Stai manzo!

Stay beef! è la traduzione maccheronica scherzosa dell’espressione colloquiale romanesca stai manzo, un invito a stare calmo e tranquillo. Non ha però nulla a che vedere con l’animale: manzo sarebbe una forma alternativa a manso, abbreviazione di mansueto.

Mi è venuta in mente comunque quando ho visto questa vignetta di Scott Hilburn:

Vignetta con tre buoi, uno impazzito con il marchio 666 sulla fronte e gli atri due vestiti da preti, uno dei quali brandisce una croce mentre l’altro gli dice “father, look, the mark of the beef”. Didascalia: the oxorcist 

Si notano due giochi di parole: the mark of the beast, il marchio della bestia, diventa the mark of the beef, il marchio del manzo, ed exorcist diventa oxorcist, da ox, il bue.

Ne prendo spunto per ricordare una peculiarità dell’inglese: a differenza di altre lingue, per alcuni mammiferi sono usati nomi diversi per gli animali vivi e per la loro carne usata come alimento.

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Zucche e verruche (e metatesi)

Zucca di Halloween sul lettino dello psicanalista: “In questo periodo mi sento come svuotata”
Vignetta: Fabio Magnasciutti

In questo periodo si sente spesso dire che è il mese della zucca e così mi è venuta la curiosità di conoscere l’origine del nome dell’ortaggio.

Metatesi a distanza

Ho scoperto che zucca è allotropo di cocuzza o cucuzza, al sud parola usata non solo con i significati figurati di testa e soldi ma anche come nome di ortaggio, come ad es. la tipica zucchina lunga siciliana.

Gli allotropi sono parole di una lingua che hanno la stessa etimologia ma sfumature stilistiche oppure significati diversi, come ad es. malinconia e melanconia e vizio e vezzo. Zucca e cocuzza, nella forma più antica cucuzza, hanno origine entrambe dal latino tardo cucutia*, una cucurbitacea.

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“Che vuoi?” Un’emoji, più gesti, molti nomi

L’emoji più italiana di tutte arriva finalmente su iPhone. Nella nuova versione di iOS c’è anche la mano con i polpastrelli uniti, il nostro “che vuoi?”. Insieme ad altri 116 pittogrammi

Nelle notizie di inizio ottobre 2020 è riapparsa una nuova emoji che aveva già fatto parlare di sé come tipico gesto italiano qualche mese fa, quando il consorzio Unicode aveva annunciato le nuove emoji dell’aggiornamento 13.0.

È stata aggiunta grazie alla proposta di un italiano, Adriano Farano, che in un’intervista ha spiegato come ha avuto l’idea e come l’ha concretizzata nella proposta presentata a Unicode,  “What do you want?” Pinched Fingers Emoji Proposal, un documento ricco di riferimenti culturali.

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Falsi amici sicofanti

In un’intervista recente il Ministro della Salute Speranza ha discusso della propria proposta di vietare tutte le feste private come nuova misura anticontagio contro il COVID-19.

Fabio Fazio: “Come si fa a vietare una festa? Chi va a controllare?” Roberto Speranza: “Quando c’è una norma va rispettata […] Aumenteranno anche i controlli, ci saranno segnalazioni”

Incalzato sui controlli, Speranza ha affermato che si aspetta il rispetto della norma da parte dei cittadini ma ha anche accennato che “ci saranno segnalazioni”.

È bastato per alimentare polemiche con ipotesi di una futura quotidianità di delazioni, inviti a fare la spia e ritorno alla Stasi, con delatori, collaborazionisti, kapò, spie condominiali e sicofanti (anche da ballatoio).

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Conversazioni da social

Ho visto per caso questo scambio di tweet poco cortese ma rappresentativo di una forma ricorrente di comunicazione sui social nel 2020 (nomi rimossi perché irrilevanti):

Persona 1: “si vede che non capite proprio un cazzo. Statodiemergenza è importante, visto che il vaccino ancora non lo abbiamo, coglioni che non siete altro, che non mettete  manco la mascherina” – Persona 2: “Il coglione è lei… aria trollino” – Persona 1: “Lei è peggio. Ok boomer” – Persona 2 “Click” – Persona 3: “Che cringe”

Si nota innanzitutto l’offesa facile e un uso particolare del lei, che qui non è una forma di cortesia ma un modo per prendere e sottolineare le distanze. Per me però gli aspetti più interessanti sono lessicali.

