Alternative al crowdfunding

Mi è piaciuto il video promozionale del Dolomites Unesco LabFest, “festival laboratorio che racconta il patrimonio mondiale delle Dolomiti”:

Ho trovato divertente l’idea di associare l’hashtag #SFALCI, tema del festival, a protagonisti rurali e di una certa età che però usano dispositivi digitali e fanno riferimenti a Skype, al carpooling e in particolare al crowdfunding.

Crowdfunding, il “finanziamento collettivo, di solito attraverso Internet, di iniziative sociali, politiche e commerciali” (Enciclopedia Treccani) è un anglicismo che ormai fa parte stabile del lessico italiano. In inglese si pronuncia /ˈkraʊdfʌndɪŋ/ (“craudfànding”) ed è formato da crowd, “folla”, “massa” + funding, “raccolta di fondi”, è chiaramente modellato su crowdsourcing e forse proprio la coerenza denominativa ha impedito che si cercasse un’alternativa italiana, come invece è successo in altre lingue.

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Retroformazione: *redarre

Alcune righe da un articolo di una nota rivista, con un vistoso errore poi corretto:

Testo da una rivista online: Un po’ come il tedesco Schadenfreude, cool rappresenta una parola che sta per… cool. Ne abbiamo bisogno: non potevamo inventarla o adattarla. Anche per questo motivo è molto difficile redarre una definizione soddisfacente di cool o coolness: “che cosa vuol dire cool?” “vuol dire… …cool”.

Insolita coincidenza: ieri in quattro testi diversi ho notato il verbo *redarre, forma errata per redigere ricavata dal participio passato redatto, sul modello di verbi come trarre, contrarre, o dal sostantivo redazione. È un errore molto diffuso: esempi da La Repubblica.

Il verbo *redarre è un esempio di retroformazione che, come spiega l’Enciclopedia dell’Italiano, consiste principalmente nella “formazione di una parola nuova a partire da una parola già esistente tramite la cancellazione di elementi interpretati (erroneamente) come affissi”, ad es. perquisire da perquisizione e meridione da meridionale, con un processo che agisce per sottrazione: la nuova parola ha una struttura morfologica più semplice rispetto a quella a partire dalla quale è stata formata.

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Bug, insetti e cavallette

Non ho visto la partita Brasile-Colombia ma mi hanno fatto una certa impressione le foto della cavalletta gigante che si era posata sul braccio del calciatore James Rodríguez.

foto con cavalletta cavalletta gigante

Una veloce ricerca nei siti di notizie e in Twitter mostra che in italiano l’animale è stato descritto come cavalletta mentre in inglese soprattutto come bug; frequente anche insect, mentre grasshopper e locust appaiono in percentuali decisamente inferiori.

È un esempio che ci ricorda che in lingue diverse può esistere lessico equivalente, come in italiano cavalletta e in inglese grasshopper, il nome comune degli stessi insetti dell’ordine Ortotteri, ma non sempre viene usato allo stesso modo: possono intervenire fattori situazionali, cognitivi e culturali che fanno privilegiare scelte diverse.

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nerdsplaining e mansplaining

Nerdsplaining

foto di Sheldon che fa uno spiegone a Amy (The Big Bang Theory)

Trovo molto efficace il neologismo inglese nerdsplaining. Identifica le spiegazioni insistenti ed eccessivamente dettagliate, soprattutto di argomenti tecnici o scientifici, che sono tipiche dei nerd: avete presente Sheldon Cooper di The Big Bang Theory?

La neoformazione nerdsplain è descritta sia come parola macedonia (nerd+explain) che come composto formato da nerd con l’elemento suffissale –splain, recente e parecchio produttivo, usato per spiegazioni non richieste date con aria di sufficienza, spesso da chi è molto sicuro di sé ma non conosce davvero l’argomento o lo fa con atteggiamento da maestrina.

Mansplaining

“I think you are mistaken, allow me to mansplain…”La coniazione più nota, dalla quale viene fatto derivare l’elemento formativo –splain, è mansplain, comportamento tipico dell’uomo che tratta le donne come minus habens ignoranti e pensa di dover spiegare loro qualsiasi cosa o mettere in dubbio ogni loro affermazione, anche se le interlocutrici sono più competenti e autorevoli di sé.

