Scopo dei glossari… e nocciolo degli affari

Quando si crea una raccolta terminologica, prima ancora di decidere la struttura dei dati è essenziale definirne scopo e destinatario, anche se si tratta di un glossario di poche decine di voci. Può sembrare ovvio, eppure ignorare queste indicazioni di base è spesso causa di raccolte non accurate e/o che non incontrano le aspettative dell’utente.

Ci pensavo dando un’occhiata a un sito italiano [non più disponibile] che si prefigge di contrastare l’uso smodato dei prestiti dall’inglese. Viene proposto un glossario il cui scopo è dare un “aiuto per vincere la pigrizia e riscoprire il vecchio amore per la nostra lingua” con “esempi delle parole inglesi più utilizzate e l’alternativa prevista invece dall’italiano.  

Ci si aspetterebbe un elenco di prestiti di lusso e corrispettivi sinonimi italiani intercambiabili, come weekend fine settimana, e che i prestiti di necessità (o forestierismi insostituibili) ne siano esclusi. Non è così, anzi, è difficile identificare i criteri di compilazione del glossario, e si rilevano invece problemi abbastanza tipici.

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Terminologia: alcuni riferimenti bibliografici

In un contesto generico di solito con terminologia si intende:

1 Il lessico specifico di un settore specializzato (un insieme di termini)

Ho accennato più volte agli ulteriori significati usati in ambiti linguistici e/o specialistici:

2 Una disciplina teorica

3 La ricerca, la documentazione e il riutilizzo coerente dei concetti e dei termini ad essi associati (il lavoro terminologico)

Per queste due ultime accezioni aggiungo di seguito una bibliografia di base che include alcuni libri, pubblicazioni di enti pubblici e standard ISO di riferimento.

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Earworm, Ohrwurm e “Strüdel”

Peccato che in italiano non ci sia un equivalente della parola tedesca Ohrwurm (in inglese c’è il calco di traduzione earworm*), estremamente efficace per descrivere l’orrendo motivetto tiroleggiante** che oggi, complice una martellante pubblicità radiofonica, non riesco a togliermi dalla testa. O forse si potrebbe dire tarlo musicale?

striscia di Pearls Before Swine
Striscia: Pearls Before Swine di Stephan Pastis

Potrei provare a seguire i consigli per eliminare il “verme” in The Definitive Guide To Earworms, dove si trovano anche vari sinonimi come i termini haunting melody, usato in psicanalisi, e involuntary musical imagery (INMI), coniato da Oliver Sacks (che informalmente usa anche brainworm), e le parole più scherzose humbug, musical hook, tune wedgie, sticky tune, demon tune ecc.

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Leggi e dizionari (negli Stati Uniti)

imageJustices Turning More Frequently to Dictionary, and Not Just for Big Words (New York Times) riferisce che i giudici della corte suprema degli Stati Uniti ricorrono sempre più spesso ai dizionari per determinare il significato di parole controverse in leggi esistenti, un approccio noto come textualism.

Gli esempi riportati mostrano che si tratta anche di lessico generico, ad es. parole estremamente comuni come now, also, any, if. Sembra inoltre che non ci sia alcuna concordanza di opinioni su quali siano i dizionari di riferimento e come debbano essere usati, ma che i giudici citino i dizionari le cui definizioni meglio si adattano al punto che vogliono provare.

I lessicografi interpellati sono molto perplessi e ricordano che i dizionari possono avere finalità diverse ma sicuramente non si prefiggono di circoscrivere rigorosamente il significato di ogni parola: si limitano a descriverne gli usi nel lessico comune e potrebbero non includere specifiche risemantizzazioni ristrette ad ambiti specialistici.

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