Donne e grammatica

Donne, grammatica e media: la guida di GiULiA Nei giorni scorsi i media hanno dato nuovo spazio al sessismo linguistico, con articoli che si possono riassumere in “solo se si dice sindaca, chirurga, avvocata, ingegnera ecc. si rispettano le donne”.

Le sostenitrici di questa tesi appaiono convinte che per combattere le discriminazioni, purtroppo reali, la soluzione primaria sia imporre desinenze femminili ai nomi di professione finora usati quasi esclusivamente al maschile, e nel frattempo non rinunciano a ridicolizzare le donne che la pensano diversamente (ad esempio Maria Elena Boschi perché preferisce farsi chiamare ministro).

Come già accennato in Genere e linguaggio, le basi teoriche appaiono abbastanza fragili, anche perché non sono avvalorate da dati specifici, ad es. non viene mai indicato quante sono le professioni coinvolte e soprattutto quante delle donne che le esercitano, le dirette interessate, ritengono che il cambiamento possa giovare alla loro causa (o, se sono contrarie, perché).

Professioni importanti davvero solo al maschile?

La Classificazione delle professioni 2011 (Istat) è consultabile anche in formato Excel e quindi i dati sono facilmente verificabili: l’elenco delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione mostra che i nomi usati quasi esclusivamente al maschile includono esempi molto citati come ingegnere, architetto, avvocato e magistrato, ma sono comunque in netta minoranza.

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Retroformazione: *redarre

Alcune righe da un articolo di una nota rivista, con un vistoso errore poi corretto:

Testo da una rivista online: Un po’ come il tedesco Schadenfreude, cool rappresenta una parola che sta per… cool. Ne abbiamo bisogno: non potevamo inventarla o adattarla. Anche per questo motivo è molto difficile redarre una definizione soddisfacente di cool o coolness: “che cosa vuol dire cool?” “vuol dire… …cool”.

Insolita coincidenza: ieri in quattro testi diversi ho notato il verbo *redarre, forma errata per redigere ricavata dal participio passato redatto, sul modello di verbi come trarre, contrarre, o dal sostantivo redazione. È un errore molto diffuso: esempi da La Repubblica.

Il verbo *redarre è un esempio di retroformazione che, come spiega l’Enciclopedia dell’Italiano, consiste principalmente nella “formazione di una parola nuova a partire da una parola già esistente tramite la cancellazione di elementi interpretati (erroneamente) come affissi”, ad es. perquisire da perquisizione e meridione da meridionale, con un processo che agisce per sottrazione: la nuova parola ha una struttura morfologica più semplice rispetto a quella a partire dalla quale è stata formata.

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i meme, i memes e i memi

Negli Stati Uniti all’inizio del 2014 è stato fatto un sondaggio tra 1100 persone dai 18 ai 45 anni per verificare come vengono chiamati una trentina di concetti legati alle tecnologie digitali, per ciascuno dei quali coesistono più termini.

Ci sono anche esempi di variazioni di pronuncia, tra cui GIF, MySQL, ASCII e meme:

pronuncia di meme per gli americani intervistati per un sondaggio di eBay 

Ho scelto l’esempio di meme perché è un termine adottato anche in italiano come prestito ma con ulteriore variazioni, non solo di pronuncia ma anche di morfologia

Il concetto originale rappresentato dalla parola meme forse non è noto a tutti:

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Comunicazione vestimentaria: overfashion

Overfashion, la rivoluzione delle top model con le curveUno pseudoprestito è una parola che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato o addirittura non esiste, come overfashion in inglese.

Ho scoperto che si tratta di un concetto made in Italy che dà il titolo a una pubblicazione accademica, Overfashion. Nuove prospettive per la moda nella società che ingrassa.

Dall’introduzione: manca un’offerta di abbigliamento plus-size che consenta alla popolazione sovrappeso un uso altrettanto ricco della comunicazione vestimentaria quale quello di cui dispone la popolazione “normale”. Manca, appunto, un’overfashion. […]  Col neologismo “overfashion” vogliamo alludere a una moda che sia in grado di rispondere alle esigenze […] degli uomini obesi e delle donne sovrappeso e obese, con un’offerta qualitativamente e quantitativamente diversa da quella dell’attuale moda plus-size.

Non so nulla di comunicazione vestimentaria e mi limito a una considerazione lessicale: overfashion mi pare una parola malformata e un pessimo esempio di itanglese.

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Il bonifico, un’operazione maschile

Uso sessista della lingua

In occasione della festa della donna l’uso sessista della lingua è stato di nuovo al centro dell’attenzione. Come prevedibile, le discussioni erano incentrate sulla femminilizzazione dei nomi delle professioni (ingegnera, avvocata, sindaca ecc.), con argomentazioni che non mi convincono per nulla: il mio punto di vista in Donne e grammatica.

Penso sia invece più importante che i testi che si rivolgono a un pubblico generico risultino neutri e non implichino un’esclusione delle donne, come invece succede in questa comunicazione di una banca italiana:Le abbiamo inviato questa email a titolo informativo su richiesta dalla persona che ha ordinato il bonifico all'indirizzo da lui inserito. Per la sicurezza dei dati personali non contiene i dati dei conti correnti di addebito e di accredito.

