Seppiette, calamari, granchi(etti)… ai piedi

Non ho mai posseduto un paio di calzature di plastica da mare come quelle nell’immagine e non avrei saputo come chiamarle:

tweet di @insopportabile: “Trovo ingiusto che siano di gran moda le Birkenstock e siano invece ormai dimenticate e altrettanto eleganti le immortali seppiette” con immagine di calzatura per scogli di plastica trasparente

Dai commenti ho scoperto che sono conosciute non solo come seppiette ma anche con molti altri nomi: granchietti, granchiolini, meduse, medusine, ragnetti, ragnette, calamari, calamaretti, scorfani, totani, scoglìne, scoglierine, plastichini, plastichine, ghiaccioli, ghiacciolini, cacine (?), scheletrini...

A quanto pare non sono affatto dimenticate ma sono invece molto in voga nell’estate 2023 (ma solo nella versione deluxe!) e da chi disquisisce di moda sono descritte come sandali granchio o a gabbia e, per non farsi mancare gli anglicismi, sandali fisherman, sandali possession (con iniziale minuscola un esempio di volgarizzazione del marchio) o cage shoes.

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I♡ AM♡ LA CUCINA ITALIANA: chi lo dice?

immagine di mano di cuoco che fa saltare in padella iconcine simboliche della cucina italiana e didascalia IO AMO LA CUCINA ITALIANA CANDIDATA A PATRIMONIO UNESCO e logo dei ministeri della cultura e dell’agricoltura e della sovranità alimentare

Da comunicato stampa del 5 agosto 2023 del Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare:

Una padella dalla quale saltano fuori, insieme alla pasta, la pizza, l’olio, i formaggi e così via, anche i profili di tanti beni culturali della nostra Nazione, dalla Torre di Pisa al Colosseo.

È stato svelato ieri, nell’Anfiteatro del Parco Archeologico di Pompei, il logo che accompagnerà la candidatura della cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco fino al 2023.  […]

ll logo ufficiale, che sosterrà la candidatura della Cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco, richiama l’atto del preparare il cibo come rito e come valorizzazione del patrimonio alimentare e culturale che rivive ogni giorno e che verrà trasmesso alle generazioni future.

L’immagine ha suscitato vari commenti, con inevitabili spiritosaggini a base di fritto misto, quattro salti in padella e dalla padella alla brace, e rimandi a Open to Meraviglia: purtroppo anche in questo caso le scelte comunicative suscitano varie perplessità.

Non è un logo!

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Il misterioso significato di Blaze your glory!

La tagline è una breve frase che ha la funzione di riassumere in modo istantaneo, breve e incisivo la vocazione di una marca, di un prodotto o di un’azienda. Dopo aver cambiato il nome di Twitter in 𝕏, Elon Musk ha rivelato anche la nuova tagline:

Tweet di Elon Musk del 31 luglio 2023 con le tre parole “Blaze Your Glory!!”

Appare a chi scarica l’app dagli store: non è più il trasparentissimo Let’s Talk di Twitter ma un ambiguo Blaze your glory!  È una scelta che suscita molte perplessità tra gli anglofoni, che si domandano cosa significhi esattamente e cosa voglia comunicare.

Logo di X e tagline Blaze your glory!

È una tagline inadeguata perché non svolge la sua funzione, ed è anche una conferma che nelle scelte di Musk non viene prestata nessuna attenzione al mercato globale: parole poco comprensibili per i madrelingua hanno ancora meno senso per chi non padroneggia l’inglese. Non stupisce che nei media italiani si trovino traduzioni inverosimili come questa: 

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Nomi ibridi “internescional”

Due esempi che mostrano che l’entusiasmo per i nomi ibridi come Open to Meraviglia e Let’s Marche non è una prerogativa dei creativi italofoni.

1 Back Magic

logo BACK MAGIC

Riuscite a indovinare che tipo di prodotti potrebbe trasportare un furgone marrone con il logo Back Magic, come quello che ho visto in Alto Adige?

Mi ha colpita perché il nome ha l’aspetto di un gioco di parole modellato su black magic, la magia nera, ma è invece uno pseudoanglicismo che senza ulteriori dettagli può essere capito solo se si riconosce l’ibrido tedesco-inglese (sul furgone non c’erano immagini ma solo una descrizione dei servizi in caratteri molto più piccoli).