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Singular they presidenziale

Michelle Obama si è rivolta agli americani con un video in cui li invita a votare per Joe Biden alle prossime elezioni presidenziali. Uno dei passaggi più citati evidenzia anche un uso particolare dei pronomi di terza persona in inglese:

foto di Michelle Obama e testo: After seeing the presidency up close for eight years, maybe the most important thing I’ve learned about the job is that how a president focuses their time and energy in office is a direct reflection of the life they’ve lived before entering the White House. A president’s policies are a direct reflection of their values, and we’re seeing that truth on display with our current president, who has devoted his life to enriching himself.

Singular they

Ho evidenziato in giallo il cosiddetto singular they, l’uso del pronome (e dell’aggettivo possessivo) di terza persona plurale anche se il soggetto è una singola persona.

Nell’uso contemporaneo il singular they ha tre funzioni diverse, di cui una molto recente, che ho descritto in Cos’è il singular they e come si usa. In questo caso è usato per riferirsi genericamente a una persona il cui sesso non è rilevante.

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In inglese 2020 è anche una parolaccia

At what point can we just start using 2020 as a swear word? As in… abso-2020-lutely! What in the 2020?! That’s a bunch of 2020! Go 2020 yourself.

La vignetta illustra un aspetto della lingua inglese che mi piace molto: la facilità con cui viene usato il meccanismo di transcategorizzazione che assegna una categoria grammaticale diversa a una parola esistente, senza modificarne l’aspetto. Avviene soprattutto attraverso la conversione di sostantivi in verbi (verbing o verbification) ma c’è molta flessibilità anche con altre parti del discorso.

Negli esempi il numerale 2020 è stato convertito in un infisso* (abso-2020-lutely), in un nome (in the 2020, bunch of 2020) e in un verbo (go 2020 yourself) che hanno la stessa funzione di volgarità quali fucking, hell, (bull)shit, fuck. 

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Giornata mondiale della traduzione 2020

poster International Translation Day 2020
poster di Liza Gunenko per FIT

Il 30 settembre di ogni anno si festeggia la Giornata mondiale della traduzione, data scelta perché è anche San Girolamo, il santo patrono dei traduttori.

Nel 2020 è inevitabile che il tema della giornata sia legato all’emergenza coronavirus: Finding the words for a world in crisisTrouver les mots pour un monde en crise.

Da qualche giorno sui social si possono trovare informazioni sulla traduzione e interventi di traduttori e altri esperti. Su Twitter, ad esempio, si possono trovare grazie agli hashtag #GiornataInternazionaleDellaTraduzione e #GiornataMondialedellaTraduzione in italiano, #InternationalTranslationDay e #ITD2020 in inglese e #JMT2020 in francese.

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Il cash di supercashback

Titoli: 1 Bonus bancomat: cashback, super-cashback e lotteria degli scontrini dal 2021; 2 Super cashback e cashless, ecco il piano del governo; 3 Cashback e supercashback in arrivo

Un anno fa in Manovra 2020, tra cashless e cashback avevo espresso perplessità sull’uso disinvolto di due anglicismi che risultano molto simili per chi non conosce l’inglese.

Sono ricomparsi nelle notizie di settembre 2020 e a distanza di un anno la novità è un nuovo anglicismo, riportato con due grafie alternative, super cashback e supercashback. È apparso per la prima volta in un’intervista a Giuseppe Conte pubblicata il 24 settembre dal quotidiano La Stampa, ma finora non si trova ancora nessuna occorrenza nei siti governativi.

Ecco quanto ha affermato Conte:

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Cringissimo!!

