No horsemeat please, we’re British!

BBC – immagine BBC NewsScandalo in Gran Bretagna: negli hamburger di manzo venduti da diversi supermercati è stata trovata carne di cavallo, da quelle parti l’equivalente di un tabù alimentare, mentre in Italia e Francia la carne equina si mangia senza alcun problema.

I media britannici si interrogano su questa avversione e danno varie spiegazioni: i cavalli, a differenza di mucche, maiali e pecore, sono considerati pet, animali “da compagnia” e quindi si forma un attaccamento emotivo (stessa ragione per cui non si mangiano neanche i conigli) e storicamente i cavalli non sono mai stati considerati un alimento ma mezzi di trasporto e animali da lavoro, con un ruolo fondamentale nelle guerre.

Sono tutte motivazioni che dovrebbero valere anche in altri paesi europei, e allora come si spiega questa differenza culturale?

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Phablet, un brutto nome?

foto Samsung Galaxy NoteUltimamente stanno avendo molto successo i phablet, i dispositivi mobili con uno schermo touch screen di dimensioni tra i 5 e i 7 pollici. Phablet è una parola macedonia formata da phone + tablet, già segnalata nei commenti a Ultrabook, notebook e altri –book. Come suggerisce il nome, descrive un ibrido tra uno smartphone e un tablet.

Sembra però che in inglese la parola phablet risulti molto sgradevole. Ne parlano Why We Hate the Word ‘Phablet’ So Much e The Not-So-Fabulous "Phablet", con considerazioni linguistiche familiari a chi si occupa di valutazioni di globalizzazione:

1) non è una parola macedonia efficace perché i lessemi che la compongono non condividono alcun fonema e perché viene usata solo la consonante iniziale della prima parola e le parti centrale e finale della seconda, una fusione poco bilanciata che raramente funziona;

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Nuova “punteggiatura vocale”: hashtag

hashtag - vignetta geek&poke 2008

Vignetta: geek&poke      

I segni di punteggiatura sono nati per riprodurre in forma scritta l’espressività della voce. Si sono rivelati così efficaci che sono stati adottati dal linguaggio orale: locuzioni come punto (e basta), tra parentesi, aperta parentesi / chiusa parentesi, tra virgolette (e le virgolette mimate con le dita) sono molto comuni ed esistono anche in altre lingue.

Nell’inglese parlato nel 2012 è apparsa una novità: ora anche la parola hashtag viene usata come segno di “punteggiatura vocale”, a imitazione dell’uso ironico degli hashtag nelle conversazioni in Twitter. Lo descrive The Guardian a proposito di cambiamenti linguistici recenti:

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Etimitologia

vignetta xkcd
Wrong Superhero: vignetta di xkcd

Etimologia italiana online

Due interventi interessanti di linguisti italiani sulle etimologie spesso infondate che si trovano online: Wikipedia e le conoscenze etimologiche degli italiani di Mirko Tavosanis e Le fesserie etimologiche di Wikipedia (e non solo) di Michele Cortelazzo. Molti errori sarebbero imputabili a un’opera molto consultata perché accessibile online, il Vocabolario etimologico di Ottorino Pianigiani (1907), che però è “scientificamente impresentabile”, “un reperto archeologico in rete”.

Etymythology

La discussione mi ha fatto venire in mente una parola inglese che mi è piaciuta molto, etymythology, una “leggenda metropolitana in versione lessicale”. È una forma estrema di folk etymology, l’interpretazone arbitraria ma molto diffusa dell’origine di una parola, ad es. come quella che fa risalire l’aggettivo inglese posh all’acronimo di Port Out Starboard Home. Alcune aziende ricorrono all’etymythology per dare una giustificazione accattivante al nome dei loro prodotti, come si può leggere in Watch Out for Etymythology!

Paretimologia

Credo che il neologismo etimitologia sarebbe efficace anche in italiano, anche se al momento non mi viene in mente nessun esempio di interpretazione particolarmente fantasiosa e diffusa che non sia semplicemente paretimologia:

paretimologìa (o paraetimologìa) s. f. [comp. di para– e etimologia]. – In linguistica, etimologia apparentemente plausibile ma senza fondamento scientifico: consiste in genere in un accostamento, sul piano sincronico, di due vocaboli che in realtà hanno etimologia diversa (per es., manometro a mano, anziché al gr. μανός «poco denso»), e costituisce un fenomeno comunissimo nell’attività linguistica di ogni parlante, per cui si hanno talvolta slittamenti indebiti nel significato di alcuni termini (v. per es. obliterare nel sign. 3). Se una etimologia di questo tipo viene accettata per vera da una intera comunità di parlanti, è più propriamente detta etimologia popolare.

