Un tema ricorrente di Dilbert è il gergo aziendale americano, le parole che vanno per la maggiore (buzzword) nelle riunioni di lavoro. Nuovi esempi nella striscia del 20 dicembre 2015:
Terminologia, localizzazione, traduzione e altre considerazioni linguistiche
Un tema ricorrente di Dilbert è il gergo aziendale americano, le parole che vanno per la maggiore (buzzword) nelle riunioni di lavoro. Nuovi esempi nella striscia del 20 dicembre 2015:
Già fatto e condiviso, o si fa solo nei paesi di lingua inglese?
Mi piace molto inglesorum, parola macedonia formata da inglese + latinorum e descritta dall’Osservatorio neologico della lingua italiana come “la lingua inglese usata con ostentazione, per enfatizzare e rendere volutamente incomprensibili concetti o fenomeni ai quali ci si potrebbe riferire in modo più sobrio e schietto”.
È molto incisiva, come dimostrano Il trend negativo dell’inglesorum in Comunque anche Leopardi diceva le parolacce di Giuseppe Antonelli, Il new inglesorum in Pazzesco! di Luca Mastrantonio e questa amaca di Michele Serra dello scorso aprile:
[2015] Gli aggeggi a due ruote nella foto sono degli hoverboard. Se ne sta parlando perché le batterie che li alimentano pare tendano a prendere fuoco.
Assomigliano a dei Segway, ma senza manubrio. Si manovrano inclinando il corpo: in avanti per accelerare, indietro per rallentare, di lato per curvare.
Quando li ho visti mi ha colpita soprattutto il nome perché omonimo dell’hoverboard dei film Ritorno al futuro, lo skateboard o “volopattino” di Marty McFly che si libra (hover) e funziona per levitazione.
Il mezzo della foto però non si stacca dal terreno e procede in modo del tutto diverso, per cui il nome hoverboard appare alquanto incongruo*.
Conoscete già il concetto di algocrazia, il “potere degli algoritmi”?
Ha origine negli Stati Uniti: il termine algocracy è apparso nel 2006 in Virtual Migration, un libro di A. Aneesh che descrive sistemi di governance informatizzati dove è il codice (algoritmi) che determina, organizza e vincola le interazioni umane con quei sistemi.
La parola è formata da algo, abbreviazione informale di algorithm, e dall’elemento formativo –cracy, che in inglese può essere combinato con parole di qualsiasi origine.
Aneesh ha usato il concetto di algocracy e l’aggettivo algocratic per descrivere nuove tipologie di lavoro nell’economia globale. A differenza della burocrazia, intesa come il potere amministrativo basato su leggi e regolamenti ed esercitato da una gerarchia, l’algocrazia si avvale del codice e della sua programmabilità per creare modalità di lavoro dove si può agire solo come previsto dagli algoritmi, riducendo così la necessità di supervisione e controllo.
Tra i meccanismi di formazione di neologismi più produttivi dell’inglese ci sono sicuramente le parole macedonia. Due esempi molto efficaci visti ieri sono subvertising (subverting / subversive + advertising) e brandalism (brand +vandalism) con il verbo brandalise.
Sono parole che descrivono le attività di Brandalism, un gruppo di artisti britannici che stravolge le pubblicità di alcuni noti marchi (brand) per comunicare un messaggio alternativo (anti-advertising). In occasione della conferenza sul clima COP21 a Parigi sono stati creati e affissi centinaia di nuovi manifesti. Due esempi:
Anglicismo superfluo o nuovo concetto?
È di nuovo la stagione delle parole dell’anno, in inglese WOTY (word of the year) e ieri Oxford Dictionaries ha annunciato di aver scelto un’emoji.
È una decisione interessante e non così azzardata se si pensa al triangolo semiotico: i concetti sono rappresentati da segni, quindi non solo parole e termini ma anche simboli e icone, tra cui emoticon ed emoji.
