#hashtag, parola e simbolo

Word of the Year 2012 negli Stati Uniti

La prestigiosa American Dialect Society ha scelto hashtag come parola dell’anno 2012.
È entrata nel lessico inglese grazie a Twitter, il servizio di microblogging dove il simbolo # (hash) viene aggiunto come tag davanti a parole chiave per facilitare la categorizzazione dei messaggi e le ricerche per argomento, ad esempio #dolomiti.


Aggiornamento 2017 – Questo post descrive l’uso del termine hashtag nel periodo 2012-2014. Nel frattempo anche la documentazione inglese di Twitter è stata modificata e ora riflette l’uso comune. Questa è la nuova definizione:  

A hashtag is any word or phrase immediately preceded by the # symbol. When you click or tap on a hashtag, you'll see other Tweets containing the same keyword or topic.

È un esempio delle variazioni diacroniche che può subire la terminologia informatica anche in tempi molto brevi.


[2012] Una parola, due concetti

#hashtagPuò essere interessante notare che in inglese hashtag identifica due concetti diversi: (1) nell’uso comune e in altri contesti informatici hashtag significa una parola (o una serie di parole senza spazi) marcata con il tag #, mentre (2) nella terminologia ufficiale di Twitter hashtag è il simbolo #, come spiegano il glossario e What Are Hashtags ("#" Symbols)?:

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Giffing e giffare

gif animata di Oxford Dictionaries Word of the Year 2012Nelle classifiche di parole dell’anno ci sono spesso occasionalismi destinati a scomparire, ma sicuramente non è il caso del neologismo scelto da Oxford Dictionaries USA per il 2012.

Il verbo inglese GIF descrive l’azione di creare un’immagine o una sequenza GIF animata, specialmente in relazione a un particolare evento (esempio: live giffing the presidential debate). È ottenuto dalla conversione, o transcategorizzazione, del sostantivo GIF, che a sua volta deriva da un acronimo (Graphics Interchange Format).

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Anglicismo del mese: endorsement

Esempi di titoli: “L’endorsement del sindaco di New York, ex repubblicano, per Obama”; “Vendola, nessun endorsement a Renzi”; Endorsement Primarie Pd 2012: Francesco Guccini, voterò per Pier Luigi Bersani”

Sicuramente non sono l’unica ad avere notato l’aumento massiccio dell’anglicismo endorsement nei media italiani a proposito di elezioni americane e di primarie italiane.

In inglese endorsement descrive una dichiarazione pubblica di supporto o di approvazione a favore di qualcuno o di qualcosa: una persona, un progetto, una pubblicazione, un sito, un prodotto (ad es. da parte di un personaggio famoso in pubblicità) ecc.

Mi sembra che in italiano endorsement venga invece usato con un significato più ristretto, limitato a un contesto elettorale, in prossimità delle elezioni o di rinnovo di vertici di partiti, per indicare la dichiarazione esplicita di appoggio a uno specifico candidato o a un partito da parte di una testata giornalistica, di un opinionista o di un politico.

Lo trovo un forestierismo superfluo: è un concetto che si può esprimere con le parole appoggio o sostegno, eventualmente qualificate da aggettivi come ufficiale, diretto, esplicito, pubblico, formale e introdotte da verbi come dichiarare, manifestare, annunciare ecc. In alcuni contesti si potrebbe usare anche dichiarazione di voto, soprattutto se non vengono dettagliate le motivazioni della propria scelta.

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Vecchi e nuovi troll

immagine di trollIl significato del sostantivo troll in ambito Internet (blog, forum e altre comunità virtuali) è conosciuto: «individuo che interagisce con una comunità virtuale (newsgroup, chatroom, mailing list ecc.) con lo scopo di irritare i partecipanti e far nascere un diverbio in rete» (Vocabolario Zingarelli).

Anche il significato più ricorrente di troll, da cui di solito si fa derivare l’uso “moderno”, è noto: «nelle leggende scandinave, abitante demoniaco di boschi, montagne, luoghi solitari: corrisponde all’orco di altre tradizioni popolari europee» (Devoto Oli).

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fiscal cliff – precipizio fiscale

vignetta fiscal cliff

L’espressione fiscal cliff, da qualche giorno immancabile nelle notizie economiche dagli Stati Uniti, è una metafora attestata nell’inglese americano almeno dal 1957. Sempre usata in modo generico, solo nel 2012 ha assunto un significato specifico: identifica la combinazione di tagli alla spesa, di aumenti delle tasse e di fine di alcuni incentivi fiscali che avranno luogo automaticamente nel gennaio 2013, con possibili conseguenze disastrose sulla ripresa economica americana, a meno che il parlamento (Congress) non riesca a trovare un accordo sul tetto al debito.

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Figurine, carte e card (e sticker)

Una tecnica di fidelizzazione adottata da parecchi supermercati prevede che ogni x euro di spesa si ottenga una bustina di figurine da incollare in un album.

In alcune promozioni le bustine non contengono figurine adesive ma cartoncini rettangolari da inserire in un raccoglitore, del tutto simili a carte da gioco (sia tradizionali con i semi che parte di vari giochi da tavolo) ma descritti con la parola inglese card.

