Black Fryday: ignoranza o ipercorrettismo?

Esempi da pubblicità: 1 Affrettati il Black Fryday passa velocemente! 2 Black Fryday alle porte: cos’è e quando arriva 3 Il Black Fryday più pazzo dii tutti! Sconti su tutta la collezione! 4 Black Fryday Kit

In questi esempi il concetto ormai familiare di Black Friday, il venerdì di grandi sconti successivo al quarto giovedì di novembre (Giorno del Ringraziamento negli Stati Uniti), è diventato la nera giornata del fritto, fryday.

È un errore di ortografia che potrebbe essere considerato un esempio di ipercorrettismo, “errore causato da scarsa conoscenza e da interferenza linguistica, le quali agiscono da stimoli correttori nei confronti di una parola, di una forma grammaticale o di un costrutto, giudicati errati”, in altre parole la sostituzione volontaria o anche inconsapevole di una forma corretta con una scorretta.

In questo caso potrebbe essere intervenuta la convinzione che l’ortografia inglese fa grande uso della lettera y in finale di parola, come in day, mentre i è rara, e allora è stata usata una y anche per fri-. Chi l’ha fatto evidentemente non sa o non si rende conto che fry significa friggere, fritto, frittura, oppure c’è stata anche un’interferenza dovuta alla pronuncia, che in fri- di Friday e in fry è la stessa, /fraɪ/.

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Foliage 🍁🍂 non fa rima con fromage 🧀

Ho ricevuto questo esempio con il commento “così hai una nuova scusa per ricordare che foliage non è una parola francese ma inglese”:

Immagine di vigneti con colori autunnali e testo “…in Piemonte per ammirare il foliage orizzontale del MONFERRATO. In questo periodo dell’anno le foglie dei vigneti virano verso i toni del rosso e del ruggine”

Chissà cosa aveva in mente chi ha usato la descrizione foliage orizzontale. A me fa pensare a piante che abbiano tutte le foglie disposte parallelamente al terreno, e non è il caso delle viti.

In inglese infatti foliage vuol dire genericamente fogliame, non ha il significato particolare di “fenomeno naturalistico autunnale che è attrazione turistica” che ha assunto in italiano (fatto derivare da fall foliage, come già descritto).

La pronuncia di foliage

L’aspetto particolare dell’uso italiano della parola foliage però non è lo slittamento semantico che caratterizza molti pseudoanglicismi, ma la pronuncia “alla francese” /fɔliˈjaʒ/ o /fɔˈljaʒ/, simile a fromage.

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Spunti linguistici: destinescion, brend reputescion

fotogramma del video della ministra Santanchè e fumetto con scritta “MA SIETE MATTI? MA VOI SAPETE QUANTO TEMPO CI VUOLE A COSTRUIRE UNA DESTINATION, UNA BRAND REPUTATION?”

La notizia del cambiamento di nome da Cervinia in Le Breuil ha fatto molto discutere. È intervenuta anche la Ministra del Turismo con un messaggio video, registrato in un’auto in corsa, che sui social ha suscitato parecchie ironie per la frase “ma voi sapete quanto tempo ci vuole a costruire una destination, una brand reputation?

I due anglicismi, percepiti come superflui in sostituzione di destinazione e reputazione [del marchio], hanno causato battute sulla proposta di legge che vorrebbe multarne l’uso e parecchi giochi di parole ispirati dalle pronunce affettate “destinèscion” e  “reputèscion”. Esempio:

tweet di Luca Bottura: “Che poi la reputescion te la sputtanescion anche facendo video in cui non indossi le cinture di assicurescion”

Prendo spunto dalle parole con terminazione –escion perché illustrano alcuni meccanismi linguistici qui usati a scopo ludico ma che sono rappresentativi anche di alcune delle opzioni di innovazione lessicale di cui disponiamo in italiano.