Il pronome lui riferito a persona appare insolito ma ci ricorda che in italiano il genere grammaticale è una convenzione che non sempre coincide con il significato logico o naturale, come spiega l’Accademia della Crusca in Problemi di accordo.

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curriculum, curricula e curricoli

immagine di diversi curriculum

Il plurale di curriculum è curriculum, invariato come prevede la regola per i forestierismi (cfr. i referendum, gli ultimatum, i virus), o è curricula, plurale latino che ci arriva direttamente dall’inglese?

Come indicano tutti i principali vocabolari di italiano, sono ammesse entrambe le forme: altri dettagli nelle risposte di grammatica del Portale Treccani.

C’è anche chi rileva la forma curriculi perché pensa si tratti di un errore, ma in realtà è il plurale regolare di un’altra parola, curricolo, che ha due accezioni:

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Get your [Jobs] Act together!

Pubblicato il 9 gennaio 2014, con aggiornamento finale sul nome ufficiale della riforma del lavoro approvata nel giugno 2015.


Ho già espresso la mia scarsa tolleranza per i forestierismi superflui, soprattutto se usati in contesti istituzionali o pubblici, come la politica. Un anglicismo che imperversa ultimamente, Job(s) Act, è un esempio tipico: l’esatto significato non è del tutto chiaro, neppure per chi conosce bene l’inglese, e non si capisce neanche come vada scritto.

titolo del Corriere della Sera, 8 gennaio 2014  Corriere della Sera
titolo di La Repubblica, 8 gennaio 2014  Repubblica

Vengono usate varie combinazioni di minuscole e maiuscole e job appare sia al singolare che al plurale. Le incongruenze sono palesi, non solo nei media ma anche nel sito di Renzi, dove ho cercato informazioni sul concetto identificato dal neologismo. Non ho però trovato alcuna definizione per Job(s) Act ma solo riferimenti generici come piano [per il lavoro], strumento e documento, che da aperto e politico dovrebbe trasformarsi in tecnico.

Provo allora a fare qualche considerazione in base alle mie conoscenze dell’inglese.

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Mascotte Expo 2015 e nomi internazionali

Leggo da Linda Liguori che oggi scade il termine per iscrivere bambini italiani sotto i 14 anni al concorso per dare il nome alla mascotte di Expo 2015 e agli undici vegetali che ne compongono il volto, modellato con lo stile di Arcimboldo [link non più disponibili].

mascotte Expo

Si richiede che i nomi proposti siano:
1) originali
2) simpatici 
3) internazionali 
4) coerenti con il tema di Expo 
5) abbiano affinità con la Mascotte e i Personaggi;
6) facili da pronunciare in diverse lingue; 
7) facili da memorizzare.

I requisiti 3, 6 e 7, in particolare, sono tipici delle valutazioni di globalizzazione e mi stupisce non solo che ci si aspetti che dei bambini siano in grado di fare analisi così specifiche ma anche, a questo punto, che non sia stato preso in considerazione un altro dettaglio rilevante: il genere grammaticale.

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Cosa c’è nella podoteca?

No, la podoteca non è né una collezione di piedi né il termine che in biologia identifica la struttura anatomica che contiene le zampe di alcune crisalidi, come si potrebbe pensare analizzando la parola in base agli elementi formanti colti podo- e -teca, ma è invece la raccolta dei podcast di una radio!

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Giornata ProGrammatica

Giornata ProGrammatica

Il 26 settembre, Giornata europea delle lingue, si festeggerà anche la prima Giornata ProGrammatica dedicata all’italiano.

Rai Radio3 caratterizzerà la propria programmazione con vari interventi a favore di “un uso consapevole della lingua italiana, secondo una grammatica corretta ma non rigida, capace di adattarsi alle varie situazioni comunicative” e con una puntata speciale di La lingua batte (dalle 21 alle 22:45). Si discuterà anche dell’uso e all’abuso dell’italiano nei social media e su Twitter si potranno segnalare gli “orrori” preferiti con  #giornataproGrammatica. Dettagli nel comunicato stampa.

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Weekend, whisky, windsurf e Windsor

stemma della famiglia reale britannica: i Windsor o gli Windsor? Frase da un articolo sulla famiglia reale britannica:

Il principe ha potere di veto solo sulle leggi che riguardano direttamente gli interessi della sua famiglia, cioè gli Windsor.

L’articolo gli davanti a Windsor non mi suonava corretto, ma riflettendo sulla pronuncia della parola non ero più del tutto convinta neanche da i, così ho cercato spiegazioni e ho scoperto un esempio di ortografia che può influenzare la grammatica.

Tutte le parole che iniziano per w  sono di origine straniera. La lettera w può avere due pronunce: 1) la consonante [v] come in water (e vaso) e 2) la semiconsonante [w] come in web (e uomo). Che articolo si usa nel caso 2)? Lo spiega il linguista Luca Serianni: 

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