…facendo la spesa alla COOP, potrai collezionare le 144 fantastiche card della raccolta Avventura nella Natura. Ogni 15 euro di spesa (scontrino unico) riceverai una bustina contenente 4 card da collezione.

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Wi-Fi e wireless

logo Wi-FiWi-Fi

The Inky Fool descrive Wi-Fi come esempio di nome dall’etimologia conosciuta che però non ha un vero significato: è una sigla frutto di un’operazione di marketing per dare un nome accattivante e facile da ricordare allo standard di trasmissione wireless IEEE 802.11b.

È facile riconoscere il modello Hi-Fi (High Fidelity, con riferimento alla qualità del suono) e quindi dedurre che Wi-Fi sia l’abbreviazione di Wireless Fidelity. Il concetto di “fedeltà senza fili” però non ha molto senso nelle telecomunicazioni, tanto che Wi-Fi Alliance, proprietario del marchio, da tempo evita la parola fidelity e alcuni dizionari, ad es. Oxford Dictionaries, la indicano come interpretazione errata. 

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Spending review e rispetto per l’interlocutore

vignettaDiffidare delle parole inglesi che fioriscono sulla bocca degli italiani, please”, scrive Massimo Gramellini in Spen Ding Reviù, un articolo molto condiviso sui social. Prende spunto dall’anglicismo del momento. “Revisione della spesa è concetto sfumato e dall’esito aperto […]
Spen Ding Reviù: la formula magica ha una sua morbidezza di vaselina, indispensabile quando la verità fa paura”.

Sono osservazioni che colgono un aspetto lessicale importante: le diverse connotazioni che possono avere un prestito, in questo caso spending review, e il termine italiano corrispondente, revisione della spesa pubblica. È un po’ come con le parolacce, che in una lingua straniera non fanno mai lo stesso effetto che hanno invece su una persona di madrelingua.

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Ma l’Alpine Plume cos’è?

L’Alpine Plume non è la penna di corvo o di aquila sul cappello degli alpini, come potrebbe suggerire una traduzione maccheronica dall’inglese, ma un fenomeno meteorologico di cui parlano oggi vari media italiani a proposito del rischio grandinate nel nord Italia.

Viene descritto genericamente come “aria calda e secca che risale dal Mediterraneo e che comporta le condizioni adatte per forti grandinate”.  Ma cosa c’entrano le Alpi o comunque il riferimento alle montagne (Alpine)? Nessuno lo spiega, né si preoccupa di chiarire cosa voglia dire plume in questo contesto.

Le poche occorrenze restituite dai motori di ricerca sono molto recenti e fanno sospettare che Alpine Plume sia un nome coniato in questi giorni da qualche addetto ai lavori. Che senso ha propinarlo al grande pubblico come se fosse un termine attestato? 

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il patio ≠ el patio ≠ the patio

patio cordobésIn Terminologia e comunicazione ho accennato ad alcuni fattori che possono determinare fenomeni di variazione terminologica, in particolare nel passaggio da una lingua a un’altra. Vanno inoltre considerati eventuali aspetti diafasici e diatopici.

Un esempio di variazione diatopica è la parola spagnola patio, presente in varie lingue europee ma usata per designare concetti non equivalenti.

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Anglicismi: un piccolo esperimento

L’invasione degli anglicismi ha suscitato molto interesse e parecchi commenti, tra cui il suggerimento per un piccolo esperimento per capire se l’itanglese stia davvero sostituendo il lessico italiano o se invece si tratti di una percezione distorta. Consiste nel fare attenzione alle conversazioni in normali situazioni di vita quotidiana, ad es. in famiglia o tra amici, e prendere nota dei forestierismi superflui usati dai parlanti.

Ritengo che nell’osservazione vadano considerati alcuni aspetti diacronici e vada differenziato il lessico comune dal lessico specialistico (dettagli qui) e da forme di gergo (linguaggio comune a una determinata categoria di persone ma non usato al di fuori dal gruppo):

grafico: adozione degli anglicismi

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L’invasione degli anglicismi

Rispondo con un lungo post a diversi commenti di Remo, di cui apprezzo la passione per la lingua italiana. Non condivido invece il suo allarmismo per il presunto disfacimento dell’italiano a causa del proliferare degli anglicismi. 

Forestierismi insostituibili, utili e superflui

Tutte le lingue hanno sempre fatto uso di forestierismi, i cosiddetti prestiti. In italiano la distinzione classica è tra prestiti di necessità e di lusso ma Giovanni Adamo e Valeria Della Valle in Le parole del lessico italiano preferiscono invece una tripartizione:

  1. forestierismi insostituibili, ormai radicati nell’uso, soprattutto per la loro concisione, efficacia espressiva e adeguatezza nominativa, come computer;
  2. forestierismi utili, che ripropongono espressioni straniere alle quali i parlanti sembrano adeguarsi senza sforzo eccessivo, facilitando l’uso di formule denominative di circolazione internazionale, come email;
  3. forestierismi superflui, che si affiancano a espressioni italiane già in uso o facilmente ricavabili e sono mossi spesso dalla volontà di ostentare consuetudine con tendenze o conoscenze linguistiche straniere, come nel caso dell’inglese ticket, molto spesso abusato in luogo di ‘biglietto’ o ‘buono’.

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