[definizione dal Vocabolario Treccani, ulteriori dettagli ed esempi in Paretimologia nell’Enciclopedia dell’italiano]

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#hashtag, parola e simbolo

Word of the Year 2012 negli Stati Uniti

La prestigiosa American Dialect Society ha scelto hashtag come parola dell’anno 2012.
È entrata nel lessico inglese grazie a Twitter, il servizio di microblogging dove il simbolo # (hash) viene aggiunto come tag davanti a parole chiave per facilitare la categorizzazione dei messaggi e le ricerche per argomento, ad esempio #dolomiti.


Aggiornamento 2017 – Questo post descrive l’uso del termine hashtag nel periodo 2012-2014. Nel frattempo anche la documentazione inglese di Twitter è stata modificata e ora riflette l’uso comune. Questa è la nuova definizione:  

A hashtag is any word or phrase immediately preceded by the # symbol. When you click or tap on a hashtag, you'll see other Tweets containing the same keyword or topic.

È un esempio delle variazioni diacroniche che può subire la terminologia informatica anche in tempi molto brevi.


[2012] Una parola, due concetti

#hashtagPuò essere interessante notare che in inglese hashtag identifica due concetti diversi: (1) nell’uso comune e in altri contesti informatici hashtag significa una parola (o una serie di parole senza spazi) marcata con il tag #, mentre (2) nella terminologia ufficiale di Twitter hashtag è il simbolo #, come spiegano il glossario e What Are Hashtags ("#" Symbols)?:

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Virus, virale, viralità e virulenza

Una striscia di Zits di dicembre 2012, con protagonisti Jeremy e altri adolescenti americani:

Zits – My virus has gone viral

Zits by Jerry Scott and Jim Borgman

Pare che per molti nativi digitali anglofoni il significato più recente dell’aggettivo viral, “che si diffonde rapidamente e conquista grande popolarità”, prevalga su quello originale, biologico e medico, “di virus” o “causato da virus”.

Da qualche anno ormai anche in italiano l’uso figurato dell’aggettivo virale è molto diffuso, ad es. in espressioni come marketing virale e video virale, tanto che nei risultati dei motori di ricerca sembra avere più rilevanza del termine scientifico.

È facile concludere che in inglese il significato più recente di viral, che è anche un sostantivo che descrive qualsiasi contenuto di tipo virale, abbia origine nella metafora del virus, una delle più efficaci e trasparenti usate in campo informatico; più difficile invece capire come sia avvenuto lo slittamento di significato.

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Giffing e giffare

gif animata di Oxford Dictionaries Word of the Year 2012Nelle classifiche di parole dell’anno ci sono spesso occasionalismi destinati a scomparire, ma sicuramente non è il caso del neologismo scelto da Oxford Dictionaries USA per il 2012.

Il verbo inglese GIF descrive l’azione di creare un’immagine o una sequenza GIF animata, specialmente in relazione a un particolare evento (esempio: live giffing the presidential debate). È ottenuto dalla conversione, o transcategorizzazione, del sostantivo GIF, che a sua volta deriva da un acronimo (Graphics Interchange Format).

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Gioco di parole itanglese

Winter is (s)now.Winter is (s)now è la pubblicità di una località sciistica italiana apparsa in un quotidiano italiano.

Ormai siamo abituati a vedere tagline in inglese, specialmente associate ad aziende che operano globalmente, però questa headline mi sembra un gioco di parole pensato soprattutto per chi mastica l’inglese come seconda lingua.

Funziona perché usa parole dell’inglese di base conosciute dalla maggioranza dei lettori, però è efficace solo graficamente perché nella pronuncia, che prevale sulla scrittura nell’interpretazione di un madrelingua, snow e now non condividono la rima.

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fiscal cuts ≠ tagli fiscali

fiscal cliffIl cosiddetto fiscal cliff è di nuovo al centro delle notizie dagli Stati Uniti. Ne ho già parlato in fiscal cliff – precipizio fiscale e qui aggiungo un particolare su cui non mi ero soffermata: l’aggettivo inglese fiscal e quello italiano fiscale non sono sempre equivalenti.

 In inglese fiscal significa “relativo all’attività finanziaria dello stato” e in inglese americano ha anche un significato più generico di “finanziario” o “economico”.

Anche in italiano fiscale significa “relativo al fisco, cioè all’attività finanziaria dello stato”, in particolare con riferimento alla riscossione dei tributi, e quindi nel lessico comune è quasi sempre sinonimo di tributario (in questa accezione, in inglese si preferisce usare il sostantivo tax con funzione aggettivale, cfr. ad esempio tax incentive e incentivo fiscale). Manca invece l’accezione generica dell’inglese americano.

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