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Nome di tempesta: Ciarán si dice /ˈkɪərən/

Alcuni titoli di notizie del primo novembre 2023:

Titoli meteo sulla tempesta Ciaran che arriva in Italia con neve, temporali, forti piogge e venti

Allerta meteo in Irlanda e Regno Unito, con conseguenze anche in Italia, per la tempesta Ciarán, un nome proprio irlandese maschile che si pronuncia /ˈkɪərən/ (accento tonico sulla prima sillaba, per un orecchio italiano più o meno “chìiran”) e nonciàran”, come ho sentito oggi in un notiziario da un annunciatore che palesemente non aveva fatto alcuno sforzo di ricerca.

In Pronuncia di nomi propri stranieri trovate altri nomi propri irlandesi, tra cui Aoife, Saoirse, Sadhbh, Caoimhín, Tadhg, che risultano particolarmente ostici perché seguono le poco intuitive regole di ortografia dell’irlandese. Una curiosità su Ciarán: significa “little dark one” (Brunetto!) e l’equivalente femminile è Ciara /ˈkɪərə/, la cui versione anglicizzata è Keira, o in alternativa Kiera o anche Kira.

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Indiana Jones e lo iato perduto

All’inizio di questo breve video Harrison Ford scandisce il nome Indiana Jones:


Video: twitter.com/IndianaJones

Consente di evidenziare le differenze nella pronuncia americana del nome proprio Indiana e in quella italiana della parola indiana:
  /ˌɪndiˈænə/ 
   /inˈdjana/

Confrontando le trascrizioni fonematiche ottenute con i simboli dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e consultabili in tutti i principali dizionari, si può notare che nessuna vocale coincide:

Schema delle vocali del sistema fonetico inglese rappresentate con i simboli IPA

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Open to Meraviglia… and to perplessità

Il Ministero del Turismo ha presentato la nuova campagna di promozione dell’Italia nel mondo, Italia: Open to Meraviglia, che consiste in affissioni pubblicitarie di vario tipo, un profilo di Instagram e un video che avrà versioni in varie lingue:


Aggiornamento 26 aprile 2023: al momento il video ufficiale Italia, Open to meraviglia risulta “privato” ed è stato rimosso dai canali istituzionali (ma c’è una copia permanente in Archive.org); qui l’ho sostituito con quello della presentazione ufficiale.

Il narratore ci informa che:

“L’Italia è una porta aperta sulla meraviglia. È questo in fondo che noi italiani sappiamo fare meglio: meravigliarci sempre per meravigliare gli altri. E da questo pensiero nasce anche il nostro logo: una bandiera che si spalanca dando il benvenuto al mondo intero e che abbiamo firmato con il claim Italia, Open to Meraviglia”.

Il claim è lo slogan che caratterizza un prodotto. Né nel video né durante l’evento di presentazione ufficiale è stata però spiegata la scelta della frase ibrida, metà in italiano e metà in inglese, che ha subito suscitato molte perplessità.

Un precedente: VeryBello

Inevitabili i riferimenti a VeryBello, il nome del famigerato sito voluto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2015 e che era risultato inadatto sia a un pubblico italiano che a un pubblico internazionale: dettagli in #verybello, vero italiano e inglese maccheronico.

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Il minimo sindacale, in inglese

Vignetta illustrativa di QUIET QUITTING con definizione the practice of doing no more work than one is contractually obliged to do

Nella rosa delle parole dell’anno 2022 per l’inglese c’è anche quiet quitting, un’espressione nata su TikTok dove ha avuto un’enorme diffusione poi estesa altrove. Definizioni di Collins Dictionary:

  1. the practice of doing no more work than one is contractually obliged to do, esp in order to spend more time on personal activities
  2. the practice of doing little or no work while being present at one’s place of employment

È un nome nuovo per un concetto già noto: in ambito lavorativo descrive chi, in senso figurato, fa il minimo sindacale , quindi non fa nulla al di fuori dell’orario lavorativo, non si fa coinvolgere in nessuna attività aggiuntiva, non partecipa attivamente durante le riunioni ecc.

