Chi sono i city user di Milano?

foto dal sito del Comune di Milano

A Milano milioni di city user

Ho già espresso le mie perplessità sull’uso di anglicismi nelle comunicazioni ai cittadini ma vorrei aggiungere un altro esempio, da una lettera del sindaco di Milano Giuliano Pisapia che cita le “condizioni difficilissime” di gestione della città e le descrive come

“più difficili per noi che per altri, perché il nostro bilancio contiene anche le ingenti somme destinate ad Expo e i servizi che forniamo ad alcuni milioni di city users[sic]

Ambito d’uso del termine city user

Le parole inglesi city e user hanno un equivalente italiano in città e utente, quindi si deve supporre che l’espressione city user abbia un significato particolare non esprimibile in italiano. Chi conosce l’inglese può inoltre concludere che city user appartenga a un lessico specialistico perché nel lessico comune non è una locuzione con una propria autonomia.

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Microsoft Blue

Windows Glass

Mi ricollego al post su Google Glass con una vignetta di Geek&Poke intitolata Microsoft Blue e sottotitolata Windows Glass.

Ho trovato molto divertente il riferimento alla famigerata Blue Screen of Death (BSoD), la schermata blu “della morte” che nei sistemi operativi Windows segnala un errore irreversibile (in inglese stop error). Ma in Windows 8 il colore della schermata da blu intenso è diventato azzurro e compare un’emoticon triste.

A proposito di Windows 8, Windows Blue è il nome in codice dell’aggiornamento 8.1 (update) che sarà rilasciato quest’estate. Speriamo non si tratti di nomen omen!

E una tonalità di azzurro dà il nome alla piattaforma di cloud computing di Microsoft, Windows Azure. In inglese è una parola insolita con diverse pronunce possibili.

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La singolarità di Google Glass

Google Glass in italiano

Google Glass 2Avrete sicuramente sentito parlare di Google Glass.
Se vi chiedessi di che tipo di prodotto si tratta, come lo descrivereste?

Credo che la risposta più comune sarebbe occhiali (dotati di / a / per realtà aumentata, computerizzati, tecnologici ecc.) perché in italiano quasi tutti, dai media generalisti ai siti informatici e tecnologici, ne parlano al plurale, i Google Glass.

Google Glass in inglese

In inglese invece Google Glass è singolare, come la parola glass (“vetro”):

intestazione nel sito ufficiale di Google Glass

Questo oggetto non è dotato di una coppia di lenti, il componente essenziale del concetto “occhiali”, e infatti nel sito ufficiale non appare mai la parola plurale glasses. Quindi, di cosa si tratta?

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Le delizie delle tecnologie informatiche

DELIGHTEDChi segue blog linguistici americani avrà visto citato Silicon Valley is beginning to see ‘delight’ in a new light, un articolo che evidenzia come delight e delightful siano diventate parole immancabili (buzzword) tra chi promuove tecnologie e prodotti informatici. Pare che questa preferenza lessicale sia un’eredità di Steve Jobs, che ripeteva di voler "surprise and delight” con i prodotti Apple.

Esempi dall’annuncio di ieri di Marissa Mayer di Yahoo! sull’acquisizione di Tumblr:

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L’arbitrarietà delle parole canguro

Kangaroo wordsPalindromes, anagrams, and 9 other names for alphabetical antics elenca alcuni esempi di ludolinguistica.

Il termine più divertente è kangaroo word (o marsupial), definito come una parola che al suo interno ne contiene altre, ad es. encourage in inglese contiene courage, cog, cur, urge, core, cure, nag, rag, age, nor, rage and enrage.

Per altri invece kangaroo word identifica un concetto diverso, più specifico: è una parola che al suo interno contiene le lettere di un’altra parola con lo stesso significato, ad es. masculine contiene male e observe il sinonimo see (altri esempi in Oxford Dictionaries).
In Verbalia si trovano alcuni esempi per l’italiano, tra cui incontrovertibili (certi) e accondiscendere (cedere), che vengono chiamati anche parole sgonfiabili.

