Se vi chiedo di descrivere questa persona a chi non può vedere la foto, qual è la prima parola che vi viene in mente?
Terminologia, localizzazione, traduzione e altre considerazioni linguistiche
Se vi chiedo di descrivere questa persona a chi non può vedere la foto, qual è la prima parola che vi viene in mente?
Un reperto storico e alcune piccole differenze terminologiche.
La diacronia illustrata dallo sketch “Telegramma d’amore”.
Surfing the Information Superhighway: the changing face of Internet language riflette sulla continua evoluzione della terminologia informatica con gli esempi di alcuni termini che, se venissero introdotti ora, risulterebbero inadeguati, datati o poco efficaci: cyberspace, Information Superhighway, surf, netizen, Web ring e il prefisso hyper.
Il cambiamento nella percezione della terminologia è associato a tre aspetti diacronici:
1 – sviluppi tecnologici che rendono obsoleti alcuni concetti e termini associati
2 – maggiore familiarità con i concetti informatici e quindi altra accettabilità dei termini
3 – diverse tendenze nella formazione di nuovi termini
A cosa associate la parola sommelier?
1 – Nei ristoranti di alto livello, un esperto nella selezione dei vini (per la cantina e per consigliare ai clienti l’abbinamento con le pietanze scelte);
2 – Un degustatore professionale di vini;
3 – Un degustatore professionale di un prodotto enogastronomico liquido (vino, olio, birra, tè, caffè ecc.).
La parola sommelier, entrata in italiano dal francese circa un secolo fa, non ha un’origine molto prestigiosa: ‘conduttore di bestie da soma’; dal latino sagmārius, poi, man mano, ‘addetto ai viveri’ e, quindi, ‘domestico incaricato della tavola’ (vocabolario Zingarelli).
La puntata di ieri di La lingua batte (Radio3 Rai) ha esaminato Pregi e difetti del politicamente corretto partendo dal concetto di tabuizzazione, il meccanismo per cui espressioni inizialmente non marcate e non offensive diventano inaccettabili e vengono sostituite da altre ritenute migliori.
Molto interessante l’intervista con Federico Faloppa in cui è stato evidenziato che la “moda” del politicamente corretto è stata importata dagli Stati Uniti “nella sua fase più deteriore ed esasperata” e quindi presenta vari aspetti criticabili. Può apparire come un tentativo di attenuare una realtà che appare fastidiosa o che si vuole nascondere, una versione aggiornata dell’eufemismo che può far comodo alla politica, però impone anche di fare alcune riflessioni sul rapporto tra lingua e cambiamenti sociali.
Ho sfogliato il numero di marzo 2013 di IL, il mensile del Sole 24 Ore. Tutti gli articoli e le parole chiave sulla storia di copertina, La vita indiretta. L’amore, il sesso, la fede e la guerra al tempo degli algoritmi, iniziano con cyber, ad es. in cyberlife si trova cyberreputazione, cybertruffa, cyberpunizioni e cyberbullismo.
Il prologo, cybertutto, cita la definizione di cibernetica dell’Enciclopedia Treccani per spiegare che “viviamo già nel futuro popolato di macchine automatiche che sostituiscono l’uomo nella funzione di controllore di altre macchine” e quindi “il mondo è diventato inevitabilmente cyber” e “tutta la vita è cyber e dobbiamo accettarne le conseguenze”.
Ho trovato insolito l’uso dell’elemento formativo cyber come aggettivo (pronuncia italiana o inglese?) ma mi hanno colpita anche altri aspetti linguistici.
In un intervento su giovani e lavoro, il ministro Fornero ha dichiarato che i giovani “non devono essere troppo choosy, come si dice in inglese”. Ci hanno dovuto pensare i media a tradurre choosy in italiano: incontentabile, esigente, difficile, schizzinoso.
La dichiarazione lascia perplessi anche da un punto di vista lessicale, e non solo per l’ennesimo forestierismo superfluo. In inglese choosy appartiene infatti a un registro informale e quindi non mi è chiaro perché il ministro lo abbia preferito agli aggettivi disponibili in italiano. Forse ritiene che si tratti di una parola prestigiosa?
Esistono vari studi sull’argomento metafore nella terminologia informatica. In A corpus-based study of metaphor in information technology (2003), Sattar Izwaini ha individuato una serie di “set semantici” relativi a computer e Internet che possono dare alcuni spunti per il lavoro terminologico nella localizzazione del software. Di seguito una sintesi della classificazione proposta.
The computer is:
a living being: | client, conflict, dialogue (conversation between the computer and the user), generation, language, memory, widow/orphan, sleep. awake, freeze, virus, and bug (it can get ill); |
a workshop: | download, equipment, hardware, install, load, template, utility, and tools; |
an office: | attachment, desktop, directory, document, file, folder, mail, trash can, and wastebasket; |
a building/place: | architecture, library, sign in and log in, sign out and log out, platform, port, window, and workstation; |
a soldier: | combat, command, and instructions. |
L’invasione degli anglicismi ha suscitato molto interesse e parecchi commenti, tra cui il suggerimento per un piccolo esperimento per capire se l’itanglese stia davvero sostituendo il lessico italiano o se invece si tratti di una percezione distorta. Consiste nel fare attenzione alle conversazioni in normali situazioni di vita quotidiana, ad es. in famiglia o tra amici, e prendere nota dei forestierismi superflui usati dai parlanti.
Ritengo che nell’osservazione vadano considerati alcuni aspetti diacronici e vada differenziato il lessico comune dal lessico specialistico (dettagli qui) e da forme di gergo (linguaggio comune a una determinata categoria di persone ma non usato al di fuori dal gruppo):
Rispondo con un lungo post a diversi commenti di Remo, di cui apprezzo la passione per la lingua italiana. Non condivido invece il suo allarmismo per il presunto disfacimento dell’italiano a causa del proliferare degli anglicismi.
Tutte le lingue hanno sempre fatto uso di forestierismi, i cosiddetti prestiti. In italiano la distinzione classica è tra prestiti di necessità e di lusso ma Giovanni Adamo e Valeria Della Valle in Le parole del lessico italiano preferiscono invece una tripartizione:
Uno studio pubblicato nel marzo 2012 di cui si è discusso molto recentemente ha usato i corpora di Google Books (Google Ngram Viewer) per analizzare le leggi statistiche che intervengono nel ciclo di vita di alcune parole.
Sono state fatte analisi diacroniche che mostrano, ad esempio, che fino agli anni ‘60 in inglese il termine più frequente per descrivere le radiografie era Roentgenogram e che negli anni ‘30 si preferiva invece radiogram, mentre ora entrambe le parole sono praticamente estinte, soppiantate da X-ray.
Prestito ormai comune anche in italiano, con e senza elisione.
Un paio di note sugli acronimi e il lavoro terminologico.