Traduzione letterale, senza parole!

@terminologia segnale visto da un amico in un negozio di alimentari a Milano, pero' non capiamo il pittogramma.

L’insolita figura stilizzata nel tweet di @Paoblog appare sul distributore di biglietti numerati di un sistema eliminacode prodotto da un’azienda italiana.

Possiamo interpretare correttamente il pittogramma solo se riusciamo a risalire alle parole esatte che rappresenta. Sembrerebbe l’equivalente grafico di una traduzione letterale fatta da una lingua a un’altra usando la prima parola che si trova in un dizionario bilingue, con la differenza che qui è stata convertita in immagine l’accezione primaria di coda, “estremità posteriore del corpo di molti animali” (anziché “fila ordinata di persone in attesa”).

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Nuove “bombe” di maltempo

Bomba d’acqua in mare aperto

Nelle cronache sul maltempo si sente parlare di bombe d’acqua almeno dal 2014. L’inverno successivo si sono aggiunte le bombe di neve e nell’estate 2016 sono arrivate le bombe di caldo, che all’inizio di giugno 2017 si sono trasformate in bombe di calore. Intanto sono apparse anche le bombe di pioggia.

Ormai qualsiasi fenomeno meteo che ha carattere violento e improvviso viene descritto dai media come “bomba”, una parola ad effetto che non ha alcun significato meteorologico. Ho visto addirittura bombe di umidità durante l’inverno per descrivere la nebbia. Qualche esempio da titoli recenti:

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3 interviste su terminologia, anglicismi e blog

Sono uscite quasi in contemporanea tre interviste che mi hanno coinvolta su alcuni dei miei argomenti preferiti.

Italiano corretto Chiara Rizzo di Italiano Corretto mi ha intervistata sui punti in comune e sulle differenze tra il ruolo del terminologo e quello del traduttore, sull’uso di anglicismi, su come è nato questo blog e sulla mia idea di italiano corretto.

freccia282 La lingua multidimensionale: intervista a Licia Corbolante
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Agrupación de Intérpretes de Barcelona

 Edwina Mumbrú, interprete di AIB, mi ha chiesto cosa significa avere un blog linguistico, come scelgo gli argomenti per i miei post e perché per chi opera professionalmente in ambiti linguistici è rilevante avere una presenza online.

freccia282[4] Terminology on Social Media: An Interview with Licia Corbolante
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Il travel ban di Trump NON è un bando

[Giugno 2017] Aggiornamenti dagli Stati Uniti, in inglese e in alcuni titoli italiani, su un provvedimento controverso voluto dal presidente Donald Trump: “Supreme Court allows most of Trump’s Muslim travel ban until further review” – “La Corte Suprema: il bando sui migranti dai Paesi musulmani torna parzialmente in vigore” – “Muslim ban, da COrte suprema parziale via libera a bando Trump” – […] bando musulmani […] – bando anti-musulmani

La traduzione letterale di ban con bando è un errore: si tratta infatti di falsi amici.

Ban in inglese

In inglese il sostantivo ban identifica an official or legal prohibition, quindi un divieto emesso da un’autorità, ad es. un decreto, che impedisce di fare o usare qualcosa. Esempi: smoking ban è il divieto di fumo, alcohol advertising ban è il divieto di pubblicizzare alcolici.

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Storie di batteri…

Ha fatto notizia un errore di grammatica nel testo della seconda prova d’esame dell’indirizzo alberghiero ed enogastronomico agli esami di maturità 2017:

  «Con riferimento alle buone pratiche di produzione e igiene, il candidato spieghi un comportamento non corretto che può causare la contaminazione batterica di un alimento e un altro comportamento che può favorire la riproduzione di un battere»

Il singolare di batteri è batterio. La forma *battere è un errore dovuto a un fenomeno di rianalisi, probabilmente attribuibile all’influsso di termini medici e scientifici in –ere quali sfintere, uretere e clistere, come spiega l’Accademia della Crusca.

batterioDall’archivio del blog: post a contenuto batterico!

freccia282 Batteri e bacilli (e cetrioli mutanti) riporta l’etimologia di due parole con la stessa associazione, il bastoncino, ma che derivano una dal greco e l’altra dal latino.

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Oh deer…

cervo con guantoni a forma di zampe d’orso, rivolto a un orso: “I’LL FIGHT YOU WITH MY BARE HANDS” Risposta dell’orso con occhi alzati al cielo: “OH DEER”

Questa vignetta di cui ignoro l’autore mi ha divertita perché ho un debole per i giochi di parole con omofonia, qui bear – bare e deerdear.

