Raffreddorizzarsi: occasionalismo o neologismo?

L’immunologo Silvestri: «Il Covid sembra raffreddorizzarsi ma non per chi è senza vaccino». «Non sono le feste che ci immaginavamo e abbiamo ancora davanti un periodo difficile. Ma, nonostante una crescita dei contagi che sembra una valanga, dobbiamo avere fiducia: i dati che raccogliamo ogni giorno indicano che la variante Omicron, benché molto trasmissibile, è meno aggressiva e molto di rado ha conseguenze serie sui vaccinati. La controprova l’abbiamo dagli ospedali che non sono sotto pressione nemmeno nella Londra con un milione di contagiati. La speranza è che il virus si stia raffreddorizzando».

L’immunologo Guido Silvestri, intervistato dal Corriere della Sera, ha usato il verbo riflessivo raffreddorizzarsi, poi ripreso immediatamente da molte altre testate, per ipotizzare effetti meno gravi per la variante Omicron del virus SARS-CoV-2.

La parola è insolita ma ben formata: il suffisso izzare, usato per creare  verbi denominali e deaggettivali, è tra i più produttivi dell’italiano. Ha prevalentemente un valore causativo o trasformativo: quando ha come base una parola x o un nome proprio X, il verbo x-izzare indica rendere x o come x, fare x, causare x, trasformare in x.

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Varianti grafiche: VAcinno vs vaxxino

Cartello con primula gialla e scritte “vaccinazione anti-Covid-19 5-11 anni” e freccia con didascalia “VAcinno!”

VAcinno!

Mi è piaciuto molto il gioco di parole VAcinno! usato a Bologna come slogan per il centro vaccinale (hub) per i bambini dai 5 agli 11 anni. È un’esortazione accattivante costruita con la parola bolognese cinno, bambino (in origine “piccolo”).

Vaxxino

Di tutt’altro genere la parola vaxxino, usata sui social dagli antivaccinisti. È un esempio di variante grafica, un espediente usato principalmente in inglese che in contesti gergali o informali consiste nell’usare una grafia alternativa per attribuire accezioni nuove a parole esistenti, come ad es. doxxing, o per connotarle, come ad es. anti-vaxxer.

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Omicron: scariant e supervariante

Immagine di coronavirus e titoli: 1 Covid, INCUBO Omicron; 2 Covid, la MINACCIA Omicron SPAVENTA il mondo; 3 Variante Omicron, il Black Friday della PAURA: così il mondo torna a TREMARE (e non spende); 4 È PANICO per la variante Omicron dal Sudafrica: può bucare i vaccini ed è più contagiosa

Questi titoli di quotidiani del 27 novembre 2021 mi hanno fatto subito pensare al neologismo inglese informale scariant, parola macedonia formata da scary (terrificante) e variant.

Descrive una nuova variante del virus Sars-CoV-2 che spaventa per le modalità con cui viene descritta dai media, che ricorrono a narrazioni catastrofistiche con parole che appartengono al campo semantico della paura, come negli esempi qui sopra.

I titoli acchiappaclic sulla variante Omicron non tengono conto che al momento mancano ancora dati scientifici certi che effettivamente dimostrino che, rispetto al virus originale e alle varianti* già note, la nuova variante ha una o più di queste caratteristiche:
è più trasmissibile, 
riduce la protezione data dai vaccini,
provoca forme cliniche più gravi o più letali,
rende meno efficaci le misure di protezione individuale.

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La variante Omicron “salta” Nu/Ni e Xi

annuncio OMS: Classification of Omicron (B.1.1.529): SARS-CoV-2 Variant of Concern

Ho aggiornato Variante Mu o variante Mi? (settembre 2021) con una nota sul nome divulgativo della variante B.1.1.529 del virus SARS-CoV-2, identificata in Sudafrica, che sta destando molta preoccupazione. L’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha denominata Omicron, come la quindicesima lettera dell’alfabeto greco.

