La “maledizione della conoscenza”

Il 7 novembre 2014 sono a Salerno per Comunicare in Europa. Nel mio intervento, Terminologia e comunicazione, farò riferimento alla curse of knowledge, un concetto a cui è dedicato un capitolo di The Sense of Style di Steven Pinker.

Cos’è

La “maledizione della conoscenza” è  la difficoltà di immaginare che gli altri non sappiano ciò che conosciamo bene. Per Pinker è la causa principale dei testi poco comprensibili anche se scritti da persone molto competenti. Manifestazioni tipiche sono informazioni e riferimenti dati per scontati, l’uso di astrazioni familiari e abituali per chi scrive ma non per i lettori meno esperti, e gergo, abbreviazioni, acronimi, forestierismi e terminologia da addetti ai lavori, senza definizioni o spiegazioni.

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Comunque anche Leopardi diceva le parolacce

Comunque anche Leopardi diceva le parolacce – L’italiano come non ve l’hanno mai raccontato.Ieri ho trascorso un’ora molto piacevole alla presentazione milanese di Comunque anche Leopardi diceva le parolacce. L’italiano come non ve l’hanno mai raccontato, l’ultimo libro di Giuseppe Antonelli, linguista e conduttore di La lingua batte.

L’avevo appena letto, incuriosita dalle recensioni di Silverio Novelli e di Luisa Carrada, e anch’io ve lo consiglio: si impara molto e ci si diverte.

Antonelli inizia da due errori diffusi nel dibattito sulla salute dell’italiano: il vedere il cambiamento linguistico come elemento negativo e l’usare un modello di riferimento letterario che non tiene conto dell’evoluzione continua della lingua ed è inadatto alla comunicazione quotidiana.

Antonelli smonta pregiudizi e allarmismi sull’italiano (la morte del congiuntivo, l’invasione degli anglicismi, il degrado da turpiloquio ecc.) con molta ironia e argomentazioni ed esempi che spaziano dai grandi nomi della letteratura alle canzoni contemporanee.

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Chitroli e carchope: l’ortografia imperfetta

Al mercato delle mele cotone lavorano molti nordafricani e asiatici del subcontinente indiano che immagino si siano dovuti arrangiare per imparare l’italiano. Sui loro banchi ho visto parecchie scritte che smentiscono la convinzione comune che l’ortografia italiana sia del tutto trasparente (“si scrive come si parla”). È sicuramente più intuitiva di quella di molte altre lingue ma rimane comunque imperfetta.

Molti degli errori che si vedono sui cartellini dei prezzi sono ricorrenti, ad esempio l’affricata postalveolare sorda / ʧ / viene resa ripetutamente con ch, come in altre lingue europee: spinatchi, arancha, chipola. Ne so qualcosa con il nome Licia: la convenzione di aggiungere una i “muta” alla c per rendere / ʧa / e / ʧo / è fuorviante e difficile da far capire ai non italiani.

chitroli carchope

Un altro errore tipico riguarda un fonema poco diffuso in altre lingue, la consonante nasale palatale / ɲ / che in italiano è rappresentata dal digramma gn.

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Google Translate e l’accesso ai cani

Inglese maccheronico su un cartello del Comune di Milano:

Denied access to dogs

Non credo si tratti di traduzione letterale, fatta parola per parola da una persona, perché chi sa che né accessdogs richiedono l’articolo, a differenza dell’italiano, non può non sapere che in inglese quasi sempre il soggetto (access) deve precedere il verbo (denied). 

È più probabile che si tratti di traduzione automatica, eppure basterebbe qualche piccola accortezza per ottenere un risultato accettabile. Va considerato, ad esempio, che le frasi senza verbo o con verbi di modo indefinito di solito risultano più problematiche e che punteggiatura e maiuscole possono influire sulla traduzione.

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La mia Giornata proGrammatica

È stato un piacere essere testimone di buona lingua all’IIS Paolo Frisi di Milano per la Giornata proGrammatica 2014 di Radio3, iniziata con il benvenuto davvero caloroso di studenti e insegnanti.

I ragazzi hanno subito dimostrato di avere le idee molto chiare sulla punteggiatura, il tema della giornata: un sistema di segni usati per indicare le relazioni sintattiche e semantiche delle frasi e facilitare la lettura di un testo scritto, rivelandone la struttura. È invece superata, e infatti nessuno l’ha nominata, la concezione dei segni di interpunzione come “pause della respirazione” che ricordo dalle scuole elementari (sono piuttosto “pause per gli occhi”).

Funzioni e usi della punteggiatura

Ci siamo divertiti con vari esempi della funzione segmentatrice della punteggiatura, che può separare elementi della frase per eliminare ambiguità. Due classici:

vivo e vegetovado a mangiare nonna
(ma in Italia settentrionale un lupo o un cannibale andrebbe a mangiare la nonna: meglio localizzare l’esempio e usare un nome proprio)

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#adottaunsegno: due punti

Oggi è la Giornata proGrammatica. Il tema di quest’anno è la punteggiatura e sono molto contenta di partecipare come “testimone di buona lingua”, inviata dal programma La lingua batte di Radio3. Il mio incontro con gli studenti dell’IIS Paolo Frisi di Milano prenderà spunto dal mio segno preferito: i due punti.

I due punti sono “il segno di interpunzione esplicativo e dimostrativo per eccellenza. Collegano due segmenti di testo fortemente separati da loro dal punto di vista sintattico, ma uniti dal punto di vista del significato: la parte di testo che segue i due punti illustra, chiarisce o dimostra ciò che stato detto nella parte che precede”.

“A woman without her man is nothing”: provate a inserire i due punti al posto giusto!

Bice Mortara Garavelli evidenzia il ruolo metatestuale (e metacomunicativo) dei due punti: agiscono come annunci sul discorso in atto e preparano l’attenzione per quello che segue, ad esempio un elenco o una spiegazione.

Come connettivi possono sostituire congiunzioni subordinative causali (perché, poiché…), coordinative conclusive (quindi, perciò…) ed esplicative (infatti, cioè…), e rendere così meno complessa e più efficace la struttura della frase.

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Ministri, tra terminologia e grammatica

Che effetto vi fa questa notizia?

Nicola Sturgeon sarà la prossima primo ministro della Scozia. Chi è l'unica candidata alla segreteria dello Scottish National Party, dopo le dimissioni di Salmond: gli succederà al governo e nel partito

Prime minister e first minister

Nel titolo ho visto innanzitutto una questione terminologica: nell’inglese britannico esistono due termini che anni fa erano sinonimi ma ora identificano due concetti diversi. Sono prime minister, il capo del governo del Regno Unito, e first minister, il capo del governo nelle quattro nazioni che costituiscono il regno. Sturgeon sarà first minister.

In inglese è frequente che nei linguaggi speciali vengano assegnati significati particolari a parole esistenti per denominare nuovi concetti (risemantizzazione), e che si distingua tra concetti simili ricorrendo a doppioni o a parole analoghe che hanno origini diverse, come first, di radice germanica, e prime, latina. In altre lingue, la minore disponibilità lessicale può complicare lavoro terminologico e traduzione e richiedere soluzioni ad hoc, cfr. watch dog e guard dog e answer, reply e respond.

Il ministro, la ministra e la ministro

Del titolo mi ha colpita anche la prossima primo ministro, una locuzione in apparenza discordante ma in questo caso forse la scelta più utile e meno ambigua tra le diverse opzioni disponibili in italiano, già descritte in La scelta del genere di ministro:

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