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Tutina, “qualsiasi cosa significhi”

Un dettaglio da una notiziola tradotta frettolosamente dall’inglese, per la serie Esche digitali: click bait:

“Dichiara di avere un’unione matrimoniale felice il 57 per cento dei dormienti nudi, contro il 48 per cento di coloro che dormono in pigiama, il 43 per cento di quelli che scelgono la camicia da notte e il 38 per cento di chi opta per la tutina (qualsiasi cosa significhi).”

un pigiamone di pile dalla collezione Marks & SpencerGrazie al link all’articolo originale, del poco autorevole Daily Mail, il mistero è subito risolto: “… 38 per cent of those in onesies”.

Onesie /ˈwʌnzi/ è il pigiama intero (o “pigiamone” o “tutone”), un indumento pare molto apprezzato in Gran Bretagna.

Probabilmente la giornalista si è limitata a una ricerca tradizionale in un dizionario bilingue, dove ha trovato l’accezione solo americana di onesie, la tutina da neonato (babygro in inglese britannico) e, per quanto perplessa, non ha indagato oltre. I traduttori invece sanno che in questi casi sono molto più affidabili e veloci le ricerche per immagini.

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Cani da guardia inglesi, con risemantizzazione

watchdogUn articolo di TermCoord sui cani, in inglese, distingue tra watch dog / watchdog e guard dog: entrambi i cani abbaiano per segnalare la presenza di un intruso e intimidirlo, però il watchdog raramente attacca, mentre il guard dog può farlo per difendere il proprio territorio.

Non so se anche in italiano esista una differenza analoga, ma mi piace l’esempio perché ci ricorda che le stesse parole possono avere funzione e valenza diverse se usate nel lessico generico o nel lessico specialistico.

I dizionari di inglese descrivono sia watchdog che guard dog come “a dog that keeps guard”, quindi nell’uso standard le due parole sono sinonimi (il corpus di Ngram Viewer indica che prevale watchdog e che guard dog è una formazione più recente).

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Binomi con mele, arance, pere, cavoli, carote…

In inglese è molto comune il binomio apples and oranges per indicare persone o cose completamente diverse o che non possono essere paragonate. Collocazioni tipiche sono comparing / mixing / adding apples and oranges.

In italiano e in molte lingue europee si preferisce invece la metafora con pere e mele (o mele e pere), ad esempio si usa in tedesco, Äpfel und Birnen  (miteinander vergleichen), e in francese, comparer des pommes et des poires (ma il confronto improponibile è anche tra cavoli e carote, comparer des choux et des carottes).

Apples and Oranges by Greg Williams

La voce Apples and oranges di Wikipedia, da cui sono tratte queste vignette di Greg Williams, ha note etimologiche, altri riferimenti ed esempi di espressioni equivalenti usate in altre lingue, alcune delle quali sono molto fantasiose.

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La falsa agonia del calcio

Il Wall Street Journal ha contato il numero di presunti infortuni durante i Mondiali di calcio 2014 e ha calcolato il tempo passato dal calciatori a contorcersi a terra in preda al dolore (“writhing time”, cfr. writhe in agony on the ground), per poi rialzarsi subito dopo senza conseguenze.

The World Cup Flopping Rankings – The Wall Street Journal, 25 June“All too often during matches, seemingly fit men fall to the ground in agony

Ho riportato questi esempi per evidenziare una coppia di falsi amici.

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i meme, i memes e i memi

Negli Stati Uniti all’inizio del 2014 è stato fatto un sondaggio tra 1100 persone dai 18 ai 45 anni per verificare come vengono chiamati una trentina di concetti legati alle tecnologie digitali, per ciascuno dei quali coesistono più termini.

Ci sono anche esempi di variazioni di pronuncia, tra cui GIF, MySQL, ASCII e meme:

pronuncia di meme per gli americani intervistati per un sondaggio di eBay 

Ho scelto l’esempio di meme perché è un termine adottato anche in italiano come prestito ma con ulteriore variazioni, non solo di pronuncia ma anche di morfologia

Il concetto originale rappresentato dalla parola meme forse non è noto a tutti:

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C’è sexy e sexy

In English is very sexy (evitarlo è impossibile) Beppe Severgnini ha preso spunto da un libro che usa doppi sensi a scopo didattico per raccontare una storia scanzonata dell’apprendimento dell’inglese in Italia.

dettaglio dell’immagine che illustra l’articolo di Beppe Severgnini

Mi è rimasto un dubbio: l’aggettivo sexy nel titolo dell’articolo va interpretato nel significato di “sessualmente eccitante”, con cui è stato adottato in italiano alla fine degli anni ‘50, oppure nell’uso peculiare di Severgnini, per il quale possono essere “sexy” anche salsicce, segni di interpunzione, un rettore che maltratta due studenti, luoghi e altro ancora?

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