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Pseudoanglicismi: “il bachelorette”

A quanto pare le influencer non dicono più addio al nubilato, come apprendo da questa non notizia estiva:

Foto di Chiara Ferragni e sorella e titoli: 1 “Prima sera a Mykonos per il bachelorette di mia sorella”, le parole di Chiara Ferragni su Instagram in occasione del party per festeggiare la futura sposa; 2 Francesca Ferragni, bachelorette in grande stile a Mykonos tra balli e canti; 3 Chiara Ferragni: «A Mykonos per il bachelorette di mia sorella». I fan la prendono in giro: dire “addio al nubilato” è da poveri

Si tratta però di un uso anomalo della parola americana bachelorette, che in inglese identifica una persona: è la ragazza nubile. Frasi come il bachelorette di mia sorella o bachelorette in grande stile non hanno quindi molto senso per chi conosce la parola inglese: si confonde la festeggiata con i festeggiamenti, che negli Stati Uniti si chiamano bachelorette party.

Ricorrere al sostantivo maschile il bachelorette per identificare un tipo di festa è un palese pseudoanglicismo ottenuto dall’abbreviazione impropria di bachelorette party, di cui viene mantenuto il determinante ed eliminato il determinato. Senza contesto non so se avrai capito che con bachelorette si intendono dei festeggiamenti.

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Indiana Jones e lo iato perduto

All’inizio di questo breve video Harrison Ford scandisce il nome Indiana Jones:


Video: twitter.com/IndianaJones

Consente di evidenziare le differenze nella pronuncia americana del nome proprio Indiana e in quella italiana della parola indiana:
  /ˌɪndiˈænə/ 
   /inˈdjana/

Confrontando le trascrizioni fonematiche ottenute con i simboli dell’alfabeto fonetico internazionale (IPA) e consultabili in tutti i principali dizionari, si può notare che nessuna vocale coincide:

Schema delle vocali del sistema fonetico inglese rappresentate con i simboli IPA

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Scandalo BBC: cautela “lost in translation”

Titolo da The Sun: “BEEB SLEAZE. “I blame BBC ma for giving money for drugs to my child that could kill them, says mum of teen amid sex pics probe”

Nel Regno Unito fa scalpore una vicenda rivelata dal giornale scandalistico The Sun: un volto noto della BBC negli ultimi tre anni avrebbe pagato decine di migliaia di sterline ad adolescente in cambio di foto esplicite.

Non è stata rivelata l’identità delle due persone coinvolte, si sa solo che il personaggio della BBC è un uomo e che l’altra persona coinvolta ora ha 20 anni, ma non ne viene indicato il sesso. Per vari media italiani invece è inequivocabilmente un ragazzo. Esempi:

Titoli italiani: 1 Scandalo BBC: “Noto presentatore pagava mio figlio minore per foto porno, lui ci comprava la droga”; 2 Bufera sulla Bbc. Presentatore paga 45mila euro a un minore in cambio di foto porno; 3 Scandalo Bbc, soldi a un ragazzo per foto “osé”. E adesso e caccia al nome dell’anchorman-star

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Xeriscaping, parola per cambiamenti climatici

Foto di piante resistenti alla siccità e titoli di notizie: 1 X di... Xeriscape non è zero landscape; 2 Xeriscaping, i giardini del futuro crescono con poca acqua; 3 Lo xeriscaping: un must-have ecosostenibile; 4 Piante Xeriscaping: un approccio resistente alla siccità; 5 Vuoi un giardino sostenibile? Pratica Xerogardening

L’anglicismo xeriscaping non è ancora registrato dai principali dizionari ma non è nuovo agli appassionati di giardinaggio attenti ai cambiamenti climatici: indica una tecnica paesaggistica o di gestione di spazi verdi incentrata sul risparmio idrico. Si realizza con l’uso di piante che richiedono poca acqua e accorgimenti che ne riducono il fabbisogno, come la pacciamatura (mulching) e l’uso di sistemi di irrigazione efficienti.