Prima dell’annuncio ufficiale i media erano convinti che sarebbe stata chiamata Nu, tredicesima lettera dell’alfabeto greco, e in questo caso per l’italiano si sarebbero potute fare le stesse osservazioni linguistiche già viste per il nome della variante precedente: Nu come in inglese e nelle notazioni scientifiche e tecniche, oppure Ni, nome prevalente in ambiti classici e letterari? 

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Misteriosa mandolina

Scambio di tweet tra donna e uomo – Donna: “Ho una mandolina fenomenale, solo che ogni tanto reclama un sacrificio di sangue. Stamattina affettavo melanzane: da melanzane a dito è stato un attimo”. Uomo: “Prima di capire il senso del tweet, ho assegnato a mandolina almeno 4 significati diversi”

Questo scambio di tweet rivela che non tutti sanno cos’è una mandolina. I correttori ortografici non riconoscono la parola e finora solo alcuni dizionari l’hanno lemmatizzata.

Tra questi, il Dizionario Zingarelli indica come prima occorrenza di mandolina il 1999 e dà la definizione “utensile consistente in un supporto genericamente di metallo o plastica provvisto di una lama regolabile e talora di grattugie per affettare più o meno sottilmente verdure, patate ecc.”. La voce contiene anche un dettaglio inaspettato: etimologia incerta.

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Falsi amici del recapito

Chi segue questo blog sa che ho un debole per i giochi di parole terribili come questo di Scott Hilburn che sfrutta la somiglianza grafica di pony e peony /ˈpiːəni/, la peonia. Ne prendo anche spunto per aggiungere un esempio particolare al mio elenco di falsi amici.

Pony Express in inglese

L’ambientazione della vignetta è congruente con il rimando a (The) Pony Express, il nome proprio del servizio postale statunitense che aveva operato per poco più di un anno tra il 1860 e il 1861. Attraversava quasi tutto il paese (cross-country), collegando il Missouri alla California, e copriva una distanza di 3163 km in dieci giorni grazie a staffette di cavalieri, tra cui Buffalo Bill, che cambiavano cavallo (non pony!) ogni 10 miglia circa in apposite stazioni.

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Collant non è più un francesismo?

Fotogramma dalla campagna pubblicitaria Calzedonia autunno 2021

Avete fatto caso anche voi alla pubblicità televisiva di un noto marchio di calze che si conclude con la frase il tuo stile, il tuo llant?

La pronuncia con l’accento sulla prima sillaba per me è una novità: ero rimasta ferma a collàn /kolˈlan/, pronuncia italianizzata della parola francese collant(s) /kɔˈlɑ̃/, e non mi ero mai accorta che da francesismo collant fosse stato trasformato in uno pseudoanglicismo (in inglese invece si dice in tutt’altro modo, tights*).

Francesismi scambiati per anglicismi

Non è l’unica parola francese che ha subito questa modifica. L’esempio più noto è stage, tirocinio, che molti pronunciano erroneamente /steidʒ/ anziché /staʒ/, presumo senza sapere che in inglese stage significa palcoscenico oppure fase, stadio, e che l’esperienza lavorativa si chiama invece internship.

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I fantasmi svaniscono, le persone ghostano 👻

Vignetta intitolata types of ghosts con otto esempi: 1 classic (fantasma normale); 2 friendly (Casper); 3 literary (fantasma del padre di Amleto); 4 comic strip (fantasma crivellato di pallottole); 5 art (urlo di Munch): 6 historic (nave fantasma); 7 arcade (fantasma di Pac-Man); 8 dating app (fantasma svanito)

L’ultimo tipo di fantasma nella vignetta di Wrong Hands evoca il ghosting, la pratica di porre fine a una relazione interrompendo improvvisamente e senza alcuna spiegazione ogni tipo di comunicazione con l’altra persona, per poi rendersi irreperibile (svanire come un fantasma!).

