…ancora sul censimento 2011

Le mie perplessità sul linguaggio usato nei documenti del censimento 2011 sono aumentate dopo aver visto il sito per compilare il questionario online.

Ho scoperto infatti che per le pagine web è stata adottata una modalità di comunicazione diversa, molto più comprensibile, anche se limitata a informazioni generali sul censimento (questionario e istruzioni rimangono invariati). Mi domando se semplicità e chiarezza siano previste solo per chi ha accesso a Internet ma non per gli “analfabeti digitali”?

penna_ISTAT

Per confrontare le due modalità di comunicazione aggiungo qualche dettaglio.

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Censimento 2011: linguaggio poco comprensibile

Dopo aver letto Il lavoro domestico è soltanto un hobby, riflessioni di Bruno Gambarotta sul questionario per il censimento 2011, ho dato un’occhiata al plico ricevuto dall’ISTAT.

Probabilmente gli autori dei testi non apprezzano molto la semplificazione del linguaggio amministrativo* e non hanno mai parlato con qualche rilevatore di censimento, altrimenti saprebbero che alcune parti dei documenti sono ai limiti della comprensibilità.

Nella lettera informativa, ad esempio, c’è una frase che credo di aver interpretato correttamente solo dopo averla letta un paio di volte: 

“A tale proposito la informo che, mentre i dati censuari potranno essere diffusi, privi degli identificativi diretti, anche con frequenza inferiore alle tre unità, ciò non si applica ai dati di natura sensibile”

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Parolacce, software e localizzazione

What do you love (wdyl.com, ora non più disponibile) era la funzionalità di ricerca di Google, disponibile solo in inglese, che restituiva risultati da più di venti servizi diversi in un’unica interfaccia. Se però si digitavano parolacce o volgarità (ad es. shit), si ottenevano informazioni sui gattini (kitten).

C’è chi ha identificato le parole proibite e le ha elencate in Google’s Official List of Bad Words; la scoperta è stata ripresa in vari siti ma va detto che le cosiddette offensive word list sono abbastanza comuni e hanno varie applicazioni nello sviluppo di software.

Ad esempio, servono a evitare che appaiano parole offensive nelle sequenze di lettere e numeri generati automaticamente, come nei codici per la registrazione di software (eventualità non rara, basti pensare all’inglese e alle sue four-letter words!), oppure possono essere usate per filtrare messaggi di posta elettronica o altro contenuto.

Un altro tipico campo di applicazione sono i correttori ortografici, il completamento automatico e i sistemi di riconoscimento vocale e di riconoscimento della grafia.

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Terminologia al CERN

foto Globe – CERN

Gran parlare di CERN in questi giorni! Sono stata una settimana a Ginevra proprio recentemente e nel giro turistico ho incluso anche il CERN, incuriosita più dal Globe, l’edificio di legno che ne è diventato il simbolo, che non dal resto. 

Digiuna di fisica dai tempi del liceo, dove la trovavo una materia noiosa, prevedevo una visita rapida e invece le due mostre permanenti (Universe of Particles nel Globe e Microcosm lì vicino) si sono rivelate così interessanti da farmi rimanere alcune ore.

CERN_glossaryUna prima piacevole scoperta sono stati gli opuscoli in inglese e francese che illustrano Universe of Particles perché includono un glossario. L’ho trovata un’idea davvero efficace, che condensa con semplicità e chiarezza alcune nozioni fondamentali della fisica delle particelle.

Il percorso didattico di Microcosm è spiegato anche in italiano e tedesco ed è completato da note terminologiche che in alcuni casi danno informazioni davvero curiose.

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La barosola (con quiz per non romagnoli)

barosola Tra le parole romagnole che non credo abbiano alcun equivalente in italiano mi piace molto barosola (l’ho suggerita anche per il progetto Sciarà). Descrive l’impronta di cibo che può rimanere attorno alla bocca, soprattutto dei bambini ma anche di adulti poco accorti, che si forma se si mangia con gusto qualcosa, come gelato o marmellata o pietanze con il sugo, imbrodolandosi parte del viso: “Ma guarda che barosola che hai!


Aggiornamento – Etimologia di barȏŝla da Léžar e Scrìvar in Rumagnȏl di Franco Ponseggi: “si può far risalire al latino rosula (piccola rosa), come nel siciliano ròsula, col senso di arrossamento, quindi gelone o rosolia, con il prefisso rafforzativo ba, con il riferimento allo sporco intorno alla bocca tipico dei bambini, che, per essere intorno alla bocca, ha forma rotonda e che, se l’igiene viene trascurata, come poteva succedere un tempo, e/o per il freddo, poteva portare ad arrossamenti. Non si può escludere l’origine dal longobardo rosa (crosta), in particolare attorno alla bocca”.


Barosola è una delle voci di un divertente glossarietto di romagnolismi che ho ricevuto in regalo, Zavagliando*. Guida per chi vuole salvare la lingua romagnola pur non conoscendola e per i finarlini** che credono di parlare puro italiano (Bottega Bertaccini).

Ho ritrovato molti romagnolismi che sentivo spesso quando abitavo da quelle parti e ho pensato di usarne alcuni per un piccolo quiz. Riuscite a indovinare cosa vogliono dire?

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