Into the MIUR, con elevator pitch!

Into the MIURAnno nuovo, argomento vecchio: anglicismi istituzionali.

Non ho resistito perché sono capitata su un post del Capo di Gabinetto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Si intitola Into the MIUR, come il documento con la descrizione di sette iniziative a cui dovranno partecipare i dirigenti del ministero nel 2016.

Tra i nomi delle iniziative risaltano 1 MIUR Building (non c’entra la sede ma il team building), 3 MIUR Abroad, 5 Le physique du role (francesismo, ma senza accento su rôle, come si scrive in inglese), 6 #MYMIUR e 7 Speed dating al MIUR (con elevator pitch).

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Elenco di anglicismi istituzionali

word cloud di anglicismi istituzionali

Mi ricollego a Inglesorum con un elenco di anglicismi che hanno una caratteristica in comune: sono usati da governo, istituzioni, politici o iniziative collegate.

Alcuni sono anglicismi insostituibili o utili, molti sono superflui. Ci sono anche esempi di calchi, di falsi amici, di pseudoprestiti e di inglese farlocco” (locuzioni in inglese poco idiomatico o addirittura errato ma facilmente comprensibile dagli italiani).

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Inglesorum

Mi piace molto inglesorum, parola macedonia formata da inglese + latinorum e descritta dall’ONLI come “la lingua inglese usata con ostentazione, per enfatizzare e rendere volutamente incomprensibili concetti o fenomeni ai quali ci si potrebbe riferire in modo più sobrio e schietto”.

È molto incisiva, come dimostrano Il trend negativo dell’inglesorum in Comunque anche Leopardi diceva le parolacce di Giuseppe Antonelli, Il new inglesorum in Pazzesco! di Luca Mastrantonio e questa amaca di Michele Serra dello scorso aprile:

TRA le piccole riforme possibili da subito, praticamente da stamattina, è urgente proporre al governo Renzi quella dell’immediata dismissione dell’inglesorum nella sua comunicazione politica e amministrativa. Che cos’è l’inglesorum? L’inglesorum è l’aggiornamento del latinorum manzoniano. Ovvero un linguaggio usato per incutere soggezione ai subalterni e agli impressionabili (ma Renzo non ci casca e dice, seccato, a don Abbondio: “che vuole che io faccia del suo latinorum?” Nota bene: Manzoni non era populista). Tipico esempio di inglesorum è Jobs Acts per legge sul lavoro. […]

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Aggiornamenti su coding

Coding è una delle 500 nuove parole dell’edizione 2016  del Vocabolario Zingarelli:

 coding [vc. inglese propr. ‘codifica’ – 2013] (inform.) programmazione, spec. come materia scolastica – Vocabolario Zingarelli 2016

Non mi pare sia stata ancora accolta negli altri dizionari di italiano ma penso che si adegueranno perché da circa un anno il Ministero dell’Istruzione (MIUR) promuove l’uso dell’anglicismo coding in sostituzione a programmazione.

Non condivido questa scelta terminologica, già discussa qui, ma torno sull’argomento in occasione dell’Ora del Codice, nelle scuole dal 7 al 13 dicembre 2015.

Le incongruenze del MIUR

In questi mesi ho seguito alcune iniziative del MIUR e ho notato incongruenze nella comunicazione: nelle descrizioni di programmi ed eventi e nei social media prevale coding, invece nelle risorse per studenti e insegnanti è privilegiato programmazione.

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Growth Act Liguria: potrebbe anche far schifo!

Dal Giornale della Giunta della Regione Liguria del 16 novembre 2015 (grassetti miei):

Legge sulla crescita e gli investimenti. Growth Act Liguria ECCO IL GROWTH ACT: LEGGE SULLA CRESCITA
272 milioni per rilanciare le imprese liguri e far ripartire la Liguria. Il pacchetto di misure che formano il Growth Act, il provvedimento per la crescita economica della regione, sarà condiviso con tutti i soggetti sociali ed economici. Da questo confronto uscirà la legge.

I legislatori liguri che hanno preso a modello il Jobs Act si sono dimostrati ignoranti come i loro colleghi al governo: in inglese la parola act, in particolare se scritta con l’iniziale maiuscola, identifica un atto legislativo approvato dal parlamento e promulgato dal capo dello stato, quindi un concetto che non ha nulla a che vedere con questo provvedimento.

