Convergenza evolutiva: “eh?!?”

Una nuova ricerca (Is “Huh?” a Universal Word?)  ha identificato un universale linguistico nella parola usata in diverse lingue del mondo per segnalare all’interlocutore che non si è capito quanto è appena stato detto, rappresentata in inglese da huh? e in italiano da eh?

È rilevante perché in linguistica vale il principio dell’arbitrarietà del segno linguistico (cfr. il triangolo semiotico: non c’è collegamento diretto tra un concetto e il suono della parola che lo rappresenta, a parte limitati casi di onomatopea) e ciascuna lingua si avvale di un proprio sistema di foni, con caratteristiche uniche e alquanto ristretto, per cui la probabilità che esistano parole universali è estremamente bassa. In questo caso, però, è stata identificata un’interiezione monosillabica che ricorre a vocali con caratteristiche molto simili in tutte le lingue esaminate. 

Map Huh Universal Word

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Ideofoni dalla A alla Z

Ho trovato molto divertente la Tabella dei rumori di Romina Mazzotta, “un piccolo manuale per la ricerca delle parole e dei suoni utilizzati nei fumetti”.

copertina della Tabella dei rumori

Definizione di ideofono dal Vocabolario Treccani:

“ideòfono s. m. [comp. di ideo– e -fono]. – In linguistica, termine con cui si indicano le parole […] con le quali si esprimono le sensazioni relative alle varie sfere sensoriali; in italiano gli ideofoni (più comunem. detti voci fonosimboliche) si concentrano nella varietà informale della lingua (ciuf ciuf, glu glu, splash, zac, ecc.); un caso particolare sono quelli diffusisi nel linguaggio giovanile grazie ai fumetti tradotti dall’inglese (gulp, roar, sigh, ecc.)

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Completamento automatico malvagio?

In Is Google autocomplete evil? Tom Chatfield (autore di Netymology) riflette sulle implicazioni del completamento automatico di Google.

È la funzionalità che si avvale di un servizio di previsione (prediction service) per "indovinare" la query di ricerca in base a informazioni di frequenza e di attualità e quindi per proporre il risultato o i risultati che ritiene più probabili in base a ricerche già fatte da altri utenti e informazioni personali (lingua, paese, proprie ricerche precedenti ecc.).

Per Google i vantaggi del completamento automatico sono ricerche più veloci, risultati immediati e previsioni più intelligenti, che spiega dicendoci che ”anche quando non sai esattamente quale termine di ricerca digitare, le previsioni ti aiutano a indirizzare la ricerca”. È proprio la possibile influenza esercitata dei suggerimenti sulle percezioni di chi usa il motore di ricerca, soprattutto in caso di associazioni negative, che preoccupa Chatfield.

UN-Women-Ad-2_495x700 jpgLo spunto all’articolo è una campagna dell’ONU contro il sessismo in cui sono usati esempi reali suggeriti dal completamento automatico di Google per ricerche che iniziano con women

dettaglio campagna UN Women

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Piacciare, favvare, pinnare, lovvare…

Tra i molti neologismi legati alle interazioni su Internet (postare, linkare, taggare, bloggare, bannare, flaggare, chattare ecc.) ci sono alcuni verbi legati ai social network ancora parecchio colloquiali ma molto diffusi. Alcuni esempi con il loro significato:

piacciaremettere un Mi piace a tweet, foto, post, commenti, pagine di Facebook ecc
mipiacciarevariante più colloquiale di piacciare: ho letto e mipiacciato
amicare / amicarsi – diventare amico su Facebook: non l’ho amicato; ci amichiamo?
favvaremettere tra i preferiti (favorites): te l’ho favvato anch’io
pinnare – condividere immagini o video in Pinterest “appuntandoli” (pin) in bacheche.

