Dubbi su “Itanglese +440%”

Classifica itanglese 2013 di Agostini AssociatiDa qualche anno Agostini Associati pubblica un’indagine sull’itanglese che comprende due tipi di dati: la percentuale di crescita degli anglicismi rispetto all’anno precedente, per il 2013 calcolata al 440%, e un elenco dei dieci anglicismi più ricorrenti nel campione analizzato.

Ho provato a chiedere qualche chiarimento sui dati e sulla metodologia di estrazione usata perché non mi convincono né alcune voci nell’elenco né la mancanza di dettagli sul numero effettivo di anglicismi (a parità di percentuale, non è la stessa cosa passare da 5 nuove parole a 27 o da 200 a 1080 ), ma non ho ancora ricevuto risposta.

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Ancora itanglese

Con itanglese (o italiese o itangliano) si intende l’uso smodato di parole inglesi in italiano, non sempre usate correttamente. È tipico di alcuni ambiti come ad esempio il marketing, la pubblicità, la moda, la finanza, l’informatica. In tema, vi suggerisco Itanglese e italiano, alcune considerazioni di Annamaria Testa sugli anglicismi superflui.

esempio di itangleseHo trovato molto puntuale l’osservazione che i termini inglesi “hanno un vantaggio perché soggettivamente sono percepiti come più precisi e più evocativi, e perché si portano dietro in automatico una connotazione moderna e cosmopolita, quindi positiva”. Alcuni commenti all’articolo e ad altri che l’hanno ispirato sono la conferma che c’è chi conferisce ad alcuni anglicismi accezioni particolari assenti in inglese, ad es. c’è chi pensa che in inglese clown abbia un significato più specifico di pagliaccio.

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Get your [Jobs] Act together!

Pubblicato il 9 gennaio 2014, con aggiornamento finale sul nome ufficiale della riforma del lavoro approvata nel giugno 2015.


Ho già espresso la mia scarsa tolleranza per i forestierismi superflui, soprattutto se usati in contesti istituzionali o pubblici, come la politica. Un anglicismo che imperversa ultimamente, Job(s) Act, è un esempio tipico: l’esatto significato non è del tutto chiaro, neppure per chi conosce bene l’inglese, e non si capisce neanche come vada scritto.

titolo del Corriere della Sera, 8 gennaio 2014  Corriere della Sera
titolo di La Repubblica, 8 gennaio 2014  Repubblica

Vengono usate varie combinazioni di minuscole e maiuscole e job appare sia al singolare che al plurale. Le incongruenze sono palesi, non solo nei media ma anche nel sito di Renzi, dove ho cercato informazioni sul concetto identificato dal neologismo. Non ho però trovato alcuna definizione per Job(s) Act ma solo riferimenti generici come piano [per il lavoro], strumento e documento, che da aperto e politico dovrebbe trasformarsi in tecnico.

Provo allora a fare qualche considerazione in base alle mie conoscenze dell’inglese.

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Anglicismo della settimana: flash storm

una settimana di flash stormIeri a Milano c’è stato un acquazzone molto violento. La rapidità con cui è scoppiato ha colto tutti di sorpresa ma non era imprevisto: è da qualche giorno che i media ci informano che questa è “la settimana dei flash storm” e ci spiegano che si tratta di temporali improvvisi e di breve durata.

Ormai è diventato un classico di luglio: da almeno un paio di anni, ma solo per una settimana, sentiamo parlare di flash storm. Si tratta però degli stessi temporaloni estivi di sempre.

La preferenza dei media e di alcuni servizi meteo per questa locuzione inglese, tra l’altro raramente usata dai madrelingua, non è giustificata. Non si tratta infatti di un termine specialistico usato in ambito meteorologico ma di un’espressione generica che equivale a “temporale lampo”: in inglese flash comunica rapidità fulminea o durata brevissima, proprio come lampo in italiano.

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Quiz: KISS&RIDE

Post di maggio 2013, con aggiornamenti sui nuovi cartelli apparsi in ottobre 2014.


State camminando all’interno di un luogo pubblico italiano e leggete questa indicazione:

cartello con la scritta -2 PIANO KISS&RIDE

[simbolo labbra di donna] seguito dal simbolo + e dalla parola inglese RIDEIn che tipo di edificio vi trovate e cosa significa KISS&RIDE?

(il quiz non vale per chi ha familiarità con un certo tipo di infrastrutture o è stato a Vienna e ha visto il cartello a destra)

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Chi sono i city user di Milano?

foto dal sito del Comune di Milano

A Milano milioni di city user

Ho già espresso le mie perplessità sull’uso di anglicismi nelle comunicazioni ai cittadini ma vorrei aggiungere un altro esempio, da una lettera del sindaco di Milano Giuliano Pisapia che cita le “condizioni difficilissime” di gestione della città e le descrive come

“più difficili per noi che per altri, perché il nostro bilancio contiene anche le ingenti somme destinate ad Expo e i servizi che forniamo ad alcuni milioni di city users[sic]

Ambito d’uso del termine city user

Le parole inglesi city e user hanno un equivalente italiano in città e utente, quindi si deve supporre che l’espressione city user abbia un significato particolare non esprimibile in italiano. Chi conosce l’inglese può inoltre concludere che city user appartenga a un lessico specialistico perché nel lessico comune non è una locuzione con una propria autonomia.