In italiano si usa sia il prestito [fare] ghosting che la neoformazione ibrida ghostare, un verbo transitivo molto informale che ha acquisito anche il significato più generico di ignorare o non farsi più sentire. Le relazioni interrotte o trascurate “ghostando” non sono solo sentimentali ma possono essere anche di amicizia, professionali o di altro tipo.

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Propaganders, ereditiers, chilavisters, angelers…

Schermata della trasmissione Propaganda Live e tweet: 1 Thank God it’s Friday! Ben ritrovati #propaganders; 2 Oh che bello il venerd+ con @welikeduel! Siete pronti #propaganders?; 3 Non perdi mai una puntata di #propagandalive? Beh, se anche tu sei un #propagander unisciti al fan club! Daje!; 4 Buonanotte #propaganders. Buonanotte ciurma

Trovo divertente e creativo un uso particolare del suffisso inglese er, aggiunto a nomi propri di personaggi del mondo dello spettacolo oppure di programmi televisivi per denominare scherzosamente chi li segue. I nomi ibridi che ne risultano sono palesi pseudoanglicismi, spesso usati nella forma pluraleers non solo per l’insieme dei fan ma anche per la singola persona.

Uno dei primi esempi è stato leosiners, dal nome della giornalista Franca Leosini, conduttrice del programma Storie Maledette da cui poi è nato anche maledetters. Un dettaglio curioso è che i programmi su reati, misteri, delitti e persone scomparse inizialmente erano tra i più produttivi per questo tipo di nomi. Esempi:  

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Giovanni Adamo e la terminologia informatica

MI ha rattristata la notizia che è scomparso il linguista Giovanni Adamo, grande esperto di neologia e di terminologia tecnico-scientifica ma anche persona squisita e molto arguta che avevo avuto il piacere di incontrare ad alcuni convegni dell’Associazione Italiana per la Terminologia. Ricordo ad esempio una visita divertente a un noto negozio di sfogliatelle di Napoli, seguita da una conversazione stimolata dal passaggio di un Alibus e che mi aveva poi dato l’idea per Scuolabus, pedibus e altri ···bus.

Sono convinta che questa capacità di cogliere spunti ovunque si ritrovi anche negli esempi sul lessico e nelle raccolte di neologismi curate da Giovanni Adamo, che era anche un ottimo divulgatore.   

Copertina di “Che cos’è un neologismo”Copertina di “Le parole del lessico italiano”

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Dalla fisica ai “mormorii” di storni

tweet di @NobelPrize: “How do patterns arise in a murmuration of thousands of starlings? 2021 physics laureate Giorgio Parisi’s research has explained this complex phenomena. See the starlings in action and learn more”

La notizia del premio Nobel per la fisica a Giorgio Parisi ha fatto conoscere vari aspetti degli altri ambiti di ricerca dello scienziato. Qualche anno fa, ad esempio, ha supervisionato il progetto europeo interdisciplinare STARFLAG che ha identificato modelli e regole che determinano il volo degli stormi di storni: sono un esempio di comportamento collettivo autorganizzato* riscontrabile sotto altre forme anche in ambiti umani, ad es. in alcuni fenomeni economici e sociali.

foto di Sturnus vulgaris

Il nome del progetto mi dà lo spunto per alcune divagazioni lessicali che non c’entrano nulla con le motivazioni per il Nobel ma sono accomunate da rimandi allo Sturnus vulgaris, uccello nero macchiettato di colori chiari, con piumaggio spesso iridescente, che è sempre più numeroso nei cieli cittadini in autunno, in particolare a Roma.

Storni, stormi e starling

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Mismatch e mismàs, che confusione!

Annuncio di un’iniziativa per le imprese della Regione Lombardia:  

Immagine di presentazione in contesto lavorativo con titolo FormareXassumere e descrizione “Il voucher per invertire il mismatch lavorativo”

Si trovano molte occorrenze dell’anglicismo mismatch non solo nel sito della Regione Lombardia (mismatch lavorativo, skill mismatch, mismatch tra domanda e offerta di lavoro, mismatch tra formazione e lavoro…) ma anche in altri siti istituzionali, ad es. del Ministero del lavoro, del Ministero dell’Economia e dell’Istat.