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Vi smonto il debunking

Ho l’impressione che ultimamente non si riesca a discutere di veridicità delle informazioni senza usare la parola debunking, intesa come l’azione di smontare notizie inattendibili, incongruenti o non scientifiche [ esempi ].

È un anglicismo insostituibile, utile o superfluo? Per rispondere, iniziamo dal verbo inglese debunk che non è un termine tecnico ma una parola del lessico comune:

debunk: 1 expose the falseness or hollowness of (an idea or belief);  2 reduce the inflated reputation of (someone) – Oxford Dictionaries

Ha avuto origine da un romanzo fantasy americano dell’inizio del secolo scorso ed è formato dal prefisso de– con il sostantivo informale* bunk (o bunkum), ora obsoleto, che voleva dire assurdità, fesserie o fandonie (debunk take the bunk out of things”).

Questo grafico ricavato con Google Ngram Viewer  mostra i sostantivi che negli anni sono stati associati più frequentemente a debunking in inglese:

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Anglicismi governativi: federal building

Ieri Matteo Renzi è intervenuto sul futuro dell’area occupata da Expo Milano 2015.

Expo come simbolo di un nuovo Umanesimo: «Non immagino questa come un’area dove trasferire pur prestigiosi immobili» ha precisato. Il progetto presentato con il Demanio è «serio e rigoroso ma non ha il respiro internazionale che Milano merita. Pensiamo che quell’area debba avere un forte valore scientifico e culturale, non solo dei federal building».  – dichiarazioni di Renzi in La Stampa, 10 novembre 2015

Come riportano i principali media, Renzi ha dichiarato che non immagina l’area dell’Expo come luogo “dove trasferire pur prestigiosi immobili” ma pensa invece che “debba avere un forte valore scientifico e culturale, non solo dei federal building”.

I media però non hanno fatto lo sforzo di spiegare cosa si intenda con federal building, una locuzione che per la maggioranza dei lettori credo sia poco familiare. La traduzione letterale palazzo federale crea perplessità perché fa pensare alla sede del parlamento svizzero a Berna, invece si tratta dell’ennesimo riferimento americano:

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La “via italiana” alla Scuola Digitale

Pian Nazionale Scuola DigitaleIeri è stato presentato il Piano Nazionale Scuola Digitale che, come recita il comunicato stampa del MIUR, è la “visione di Educazione nell’era digitale” all’interno di La Buona Scuola.

Ho subito pensato ai falsi amici education ≠ educazione e mi è venuta la curiosità di vedere se nel documento integrale del piano ci fossero altre influenze dell’inglese

L’ho letto solo in parte ma ne ho trovate subito parecchie, assieme ad altri aspetti già evidenziati in La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni: maiuscole e altre convenzioni di scrittura “all’americana”, incongruenze terminologiche, errori, refusi ecc.

Maledizione della conoscenza

Anche in questo documento vengono introdotti molti nuovi concetti, spesso con un nome inglese, ma raramente sono spiegati: è la “maledizione della conoscenza”, la difficoltà di immaginare che gli altri non sappiano ciò che chi scrive invece conosce bene (più sotto trovate degli esempi).

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Anglicismi governativi: stepchild adoption

uomo 1: “VOGLIONO LA STEPCHILD ADOPTION” uomo 2: “CAZZO! E IO NON SO NEANCHE L’INGLESE”
Vignetta di Altan via F.M. Fontana

Nelle dichiarazioni dei politici e nelle notizie sul disegno di legge “Cirinnà” sulle coppie di fatto e sulle unioni civili è ricorrente la locuzione stepchild adoption, l’adozione del figlio biologico del partner nelle coppie dello stesso sesso. È un anglicismo insostituibile, utile o superfluo?

La locuzione stepchild adoption viene presentata dai media come un istituto del diritto anglosassone, quindi si tratterebbe di un termine di un ambito specialistico che rappresenta un concetto specifico. Ho enormi perplessità su questa interpretazione.

Stepchild adoption: lessico comune o specialistico?

Stepchild è una parola del lessico comune inglese che equivale a figliastro, senza però le connotazioni negative della parola italiana. Anche la locuzione stepchild adoption non ha particolari significati specialistici e pare piuttosto un’invenzione della politica italiana.

