Americani e numeri romani

All’inizio di febbraio 2012 è stato presentato il nuovo motore di ricerca Volunia, nato a Padova. La data di lancio è evidenziata in numeri romani anche in inglese e nelle lingue con un alfabeto diverso da quello latino, nelle quali questo formato potrebbe risultare meno trasparente che in italiano.

Volunia launch date

L’ho notato anche perché poco prima avevo letto in npr che il Super Bowl, seguitissima finale di football americano in cui si assegna il titolo di campione della National Football League, è probabilmente l’unico evento durante il quale gli americani hanno a che fare con i numeri romani (l’edizione 2012, appena conclusa, era la XLVI).

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Nomi, “ordine orientale” e localizzazione

Quando un alfabeto non basta (La parola del traduttore) è un intervento molto interessante di Antonietta Pastore, traduttrice dal giapponese, che fa vari esempi delle connotazioni culturali legate all’uso e all’impatto visivo dei tre diversi sistemi di scrittura giapponesi, kanji, hiragana e katakana, e delle difficoltà di trasmetterle in un’altra lingua.

Nomi propri giapponesi e “ordine orientale”

Si può notare anche un altro dettaglio: i nomi propri Murakami Harukicitati nel testo sono presentati con il cognome seguito dal nome, ad es. Murakami Haruki e non Haruki Murakami come siamo più abituati a leggere in italiano e in altre lingue.

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Date e localizzazione (anche senza traduzione)

Nell’undicesimo dicembre del XXI secolo

data TwitterQualche giorno fa ho notato un vistoso errore nel formato della data italiana in Twitter, che si avvale del crowdsourcing per le versioni in lingue diverse dall’inglese.

È un problema che mi ha fatto tornare indietro negli anni, quando la localizzazione era un’attività ancora nuova e capitava di trovare esempi simili in software che era stato tradotto ma non adattato.

Tra le cause, non solo difficoltà tecniche (non esistevano le analisi di localizzabilità) ma anche mancanza di esperienza e scarsa consapevolezza delle differenze tra locale

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Animali volanti e decodifiche aberranti

Zits è una striscia americana che ha per protagonisti Jeremy, tipico adolescente, e i suoi genitori. Un esempio recente in cui la madre stupefatta racconta al padre che il figlio ha pulito il bagno di sua spontanea volontà:

striscia Zits

Questa striscia richiede la cooperazione del lettore, che deve riempire gli spazi vuoti del “non detto” richiamando un’espressione dell’inglese americano*, when pigs fly (si dice per sottolineare che si ritiene inverosimile che un particolare evento si verifichi).  

Se Zits fosse pubblicato in Italia, sarei curiosa di vedere la traduzione italiana.

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Nomi, moduli, sviluppo e localizzazione

Personal names around the world (W3C) è un intervento davvero esauriente sulla variabilità dei nomi di persona in culture diverse e sulle implicazioni pratiche che può avere nella progettazione di database, ontologie e moduli (form) e relativa localizzazione, ad es. quanti e quali campi usare, come chiamarli, i presupposti da evitare nello sviluppo di algoritmi ecc. Credo possa essere interessante anche per chi non lavora in questo campo.

image

E chissà se la pubblicazione in questi giorni di nymwars è solo una coincidenza, visto che vengono evidenziati proprio i problemi descritti anche da chi ha un profilo di Google+ che non è conforme allo standard un nome + un cognome previsto dal sistema. Ad esempio, sembra che al momento possano essere sospesi i profili di Google+ con:

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Affinità con i piccoli utenti

Nell’ultimo post ricordavo che le scelte di localizzazione devono tenere conto delle aspettative e delle esigenze dell’utente finale. I manuali di stile o altre linee guida forniscono indicazioni generali ma ci sono casi in cui vanno adottate soluzioni ad hoc.

Immagini e icone tipiche della cultura di partenza non sono sempre universali e riconoscibili anche nella cultura di arrivo, come sottolinea La differenza culturale passa (anche) attraverso le immagini (a piè di pagina), che mi ha fatto ricordare un aneddoto che ripropongo qui perché ha a che fare con utenti finali un po’ particolari.

All’inizio degli anni ‘90 era uscito Creative Writer, un elaboratore di testi per bambini con una funzionalità che consentiva di sostituire alcune decine di parole comuni con immagini stilizzate, simili a icone o alle odierne emoji:

Un gatto si era addormentato sotto un grande alberoe sognava di essere una farfalla che si posava su un fiore.

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