Omnishambles: il caos della politica inglese

Titoli di media britannici del 20 ottobre 2022: “Utter chaos, government on the brink”; “Braverman exit rocks Government on day of chaos at Westminster”; Suella Braverman quits and vote chaos add to turmoil for the PM”; Liz Truss on the birnk after day of unprecedented chaos”

Nei media britannici la parola più usata per descrivere la situazione politica di ottobre 2022 è chaos: ieri 19 ottobre dimissioni della ministra dell’interno Braverman e alterchi tra deputati conservatori. Aggiornamento: oggi anche Liz Truss ha dato le dimissioni.

Nell’inglese informale dei social invece molti optano per il sostantivo omnishambles o per l’aggettivo omnishambolic, parole usate soprattutto in politica per descrivere una situazione disastrosa, gestita malissimo e in cui sono stati fatti molti errori.

Omnishambles

L’origine è recente: omnishambles è un neologismo usato per la prima volta nel 2009 in The Thick of It, serie televisiva satirica sulla politica britannica. Grazie al leader partito laburista Ed Miliband l’espressione aveva poi acquisito visibilità, tanto da apparire negli elenchi di parole dell’anno del 2012.

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Elefanti e zii altrui nella stanza della politica

Le discussioni sulle interferenze dell’inglese sono focalizzate quasi esclusivamente sui prestiti. Viene invece data poca attenzione ai calchi e ai falsi amici (e conseguenti prestiti camuffati) e ancora meno all’adozione, spesso superficiale, di espressioni figurate e metafore dell’inglese.

Esempio da un noto quotidiano:

Titolo: L’elefante nella stanza – Sottotitolo: Matteo Salvini è un problema per Meloni che deve decidere se includerlo o escluderlo dal governo. Ogni scelta può avere conseguenze – Testo: A dieci giorni dalla prima riunione delle Camere, che darà l’avvio alla formazione del nuovo governo, Giorgia Meloni ha scoperto di avere un elefante nella stanza. Il problema di cui tutti parlano, dentro Fratelli d’Italia ma anche nella stessa Lega, ha un nome e cognome: Matteo Salvini. È come il vecchio zio che nessuno vuole avere vicino al pranzo di Natale, sapendo che alzerà troppo il gomito e si metterà a raccontare sempre le stesse storie.

Sono sicura che vari lettori abbiano interpretato elefante nel significato figurato italiano di persona invadente, maldestra o priva di tatto (come il vecchio zio), e che abbiano associato la stanza alla proverbiale cristalleria in cui l’elefante fa danni.

Ma non è quello che intendeva il giornalista, che invece ha tradotto letteralmente un’espressione idiomatica inglese, in parte fraintendendola, e si è appropriato di uno stereotipo della cultura popolare americana.

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Se è “stinking” non deve per forza puzzare

Ha fatto notizia la reazione stizzita di Carlo III quando si è macchiato le dita con una penna che perdeva inchiostro:

Oh God, I hate this [pen]
I can’t bear this bloody thing. What they do, every stinking time

Le parole bloody e stinking sono due espletivi di esclamazione, parole di riempimento che servono a conferire forza o ritmo all’enunciato ma che non hanno un significato preciso. Hanno infatti subito un processo di desemantizzazione e non vanno interpretate letteralmente, come in italiano nessuno pensa a una verdura se si sente apostrofare con che cavolo stai facendo?! 

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Se ITA Airways intima “wait you turn”…

Cartello di ITA Airways, presumibilmente al check-in o al gate, con scritta ATTENDERE IL PROPRIO TURNO e traduzione maldestra in inglese WAIT YOU TURN
(tweet di @dorinileonardo; cartello visto a Linate)

Su Twitter c’è chi ha commentato l’inglese sgrammaticato di questo cartello di ITA Airways soffermandosi sulla costruzione del verbo wait che, come si impara con i primi rudimenti di inglese, è intransitivo e va seguito dalla preposizione for, quindi ci si aspetterebbe wait for your turn.  

In realtà in associazione a turn è del tutto corretto invitare ad aspettare il proprio turno ricorrendo all’espressione wait your turn, una costruzione idiomatica che è anche lemmatizzata separatamente da alcuni dizionari.

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Dagli USA, per non sprecare acqua del WC

In inglese esistono vari espedienti di mnemonica che consentono di tenere a mente nozioni varie, come ad es. nomi o azioni che vanno ricordati in una particolare sequenza.

