In inglese il corsivo è (anche) italico

Aggiungo una nota terminologica suggerita dai commenti a Corsivo e riconoscimento della scrittura, dove si è accennato ad alcune differenze di calligrafia tra inglesi e americani.

In italiano la stessa parola, corsivo, identifica concetti che in inglese hanno nomi diversi, un esempio di anisomorfismo:

  1. il tipo di scrittura a mano con le lettere unite le une alle altre è noto come joined-up writing in inglese britannico, mentre in inglese americano si parla di cursive, che identifica uno specifico tipo di scrittura “obliqua” (esempio qui) ora in declino perché non più obbligatorio nei programmi delle scuole elementari;
  2. il carattere tipografico che ha l’occhio delle lettere inclinato verso destra si chiama italics (etimologia: la provenienza del carattere corsivo introdotto nel XVI secolo dal tipografo italiano Aldo Manuzio il Vecchio). Il verbo italicize, “formattare in corsivo”, se riferito alla scrittura a mano o dattilografata ha il significato più generico di “evidenziare”, ad es. con la sottolineatura.

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Italolive

Ho sorriso quando ho ricevuto un email da Italolive intitolato Accesso a Italolive perché sul momento ho pensato a una pubblicità di un’azienda di prodotti oleari e non a una comunicazione sulla connessione Wi-Fi di Italo, il treno sul quale stavo viaggiando.

Come dicevo qui, nella scelta di nomi di prodotti e servizi andrebbero incluse analisi sulla pronuncia e sull’aspetto delle parole per prevenire ambiguità o interpretazioni indesiderate, ad es. in questo caso sarebbe bastato aggiungere uno spazio: Italo live.

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Corsivo e riconoscimento della scrittura

CorsivoCredo che la parola corsivo faccia pensare innanzitutto a uno stile di formattazione dei caratteri e solo in contesti specifici al significato prevalente anni fa, il tipo di scrittura insegnato alle scuole elementari e ora sempre meno usato.

Sulla disabitudine a scrivere a mano indotta dai computer ho trovato riferimenti e spunti interessanti in Col corsivo corrono i pensieri. Nei commenti viene citata la “scrittura a mano” sui tablet e ho pensato di aggiungere qui qualche dettaglio perché, anche se forse potrebbe sembrare paradossale, i sistemi di riconoscimento della grafia preferiscono proprio il corsivo, in cui le lettere sono unite le une alle altre, ad altri tipi di scrittura come lo stampatello, in cui le lettere sono separate.

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Metafore e terminologia informatica 2

Esistono vari studi sull’argomento metafore nella terminologia informatica. In A corpus-based study of metaphor in information technology (2003), Sattar Izwaini ha individuato una serie di “set semantici” relativi a computer e Internet che possono dare alcuni spunti per il lavoro terminologico nella localizzazione del software. Di seguito una sintesi della classificazione proposta.

The computer is: 

a living being: client, conflict, dialogue (conversation between the computer and the user), generation, language, memory, widow/orphan, sleep. awake, freeze, virus, and bug (it can get ill);
a workshop: download, equipment, hardware, install, load, template, utility, and tools;
an office: attachment, desktop, directory, document, file, folder, mail, trash can, and wastebasket;
a building/place: architecture, library, sign in and log in, sign out and log out, platform, port, window, and workstation;
a soldier: combat, command, and instructions.

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Figurine, carte e card (e sticker)

Una tecnica di fidelizzazione adottata da parecchi supermercati prevede che ogni x euro di spesa si ottenga una bustina di figurine da incollare in un album.

In alcune promozioni le bustine non contengono figurine adesive ma cartoncini rettangolari da inserire in un raccoglitore, del tutto simili a carte da gioco (sia tradizionali con i semi che parte di vari giochi da tavolo) ma descritti con la parola inglese card.

…facendo la spesa alla COOP, potrai collezionare le 144 fantastiche card della raccolta Avventura nella Natura. Ogni 15 euro di spesa (scontrino unico) riceverai una bustina contenente 4 card da collezione.