Favvare e pinnare sono esempi di neoformazioni ibride ottenute da una parola inglese a cui è aggiunto un affisso italiano. È un meccanismo molto produttivo che è usato soprattutto per creare nuovi verbi, sempre della prima coniugazione. Altri esempi, al momento associati soprattutto a Twitter, sono followare, unfolloware / defolloware (seguire e smettere di seguire qualcuno) e hashtaggare.

Lovvare

C’è anche lovvare, usato per descrivere un forte apprezzamento (riferito a una persona, ad esempio, lovvo dovrebbe essere più intenso di mi piace ma meno impegnativo di amo). Ovviamente deriva dall’inglese love però, secondo me, non direttamente dalla parola ma, con un passaggio intermedio, dal simbolo ♥, diffusissimo in inglese e reso popolare dalla campagna pubblicitaria I NY degli anni ‘70.

I ♥ WORDSIn inglese il simbolo ♥ ha dato origine a un verbo informale, heart, usato in frasi come I totally heart this song e da tempo nei dizionari.

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Danza, simultaneità e impasse telefoniche

A chi non è mai capitato? Si è al telefono e cade la linea, ma se si prova a richiamare contemporaneamente… (vignetta dalla striscia di Pearls Before Swine)Prendo spunto dai suggerimenti per Un concetto familiare ma senza nome della settimana scorsa per aggiungere qualche altra considerazione di base del lavoro terminologico.

Il commento di .mau., ”il termine tecnico (con i pacchetti TCP) è collision […]. proporrei quindi telefonata in collisione”, ci ricorda che uno stesso concetto può essere denominato in modi diversi a seconda dell’ambito d’uso.

Se un tecnicismo usato un linguaggio speciale risulta poco trasparente, nel lessico comune può prevalere un’espressione alternativa, che può essere più descrittiva, informale o anche scherzosa, oppure una (diversa) metafora

Naltro, ad esempio, cita come fenomeno simile “il balletto che si verifica quando due persone che stanno andando in direzione opposta lungo la stessa linea cedono posto l’uno all’altra ma continuano a ritrovarsi sulla stessa linea” e mi ha fatto venire in mente “Doing the Mobile Mambo”, letto in un commento alla striscia originale.

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Dubbi sul Grande cocomero

pumpkin patch – Peanuts
Peanuts by Charles Schultz via GoComics

Di zucche e cocomeri racconta della discussione a Il Post su come chiamare the “Great Pumpkin” nella nuova traduzione italiana delle strisce dei Peanuts e della decisione di mantenere il “Grande cocomero”  perché ormai fa parte della cultura italiana.

Non è l’unico caso di traduzione errata che, una volta entrata nelle conoscenze enciclopediche dei lettori, rende improponibile ogni alternativa: basti pensare a Big Brother, che in 1984 di Orwell sta per “fratello grande” nel senso di fratello maggiore, ma che in italiano è noto come Grande fratello, oppure anche alla traduzione errata Siate affamati, siate folli di una frase attribuita a Steve Jobs, Stay hungry, stay foolish

Il Post racconta che i primi traduttori dei Peanuts avrebbero scelto il cocomero come simbolo di Halloween perché “più familiare e mediterraneo” e perché i lettori italiani degli anni ‘60 “non avevano nessuna familiarità con l’atmosfera di quella festa e di quella notte, né con le zucche relative”.

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E qui casca l’asino!

Da un commento ho imparato che in tedesco l’espediente di mnemonica per ricordare facilmente informazioni specifiche si chiama Eselsbrücke, “ponte dell’asino”.

Mi ha incuriosita perché invece in inglese l’espressione latina pons asinorum indica un concetto diverso: un punto in una teoria o in una formula che risulta essere un ostacolo insormontabile per i poco esperti. Ed è proprio da questo metaforico ponte degli asini che deriva anche l’esclamazione italiana qui casca l’asino! 

pons asinorum (del tipo a schiena d'asino)

Ponte dell’asino

Cercando conferma all’etimologia ho scoperto che in italiano esiste l’espressione ponte dell’asino e che può avere sia il significato “tedesco” che quello “Inglese”:

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