Xeriscaping è una parola macedonia di origine americana, composta dall’aggettivo xeric, xerobio (di organismo, relativo o adattato ad ambiente arido), e landscaping, paesaggistica o architettura del verde, da cui poi sono derivati il sostantivo e il verbo xeriscape. È stata coniata nel 1981 in Colorado e nasce come marchio di Xeriscape Task Force, ma da allora ha subito un processo di volgarizzazione ed è diventata una parola del lessico comune, scritta con iniziale minuscola (in italiano invece viene spesso usata come nome proprio).

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IT-alert, aspetti linguistici migliorabili

Il 28 giugno è stato fatto il primo test per verificare il Sistema nazionale di allarme pubblico IT-alert. Questo è il testo del messaggio ricevuto a mezzogiorno circa da chi si trovava in Toscana: 

Messaggio IT-alert. Testo italiano: “Questo è un MESSAGGIO DI TEST del sistema di allarme pubblico italiano. Una volta operativo ti avviserà in caso di grave emergenza. Per informazioni vai sul sito www.it-alert.it e compila il questionario.”  Testo inglese: “This is a TEST MESSAGE from the Italian public alert system. It will alert you in the event of a major emergency once operational. To get more information to to www.it-alert.it and fill out the questionnaire”

È davvero la formulazione più efficace per una comunicazione di emergenza rivolta a tutti i cittadini, o si potrebbe migliorare?

Va considerato che questo tipo di messaggio viene ricevuto anche persone con bassa scolarizzazione, con difficoltà cognitive e da stranieri che non padroneggiano perfettamente l’italiano (o l’inglese). Il testo dovrebbe quindi essere il più possibile semplice e facilmente comprensibile, ma non mi pare che il messaggio di oggi lo sia del tutto.

Testo italiano

La locuzione una volta operativo è potenzialmente ambigua: non tutti potrebbero interpretarlo correttamente e pensare invece che funzionerà una volta sola. Un’alternativa preferibile potrebbe essere quando sarà attivo, con il verbo esplicito, al futuro, e l’aggettivo attivo che fa parte delle circa 2000 parole ad altissima frequenza del lessico di base dell’italiano (De Mauro), più breve e più comunemente usato di operativo.

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Let’s Marche? 🤔

Dopo VeryBello e Open to Meraviglia, una nuova campagna turistica istituzionale che ricorre a uno slogan ibrido in parte inglese e in parte italiano:

logo LET'S MARCHE! IN ITALY, OF COURSE

Let’s Marche! è “il nuovo slogan che accompagnerà la Regione Marche in tutte le sue attività di promozione turistica e internazionalizzazione in Italia e all’estero”. Non mi sembra però una scelta del tutto azzeccata, perlomeno non da un punto di vista linguistico.

In inglese la costruzione let’s si usa per esprimere un suggerimento o una richiesta che riguarda il parlante e una o più altre persone ma, a quanto pare, chi ha ideato lo slogan non ha considerato che deve essere seguita da un verbo. Marche invece è un sostantivo e quindi la frase risulta agrammaticale.

Inoltre, in inglese la regione italiana è nota come the Marche, the Marche region o Le Marche. Senza articolo, Marche è il nome di una delle antiche province della Francia. La scelta di inglobare l’articolo le all’interno di  let’s , operando una risegmentazione arbitraria di let, non mi pare immediatamente riconoscibile al di fuori di un contesto italiano. 

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No, non si dice “from the scretch”

Testo del tweet di @ReportRAI3: “Uno stato membro non può trasferire fondi a un’azienda, in questo caso una compagnia aerea, altrimenti altererebbe la concorrenza. I governi dell’epoca si inventano l’idea di partire from the scretch con una nuova compagnia aerea chiamata ITA Airways” con foto di professore di economia del trasporto aereo dell’Università di Messina

Questo tweet cita un docente universitario che in un programma televisivo generalista ha pronunciato la frase “i governi dell’epoca si inventano l’idea di partire from the scratch con una nuova società chiamata ITA Airways” (minuto 2).

Per me è l’ennesima conferma che l’abuso di anglicismi è inversamente proporzionale all’effettiva conoscenza dell’inglese e mi ha fatto subito pensare ai criteri di condotta di Francesco Sabatini:

1 Sei veramente padrone del significato di quel termine? 2 Lo sai pronunciare correttamente? 3 Lo sai anche scrivere correttamente? 4 Sei sicuro che il tuo interlocutore lo comprende? Quando anche uno solo di questi requisiti non è rispettato, vuol dire che:  stai facendo una brutta figura oppure usi quel termine per pigrizia oppure disprezzi il tuo interlocutore  

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Titan: sottomarino o sommergibile?