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Metafore e terminologia informatica 1

Tech talk, un intervento apparso due giorni fa in Macmillan Dictionary Blog, afferma che la maggioranza dei termini informatici che in inglese descrivono nuove funzionalità e oggetti destinati ad avere una grande diffusione e visibilità non sono nuove parole ma nuovi significati attribuiti a parole esistenti. Sottolinea inoltre che le parole comuni associabili ad oggetti fisici, al corpo umano e alle sue azioni e i suoi sensi sono quelle preferite per designare concetti altrimenti non familiari.

Shell is an example of a word pattern that can be observed throughout the lexicon of computer technology and the Internet: the majority of words for new concepts, functions, and objects that get firmly established are not neologisms; they’re new senses of old words, and the words we like best for newfangled and unfamiliar things are well-known, familiar words that are not very far removed from physical objects, sense data, and our bodies.

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weekend – we can

locandina trasmissioneNel fine settimana a Rai Radio 2 mi è capitato di sentire un programma di musica rock con un titolo che mi ha incuriosita, Yes, Weekend.

Mi ha fatto subito pensare a Yes We Can, lo slogan della campagna elettorale di Barack Obama del 2008. Nel sito della radio ho avuto conferma del riferimento: l’immagine scelta per la trasmissione richiama esplicitamente un noto ritratto del presidente americano (“Hope” poster).

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lost in the cloud

vignetta: geek&pokeMarco in Cloud e lessico comune ha citato un sondaggio [2012] da cui risulta che la maggioranza degli americani pensa che il cloud computing abbia a che fare con le condizioni fisiche atmosferiche, tanto che il 51% ritiene che il maltempo possa interferire con il cloud computing.

Alla domanda cosa sia the cloud, solo il 16% ha risposto che si tratta di uno spazio online per archiviare, elaborare e condividere dati, mentre il resto pensa sia davvero una nuvola (“fluffy white thing”) o ha dato le risposte più disparate, tra cui carta igienica, paradiso, fumo, droghe, tristezza, luogo di incontro ecc. E per chi ha risposto correttamente, il principale vantaggio del cloud computing è quello di poter lavorare nudi…

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narrative ≠ narrativa

Una mia previsione sulle elezioni presidenziali americane 2012: in alcuni media italiani aumenteranno i riferimenti alla narrativa. Qualche esempio recente:

La narrativa di Romney si richiama soprattutto al valore del fare impresa e del correre il rischio.

In questi 60 giorni prima del voto Obama ha ancora la possibilità di imporre la sua narrativa.

Biden è diventato un attore fondamentale, anche se il suo ruolo nella narrativa elettorale è completamente diverso da quello di Ryan.

Non vuol dire che i candidati americani si stanno dando alla letteratura ma, più banalmente, che ci sono giornalisti italiani che raccontano la politica americana prendendo spunto da testi in inglese e tra loro c’è chi stenta a riconoscere un falso amico.

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Misuratore “caudale”

Carla Crivello di Buone Idee / Good Ideas mi segnala il cartello visto in una banca:

Si comunica alla gentile clientela di ritirare il biglietto numerato al codometro blu posto all'inizio del salone.

Come twitterologo, anche codometro è un esempio di parola che suggerisce un significato diverso da quello previsto: il suffisso –metro indica uno strumento di misurazione e non di regolazione e infatti c’è chi usa codometro per indicare un “misuratore di attese”. In questo caso il contesto e le conoscenze enciclopediche risolvono le ambiguità ma non credo sia casuale che venga specificato anche il colore del dispositivo.

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Twitterologo

In un articolo del Corriere della Sera sulla morte del cardinale Martini si legge:

“Il popolo di Twitter gli ha reso omaggio anche per questo, con qualche punta polemica, dai twitterologi famosi alla gente comune […]” – da “Il cardinal Martini e il fine vita” di M. Antonietta Calabrò (Corriere della Sera online, 1 settembre 2012)

Mi domando che significato vada attribuito alla parola twitterologo. Il suffisso –logo suggerisce “esperto di Twitter”, dal contesto invece parrebbe che si intenda “chi su Twitter è molto seguito o influente”, però l’unico esempio citato, @PieroSansonetti, al momento non raggiunge i 2000 follower e quindi non pare particolarmente influente (conoscenza dei social media e seguito – numero di follower – non sono comunque sinonimi).

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