciare, favvare, pinnare, lovvare…

Tra i molti neologismi legati alle interazioni su Internet (postare, linkare, taggare, bloggare, bannare, flaggare, chattare ecc.) ci sono alcuni verbi legati ai social network ancora parecchio colloquiali ma molto diffusi. Alcuni esempi con il loro significato:

piacciaremettere un Mi piace a tweet, foto, post, commenti, pagine di Facebook ecc
mipiacciarevariante più colloquiale di piacciare: ho letto e mipiacciato
amicare / amicarsi – diventare amico su Facebook: non l’ho amicato; ci amichiamo?
favvaremettere tra i preferiti (favorites): te l’ho favvato anch’io
pinnare – condividere immagini o video in Pinterest “appuntandoli” (pin) in bacheche.

Favvare e pinnare sono esempi di neoformazioni ibride ottenute da una parola inglese a cui è aggiunto un affisso italiano. È un meccanismo molto produttivo che è usato soprattutto per creare nuovi verbi, sempre della prima coniugazione. Altri esempi, al momento associati soprattutto a Twitter, sono followare, unfolloware / defolloware (seguire e smettere di seguire qualcuno) e hashtaggare.

Lovvare

C’è anche lovvare, usato per descrivere un forte apprezzamento (riferito a una persona, ad esempio, lovvo dovrebbe essere più intenso di mi piace ma meno impegnativo di amo). Ovviamente deriva dall’inglese love però, secondo me, non direttamente dalla parola ma, con un passaggio intermedio, dal simbolo ♥, diffusissimo in inglese e reso popolare dalla campagna pubblicitaria I NY degli anni ‘70.

I ♥ WORDSIn inglese il simbolo ♥ ha dato origine a un verbo informale, heart, usato in frasi come I totally heart this song e da tempo nei dizionari.

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Oggetti, concetti e segni nelle interfacce

Ho già accennato al triangolo semiotico, uno schema molto usato in terminologia.

triangolo semioticoSintetizza le relazioni tra oggetti, percepiti o immaginati, che vengono astratti in concetti (immagini mentali di oggetti o insiemi di oggetti), a loro volta rappresentati da designazioni: segni linguistici, le parole, o anche non linguistici, come icone e simboli grafici. Il collegamento tra un oggetto e le sue designazioni è tratteggiato perché i segni sono convenzioni, spesso diverse in lingue e culture diverse.

Ci sono simboli grafici così familiari che ci possono sembrare universali, come image per il comando Taglia nelle interfacce grafiche. In questo caso l’associazione tra l’azione e lo strumento è palese, però non è detto che in tutte le lingue il concetto di “rimuovere un oggetto o parte di un documento e tenerlo temporaneamente in memoria” venga rappresentato da una parola ricollegabile alle forbici. Il segno è arbitrario e va imparato.

Un esempio noto è image, un simbolo “descrittivo” che in origine era facilmente associabile al dischetto su cui si salvavano i dati, ma che è diventato astratto per le generazioni che non hanno mai visto un floppy (c’è chi pensa sia un televisore o una lavastoviglie o chissà cos’altro). È però così diffuso e, una volta imparato, facilmente identificabile come simbolo del comando Salva, che sarebbe controproducente cercare di sostituirlo.

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