Cleaning o clearing?

Dichiarazione del prefetto di Roma, Paola Basilone, sui fatti di piazza Indipendenza: «Si è trattato di un’operazione di cleaning, di riportare l’ordine a piazza Indipendenza, di ristabilire le regole».

Ho aggiornato Roma: “operazione di cleaning” (up? out?) dopo il commento di una lettrice che ha suggerito un’altra ipotesi sull’anglicismo operazione di cleaning, usato per descrivere le operazioni di polizia per lo sgombero di migranti da piazza Indipendenza a Roma.

Potrebbe essere stata fatta confusione tra clean e clear, che in inglese è il verbo più appropriato in questo contesto. Riferito a persone infatti vuol dire allontanare, disperdere, [far] sgomberare, ed è usato anche per descrivere le azioni delle forze dell’ordine (ad es. the police cleared the crowd; the area was cleared of protesters).

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SNEET, una bufala linguistica

A una trasmissione radio ho sentito descrivere le persone single per scelta come Sneet. È una parola inesistente in inglese, inventata per un articolo del Corriere della Sera del 2016 e già discussa in alcuni tweet. L’articolo è stato poi rimaneggiato e di nuovo pubblicizzato qualche giorno fa:

Ecco gli Sneet, i nuovi single - di Candida Morvillo

L’argomento è frivolo ma utile per dimostrare la facilità con cui si riescono a propagare informazioni prive di fondamento, in questo caso linguistiche. Sneet è uno pseudoanglicismo malformato e poco plausibile, eppure l’articolo è stato citato e scopiazzato centinaia di volte senza che nessuno dei "propagatori" si facesse venire alcun dubbio.

Ma cosa vorrebbe dire Sneet? L’autrice lo spiega così:

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Parola dell’estate 2017: turismofobia

Turismofobia

Turismofobia, sostantivo femminile: avversione o intolleranza esagerate verso i turisti.

Sembra un neologismo italiano ma in origine è una parola spagnola pronunciata turismobia. È nata in ambito accademico e poi se ne sono appropriati i media per descrivere l’ostilità crescente dei residenti nei confronti dei visitatori, fenomeno che si è acutizzato nell’estate 2017.

Al turismo vengono attribuiti sovraffollamento dei luoghi di interesse e dei mezzi di trasporto, danni all’ambiente (ad es. causati dalle navi da crociera), comportamenti irrispettosi o illeciti (ad es. causa ubriachezza), indisponibilità di abitazioni per le persone del luogo (per i proprietari è più lucrativo affittarle ai turisti) e altri disagi.

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Gli “ingegneri” di Google

Google licenzia l’ingegnere che ha scritto il manifesto sulle «diversità»    «Donne biologicamente diverse»: la lettera anonima contro il politicamente corretto attira critiche e solidarietà. Ma la reazione di Google è immediata: lo licenzia

Ha avuto molta risonanza anche nei media italiani la notizia dagli Stati Uniti di un documento scritto da un ormai ex dipendente di Google sulle presunte differenze biologiche che impedirebbero alle donne di affermarsi in campo tecnologico.

Engineer ≠ ingegnere

L’aspetto lessicale che mi ha colpita è che l’uomo, identificato in inglese come [software] engineer, è diventato automaticamente un ingegnere in tutti i media italiani. Ne scrivono inoltre come se la sua fosse una figura professionale molto diffusa nell’organico di Google, ad es. ho letto frasi come il colosso di Mountain View ha meno ingegneri femmine* che maschi.

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Per Trump grand jury, per Clinton gran giurì

La politica americana descritta dai media italiani continua a dare spunti per osservazioni linguistiche. Notizia di oggi:

Russiagate, scelto il Grand Jury

Grand Jury vs grand jury

Nel titolo e nel testo dell’articolo Grand Jury è sempre scritto con le iniziali maiuscole, come in altri media italiani, ma non è un nome proprio e quindi andrebbero usate le minuscole.

Presumo che i giornalisti italiani siano stati tratti in inganno dal title case dei media americani: è la convenzione che nei titoli prevede iniziali maiuscole per sostantivi, aggettivi e verbi o addirittura tutte le parole. Esempio:

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Cliché dei media italiani: the Donald, tycoon

Inevitabile sentire parlare di Donald Trump: ogni giorno c’è qualche notizia che lo riguarda anche nei media italiani. Avete notato anche voi due cliché ricorrenti, The Donald e tycoon?