Tra tutte le emoji, Oxford Dictionaries ha scelto quella che nel 2015 è stata la più usata al mondo, ufficialmente nota come face with tears of joy. Per essere più precisi, andrebbe chiarito che è stata scelta la rappresentazione di Apple e WhatsApp, che non coincide con quella di altri dispositivi, app, sistemi operativi o produttori, come mostrano alcuni esempi dalla tabella Full Emoji Data di Unicode:
Il 15 ottobre un corriere non è riuscito a consegnare un ordine che mi serviva subito. Quando ho consultato il sito per tracciare* il pacco e sapere dove e quando recuperarlo, mi sono preoccupata:
Sul momento ho pensato di dover aspettare ben dieci giorni prima di poter ritirare il pacco (solo a partire dal 25 ottobre), poi ho capito che da era una traduzione poco accurata dell’inglese by, “entro”. C’è almeno un altro dettaglio sospetto, su <ora>, ma mi domando se chiunque consulti il sito si renda subito conto che c’è un errore di traduzione.
Un articolo della BBC, ‘Whale’ finance fraud hits businesses, descrive la truffa digitale mirata in modo specifico a chi ricopre ruoli dirigenziali.
Quando un manager è fuori sede, da un indirizzo email molto simile al suo viene inviata ai responsabili finanziari dell’azienda una richiesta di effettuare pagamenti ingenti a terzi. Viene allegata documentazione verosimile e si motiva l’urgenza con possibili penali o conseguenze legali e l’impossibilità di procedere mentre si è fuori sede. Pare che finora molti abbiano abboccato.
Questo tipo di truffa, noto ormai da alcuni anni, viene chiamato whaling (“caccia alla balena”) perché si tratta di phishing (“pesca dei dati”) che però prende di mira solamente i pesci grossi (big fish).
La rivista americana Computer World ha descritto alcuni neologismi legati alle nuove tecnologie e alle startup. Alcuni rimarranno occasionalismi, altri invece si stanno già affermando: riporto i più interessanti e uno estremamente ridicolo per gli italiani.
Unicorn è una metafora popolarizzata dalla rivista Fortune all’inizio del 2015 per descrivere le startup che hanno una valutazione superiore al miliardo di dollari.
Queste particolari startup parevano rarissime, come la creatura mitologica da cui prendono il nome, ma nella Silicon Valley ormai hanno superato il centinaio e così sono nati altri neologismi: decicorn, startup con valutazione superiore ai 10 miliardi di dollari, e quinquagintacorn, oltre i 50 miliardi. Per ora c’è un unico quinquagintacorn, Uber, che per questo è stato soprannominato ubercorn.
Se un unicorno fallisce le aspettative prima di essere quotato in borsa e muore, diventa un unicorpse, parola macedonia formata da unicorn+corpse.
Il sommario di questa notizia ha attirato la mia attenzione per due motivi: la struttura della frase e i twitter, che inizialmente ho interpretato come “chi usa Twitter”, per me un’accezione del tutto nuova. Poi però ho concluso che chi ha titolato intendeva invece i messaggi (tweet) e che la confusione era dovuta alla sintassi molto approssimativa.
L’ho capito perché ho già notato parecchie occorrenze di twitter (numerabile, iniziale minuscola) usato come sinonimo di tweet, un uso non convenzionale che si riscontra anche nei media. Esempi:
Non occorre aver visto il film di animazione Minions (2015) per sapere come parlano i personaggi gialli unicellulari che imperversano in parecchie pubblicità.
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Il regista del film, Pierre Coffin, dà la voce a tutti i Minion. Usa un mix di onomatopee e di parole di varie lingue (inglese, spagnolo, italiano, indonesiano, coreano, giapponese…), scelte tra quelle che suonano più buffe e divertenti. Il significato non è trasmesso dalle parole (semantica) ma dal contesto e dal modo in cui sono pronunciate (pragmatica).
Una parola macedonia molto trasparente 😉
A cosa vi fa pensare la parola giveaway in un contesto italiano?
Alcuni esempi d’uso:
♦ regolamento del giveaway
♦ anch’io partecipo al giveaway
♦ sono stati sorteggiati i vincitori del nostro giveaway
♦ iscrivetevi al giveaway di inizio autunno: in palio bellissimi premi
♦ oggi vi propongo un MEGA giveaway in cui i premi sono ben 45 ROMANZI
♦ molte blogger che organizzano giveaway mettono in palio dei premi autoprodotti
Gli esempi mostrano che giveaway è uno pseudoanglicismo: è una parola usata con un significato diverso da quello che ha in inglese.