Selfie parola dell’anno 2013

immagine da Oxford Dictionaries

Inizia il periodo delle parole dell’anno. Per l’inglese, Oxford Dictionaries ha scelto selfie, la foto di sé fatta per essere condivisa sui social media, già descritta in Se selfie diventa selfish…

La prima attestazione risale al 2002, in un forum australiano, ma la parola si è diffusa nell’uso comune solo nell’ultimo anno. In origine coesisteva con la forma selfy ma poi selfie si è imposta rapidamente.

Il suffisso –ie la rende una parola graziosa e mitiga l’associazione a selfish (“egoista”) e al narcisismo tipico di questo tipo di foto; confermerebbe inoltre l’origine australiana perché è un suffisso molto produttivo in quella varietà di inglese (ad es. in Australia barbecue diventa barbie).

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Piacciare, favvare, pinnare, lovvare…

Tra i molti neologismi legati alle interazioni su Internet (postare, linkare, taggare, bloggare, bannare, flaggare, chattare ecc.) ci sono alcuni verbi legati ai social network ancora parecchio colloquiali ma molto diffusi. Alcuni esempi con il loro significato:

piacciaremettere un Mi piace a tweet, foto, post, commenti, pagine di Facebook ecc
mipiacciarevariante più colloquiale di piacciare: ho letto e mipiacciato
amicare / amicarsi – diventare amico su Facebook: non l’ho amicato; ci amichiamo?
favvaremettere tra i preferiti (favorites): te l’ho favvato anch’io
pinnare – condividere immagini o video in Pinterest “appuntandoli” (pin) in bacheche.

Favvare e pinnare sono esempi di neoformazioni ibride ottenute da una parola inglese a cui è aggiunto un affisso italiano. È un meccanismo molto produttivo che è usato soprattutto per creare nuovi verbi, sempre della prima coniugazione. Altri esempi, al momento associati soprattutto a Twitter, sono followare, unfolloware / defolloware (seguire e smettere di seguire qualcuno) e hashtaggare.

Lovvare

C’è anche lovvare, usato per descrivere un forte apprezzamento (riferito a una persona, ad esempio, lovvo dovrebbe essere più intenso di mi piace ma meno impegnativo di amo). Ovviamente deriva dall’inglese love però, secondo me, non direttamente dalla parola ma, con un passaggio intermedio, dal simbolo ♥, diffusissimo in inglese e reso popolare dalla campagna pubblicitaria I NY degli anni ‘70.

I ♥ WORDSIn inglese il simbolo ♥ ha dato origine a un verbo informale, heart, usato in frasi come I totally heart this song e da tempo nei dizionari.

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Il misterioso Programma di controllo Big Data

Leggo qui che Glenn Greenwald, il giornalista che in The Guardian seguiva lo scandalo noto solo in Italia come Datagate, ha criticato duramente un editoriale di Gianni Riotta, Trasparenza contro il Far West.

Ho letto l’articolo di Riotta e a proposito di trasparenza “linguistica”, mi chiedo che interpretazione diano i lettori con scarse conoscenze di inglese della frase iniziale, Fa benissimo la Francia a lamentarsi del programma di controllo Big Data, regia della National Security Agency americana, e due frasi nel resto dell’articolo, Tutti i paesi conducono analisi Big Data del traffico di informazioni, online e offline e I Big Data sono arma letale a doppio taglio.

Big Data o big data?

L’uso delle maiuscole suggerisce che Big Data sia un nome proprio e che nella prima occorrenza faccia riferimento a un programma specifico che chi legge dovrebbe conoscere, ma al momento le uniche occorrenze di programma di controllo Big Data riconducono all’articolo di Riotta e in inglese non si ottiene nessun risultato né per “big data control program” né per “big data control programme”.

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Traduzione, punto di vista UE

Ho ascoltato in podcast la puntata del 5 ottobre di La lingua batte, dedicata alla traduzione.

Commissione europeaVari interventi interessanti, tra cui un’intervista a Italo Rubino della Commissione europea, che ha illustrato con alcuni esempi le difficoltà di traduzione più comuni, spesso dovute a testi originali non del tutto chiari perché scritti in inglese da persone non di madrelingua.

Altri problemi riguardano i concetti giuridici che non esistono in italiano, oppure la disponibilità di terminologia italiana che solo apparentemente è equiparabile ma che invece non è equivalente (cfr. anisomorfismo) e quindi, anche a causa di impostazioni “culturalmente diverse”, non è idonea per i concetti espressi dalla legislazione europea.

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Cosa c’è nella podoteca?

In un tweet di Radio 3 – non più disponibile – si leggeva:

E’ aperta h24 la #podoteca di #lalinguabatte: nessuna paura di essere scaricata raiplaysound.it/radio3

No, la podoteca non è né una collezione di piedi né il termine che in biologia identifica la struttura anatomica che contiene le zampe di alcune crisalidi, come si potrebbe pensare analizzando la parola in base agli elementi formanti colti podo- e -teca, ma è invece la raccolta dei podcast di una radio!

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Parola del giorno: parbuckling

parbuckling - riassetto verticaleNella giornata chiave per il recupero della Costa Concordia tutti i media usano l’anglicismo parbuckling, che è sia il nome dell’intera operazione di rimozione del relitto, The Parbuckling Project, che il termine che identifica la procedura specifica in atto oggi, descritta nella grafica ufficiale come riassetto verticale.

parbuckle - illustrazione Merriam-WebsterParbuckling è un esempio di risemantizzazione: la parola parbuckle, di origine incerta, è attestata in inglese dal 1600 e in uso soprattutto nel 1800. In contesti generici indicava un particolare tipo di imbragatura di corda usata per sollevare o abbassare grossi oggetti cilindrici, come pure il verbo per descrivere l’azione.

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