Leggi e dizionari (negli Stati Uniti)

imageJustices Turning More Frequently to Dictionary, and Not Just for Big Words (New York Times) riferisce che i giudici della corte suprema degli Stati Uniti ricorrono sempre più spesso ai dizionari per determinare il significato di parole controverse in leggi esistenti, un approccio noto come textualism.

Gli esempi riportati mostrano che si tratta anche di lessico generico, ad es. parole estremamente comuni come now, also, any, if. Sembra inoltre che non ci sia alcuna concordanza di opinioni su quali siano i dizionari di riferimento e come debbano essere usati, ma che i giudici citino i dizionari le cui definizioni meglio si adattano al punto che vogliono provare.

I lessicografi interpellati sono molto perplessi e ricordano che i dizionari possono avere finalità diverse ma sicuramente non si prefiggono di circoscrivere rigorosamente il significato di ogni parola: si limitano a descriverne gli usi nel lessico comune e potrebbero non includere specifiche risemantizzazioni ristrette ad ambiti specialistici.

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fottuti & dannati (…e favoriti)

Tradurre adeguatamente le espressioni volgari inglesi come fucking non è sempre facile: come accennavo in Parole proibite alla TV americana, abbondano i falsi amici e le interpretazioni errate (e nel tempo le connotazioni di certe parole cambiano). 

traduzioni_pericoloseSugli “incresciosi fottuto e fottutissimo” come traducenti di fucking interviene Patrizia Valduga in Traduzioni pericolose, un breve articolo* nel primo numero del mensile E, dove si leggono anche alcune riflessioni su damn / damned:

[…] Che cosa sono, per esempio, tutti questi “dannati”, “dannatamente” e “dannazione” che ci tocca sentire e, purtroppo, anche leggere? Non sono che la traduzione approssimativa – forse perché troppo prossima – di damn e damned, che significano “maledizione” e “maledetto” e che, nell’uso colloquiale, possono anche diventare esclamazione e avverbio quantitativo, che allora significa “terribilmente, enormemente, moltissimo”. […] E a me viene da pensare soltanto che “dannato” sia un sostantivo, un condannato per l’eternità alle pene dell’inferno. […]

Anche i dizionari bilingui non sembrano essere immuni da traduzioni inadeguate: viene citata l’ultima edizione di un noto dizionario inglese-italiano, dove, ad esempio, he’s a damn fool viene reso con “è un dannato stupido”.

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