Localizzazione: inglese internazionale

Nella versione europea della rivista americana TIME ho letto la storia di un ragazzo adottato che dopo 25 anni riesce a ritrovare il villaggio di origine grazie a Google Earth. La casa è abbandonata ma un uomo lo riconosce e lo porta dalla madre. Frase clou:
She lived about 46 m away.

Come si può immaginare, il testo originale sul sito americano è She lived about 50 yards away. Credo sia stata fatta una conversione automatica, o chi se ne è occupato è stato incapace di distinguere tra misure precise e misure indicative, espresse da cifre tonde.

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Donne e grammatica

Donne, grammatica e media: la guida di GiULiA Nei giorni scorsi i media hanno dato nuovo spazio al sessismo linguistico, con articoli che si possono riassumere in “solo se si dice sindaca, chirurga, avvocata, ingegnera ecc. si rispettano le donne”.

Le sostenitrici di questa tesi appaiono convinte che per combattere le discriminazioni, purtroppo reali, la soluzione primaria sia imporre desinenze femminili ai nomi di professione finora usati quasi esclusivamente al maschile, e nel frattempo non rinunciano a ridicolizzare le donne che la pensano diversamente (ad esempio Maria Elena Boschi perché preferisce farsi chiamare ministro).

Come già accennato in Genere e linguaggio, le basi teoriche appaiono abbastanza fragili, anche perché non sono avvalorate da dati specifici, ad es. non viene mai indicato quante sono le professioni coinvolte e soprattutto quante delle donne che le esercitano, le dirette interessate, ritengono che il cambiamento possa giovare alla loro causa (o, se sono contrarie, perché).

Professioni importanti davvero solo al maschile?

La Classificazione delle professioni 2011 (Istat) è consultabile anche in formato Excel e quindi i dati sono facilmente verificabili: l’elenco delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione mostra che i nomi usati quasi esclusivamente al maschile includono esempi molto citati come ingegnere, architetto, avvocato e magistrato, ma sono comunque in netta minoranza.

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Alternative al crowdfunding

Mi è piaciuto il video promozionale del Dolomites Unesco LabFest, “festival laboratorio che racconta il patrimonio mondiale delle Dolomiti”:

Ho trovato divertente l’idea di associare l’hashtag #SFALCI, tema del festival, a protagonisti rurali e di una certa età che però usano dispositivi digitali e fanno riferimenti a Skype, al carpooling e in particolare al crowdfunding.

Crowdfunding, il “finanziamento collettivo, di solito attraverso Internet, di iniziative sociali, politiche e commerciali” (Enciclopedia Treccani) è un anglicismo che ormai fa parte stabile del lessico italiano. In inglese si pronuncia /ˈkraʊdfʌndɪŋ/ (“craudfànding”) ed è formato da crowd, “folla”, “massa” + funding, “raccolta di fondi”, è chiaramente modellato su crowdsourcing e forse proprio la coerenza denominativa ha impedito che si cercasse un’alternativa italiana, come invece è successo in altre lingue.

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Retroformazione: *redarre

Alcune righe da un articolo di una nota rivista, con un vistoso errore poi corretto:

Testo da una rivista online: Un po’ come il tedesco Schadenfreude, cool rappresenta una parola che sta per… cool. Ne abbiamo bisogno: non potevamo inventarla o adattarla. Anche per questo motivo è molto difficile redarre una definizione soddisfacente di cool o coolness: “che cosa vuol dire cool?” “vuol dire… …cool”.

Insolita coincidenza: ieri in quattro testi diversi ho notato il verbo *redarre, forma errata per redigere ricavata dal participio passato redatto, sul modello di verbi come trarre, contrarre, o dal sostantivo redazione. È un errore molto diffuso: esempi da La Repubblica.

Il verbo *redarre è un esempio di retroformazione che, come spiega l’Enciclopedia dell’Italiano, consiste principalmente nella “formazione di una parola nuova a partire da una parola già esistente tramite la cancellazione di elementi interpretati (erroneamente) come affissi”, ad es. perquisire da perquisizione e meridione da meridionale, con un processo che agisce per sottrazione: la nuova parola ha una struttura morfologica più semplice rispetto a quella a partire dalla quale è stata formata.