Oh dear! è un’espressione che esprime stupore, sbigottimento, irritazione ecc. in reazione a qualcosa di spiacevole o di negativo, spesso imprevisto (cfr. poveri noi!, ah, povero me!).

La parola deer evidenzia un’asimmetria tra inglese e italiano (anisomorfismo): nel lessico comune inglese deer può indicare genericamente più animali dei cervidi che invece in italiano distinguiamo con nomi diversi: cervo, cerbiatto (Bambi nel cartone animato Disney è un white-tailed deer), capriolo (roe deer o roe, se maschio roebuck), daino (fallow deer), renna (reindeer)… Un’ulteriore differenza è che per alcuni di questi animali in inglese si possono usare nomi diversi in base al sesso: stag se maschio e doe se femmina.

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*traccie e altri tipi di errori

Notiziola dal Corriere della Sera:

Traccie con la «i» sul sito del Miur   Sfottò in Rete per il ministero. Errore blu di ortografia sul sito del ministero dell’Istruzione proprio alla vigilia della Maturità. La «svista» ha fatto subito il giro dei social network. Le scuse del ministero

Il Ministero ha poi corretto *traccie in tracce e ha diffuso una  nota in cui si legge: «Abbiamo visto il refuso sul sito degli Esami di Stato e siamo subito intervenuti per farlo correggere. Si tratta di un errore di battitura, di un errore materiale […]».

Le parole che ho evidenziato – errore di ortografia, svista, refuso, errore di battitura, errore materiale – sono veramente sinonimi intercambiabili?

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Rete REI: la narrazione dell’UE e sull’UE

Lunedì 19 giugno 2017 a Roma c’è un convegno organizzato dalla Rete per l’eccellenza dell’italiano istituzionale (REI) per il 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma.

La narrazione dell’UE e sull’UE a 60 anni dai  Trattati di Roma: dall’utopia realizzata alla disillusione?

Il tema è la La narrazione dell’UE e sull’UE, raccontata da due punti di vista: delle istituzioni europee e dei media. Si possono seguire gli interventi in streaming dalle ore 9:30. 

Spero si discuta anche di terminologia: nelle notizie sull’UE si notano spesso incongruenze tra termini usati dalle istituzioni europee e quelli per cui optano invece i giornalisti, ad esempio anglicismi assenti dai testi ufficiali come il famigerato hotspot.

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Divieti fatti con i piedi

Ci sono sviluppi sulla frase descritta ieri in Francese in stazione: peu importe: pare c’entri la compagnia teatrale francese CombatsAbsurde che chissà come è riuscita a far apparire la propria tagline sui cartelli delle scale mobili della stazione di Bologna Centrale.

CombatsAbsurde. Ou l’inverse, Peu importe.  

Vietato strusciareDettagli nei commenti, dove trovate anche alcune osservazioni sul divieto caratterizzato da una scarpa sospesa a mezz’aria:

Un lettore si domanda cosa voglia dire: non si può stare in punta di piedi? non si possono dare calci ai gradini? non si possono abbandonare le scarpe sulle scale mobili?

Senza descrizione è difficile capire cosa vieti. È l’ennesimo esempio di Simbolo arbitrario, concetto poco chiaro.

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Francese in stazione: peu importe!

Nel 2017 ai lati delle scale mobili in un sottopassaggio della stazione di Bologna sono apparsi nuovi cartelli alti e stretti con 4 segnali di obbligo e 8 di divieto. La novità è che in aggiunta alle solite scritte in italiano e in inglese – in questo caso Obbligatorio / Mandatory e Vietato / Forbidden – stavolta in mezzo ai divieti c’è anche una frase in francese:

Ou l’inverse. Peu importe
(fare clic sull’immagine per vedere i dettagli)

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Open data a rischio openwashing

Ultimamente si discute molto di open data, i dati resi disponibili gratuitamente in formati aperti con una licenza che consente di riutilizzarli, modificarli e condividerli liberamente, cfr. Open data per la pubblica amministrazione.

Si sta diffondendo anche il neologismo openwashing (grafia alternativa open washing), che nel contesto open data indica l’azione di presentare come “aperti” dati che in realtà non lo sono perché incompleti, non sufficientemente dettagliati, non facilmente riutilizzabili, con particolari restrizioni d’uso ecc.

“Open-washing” – The difference between opening your data and simply making them available

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Grazie!

Anche quest’anno un ottimo risultato per il mio blog al concorso Top Language Lovers.