Mismatch…

In inglese la parola mismatch è generica. Viene usata in contesti diversi e può indicare vari tipi di discrepanza, mancata corrispondenza, incongruenza, disallineamento, sfasamento, sproporzione o una combinazione poco riuscita, anche tra persone. Esempi: mismatch between resources • supply and demand • theory and practice expectations and reality • intent and action…

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Cosa succede se si spilla il tè? 🍵

Alcuni esempi di un calco dall’inglese usato sui social e tipico del lessico giovanile che mi diverte perché richiama insoliti intrecci di parole:

Esempi: 1 ho del tè da spillare ma prima finisco il manga; 2 ahh il tè che vorrei spillare; 3 ti prego vieni su Whatsapp ti devo spillare il tè bollente; 4 sto pillando tè bollente con una mia amica; 5 hai spillato del tè molto caldo; 6 oggi mi hanno spillato del tè su un tiktoker della mia città; 7 ciao a tuttx sono prontissima a spillare del tè BOLLENTE

Spillare il tè ricalca un’espressione idiomatica informale dell’inglese americano, spill the tea, che ho già descritto in Espressioni idiomatiche inglesi con il tè.

“What’s the tea?”

In inglese tea è una parola colloquiale per pettegolezzi, dicerie o chiacchiere indiscrete, o come si diceva qualche anno fa anche spetteguless e, se riferito a personaggi famosi, gossip. 

Questa accezione di tea è nata negli anni ‘70 del secolo scorso nello slang della cultura drag afroamericana e ha origine come grafia alternativa dell’omofona lettera T, a sua volta abbreviazione di Truth intesa come hidden truth, verità nascosta, inizialmente riferita alla propria condizione di transgender e in seguito anche ad altri nel senso di pettegolezzo.

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Attacchi di cuore

Titoli della stessa notizia in inglese e italiano sulla salute dell’attore americano Bob Odenkirk:

Titolo inglese: Bob Odenkirk says he had a small heart attack, will be back. Titoli italiani: 1 Bob Odenkirk dall’ospedale: “Ho avuto un piccolo attacco di cuore”: 2 Bob Odenkirk: “Ho avuto un piccolo attacco di cuore, ma tornerò presto”

In italiano si capisce correttamente cosa è successo ma ritengo che la traduzione sia inadeguata perché non tiene conto di alcune importanti differenze tra italiano e inglese quando si discute di problemi di salute.

Ne è un esempio proprio la locuzione heart attack, che ha un corrispondente italiano in attacco di cuore solo in registri familiari o molto informali, oppure in contesti incolti o se l’uso è figurato, ma che risulta incongrua in altri registri.

È evidente se si confrontano i titoli sull’attore americano e quelli, apparsi lo stesso giorno, per lo stesso tipo di malore del cantante italiano Gaetano Curreri:

titolo: Gaetano Curreri in terapia intensiva, il bassista degli Stadio: «Ha avuto un infarto. Abbiamo avuto paura, ma ora sta meglio»

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Italia Team, un nome anomalo

Immagine del profilo Twitter di Italia Team, con motto STUPOR MUNDI e descrizione “le storie, le vite, le emozioni e le passioni degli atleti Italia Team che da oltre 100 anni rappresentano l’eccellenza dello sport”

C’è chi critica il nome Italia Team, scelto dal CONI per la rappresentativa italiana ai giochi olimpici, perché fa ricorso a un anglicismo che toglie dignità alla nostra lingua.

Immagino sia una provocazione perché la parola team è usata in italiano dal 1909 e dopo oltre un secolo non può più essere considerata un elemento estraneo alla lingua, anche perché è una delle circa 2500 parole di alto uso del lessico di base dell’italiano.

Il nome Italia Team suscita comunque perplessità, sia che lo si consideri un nome italiano che un nome ibrido “internazionale”, ma per tutt’altro motivo: l’ordine delle parole.

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