Gazebo: forse guarderò, laverò…

gazebo

La parola gazebo ci arriva dall’inglese e non ha un etimologia del tutto certa. Probabilmente è di origine orientale ma è molto più divertente l’ipotesi alternativa del gioco di parole multilingue.

Potrebbe essere stata formata con intento ludico dal verbo inglese gaze (guardare fisso, con ammirazione o stupore) a cui è stato aggiunto il suffisso latino bo che nei verbi esprime il futuro, cfr. videbo, “vedrò”.

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Inglese farlocco: PAW·CHEW·GO

Manifesto di una mostra a Milano, capitale dell’itanglese:

Testo manifesto: PAW·CHEW·GO Si legge paciugo. LET’S STAIN TOGETHER! Mostra mercato di illustrazione
via @Paoblog

È organizzata da PAW·CHEW·GO, un nome così insolito che è stato specificato che “si legge paciugo”. È un gioco di parole difficile da capire per chi non conosce l’inglese e ancora più fuorviante per chi invece lo parla, a partire dalla pronuncia. Paw infatti non si dice “pa” ma /pɔː/ e la sequenza che ne risulta si avvicina di più a “poociugo” che a paciugo.

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La fashion blogger al top (of the pops!)

Mi ha molto divertita l’imitazione della fashion blogger e influencer Chiara Ferragni, fatta da Paola Minaccioni a Il ruggito del coniglio. È una presa in giro esilarante del tipico itanglese che ci si aspetta di sentire a Milano. Potete ascoltarla qui (da 23:50 a 27:50) o scaricare il podcast.

Il ruggito del coniglio Radio 2

Tra le tante frasi c’è anche “mi sono impegnata molto nella mia real life e ho cercato di raggiungere il top of the pop(s)”.

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Raspberry Pi, il modello Zero è “latte”

Raspberry Pi logo

Raspberry Pi è un microcomputer sviluppato nel Regno Unito come strumento economico per l’insegnamento della programmazione nelle scuole ma molto usato anche altrove.

Il nome Raspberry Pi è un esempio della tendenza “techfruit” di denominare software e hardware con nomi della frutta, in voga qualche anno fa e descritta in Apple, Blackberry & Orange. Pi fa invece riferimento al linguaggio di programmazione Python e si pronuncia “pai” come il pi greco in inglese (ma anche pie, la torta).

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Oh deer…

cervo con guantoni a forma di zampe d’orso, rivolto a un orso: “I’LL FIGHT YOU WITH MY BARE HANDS” Risposta dell’orso con occhi alzati al cielo: “OH DEER”

Questa vignetta di cui ignoro l’autore mi ha divertita perché ho un debole per i giochi di parole con omofonia, qui bear – bare e deerdear.

Oh dear! è un’espressione che esprime stupore, sbigottimento, irritazione ecc. in reazione a qualcosa di spiacevole o di negativo, spesso imprevisto (cfr. poveri noi!, ah, povero me!).

La parola deer evidenzia un’asimmetria tra inglese e italiano (anisomorfismo): nel lessico comune inglese deer può indicare genericamente più animali dei cervidi che invece in italiano distinguiamo con nomi diversi: cervo, cerbiatto (Bambi nel cartone animato Disney è un white-tailed deer), capriolo (roe deer o roe, se maschio roebuck), daino (fallow deer), renna (reindeer)… Un’ulteriore differenza è che per alcuni di questi animali in inglese si possono usare nomi diversi in base al sesso: stag se maschio e doe se femmina.

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Indaco nell’arcobaleno? Colpa dell’inglese!

TECHNICALLY, CARROT JUICE IS “ORANGE JUICE”

L’ambiguità di orange juice nella vignetta di Moderately Confused mi ha ricordato un dettaglio da un articolo sui colori che ho letto di recente: prima che in Europa arrivassero le arance dall’Asia, in inglese (e in altre lingue europee) non c’era un nome per il colore arancio (o arancione), che veniva identificato facendo riferimento al rosso e al giallo.

Ne parla Do You See What I See?, un’analisi di diversi punti di vista e nuovi contributi al dibattito su relatività linguistica e percezione dei colori. È noto che culture e lingue diverse identificano e descrivono i colori in modo diverso e tra queste ce ne sono alcune che non hanno il concetto astratto di colore e/o cromonimi (nomi per i colori) ma usano similitudini, ad es. “come il sangue” per il rosso. 

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Giochi di parole al Fuorisalone 2017

In questi giorni a Milano c’è la Design Week e quasi ovunque ci sono eventi, esposizioni e installazioni per il Fuorisalone. Peccato avere avuto poco tempo per curiosare in giro perché ci sono molti dettagli che attirano l’attenzione.

