Anche all’estero fanno notizia le nostre polemiche sulle vaccinazioni. Dettaglio da un tweet che ieri ha avuto molta visibilità:
Lo riporto perché consente di evidenziare una curiosa discrepanza tra italiano e inglese.
Terminologia, localizzazione, traduzione e altre considerazioni linguistiche
Anche all’estero fanno notizia le nostre polemiche sulle vaccinazioni. Dettaglio da un tweet che ieri ha avuto molta visibilità:
Lo riporto perché consente di evidenziare una curiosa discrepanza tra italiano e inglese.
Le diverse versioni del sistema operativo Android di Google prendono il nome da dolci, scelti in ordine alfabetico. Dopo Oreo ci si aspettava un nome che iniziasse con la P e quando è stato rivelato che la versione 9.0 si chiama Android Pie mi sono subito chiesta che tipo di pie* fosse stato scelto per l’immagine ufficiale (e per la statua!).
Curiosità soddisfatta: è un’americanissima cherry pie, una torta estiva spesso associata all’Independence Day (4 luglio) e ricorrente nella vecchia serie televisiva Twin Peaks.
Manifesto della mostra Outfit ’900 a Palazzo Morando | Costume Moda Immagine a Milano:
Mi dà lo spunto per analizzare l’anglicismo outfit, sempre più diffuso ma non ancora registrato da tutti i vocabolari di italiano.
Outfit in inglese
La parola inglese outfit ha vari significati, ad es. può descrivere l’equipaggiamento per svolgere una particolare attività ma anche un gruppo coeso di persone che operano assieme, come una squadra di sportivi o di militari, un gruppo musicale o una piccola azienda.
Ho un debole per le strisce di Pearls Before Swine, specialmente se ci sono giochi di parole improbabili o fraintendimenti assurdi come quelli dell’ingenuo tontolone Pig:
La striscia mi dà lo spunto per evidenziare una peculiarità di un internazionalismo presente nella maggior parte delle lingue europee, il francesismo naïf (a sua volta dal latino nativus, “ingenuo, popolare”).
Naive e naïf
In italiano abbiamo adottato la forma canonica maschile francese, in inglese invece il femminile, naive (c’è anche naif ma è poco comune). In entrambe le lingue coesistono le forme con segno diacritico, naïf e naïve, e quelle senza, naif e naive.
Cosa ne pensate della foto scelta per illustrare un articolo che nel titolo ha trekking tra le parole chiave? L’ho vista nel sito di un quotidiano e l’ho trovata piuttosto incongrua.
Mi fa pensare a una breve escursione, ad esempio una scampagnata per famiglie o una gita in un luogo di interesse naturalistico facilmente raggiungibile a piedi, che è un tipo di attività che non descriverei mai come fare trekking.
Il ministro del lavoro Luigi Di Maio ha dichiarato che una delle sue priorità sono i rider, chi usa la propria bicicletta o altro mezzo per fare consegne a domicilio, in particolare di pasti pronti ordinati attraverso apposite piattaforme o app dedicate.
Se ne discuterà parecchio e forse c’è anche chi si chiede se rider è un anglicismo insostituibile, utile o superfluo.
Nella foto, il cartello dello sportello sindacale che tutela i diritti di questi lavoratori si fa notare non solo per il gioco di parole ibrido ma anche perché ci dà già una risposta.
A che fascia di età pensate leggendo questo titolo? L’immagine vi sembra congruente con il significato che attribuite all’anglicismo baby nel suo uso italiano?
Altri dettagli nell’incipit dell’articolo:
Vignetta: Ed Stein Ink (rappresentazione tipica americana del plutocrate con baffi bianchi, cappello a tuba e pantaloni gessati)
[Giugno 2018] Si discute già da tempo della cosiddetta flat tax – in questi giorni fanno notizia alcune dichiarazioni di Matteo Salvini – eppure ci sono ancora molte incertezze sulla pronuncia di un anglicismo ormai ricorrente. Ieri, ad esempio, a un giornale radio ho sentito introdurre un servizio sulla “flattàcs” durante il quale si è discusso di “flettècs”, altrove invece ho sentito dire “flettàcs”.
Come si dovrebbe pronunciare? Il significato è davvero noto a tutti? È giustificato l’uso di un anglicismo o esistono alternative italiane preferibili?
Chi mi segue qui sul blog e su Twitter sa cosa penso dell’itanglese: sono alquanto infastidita dagli anglicismi superflui e non perdo occasione per mettere in discussione l’uso che ne fanno media, aziende e istituzioni.
Proprio per questo sono piuttosto divertita di essere finita nella categoria “voi anglopuristi [che] preferite parlare l’itanglese, ingessare l’italiano a lingua dei morti e spacciare per prestito di necessità tutto quel che potete”.
Il titolo del Messaggero dell’immagine fa riferimento all’ultimo comunicato stampa del Gruppo Incipit dell’Accademia della Crusca, Sillabo per l’imprenditorialità o sillabario per l’abbandono della lingua italiana?. È una critica severa a un documento recente del MIUR in cui risalta una “meccanica applicazione di un sovrabbondante insieme concettuale anglicizzante”. Contiene vari esempi e si conclude con un appello a un maggiore rispetto nei confronti della lingua e della cultura italiana.
La risposta firmata dalla ministra Fedeli rigetta le accuse ma contiene anche alcune affermazioni che per me confermano che in Italia mancano conoscenze e competenze terminologiche:
Quando mi sono trasferita a Milano ho imparato che nei condomini l’auto non si mette in garage ma nel box, parola che fino ad allora in italiano associavo al recinto dove si mettono a giocare i bambini piccoli.
In entrambi i casi si tratta di pseudoanglicismi. In inglese infatti box non ha queste accezioni: le auto si mettono nel garage e i bambini nel playpen.
Il 15 novembre la Camera ha approvato in via definitiva la proposta di legge Disposizioni per la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato (C. 3365-B).
Media e politici hanno commentato l’approvazione ricorrendo all’anglicismo whistleblowing, che però non appare mai nel testo della legge. Non sempre danno una spiegazione della parola inglese, come se tutti ne conoscessero già il significato.
Mi domando se siano molti gli italiani a cui l’espressione colori autunnali fa pensare a qualcosa di totalmente diverso dalle sfumature che assumono le foglie delle piante decidue in questa stagione. C’è davvero bisogno di una parola diversa che elimini ogni potenziale ambiguità?
Si direbbe di sì, perlomeno a giudicare dalla proliferazione del forestierismo foliage, sempre più diffuso nei media e tra chi promuove attività turistiche autunnali, come il treno del foliage. È un prestito giustificato o è l’ennesimo esempio di itanglese, però “francesizzato”?
Mi ricollego a Cosa sono i “file declassificati”? per ricordare che in inglese la parola file ha vari significati e tra questi l’accezione “raccolta di informazioni su una persona o uno specifico argomento” è quella su cui si basa la risemantizzazione informatica.
Un file, nel significato acquisito anche in italiano, è una “raccolta di dati strutturati, memorizzati su un computer o un altro dispositivo sotto un unico nome”.
Che ne dite del colanzo, “pasto della tarda mattinata costituito da una prima colazione ricca e variata, in grado di sostituire il pranzo”?
Non è una parola nuova: esiste da qualche anno, anche se non è per nulla diffusa. È un tentativo di trovare un’alternativa all’anglicismo brunch ma è poco probabile che riesca a sostituirlo, e non solo perché ci piacciono gli anglicismi ed è difficile scalzarne uno che è in uso da circa 50 anni.