Charlie Brown, l’ortografia e la sillabazione

Traduzione italiana di una striscia dei Peanuts:

Charlie Brown a Snoopy: NON SOLO SO  UN SACCO DI PAROLE DIFFICILI, MA CONOSCO TUTTE LE REGOLE DI SILLABAZIONE CHE CI SONO NEL LIBRO… L’UNICA CHE NON MI RICORDO MAI È “DUE VOCALI IN IATO SI POSSONO DIVIDERE”… OPPURE “NON SI POSSONO DIVIDERE”? “I DIGRAMMI E TRIGRAMMI SI DIVIDONO”? E I DITTONGHI?

vignetta in cui Charlie Brown dice a Snoopy: NOBODY THINKS I CAN WIN THE CITY SPELLING BEE, SNOOPY, BUT I’M GONNA SHOW ‘EM!Ho immaginato subito che nella striscia originale Charlie Brown volesse partecipare a una spelling bee, una gara di compitazione molto diffusa negli Stati Uniti, sia a livello locale che nazionale, ma inesistente in Italia.

Nella striscia italiana la gara di sillabazione è un esempio di traduzione comunicativa: i riferimenti non riconoscibili di una cultura vengono sostituiti con altri più familiari nella cultura di arrivo. È una strategia spesso usata in testo destinato a una fruizione rapida, ad es. umoristico o fumetti, che non ammette note o informazioni aggiuntive. Lo scopo è di produrre un effetto equivalente o simile nei lettori di entrambe le lingue. È il caso anche di questa striscia? 

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Caro Stinfio Natale…

Su Il Post leggo volentieri le strisce dei Peanuts, che mi ricordano gli anni in cui erano una mia passione. In quella di oggi c’è una parola che non mi pare di avere mai sentito, stinfio:

Stinfio Natale – Peanuts

Una caratteristica di Sally sono i malapropismi: spesso sostituisce una parola con un’altra, di suono simile ma con significato completamente diverso, ad es. a proposito di Babbo Natale confonde reindeer (renne) con rain gear (indumenti/attrezzatura per la pioggia).

Non ero riuscita a indovinare a cosa corrispondesse stinfio nella striscia originale, che ho dovuto cercare:

Dear Snooty Claus

In inglese, snooty è un aggettivo informale che descrive chi è sprezzante, “se la tira”, “si crede chissà chi”. La parola snooty ha le stesse consonanti di Santa [Claus].

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Il “non detto” su Marte

locandina Curiosity - 12 concerti per esplorare nuovi mondi (Teatro Dal Verme)

Questa bella locandina di un teatro milanese mi ha fatto pensare a un argomento descritto in Conoscenze enciclopediche e su cui torno spesso: le informazioni linguistiche ed extralinguistiche che il lettore usa nell’interpretazione di un testo (con o senza immagini) per formulare inferenze sul “non-detto”. In questo caso i riferimenti sono a Curiosity, il rover della NASA che dallo scorso agosto [2012] sta esplorando Marte, il pianeta rosso.

Mi ha anche ricordato due vignette in inglese che ho visto qualche settimana fa e che esemplificano i concetti di “non detto” e di cooperazione del lettore nel funzionamento dei meccanismi umoristici.

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Prepare your ticket for this operation!

Cartello ATM – TORNELLI CHIUSI IN USCITA. In questa stazione i tornelli sono chiusi anche in uscita. E’ necessario riconvalidare il titolo di viaggio. Invitiamo i passeggeri a prepararsi per questa operazione. Grazie della collaborazione. In this station tickets must be validated at the exit. Prepare your ticket for this operation. Thanks for your cooperation. In alcune stazione della metropolitana di Milano i biglietti vanno convalidati anche in uscita. Negli cartelli di avviso ancora una volta ATM si fa notare per traduzioni inglesi poco felici, seppure comprensibili.

Il problema più ovvio è che in inglese prepare something vuol dire make something ready for use, quindi implica un’azione e/o una trasformazione (ad es. preparing a ticket può descrivere l’emissione di un biglietto da parte di un’agenzia di viaggi). In italiano, invece, preparare può semplicemente indicare che qualcosa deve essere a portata di mano (uno stato) e in questo caso in inglese si direbbe have something ready.

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Potenziale e passione

Torno sulla parola passione per aggiungere un esempio fatto qualche anno fa al convegno Tradurre: formazione e professione, dove ero intervenuta come terminologa di Microsoft.

Avevo parlato di analisi di localizzabilità con vari esempi, tra cui le valutazioni preliminari del testo usato in comunicazioni marketing e pubblicitarie per capire se possa funzionare anche nella traduzione in altre lingue e per altri mercati.

