Boots: stivali, scarponi e scarpette

Durante il primo webinar Terminologia: i ferri del mestiere ho accennato all’anisomorfismo, ossia ai problemi di equivalenza tra sistemi concettuali di lingue diverse, e quindi di corrispondenza a volte solo parziale tra le designazioni (parole) che rappresentano i singoli concetti.

Calzature alte inglesi e italiane

Un esempio tipico di anisomorfismo è la parola boot, che in inglese designa il concetto “calzatura che copre il piede e parte della gamba”.

immagine che rappresenta il sitema concettuale inglese di BOOT raffrontato a quello italianoIn italiano non c’è un concetto equivalente: abbiamo “calzatura alta fino al ginocchio od oltre”, “calzatura alta fino alla caviglia o al polpaccio” e “calzatura con suola spessa e robusta, alta almeno fino alla caviglia”, rappresentati dalle parole stivale, stivaletto e scarpone, con qualche sovrapposizione di significato.

Stivali o scarponi?

Ci ripensavo guardando una raccolta di foto di un’installazione a San Francisco fatta con calzature di soldati americani. Secondo me si tratta di scarponi, secondo l’articolo di stivali: errore di traduzione o terminologia effettivamente usata in ambito militare?

boots-stivali

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design ≠ design

Il doodle di Google del 20 marzo festeggia il primo giorno di primavera astronomica. Nella descrizione inglese appare l’informazione Design by Marimekko.

Design di Marimekko

La traduzione italiana, Design di Marimekko, non mi sembra corretta.

In italiano il prestito design può significare “processo di progettazione, ideazione, ricerca creativa” oppure “aspetto o forma di un oggetto di produzione industriale che risponde a specifici criteri estetici e funzionali”.

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Intercomprensione: la parola Internet

In linguistica si parla di mutua intelligibilità o intercomprensione / intercomprensibilità quando i parlanti di lingue diverse si capiscono anche se non hanno mai imparato gli uni la lingua degli altri, come può succedere tra norvegesi e svedesi.

Applicando lo stesso principio alle parole, ce ne sono parecchie che sono riconoscibili internazionalmente, in particolare marchionimi (ad es. Coca-Cola, Google) ma anche parole del lessico comune, come OK.

Internet

Ci pensavo guardando la voce Internet del Collins English Dictionary, che ha una nuova interfaccia che include anche il lemma corrispondente in più di venti lingue, ognuna con pronuncia.

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spread, differenziale e differenza

spreadIeri i media online titolavano dando grande risalto alla notizia che lo spread era sceso sotto i 300 punti, facendo poi quasi sempre seguire la spiegazione che lo spread è il differenziale tra Btp e Bund tedeschi.

Come è già stato fatto notare da altri (ad es. da .mau., matematico), sarebbe invece preferibile parlare di differenza di rendimento. Vari dizionari registrano l’uso improprio di differenziale, ad es. nel Vocabolario Treccani si legge:

Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriamente con il significato di differenza, divario: ridurre i d. salariali o retributivi (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi.

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un look ancora più fashion

Cartello sulla vetrina di un negozio di Milano temporaneamente chiuso per ristrutturazione:

vetrina Accessorize

5 parole inglesi su 9, mi sembra un bel record!

Ho fatto la foto anche perché è da tempo che ho notato che in italiano i sostantivi inglesi fashion e glamour sono usati come aggettivi. Mi domando se sia un adattamento voluto (eccessiva lunghezza degli aggettivi fashionable e glamorous?) o un’interpretazione errata della sintassi inglese, dove alcuni sostantivi possono fungere da aggettivi con funzione attributiva (ad es. fashion trends) ma non predicativa (even more fashionable e non *even more fashion).

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L’italiano e i suoni di Topolino & Co.

vignetta Topolino 1949Gulp! La lingua delle nuvolette è uno speciale del Portale Treccani dedicato all’italiano dei fumetti.

Chi è (o è stato) un lettore appassionato del periodico Topolino apprezzerà Paperus in fabula… Tesori di lessico ludico di Daniela Pietrini, che con vari esempi evidenzia l’espressività delle storie, molto innovative dal punto di vista lessicale e caratterizzate da “un’inedita mescolanza di elementi colloquiali e ricercati”.

Da bambina ero abbonata a Topolino e ricordo ancora alcune delle parole che avevo imparato leggendolo, come torpedone, tanghero, gaglioffo, turlupinare, tapino e certame (delle nevi, una gara di sci). E poi anni dopo, era stata una piacevole sorpresa scoprire che quasi tutte le onomatopee (GASP, GRUNT, GULP, GURGLE, SOB, MUMBLE, YUK…) erano anche verbi inglesi, seppure con pronunce per me del tutto nuove: inimmaginabile che SIGH si dicesse /sʌɪ/!   

A questo proposito ho riguardato una ristampa del primo numero del libretto Topolino, del 1949, per capire se le onomatopee fossero le stesse già allora.

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