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Anglicismo del mese scorso: competitor

Rimanendo in tema anglicismi e politica, sotto elezioni imperversava competitor.
In inglese è una parola del lessico comune che descrive chi prende parte in una competitorcompetizione, quindi “competitore” ma anche “concorrente”, “rivale”, “avversario”, “contendente”.

Non sono ancora riuscita a capire se invece nel linguaggio politico italiano competitor voglia identificare
1) un concetto specifico che non si può (?!) esprimere con nessun’altra parola del lessico, oppure se sia
2) il solito forestierismo superfluo. Qualche dettaglio:

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Gioco di parole itanglese

Winter is (s)now.Winter is (s)now è la pubblicità di una località sciistica italiana apparsa in un quotidiano italiano.

Ormai siamo abituati a vedere tagline in inglese, specialmente associate ad aziende che operano globalmente, però questa headline mi sembra un gioco di parole pensato soprattutto per chi mastica l’inglese come seconda lingua.

Funziona perché usa parole dell’inglese di base conosciute dalla maggioranza dei lettori, però è efficace solo graficamente perché nella pronuncia, che prevale sulla scrittura nell’interpretazione di un madrelingua, snow e now non condividono la rima.

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Anglicismo del mese: endorsement

Esempi di titoli: “L’endorsement del sindaco di New York, ex repubblicano, per Obama”; “Vendola, nessun endorsement a Renzi”; Endorsement Primarie Pd 2012: Francesco Guccini, voterò per Pier Luigi Bersani”

Sicuramente non sono l’unica ad avere notato l’aumento massiccio dell’anglicismo endorsement nei media italiani a proposito di elezioni americane e di primarie italiane.

In inglese endorsement descrive una dichiarazione pubblica di supporto o di approvazione a favore di qualcuno o di qualcosa: una persona, un progetto, una pubblicazione, un sito, un prodotto (ad es. da parte di un personaggio famoso in pubblicità) ecc.

Mi sembra che in italiano endorsement venga invece usato con un significato più ristretto, limitato a un contesto elettorale, in prossimità delle elezioni o di rinnovo di vertici di partiti, per indicare la dichiarazione esplicita di appoggio a uno specifico candidato o a un partito da parte di una testata giornalistica, di un opinionista o di un politico.

Lo trovo un forestierismo superfluo: è un concetto che si può esprimere con le parole appoggio o sostegno, eventualmente qualificate da aggettivi come ufficiale, diretto, esplicito, pubblico, formale e introdotte da verbi come dichiarare, manifestare, annunciare ecc. In alcuni contesti si potrebbe usare anche dichiarazione di voto, soprattutto se non vengono dettagliate le motivazioni della propria scelta.

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Choosy, come dice il ministro Fornero

In un intervento su giovani e lavoro, il ministro Fornero ha dichiarato che i giovani “non devono essere troppo choosy, come si dice in inglese”. Ci hanno dovuto pensare i media a tradurre choosy in italiano: incontentabile, esigente, difficile, schizzinoso. 

La dichiarazione lascia perplessi anche da un punto di vista lessicale, e non solo per  l’ennesimo forestierismo superfluo. In inglese choosy appartiene infatti a un registro informale e quindi non mi è chiaro perché il ministro lo abbia preferito agli aggettivi disponibili in italiano. Forse ritiene che si tratti di una parola prestigiosa?

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Figurine, carte e card (e sticker)

Una tecnica di fidelizzazione adottata da parecchi supermercati prevede che ogni x euro di spesa si ottenga una bustina di figurine da incollare in un album.

In alcune promozioni le bustine non contengono figurine adesive ma cartoncini rettangolari da inserire in un raccoglitore, del tutto simili a carte da gioco (sia tradizionali con i semi che parte di vari giochi da tavolo) ma descritti con la parola inglese card.

…facendo la spesa alla COOP, potrai collezionare le 144 fantastiche card della raccolta Avventura nella Natura. Ogni 15 euro di spesa (scontrino unico) riceverai una bustina contenente 4 card da collezione.

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Spending review e rispetto per l’interlocutore

vignettaDiffidare delle parole inglesi che fioriscono sulla bocca degli italiani, please”, scrive Massimo Gramellini in Spen Ding Reviù, un articolo molto condiviso sui social. Prende spunto dall’anglicismo del momento. “Revisione della spesa è concetto sfumato e dall’esito aperto […]
Spen Ding Reviù: la formula magica ha una sua morbidezza di vaselina, indispensabile quando la verità fa paura”.

Sono osservazioni che colgono un aspetto lessicale importante: le diverse connotazioni che possono avere un prestito, in questo caso spending review, e il termine italiano corrispondente, revisione della spesa pubblica. È un po’ come con le parolacce, che in una lingua straniera non fanno mai lo stesso effetto che hanno invece su una persona di madrelingua.

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