Mute in Twitter [1]

Prendo spunto da una funzionalità recente di Twitter per alcune considerazioni sulla formazione dei termini, che può essere primaria (si dà un nome a un nuovo concetto) o secondaria (il concetto viene trasferito in un’altra lingua, ad es. attraverso la localizzazione).

Risemantizzazione di mute

Mute in Twitter (interfaccia web)La nuova funzionalità di Twitter consente di rendere invisibile nella propria cronologia l’attività di qualcuno che si segue, ma senza che lo sappia (rimane tra le persone che si seguono e può continuare a comunicare attraverso i messaggi diretti). Questa opzione è stata chiamata Mute, una scelta che può apparire insolita, soprattutto in un contesto di inglese come seconda lingua (E2).

Per denominare il nuovo concetto è stato attribuito un nuovo significato a un termine esistente attraverso la risemantizzazione del verbo mute nel suo significato più frequente di disattivare l’audio, probabilmente l’unico noto in E2. È un uso chiaramente metaforico: in Twitter la comunicazione non è orale ma avviene esclusivamente in forma scritta (visiva).

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BARF DAY (e altri day)

SABATO BARF DAYIgnoravo che BARF fosse il nome di una marca di cibo per cani (è un acronimo descritto come Bones And Raw Food in Italia e Biologically Appropriate Raw Food negli Stati Uniti), altrimenti non mi avrebbe così colpita il cartello con la scritta BARF DAY che ho visto sulla vetrina di un negozio per animali.

In inglese, in particolare nella varietà americana, barf è una parola informale per il vomito (e per vomitare), infatti uno dei nomi dei sacchetti per chi sta male in aereo è proprio barf bag.

Day, nuovo elemento formativo?

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La metafora del Titanic

In metropolitana a Milano, sulle pareti opposte ai marciapiedi dove si aspetta il treno, ci sono dei manifesti che pubblicizzano un’offerta di A2A Energia, molto simili a questo:

immagine di uomo e donna stilizzati sulla prua di una nave già inclinata, nella posizione resa famosa da Leonardo di Caprio e Kate Winslet

Si legge bene solo lo slogan Con Casa2a l’energia dà spettacolo, ma non le caratteristiche dell’offerta (un anno di cinema in due al prezzo di uno).

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Variazione e ripetizione (con partita Iva e tweet)

In Tra ripetizione e variazione Luisa Carrada descrive due tipi di testo che richiedono un approccio diverso: 1 in un contratto, stesse parole per dire le stesse cose, chiarire e orientare; 2 nei testi di un sito web, variazione per accendere l’immaginazione. 

Parole e termini

Sono esempi molto utili anche per ricordare la distinzione tra lessico generico (parole) e lessico specialistico (termini che identificano concetti specifici usati in ambiti specialistici). 

In un testo descrittivo i sinonimi possono essere molto efficaci, mentre in un ambito specializzato, come un contratto, le istruzioni per un prodotto o un testo scientifico, andrebbe sempre usato un unico termine per identificare in modo univoco un concetto specifico e differenziarlo dai concetti correlati, evitando così possibili ambiguità.

Esempi: partita Iva e tweet

Un concetto freccia28[2] un termine è un principio fondamentale nel lavoro terminologico ma non è sempre messo in pratica, ad es. nel sito dell’Agenzia delle Entrate si trova codice Iva, numero identificativo Iva, numero di identificazione Iva e partita Iva. Per un utente non esperto la comunicazione è ambigua. stesso concetto o concetti diversi?

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Dubbi su “Itanglese +440%”

Classifica itanglese 2013 di Agostini AssociatiDa qualche anno Agostini Associati pubblica un’indagine sull’itanglese che comprende due tipi di dati: la percentuale di crescita degli anglicismi rispetto all’anno precedente, per il 2013 calcolata al 440%, e un elenco dei dieci anglicismi più ricorrenti nel campione analizzato.

Ho provato a chiedere qualche chiarimento sui dati e sulla metodologia di estrazione usata perché non mi convincono né alcune voci nell’elenco né la mancanza di dettagli sul numero effettivo di anglicismi (a parità di percentuale, non è la stessa cosa passare da 5 nuove parole a 27 o da 200 a 1080 ), ma non ho ancora ricevuto risposta.

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Un puff visto al rallenty

puff o pouf?

In un titolo del Corriere sull’arredamento anni 70 si legge Tappezzerie e puff. Il nome dello sgabello imbottito però non è inglese ma francese, e si scrive pouf.

Non è l’unico esempio di parola francese che è stata “anglicizzata” in italiano, basti pensare a stage /’staʒ/, tirocinio, che viene pronunciato come la parola inglese stage /steɪdʒ/, palcoscenico.

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Risorse lessicali per tradurre dall’inglese

link a Scartabellando e navigando. ALLA RICERCA DEI TRADUCENTI IN SCAFFALE E IN RETE a cura di Norman Gobetti Il repertorio (forse) completo dei dizionari e degli strumenti di ricerca terminologici che si trovano a stampa o digitali. – Rivista Tradurre, primavera 2014Un pagina da aggiungere ai Preferiti: Scartabellando e navigando, raccolta ragionata e dettagliatissima di dizionari e di altre risorse lessicali per tradurre dall’inglese, con un centinaio di link. È stata compilata da Norman Gobetti ed è completata da Come un prete il suo breviario, osservazioni di traduttori sull’uso di questi strumenti.

Non si possono aggiungere commenti all’articolo, altrimenti ringrazierei l’autore per tutte le informazioni e suggerirei altre due risorse molto utili per il lavoro terminologico:

[Non più disponibile] Il database lessicale DANTE (Database of Analysed Texts of English), che si può poteva usare come un dizionario avanzato per verificare sfumature di significato di parole e locuzioni inglesi, i loro usi figurati e i contesti d’uso con collocazioni e colligazioni, illustrati da moltissimi esempi. Ne ho avevo parlato qui.

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