Titoli della stessa notizia: 1 Titanic, disperso un SOTTOMARINO di turisti in visita al relitto, restano 70-96 ore d’ossigeno; 2 Un SOMMERGIBILE che porta turisti sul relitto del Titanic è scomparso nell’Atlantico; 3 La maledizione del Titanic, sparito batiscafo di turisti nell’Atlantico

Le parole sottomarino, sommergibile e batiscafo sono usate interscambiabilmente nelle notizie italiane su Titan, un mezzo navale con 5 persone a bordo disperso al largo del relitto del Titanic. Nelle notizie in inglese vengono usati sia submarine che submersible (meno comune submergible) ma OceanGate, la società che opera Titan, lo descrive unicamente come submersible, abbreviato anche in sub

È un ambito a me sconosciuto ma so che la sinonimia perfetta è rarissima e quindi ho cercato di capire quali siano le differenze tra i nomi usati. Ho scoperto così che le caratteristiche distintive di parole che nelle due lingue appaiono corrispondenti in realtà non coincidono.

Sommergibile vs sottomarino

In italiano, per il Vocabolario Zingarelli ciò che distingue sommergibile e sottomarino è dove e come avviene la navigazione:

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Trump e il “cibo per tutti!”

Notiziola dagli Stati Uniti:

Foto di Trump con notizia 1 in inglese, “Trump offered ‘food for everyone’ at Miami restaurant, then left without paying. Donald Trump made a quick stop at famed Miami restaurant Versailles after his second arraignment but his fans were left empty-handed”, e 2 e 3 in italiano, “Donald Trump si è offerto di comprare «cibo per tutti!», ma poi non ha pagato per nessuno. Era un modo per ingraziarsi un gruppo di sostenitori in un noto ristorante cubano di Miami, ma non ha mantenuto la promessa”, Trump, compleanno al ristorante cubano a Miami: «Cibo per tutti, offro io». Ma se ne va senza pagare il conto

Si tratta di una promessa non mantenuta fatta da Trump per allettare i sostenitori che lo stavano acclamando in un noto ristorante cubano di Miami. I media italiani che hanno riportato la frase esclamata da Trump, food for everyone, hanno optato per la traduzione cibo per tutti, che però ritengo inadeguata nel contesto in cui è stata pronunciata. 

La parola inglese food è un tipico esempio di anisomorfismo, l’impossibilità di far corrispondere tutti i significati di una parola in una data lingua a tutti i significati di una parola in un’altra. A seconda del contesto d’uso, del registro e delle connotazioni food può infatti avere un corrispondente nelle parole italiane cibo, cibi, alimento, alimenti, pietanze, [cose da] mangiare, cucina (ad es. Italian food)…

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Parole per dipartite illustri

Titoli: 1 Silvio Berlusconi morto. Meloni: “Fra i più influenti della storia d’Italia”; 2 Mattarella: “Profonda tristezza, ha segnato la storia repubblicana”; 3 Draghi: “Assoluto protagonista amato da milioni di italiani, ha trasformato la politica”. Casini: “Se ne va un’epoca della storia italiana”. Bossi: “per tanti anni per me è stato come un fratello”;  4 Salvini: “Oggi ci saluta un GRANDE ITALIANO. Uno dei più grandi di sempre, in tutti i campi, da tutti i punti di vista, senza eguali”; 5 Il dolore di Putin per Berlusconi, “una perdita irreparabile”

Prendo spunto dalla morte di Silvio Berlusconi per una miniraccolta di parole per descrivere contenuti e toni di notizie sulla scomparsa di personaggi discutibili che in questa circostanza vengono automaticamente riabilitati:

agiografia: tendenza a mitizzare la biografia di un personaggio storico o la narrazione di un evento

apologia (apologetico): discorso o scritto a difesa o a esaltazione di qualcuno o qualcosa

panegirico: discorso con cui si lodano, in modo spesso eccessivo e con toni ampollosi ed enfatici, le qualità di una persona

peana: discorso celebrativo ed encomiastico, spec. ampolloso e magniloquente

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