Alcuni esempi di tweet con un aggettivo sempre più usato sui social, in particolare nel linguaggio giovanile

frasi di esempio: momento cringissimo #BallandoConLeStelle; ho trovato delle cose cringissime di mesi fa, voglio sotterrarmi; cringissimo mi vergogno di me stessa; cringissima questa puntata #Uominiedonne; la mia fase da fissata con gli anime era cringissima: pupo e antonella cringissimi vi prego toglieteli e mettete Malgioglio #GFVIP

Il superlativo assoluto cringissimo, come il sostantivo cringiata e il verbo cringiare, derivano dall’anglicismo cringe e sono esempi di neoformazione ibrida: una parola o un elemento radicale da un’altra lingua che viene combinato con un affisso o un’intera parola italiana.

Questa produttività è un segno che l’anglicismo cringe è già molto diffuso, perlomeno in alcuni ambiti. Forse non tutti però ne conoscono il significato oppure si domandano se vada considerato un forestierismo insostituibile, utile o superfluo.

Per capirlo credo si debba innanzitutto inquadrare l’uso di cringe in inglese.

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Cuori, mascherine e traduzione

hashtag #WearAMask e #IndossaLaMascherina

Nell’interfaccia web di Twitter viene associata automaticamente un’emoji (“hashflag”) ad alcuni hashtag promozionali o ad alta visibilità. Ora tra questi c’è un’intera serie plurilingue che invita all’uso della mascherina, sul modello dell’inglese #WearAMask.

E c’è anche una sorpresa: se si segnala il proprio Mi piace “cuorando” un tweet che contiene uno di questi hashtag, nel passaggio dal cuoricino vuoto cuore bianco a quello rosso cuore rosso appare brevemente una faccina con la mascherina emoji mascherina.

#WearAMask in italiano

È una trovata simpatica che però si fa notare anche per alcuni aspetti linguistici.

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Il terribile medicane

Alcuni titoli di notizie meteo del 17 settembre 2020:

Titoli: 1 È allerta “medicane” nel Mediterraneo; 2 MEDICANE, uragano mediterraneo, attivo sul mar Jonio; 3 Le correnti dell'uragano Medicane; Ciclone Medicane, incubo sul Mediterraneo

Sono solo quattro esempi ma sufficienti per evidenziare confusione nell’uso della parola medicane e per riflettere sull’opportunità di adoperarla nella comunicazione generalista.

Medicane in inglese

In inglese medicane è un nome breve e informale che identifica un ciclone mediterraneo ed è usato in alternativa al termine tropical-like cyclon (TLC), in italiano ciclone simil-tropicale (per informazioni sul fenomeno: Medicane, cosa sono? Facciamo chiarezza del meteorologo Luca Lombroso).

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Regionalismi: allora poi!

Campione di 466 persone che su Twitter hanno risposto a una domanda sul significato dell’esclamazione allora poi:

Minidialogo sul nome “Daily Tampon”: — “Ma perché non hanno verificato che avesse senso e non hanno consultato qualcuno che l'inglese lo sa?” — “Eh, allora poi!” Usate anche voi o comunque vi risulta familiare l'esclamazione “ALLORA POI”?

Molti non ne conoscevano il significato perché allora poi è un regionalismo – una parola, una locuzione o un costrutto tipici di una determinata area geografica. Si dice in Romagna, calco della forma dialettale alôra pu, a Bologna, a Modena e in qualche altra zona limitrofa.

Si può usare in più situazioni con significati diversi, ad esempio per rimarcare con ironia che si è pienamente d’accordo con un commento critico fatto in riferimento ad altri.

Altri esempi d’uso raccolti su Twitter:

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Da smart working a south working

Alcuni esempi di titoli con il neologismo south working, apparso nei media italiani per la prima volta alla fine di giugno 2020:

Titoli: 1 South working: il lavoro smart dal Sud  2 Smart Working? Home Working? No, South Working…  3 Vivi al sud e lavori per il nord. La rivoluzione Southworking   4 South Working, per il sociologo De Masi è destinato a durare: “Una manna per il Meridione”

Nelle intenzioni di chi l’ha coniato, south working denota lavoro da remoto per un’azienda del nord Italia svolto in modalità smart working da persone che risiedono al sud ed evitano così di spostarsi lontano da casa e di sostenere le spese di un trasferimento, e allo stesso tempo contribuiscono all’economia locale.

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