In inglese esistono già altre espressioni per esprimere il concetto, ciascuna con connotazioni diverse. Esempi:

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Giochi di parole regali: heir and spare

I media italiani non si fanno mai sfuggire notizie e notiziole sulla famiglia reale britannica, e ora non ci risparmiano gli aggiornamenti sul discusso libro del principe Harry, Spare, in italiano sottotitolato Il minore.

copertina del libro SPARE e testo descrittivo: Harry recounts the story of how his father, now King Charles, supposedly said to his wife, Princess Diana, on the day of Harry’s birth: “Wonderful! Now you’ve given me an heir and a spare – my work is done”

Per curiosità ho cercato qualche spiegazione italiana per il titolo Spare e per la citatissima frase che avrebbe detto l’allora principe Carlo alla nascita del secondogenito (immagine qui sopra). Volevo vedere se fosse stato riconosciuto un modo di dire informale che riguarda la successione dinastica, an heir and a spare, di cui esistono anche le forme alternative the heir and the spare e a spare to the heir.

Risale alla fine del XIX secolo* ed è un gioco di parole che sfrutta la rima tra heir /(r)/  e  spare /sp(r)/, forse non del tutto riconoscibile per parlanti non nativi (ennesimo esempio dell’imprevedibilità dell’ortografia inglese: heir, “erede”, è omofono di air e la h è muta!).

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E Babbo Natale… muto!

vignetta di Fabio Manasciutti con vari babbi natale appesi a finestre e cornicioni e Batman che dice a Robin è finita la pacchia. Commento alla vignetta: santa climbs
Vignetta e tweet di Fabio Manasciutti

Prendo spunto dal gioco di parole su Babbo Natale che si arrampica, Santa Claus – Santa climbs, per ricordare che nella pronuncia inglese della parola climb /klaɪm/ la consonante b è muta (silent b).

È una peculiarità di cui non tiene conto la pronuncia italiana adattata dell’anglicismo free climbing: noi diciamo /ˌfriˈklaimbiŋɡ/, in inglese invece si dice /ˈfriː klaɪmɪŋ/ (si possono notare anche altre differenze, tra cui l’accento principale, indicato dal segno ˈ, su sillabe diverse).

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Parigi 2024: mascotte rosse con bianco e blu…

immagine delle mascotte delle olimpiadi 2024

Sono state presentate le mascotte ufficiali delle Olimpiadi 2024 a Parigi. Hanno un aspetto molto accattivante ma senza spiegazione dubito che avrei capito cosa rappresentano.

Potrebbero sembrare degli uccellini stilizzati ma non sono animali, come molte delle mascotte delle edizioni precedenti dei giochi olimpici. Sono invece delle antropomorfizzazioni del berretto frigio, il copricapo rosso, non rigido, tipico degli antichi frigi, indossato con la punta piegata in avanti e che durante la rivoluzione francese era diventato simbolo di libertà.

A questo punto una domanda per chi non parla francese: senza guardare di nuovo l’immagine, ricordate con certezza come si scrive il nome? E sapete come pronunciarlo?

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Grazie e serafini, in inglese in coppia (minima)

Una spiritosaggine che offre diversi spunti linguistici ed etimologici:

Immagine di scultura di angelo che regge acquasantiera con commento in inglese “It’s nice but do you have any sans-seraph fonts?”

Il meccanismo umoristico sfrutta un esempio di coppia minima, le due parole seraph /ˈserəf/ e serif /ˈserɪf/ che nella pronuncia si differenziano per un solo fonema, collocato nella stessa posizione in entrambe, che le distingue conferendo loro significati diversi: “serafino” e “grazia” (tipografia).