Your potential. Our passion.Avevo fatto riferimento specifico alle tagline, le frasi brevi e memorabili che sintetizzano l’essenza di un prodotto o di un marchio, con un esempio allora attuale di Microsoft:

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SMS ed errori di traduzione

notifica di un nuovo SMS in un vecchio cellulare NOKIAIl 3 dicembre 1992 gli SMS compiono vent’anni. Now 4 billion people know the joy of txt ne racconta la storia, sottolineando l’importanza dello standard GSM, un’iniziativa totalmente europea.

Tutti sanno cos’è un SMS ma forse non hanno mai considerato che in italiano e varie altre lingue europee, ad es. tedesco e spagnolo, il messaggio di testo viene chiamato SMS e non SM, come potrebbe sembrare più logico se si pensa che l’acronimo sta per Short Message Service.

Il significato attribuito a SMS in italiano è un esempio di metonimia, che consiste nell’usare un’entità al posto di un’altra con un trasferimento di significato, ad es. il nome del contenente per il contenuto o del produttore o del luogo di produzione per il prodotto e, nel caso di SMS, il nome del servizio per la funzione svolta.

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Forensic e forense

The IATE term of the week di questa settimana è forensic psychologist, un professionista che lavora in ambito giudiziario o penale, in italiano psicologo forense (il termine è apparso nei media in seguito al processo all’attentatore norvegese Anders Breivik).

Sarei curiosa di sapere se, incontrando i termini per la prima volta, un italiano e un inglese senza conoscenze specifiche possano dare un’interpretazione diversa dell’aggettivo.

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Trenitalia e le date

Avevo scritto Trenitalia o Trenispagna? dopo avere acquistato un biglietto sul sito Trenitalia. Tra i vari problemi (in parte risolti) avevo notato il passaggio non richiesto all’interfaccia inglese che, nel mio caso, ha fatto sì che fosse in inglese anche l’SMS con i dettagli del viaggio.

Ho letto l’SMS solo oggi, prima di partire, e ho pensato di avere sbagliato la prenotazione:

ES Italia AV xxxx 03/02/2012 h.13:25 from […]

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2 anni: 25 parole in inglese e in italiano

Parole e valutazione dell’apprendimento del linguaggio

È di questi giorni la notizia di una ricerca relativa a un test molto semplice, ricavato da un elenco di parole di controllo (cfr. MacArthur-Bates Communicative Development Inventory, CDI), che permette di identificare potenziali problemi di apprendimento del linguaggio nei bambini di età compresa tra i 24 e i 35 mesi e prevedere quindi interventi di logopedia.

Ne parla anche il Corriere della Sera, con una notevole approssimazione. In Quelle 25 parole da sapere a 2 anni si legge, tra le altre cose:

In genere, le parole pronunciate a due anni sono fra 70 e 225, ma venticinque di queste (mamma, papà, ciao, giocattoli, cane, gatto, bambino, latte, succo di frutta, palla, sì, no, naso, occhio, banana, biscotto, macchina, caldo, grazie, bagno, scarpa, cappello, libro, andati, di più) devono comparire per forza nel vocabolario del piccolo, perché sono quelle considerate base e la loro mancata conoscenza potrebbe essere indice di qualche problema di apprendimento assai più grave di un semplice «ritardo linguistico».

Parole inglesi e parole italiane

La giornalista si è limitata a tradurre letteralmente in italiano l’elenco delle parole che dovrebbe conoscere un bambino inglese di due anni (mummy, daddy, hello, dog, cat, baby, milk, juice, ball, yes, no, nose, eye, banana, biscuit, car, hot, thank you, bath, shoe, hat, book, all gone, more, bye bye), senza verificare se l’elenco avesse senso anche per un coetaneo italiano.

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Se l’ha detto l’agenzia…

Silvia Pareschi di Nine hours of separation mi ha segnalato La stampa italiana non può farcela da sola in Phastidio.net, che evidenzia come i media italiani abbiano riportato un intervento in inglese di Carlo Cottarelli del Fondo Monetario Internazionale attribuendogli l’affermazione drastica l’Italia non può farcela da sola [ad uscire dalla crisi economica] quando in realtà si era limitato a dire [sulla necessità di finanziamenti e “firewall” più solidi] and this goes beyond what Italy can do on its own (“va oltre quello che l’Italia può fare da sola”), come si può verificare dalla trascrizione dell’intervento.

L’articolo si conclude chiedendosi “Riusciremo ad avere una stampa che si libera della sindrome dello scoop e verifica le notizie, magari con un buon traduttore o con qualcuno che capisca qualcosa di economia?”

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