FUORISALMONE
logo
Fuorisalmone

La comunicazione è quasi esclusivamente in inglese ed è per questo che ho notato le borse di tela con scritte in italiano di Mani in pasta, un’idea non nuova per chi conosce le pubblicità del supermercato Esselunga ma che fa sorridere grazie a giochi di parole alimentari:

SENSO DI POLPA –  ANDIAMO A MORE – TETTE BISCOTTATE – RICOTTATI DI ME – CHE FRIGO!

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Tautogrammi “cinematografici”

Il tautogramma è una frase formata con parole che iniziano tutte per la stessa lettera e composta soprattutto con intento ludico. Un esempio molto noto è una riscrittura di Pinocchio di Umberto Eco che inizia con Povero Papà (Peppe). Palesemente provato penuria, prende prestito polveroso pezzo pino poi, perfettamente preparatolo, pressatolo, pialla pialla, progetta, prefabbricane pagliaccetto. […]

(more) alliterative film synopses
vignetta di Wrong Hands

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Bestiario immaginario

Bestiario immaginario di Roger McGough tradotto da Franco NasiUn regalo che ho gradito molto: Bestiario immaginario di Roger McGough, tradotto da Franco Nasi con testo originale inglese a fronte.

Sono poesie su animali immaginari frutto di “giochi di prestigio verbali” che spesso hanno portato a un rifacimento* con animali diversi e nuovi disegni di McGough per la versione italiana.

Sono traduzioni aperte che Nasi racconta in alcune note introduttive e osservazioni finali sugli animali: lasciano spazio a versioni alternative e il lettore è invitato a usare il suo orecchio e la sua fantasia per continuare il gioco.

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TRAPPIST, acronimo inverso

TRAPPIST-1 System

Le notizie sui 7 esopianeti (pianeti extrasolari) che orbitano intorno alla nana rossa ultrafredda TRAPPIST-1 spiegano che la stella deve il suo nome al telescopio TRAPPIST, acronimo ricavato dal nome esteso Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope–South, un “piccolo telescopio per pianeti e planetesimi in transito” operato da un team belga dell’università di Liegi.

Transiting Planets and Planetesimals Small Telescope–South

Credo però sia più preciso descrivere TRAPPIST come backronym, acronimo inverso”.

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“Promessa d’amore” scaligera

Cioccolatini visti in un autogrill vicino a Verona:

cioccolatini di San Valentino: GIULIETTA E ROMEO GiuRo promessa d’amore (i cioccolatini di Verona)

Non è un genere di prodotto che mi invoglia all’acquisto ma ho apprezzato la creatività linguistica di chi ha ideato la marca GiuRo combinando le sillabe iniziali di Giulietta e Romeo, per poi dare risalto al gioco di parole con la descrizione promessa d’amore e con la lettera R trasformata in un nodo. Stucchevole ma efficace!

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Italian Survival Eat!

Vi piace il nome Italian Survival Eat per un tramezzino con porchetta, funghi e provola?

Italian Survival Eat.
[segnalato da @_geniodelmale]

Il gioco di parole survival kit freccia282 eat è inequivocabile, anche grazie alla confezione mimetica, ma è anche chiaro che è un nome “made in Italy”. È quello che chiamo inglese farlocco: una combinazione poco idiomatica (o addirittura errata) di parole inglesi facilmente riconoscibili, pensata per un pubblico italiano. 

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L’organino di Trump: accordi o accordio?

Ho trovato divertente il video di Huw Parkinson intitolato Life Accordion to Trump, a cominciare dal gioco di parole tra according to, “secondo” e accordion, “fisarmonica”:

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Accordion è entrato in inglese dal tedesco Akkordion, da Akkord, accordo, il cui etimo è il verbo italiano accordare. Ha la stessa origine anche accordéon, francesismo usato in italiano come sinonimo meno frequente di fisarmonica.

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Ricordi del XX secolo: OðBLgShEZI

HELLO – 07734

In inglese oðblgshezi è uno dei nomi fantasiosi di un giochetto con le calcolatrici tascabili che andava molto in voga nel secolo scorso: si cercavano sequenze di numeri che sui display a 7 segmenti ruotati di 180° assomigliassero a parole.

1234567890 – OðBLgShEZI

La cifra 1234567890 può così essere interpretata come le lettere O ð (th) B L g S h E Z I. La “parola” che ne risulta si legge più o meno /ɒðbləgˈʃɛzi/.

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Da vegan a veggan (e la rianalisi di egotarian)

Siamo all’inizio di gennaio e sui social è riapparsa la parola inglese Veganuary (vegan+January), il mese in cui si promuove o si prova la dieta vegana: dettagli in Veganuary, reducetarian e altri neologismi.

Baked Avocado and Egg by Patty Nguyen
Foto di baked avocado and egg (eggvocado) di Patty Nguyen

Da vegan a veggan

Per descrivere nuove diete e abitudini alimentari nascono in continuazione nuove parole, soprattutto in inglese. Alcune sono molto creative, come veggan, il vegano (vegan) che mangia uova (egg) e cioè che segue una dieta ovo-vegetariana.

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