Tra questi ce n’è uno americano per limitare il consumo di acqua quando si va in bagno e ridurre così la propria impronta idrica (water footprint):   

Immagine di water con la scritta “if it’s yellow let it mellow, if it’s brown flush it down”

In base al colore di quanto è stato prodotto: 
se giallo si lascia in ammollo,
se è marrone si usa lo sciacquone

La traduzione è un tentativo di riproporre la rima originale, che con l’allitterazione è una caratteristica ricorrente di molti espedienti di mnemonica: il ritmo che viene conferito dai versi consente di ricordarli meglio.

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Deadcatting (e altri gatti morti, in inglese)

disegno stilizzato di gatto morto stecchito con occhi a crocetta

 

Nel Regno Unito si discute dell’intenzione di Boris Johnson di reintrodurre il sistema di misura imperiale (once, libbre, pinte, galloni…) in sostituzione al sistema metrico e di annunciarlo durante i festeggiamenti per il giubileo di platino della regina, in modo da riconquistare consensi tra i sostenitori della Brexit.

Strategia del gatto morto

Molti ritengono che si tratti dell’ennesimo stratagemma per distrarre da scandali e problemi ben più seri, e che sia quindi un tipico caso di dead cat strategy.

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Il genio della lampada, altrove anche in bottiglia

Non occorre spiegare cosa si intende con genio della lampada – l’espressione fa parte delle nostre conoscenze enciclopediche e ci fa pensare immediatamente a uno spirito che con i suoi poteri magici può esaudire fino a tre desideri.

immagine della lampada che strofinata per lucidarla fa uscire un genio con aspetto arabeggiante

Grazie a film, cartoni animati e illustrazioni della storia di Aladino, nel nostro immaginario la lampada è un oggetto con una forma particolare, come nel disegno, e quando viene strofinata il genio si materializza uscendo dal beccuccio per la fiammella. 

Anche in inglese il genio è racchiuso all’interno di una lampada – genie of the lamp – però in alcuni contesti può essere anche in un altro contenitore, come si può vedere in questa striscia di Pearls Before Swine:

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“May the 4th…” linguistico 😉

vignetta con giochi di parole intraducibili

vignetta di @twisteddoodles

Gli appassionati di Guerre stellari e i frequentatori di social sanno che oggi 4 maggio è Star Wars Day, giorno scelto grazie a un gioco di parole. In inglese infatti la data è May the fourth, che rimanda a una delle frasi più note della saga, May the force be with you, “che la forza sia con te”, oggi trasformata nell’augurio May the 4th be with you.   

La frase e la vignetta funzionano grazie ad alcuni meccanismi linguistici familiari.

Omonimia e omofonia

Il nome del mese May e il verbo may sono un esempio di omonimia, parole di etimo e significato diverso che sono omografe e qui anche omofone: stessa grafia e stessa pronuncia, /meɪ/, ma origine completamente diversa: il latino Maius (mensis) per il mese, attraverso il francese mai, e l’inglese antico mæg per il verbo.

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Mondayitis e altri malanni del lunedì

Vignetta in cui un uomo a letto mezzo addormentato dice alla moglie, già alzata: “Mondayitis is a real disease”. La moglie chiede “What’s the cure?” e lui risponde “Bed rest” (riposo a letto) 
Vignetta di Harry Bruce

Mondayitis è una parola inglese informale e scherzosa che descrive la riluttanza di andare a scuola o al lavoro tipica del lunedì mattina, oppure l’efficienza lavorativa ridotta di inizio settimana (fonte: OED). Nella formazione del nome, che risale all’inizio del secolo scorso, si riconosce il suffisso itis che indica un’infiammazione.  

Per il pessimo umore del lunedì mattina si può usare anche un’espressione simile dell’inglese americano, a case of the Mondays. È stata popolarizzata dal film Office Space del 1999 ed è all’origine di molti memi e giochi di parole, grazie anche alla polisemia del sostantivo case (“caso”, anche medico, e “cassa”): dettagli in Dictionary.com.

Un esempio di meme con due immagini con la stessa didascalia “Looks like someone’s got a case of the Mondays” ma la prima con un fotogramma del film e la seconda con una cassa di bottiglie.

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Greenwashing: no, non è un “lavaggio”

In occasione della conferenza sui cambiamenti climatici COP26 sono apparsi vari articoli accomunati da un errore di interpretazione dell’anglicismo greenwashing. Esempi:

Esempi: 1 No, non è improvvisamente diventato tutto green, sostenibile e non inquinante. Per placare i consumatori che prendono coscienza dei disastri ambientali, le aziende investono in campagne di marketing che esaltano la bontà della loro produzione. Il termine tecnico utilizzato per descrivere tale comportamento è «greenwashing», una sorta di lavaggio delle coscienze nell’era della moda ecosostenibile. 2 Lo chiamano green washing. Tradotto: lavaggio verde. 3 Greenwashing, ovverossia fare un bel lavaggio che faccia apparire green e sostenibili anche aziende che non lo sono affatto 4 “lavaggio del cervello verde” (dall’inglese greenwashing)

L’espressione greenwashing è modellata su whitewashing, imbiancare a calce, un modo veloce per migliorare l’aspetto di pareti sporche che ha anche il senso figurato di coprire, mascherare, occultare per nascondere qualcosa di sgradevole o sconveniente. Il senso metaforico rimanda anche alla locuzione biblica whitewashed tombs, i sepolcri imbiancati: apparenza impeccabile che nasconde marciume, ipocrisia.