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Bug, insetti e cavallette

Non ho visto la partita Brasile-Colombia ma mi hanno fatto una certa impressione le foto della cavalletta gigante che si era posata sul braccio del calciatore James Rodríguez.

foto con cavalletta cavalletta gigante

Una veloce ricerca nei siti di notizie e in Twitter mostra che in italiano l’animale è stato descritto come cavalletta mentre in inglese soprattutto come bug; frequente anche insect, mentre grasshopper e locust appaiono in percentuali decisamente inferiori.

È un esempio che ci ricorda che in lingue diverse può esistere lessico equivalente, come in italiano cavalletta e in inglese grasshopper, il nome comune degli stessi insetti dell’ordine Ortotteri, ma non sempre viene usato allo stesso modo: possono intervenire fattori situazionali, cognitivi e culturali che fanno privilegiare scelte diverse.

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nerdsplaining e mansplaining

Nerdsplaining

foto di Sheldon che fa uno spiegone a Amy (The Big Bang Theory)

Trovo molto efficace il neologismo inglese nerdsplaining. Identifica le spiegazioni insistenti ed eccessivamente dettagliate, soprattutto di argomenti tecnici o scientifici, che sono tipiche dei nerd: avete presente Sheldon Cooper di The Big Bang Theory?

La neoformazione nerdsplain è descritta sia come parola macedonia (nerd+explain) che come composto formato da nerd con l’elemento suffissale –splain, recente e parecchio produttivo, usato per spiegazioni non richieste date con aria di sufficienza, spesso da chi è molto sicuro di sé ma non conosce davvero l’argomento o lo fa con atteggiamento da maestrina.

Mansplaining

“I think you are mistaken, allow me to mansplain…”La coniazione più nota, dalla quale viene fatto derivare l’elemento formativo –splain, è mansplain, comportamento tipico dell’uomo che tratta le donne come minus habens ignoranti e pensa di dover spiegare loro qualsiasi cosa o mettere in dubbio ogni loro affermazione, anche se le interlocutrici sono più competenti e autorevoli di sé.

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Tutina, “qualsiasi cosa significhi”

Un dettaglio da una notiziola tradotta frettolosamente dall’inglese, per la serie Esche digitali: click bait:

“Dichiara di avere un’unione matrimoniale felice il 57 per cento dei dormienti nudi, contro il 48 per cento di coloro che dormono in pigiama, il 43 per cento di quelli che scelgono la camicia da notte e il 38 per cento di chi opta per la tutina (qualsiasi cosa significhi).”

un pigiamone di pile dalla collezione Marks & SpencerGrazie al link all’articolo originale, del poco autorevole Daily Mail, il mistero è subito risolto: “… 38 per cent of those in onesies”.

Onesie /ˈwʌnzi/ è il pigiama intero (o “pigiamone” o “tutone”), un indumento pare molto apprezzato in Gran Bretagna.

Probabilmente la giornalista si è limitata a una ricerca tradizionale in un dizionario bilingue, dove ha trovato l’accezione solo americana di onesie, la tutina da neonato (babygro in inglese britannico) e, per quanto perplessa, non ha indagato oltre. I traduttori invece sanno che in questi casi sono molto più affidabili e veloci le ricerche per immagini.

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Cani da guardia inglesi, con risemantizzazione

watchdogUn articolo di TermCoord sui cani, in inglese, distingue tra watch dog / watchdog e guard dog: entrambi i cani abbaiano per segnalare la presenza di un intruso e intimidirlo, però il watchdog raramente attacca, mentre il guard dog può farlo per difendere il proprio territorio.

Non so se anche in italiano esista una differenza analoga, ma mi piace l’esempio perché ci ricorda che le stesse parole possono avere funzione e valenza diverse se usate nel lessico generico o nel lessico specialistico.

I dizionari di inglese descrivono sia watchdog che guard dog come “a dog that keeps guard”, quindi nell’uso standard le due parole sono sinonimi (il corpus di Ngram Viewer indica che prevale watchdog e che guard dog è una formazione più recente).

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