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Il libro dell’ignoto

The Book of the UnkonwnDue giorni fa ho avuto il piacere di partecipare a una Serata al caffè letterario di Lugo con Jonathon Keats, autore di The Book of the Unknown, e Silvia Pareschi, autrice della traduzione italiana Il libro dell’ignoto (e di molte altre traduzioni di autori americani contemporanei e del blog Nine hours of separation).

Silvia ha aperto la serata con riflessioni molto stimolanti su traduzione e ruolo del traduttore, sulla ri-creazione dei testi e sull’esperienza davvero unica di poter tradurre un libro con il suo autore a fianco: Jonathon Keats è il marito di Silvia.

Per la prima volta ho letto un libro in versione originale e subito dopo la sua traduzione, e mi sono piaciuti molto entrambi. The Book of the Unknown e Il libro dell’ignoto sono molto belli: per la poeticità della scrittura, sospesa in una dimensione atemporale, per la narrazione che riesce a essere contemporaneamente tradizionale e molto moderna, per l’imprevedibilità e il continuo senso di sorpresa delle storie e dei personaggi. Lo descrive meglio di me Benedetta Tobagi in Come sono belle le storie dei giusti nell’era digitale.

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Edvard Munch: da skrik a urlo

Munch – Skrik Questo quadro del norvegese Edvard Munch è tra i più riconoscibili ed emblematici dell’arte moderna. In italiano è noto sia come L’urlo che come Il grido.

Ma il nome può influenzare la nostra percezione di un’opera d’arte?

Se lo domanda W. Germano in In Art No One Can Hear You Scream. Parte dall’osservazione che il nome inglese, The Scream, finisce con la consonante continua /m/ e quello tedesco, Der Schrei, con le vocali del dittongo //, entrambi suoni “prolungabili” e associabili a onde sonore che si propagano e si riverberano, come le strisce colorate nella parte superiore del dipinto.

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Le api hanno le ginocchia, ma solo in inglese

ape

Negli Stati Uniti è appena uscita una nuova versione cinematografica di The Great Gatsby e diversi articoli in inglese hanno descritto il linguaggio e le parole coniate o rese popolari da Scott Fitzgerald. Esempio: Getting "Gatsby": The Language Behind the Novel.

Tra le espressioni tipiche degli anni ‘20 c’è the bee’s knees. Descrive qualcosa che si ritiene di grande qualità o particolarmente desiderabile (the best). In Irlanda l’ho sentito dire a proposito di persone che hanno un’alta opinione di sé, ad es. "she thinks she’s the bee’s knees". L’origine dell’espressione è incerta, probabilmente un nonsense simile ad altri in voga in quel periodo.

Prendo spunto da the bee’s knees per alcune altre curiosità sulla parola bee che volevo condividere da tempo.

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Poco poetico: sleep in one’s eyes

“Danze primaverili”  (con l'omino del sonno e la fatina della febbre da fieno) – Rhymes with Orange 
The spring rounds – Vignetta di Rhymes with Orange

In primavera chi soffre di congiuntivite* allergica spesso si sveglia con gli occhi appiccicosi. In inglese ci sono vari modi per descrivere le secrezioni oculari: eye discharge, eye mucus, rheum (letterario), geosinonimi più informali come ad es. [eye] gunk, gunge, goo, goop, gloop e, se si tratta di normali cispe, sleep, sleepy dust, sand ecc.

Nel folklore le cispe sono le tracce lasciate dal passaggio di the sandman, l’omino del sonno che fa addormentare i bambini spargendo sabbia magica sui loro occhi. The sandman può anche essere un sinonimo scherzoso di sleep (“sonno”), come Morfeo in italiano.

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Internazionalizzazione e geopolitica


Google Palestine

Maggio 2013: qualche giorno fa Google ha rinominato la home page all’indirizzo google.ps da Territori palestinesi a Palestina, suscitando le proteste di Israele. Ne discute ad esempio Google riconosce la Palestina (Corriere della Sera).

Si tratta sicuramente di una decisione ponderata. I principali produttori di software danno infatti molta importanza alle analisi geopolitiche, che verificano che i prodotti non contengano riferimenti a zone geografiche contese, nomi di paesi, simboli religiosi, bandiere e altri dettagli sensibili che potrebbero avere ripercussioni politiche ed economiche se non evidenziati e risolti.

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