Paperino (Donald Duk) seduto al bancone di un bar: “I remember when I was the Donald!”
vignetta vintage (1993): Lee Lorenz per The New Yorker via boredpanda

The Donald

In un contesto italiano mi pare sia spesso fuori luogo l’uso del nomignolo The Donald perché privo delle associazioni e dei rimandi che invece ha in inglese. Eppure è diffusissimo: se fate una ricerca nel Corriere della Sera otterrete migliaia di risultati.

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Emoji: è corretto cosa ci raccontano i media?

WORLD EMOJI DAY

Tra le miriadi di giornate mondiali c’è anche World Emoji Day. Si festeggia il 17 luglio* e mi aspetto che ne parlino anche i media italiani, forse con qualche imprecisione e incongruenza perché quasi tutte le notizie sull’uso delle emoji sono tradotte dall’inglese.  

È un tema che seguo da tempo e approfitto della giornata per sintetizzare alcuni aspetti fondamentali ma spesso fraintesi.

Emoji è un nome proprio? No, anche se c’è chi lo scrive con l’iniziale maiuscola. È un nipponismo formato da e “immagine” e moji “lettera, carattere” ed è entrato in italiano attraverso l’inglese. 

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Il travel ban di Trump NON è un bando

[Giugno 2017] Aggiornamenti dagli Stati Uniti, in inglese e in alcuni titoli italiani, su un provvedimento controverso voluto dal presidente Donald Trump: “Supreme Court allows most of Trump’s Muslim travel ban until further review” – “La Corte Suprema: il bando sui migranti dai Paesi musulmani torna parzialmente in vigore” – “Muslim ban, da COrte suprema parziale via libera a bando Trump” – […] bando musulmani […] – bando anti-musulmani

La traduzione letterale di ban con bando è un errore: si tratta infatti di falsi amici.

Ban in inglese

In inglese il sostantivo ban identifica an official or legal prohibition, quindi un divieto emesso da un’autorità, ad es. un decreto, che impedisce di fare o usare qualcosa. Esempi: smoking ban è il divieto di fumo, alcohol advertising ban è il divieto di pubblicizzare alcolici.

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Il parlamento UK in stallo ma non “appeso”

vignetta con i principali leader politici britannici appesi a un filo del bucato

Nel Regno Unito le elezioni dell’8 giugno 2017 non hanno dato la maggioranza sperata a Theresa May e il paese si ritrova con un hung parliament, lo scenario in cui nessun partito ottiene la maggioranza assoluta per poter governare da solo.

È corretto descrivere questa situazione come “parlamento appeso”, come fanno molti commentatori italiani? No.

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Trump, Comey e le richieste di “lealtà”

Negli Stati Uniti ieri è stato dato grande rilievo alla testimonianza scritta di James Comey, ex capo dell’FBI, sugli incontri che ha avuto con Trump. In evidenza in tutti i titoli la parola loyalty perché al centro di una richiesta inaccettabile di Trump a Comey. Esempio dal Washington Post:   

‘I expect loyalty,’ Trump told Comey, according to written testimony

I media italiani hanno dato la notizia traducendo letteralmente loyalty con lealtà, una soluzione che ritengo inadeguata perché le due parole possono essere falsi amici. Qualche esempio:

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Russiagate e altre pronunce radiofoniche

Russiagate: Casa Bianca con fantasma di Richard Nixon che dice Déjà vu!

Ha spazio anche nei media italiani Russiagate, lo scandalo che coinvolge Trump e il suo entourage per i presunti rapporti con la Russia. Nei giornali radio l’ho sentito citare con la pronunciaràsciagheit”, sulla falsariga dell’inglese, e mi sono chiesta se non sarebbe invece preferibile “russiagheit”.

Pronunce ibride

“Russiagheit” è una pronuncia ibrida che può far storcere il naso ma mi pare un adattamento accettabile perché l’elemento formativo –gate (“gheit”) è in uso in italiano da almeno 40 anni ed è molto produttivo in combinazione con nomi propri di persona e di luogo, quindi è facilmente riconoscibile.

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Potenziali falsi amici: dementia e demenza

Notizia dalla campagna elettorale di maggio 2017 nel Regno Unito:

General election 2017 – Theresa May ditches manifesto plan with ‘dementia tax’ U-turn

Al centro dell’attenzione c’è la retromarcia di Theresa May su un punto molto controverso del suo manifesto elettorale, rinominato dementia tax da media e opposizione.

È un provvedimento rivolto a chi soffre di malattie degenerative mentali come la malattia di Alzheimer. Nelle intenzioni del partito conservatore, i malati e i loro eredi dovrebbero sostenere di tasca propria tutti i costi di assistenza non medica (social care), eventualmente anche vendendo la casa per coprire le spese.

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