La somiglianza di suoni qui è in absentia perché la seconda parola, serif, non è presente ma viene evocata dal contesto grazie alla polisemia di font che può indicare sia 1 fonte battesimale o acquasantiera che 2 tipo di carattere, e richiama immediatamente la locuzione sans-serif font.

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Tranquilli, il cörsivœ parlato non fa danni!

Per chi non sa ancora cos’è il cörsivœ parlato, è la presa in giro della cadenza cantilenata tipica di certe ragazze milanesi, caratterizzata da vocali strascicate (allungamento) e trasformate se in posizione finale (dittongazione). È una tendenza ridicolizzata già da qualche anno ma ha fatto notizia nei media generalisti lo scorso maggio grazie ai video virali di una sedicente “professoressa”.   

Mi stupisce che questa notiziola estiva continui a suscitare interesse, ormai da settimane. Non sono invece per nulla sorpresa dalle reazioni sdegnate per l’uso improprio del sostantivo corsivo e per la pronuncia storpiata: succede spesso che l’uso ludico della lingua venga frainteso e causi reazioni negative, o che si confonda un fenomeno con chi lo rappresenta.

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“marmalade sandwich, ma’am?”

Orso Paddington mentre estrae delle fette di pane dal cappello: “Perhaps you would like a marmalade sandwich? I always keep one for emergencies!” Regina Elisabetta mentre estrae del pane dalla borsetta: “So do I. I keep mine in here… for later”

È piaciuto molto il video della Regina Elisabetta con l’orso Paddington che ha dato il via ai festeggiamenti del giubileo di platino del 4 giugno 2022. Chi l’ha visto saprà che l’orsetto le offre un marmalade sandwich che tiene nel cappello, per le emergenze, e lei gli fa vedere che ne ha già uno nella sua famosa borsetta.

Vari media italiani hanno tradotto letteralmente marmalade sandwich con sandwich alla marmellata, senza considerare alcune differenze d’uso tra inglese e italiano.

Paese che vai, sandwich che trovi…

Innanzitutto si nota una differenza di pronuncia:
in inglese la d è muta, si dice /ˈsænwɪtʃ/ o /ˈsænwɪdʒ/,
in italiano invece la d si pronuncia, si dice “senduic” /ˈsɛndwiʧ/.

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“May the 4th…” linguistico 😉

vignetta con giochi di parole intraducibili

vignetta di @twisteddoodles

Gli appassionati di Guerre stellari e i frequentatori di social sanno che oggi 4 maggio è Star Wars Day, giorno scelto grazie a un gioco di parole. In inglese infatti la data è May the fourth, che rimanda a una delle frasi più note della saga, May the force be with you, “che la forza sia con te”, oggi trasformata nell’augurio May the 4th be with you.   

La frase e la vignetta funzionano grazie ad alcuni meccanismi linguistici familiari.

Omonimia e omofonia

Il nome del mese May e il verbo may sono un esempio di omonimia, parole di etimo e significato diverso che sono omografe e qui anche omofone: stessa grafia e stessa pronuncia, /meɪ/, ma origine completamente diversa: il latino Maius (mensis) per il mese, attraverso il francese mai, e l’inglese antico mæg per il verbo.

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Strani giri: “tour THE force”

Un insolito esempio di francesismo scambiato per anglicismo, osservato da @avvbaglini:

Titolo “BMW Serie 7: tour the force tecnologico”

Tour de force trasformato erroneamente in tour the force non è un caso isolato: si trovano parecchi altri esempi in notizie, soprattutto sportive, e in scambi informali sui social, ad es. Twitter.

Tour the force si potrebbe classificare come un caso particolare di malapropismo, la sostituzione inconsapevole di una parola con un’altra che ha suono simile ma altro significato. È peculiare perché in questo caso c’è anche confusione tra lingue, direi dovuta a ignoranza di base che impedisce di riconoscere un francesismo entrato in italiano nel XIX secolo (e usato anche in inglese!).

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