Greenwashing identifica così l’uso di operazioni di facciata volte a conferire credibilità ambientale e a fare apparire come ecosostenibile (“green”) ciò che in realtà non è, come già descritto in Una mano di greenwash [2013].

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La grammatica del meme “Evil Be Like”

Evil Orietta Berti be like: fin che la barca va, lasciala affondare

C’è un meme di origine americana che in questi giorni [ottobre 2021] sta spopolando anche su alcuni social italiani: è noto come Evil Be Like e consiste in un’immagine o una foto in negativo di un personaggio famoso e una descrizione o una citazione nota che viene modificata, anche questa in negativo, per creare una versione “malvagia” del personaggio.

Phrasal template

Evil X be like… è un phrasal template, una frase che segue uno schema specifico e al suo interno ha una o più variabili che possono essere sostituite solo da alcune categorie di parole: in questo caso X deve essere un personaggio reale o di fantasia facilmente riconoscibile grazie a conoscenze enciclopediche comuni.

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Dalla fisica ai “mormorii” di storni

tweet di @NobelPrize: “How do patterns arise in a murmuration of thousands of starlings? 2021 physics laureate Giorgio Parisi’s research has explained this complex phenomena. See the starlings in action and learn more”

La notizia del premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi ha fatto conoscere vari aspetti degli altri ambiti di ricerca dello scienziato. Qualche anno fa, ad esempio, ha supervisionato il progetto europeo interdisciplinare STARFLAG che ha identificato modelli e regole che determinano il volo degli stormi di storni: sono un esempio di comportamento collettivo autorganizzato* riscontrabile sotto altre forme anche in ambiti umani, ad es. in alcuni fenomeni economici e sociali.

foto di Sturnus vulgaris

Il nome del progetto mi dà lo spunto per alcune divagazioni lessicali che non c’entrano nulla con le motivazioni per il Nobel ma sono accomunate da rimandi allo Sturnus vulgaris, uccello nero macchiettato di colori chiari, con piumaggio spesso iridescente, che è sempre più numeroso nei cieli cittadini in autunno, in particolare a Roma.

Storni, stormi e starling

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“BLA, BLA, BLA…”

Ha fatto notizia l’intervento di Greta Thunberg del 28 settembre a Milano a Youth4Climate in cui ha criticato le parole vuote e inutili dei leader mondiali sul clima. Parlando in inglese, ha usato ripetutamente e con grande effetto le parole blah blah blah, un esempio di reduplicazione espressiva.

L’espressione è immediatamente riconoscibile anche perché è un internazionalismo usato in molte lingue europee con minime variazioni ortografiche, come si può vedere dagli esempi di titoli nell’immagine.

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Cosa succede se si spilla il tè? 🍵

Alcuni esempi di un calco dall’inglese usato sui social e tipico del lessico giovanile che mi diverte perché richiama insoliti intrecci di parole:

Esempi: 1 ho del tè da spillare ma prima finisco il manga; 2 ahh il tè che vorrei spillare; 3 ti prego vieni su Whatsapp ti devo spillare il tè bollente; 4 sto pillando tè bollente con una mia amica; 5 hai spillato del tè molto caldo; 6 oggi mi hanno spillato del tè su un tiktoker della mia città; 7 ciao a tuttx sono prontissima a spillare del tè BOLLENTE

Spillare il tè ricalca un’espressione idiomatica informale dell’inglese americano, spill the tea, che ho già descritto in Espressioni idiomatiche inglesi con il tè.

“What’s the tea?”

In inglese tea è una parola colloquiale per pettegolezzi, dicerie o chiacchiere indiscrete, o come si diceva qualche anno fa anche spetteguless e, se riferito a personaggi famosi, gossip. 

Questa accezione di tea è nata negli anni ‘70 del secolo scorso nello slang della cultura drag afroamericana e ha origine come grafia alternativa dell’omofona lettera T, a sua volta abbreviazione di Truth intesa come hidden truth, verità nascosta, inizialmente riferita alla propria condizione di transgender e in seguito anche ad altri nel senso di pettegolezzo.

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