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Anglicismi governativi: voluntary disclosure

[Settembre 2015] Il Consiglio dei ministri ha approvato alcune misure urgenti per la finanza pubblica. Tra queste c’è una proroga per la voluntary disclosure

voluntary disclosure?Di cosa si tratta? Di una procedura prevista da vari provvedimenti, tra cui il decreto legge 28 gennaio 2014, n. 4 e la legge 15 dicembre 2014, n. 186, descritti come disposizioni in materia di emersione e rientro di capitali detenuti all’estero.

Negli atti legislativi non si trova alcuna occorrenza dell’anglicismo voluntary disclosure. Ricorre invece il termine collaborazione volontaria, la procedura tramite cui si “indicano spontaneamente all’amministrazione finanziaria tutti gli investimenti e tutte le attività di natura finanziaria costituiti o detenuti all’estero”.

Va comunque considerato che in inglese disclosure fa riferimento a qualsiasi azione di rendere pubbliche informazioni nuove oppure finora non note o segrete (da disclose: rivelare, svelare, divulgare, quindi un significato diverso da collaborare e collaborazione). Inoltre, la locuzione voluntary disclosure non fa riferimento esclusivamente ai capitali all’estero (cfr. ad es. la voce di Wikipedia, sulle informazioni rese note dalle società), quindi in italiano le viene attribuito un significato più specifico di quanto abbia in inglese .

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Giveaway, per italiani

A cosa vi fa pensare la parola giveaway in un contesto italiano?

GIVEAWAY

Alcuni esempi d’uso:
regolamento del giveaway
anch’io partecipo al giveaway
sono stati sorteggiati i vincitori del nostro giveaway
iscrivetevi al giveaway di inizio autunno: in palio bellissimi premi
oggi vi propongo un MEGA giveaway in cui i premi sono ben 45 ROMANZI
molte blogger che organizzano giveaway mettono in palio dei premi autoprodotti

Gli esempi mostrano che giveaway è uno pseudoanglicismo: è una parola usata con un significato diverso da quello che ha in inglese.

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Divieti di Trenitalia: NO TRESPASSING

Stazione Centrale - foto La Freccia

Alla Stazione Centrale di Milano bisogna attraversare dei gate per spostarsi dall’atrio ai binari (o viceversa). Alcuni gate sono destinati al transito, segnalato dal simbolo e dalla scritta bilingue ENTRATA – ENTRY. Altri invece sono riservati al flusso in senso contrario, segnalato dal simbolo e la scritta, esclusivamente in inglese, NO TRESPASSING.  

NO TRESPASSING

Sono parecchio perplessa da questa scelta perché di solito in inglese i cartelli No trespassing! hanno una funzione simile ai nostri Proprietà privata. Il verbo trespass infatti ha come significato primario quello di introdursi illegalmente in una proprietà altrui. 

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Si può leggere il focus?

Un post di qualche anno fa, focus ≠ focus, continua ad avere molte visualizzazioni da chi cerca il significato di questa parola latina entrata in italiano attraverso l’inglese (anglolatinismo) e ormai diffusissima nei media. Risulta però poco trasparente e i dizionari di italiano non registrano ancora il significato di “cosa, persona o situazione a cui si presta particolare attenzione”, “centro dell’interesse”, “punto focale”, “enfasi” con cui è stata presa in prestito dall’inglese.

Ho notato che focus ora sta acquisendo anche nuove accezioni inesistenti in inglese, come mostra questo esempio:

Più ore dedicate alla matematica migliorano i risultati? Leggi il focus

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Bomber e altri (pseudo)anglicismi

immagine dell'articolo

Ieri The Times ha pubblicato Italians resist an English invasion on the language front (con paywall, ma si può leggere qui).

L’articolo afferma che oggi l’Accademia della Crusca, descritta come la linguistic elite italiana, terrà un emergency summit per fermare l’invasione di anglicismi che sta minacciando la nostra cultura. Verrà istituita una commissione di risposta rapida che dia la caccia a politici, burocrati e giornalisti che introducono parole inglesi per fornire loro alternative italiane.

Il pezzo è brillante ma le preoccupazioni e alcune affermazioni attribuite ai linguisti italiani mi sembrano romanzate: lo scorso febbraio ero al convegno dell’Accademia della Crusca dove erano state annunciate iniziative sugli anglicismi, riassunte da Annamaria Testa in #dilloinitaliano: quello che è successo, e non ricordo allarmismi estremi.   

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