Il doppiaggese

Il Portale Treccani parla di doppiaggio nello speciale Perdere la faccia, metterci la voce. Molto interessante Doppiaggese, filmese e lingua italiana di Fabio Rossi. Un estratto:

Lo scaricatore di porto parla come un lord

Indubbiamente il doppiaggese, vale a dire la varietà di lingua propria dei film doppiati, ha influenzato direttamente non soltanto l’intera lingua del cinema italiano (il cosiddetto filmese), ma anche l’italiano scritto e parlato tout court, e questo non tanto in virtù dei numerosi calchi, soprattutto dall’inglese, di cui son prodighi i nostri doppiatori (dacci un taglio,da cut it out, invece di piantala o finiscila; ci puoi scommettere!, da you bet!, o you can bet!, invece di senza dubbio!, naturalmente!, lo credo bene! e simili; e ancora non c’è problema invece di va bene; sono fiero invece di sono orgoglioso, mi fa piacere; tranquilli! invece di zitti!, silenzio! ecc.; dipartimento invece di ministero; realizzare invece di accorgersi, rendersi conto di; essere in condizione di fare anziché poter fare; suggestione invece di suggerimento, e tanti altri ancora), ma soprattutto per quella generale impressione di artificiosa formalità e azzeramento delle varietà tipica di quasi tutti i doppiaggi, nei quali lo scaricatore di porto parla come l’avvocato, al massimo con l’aggiunta del turpiloquio ma, ad accrescere l’inverosimiglianza dell’operazione, sempre in una dizione ineccepibile e scevra d’ogni inflessione regionale.

Continua a leggere   >>

design ≠ design

Il doodle di Google del 20 marzo festeggia il primo giorno di primavera astronomica. Nella descrizione inglese appare l’informazione Design by Marimekko.

Design di Marimekko

La traduzione italiana, Design di Marimekko, non mi sembra corretta.

In italiano il prestito design può significare “processo di progettazione, ideazione, ricerca creativa” oppure “aspetto o forma di un oggetto di produzione industriale che risponde a specifici criteri estetici e funzionali”.

Continua a leggere   >>

spread, differenziale e differenza

spreadIeri i media online titolavano dando grande risalto alla notizia che lo spread era sceso sotto i 300 punti, facendo poi quasi sempre seguire la spiegazione che lo spread è il differenziale tra Btp e Bund tedeschi.

Come è già stato fatto notare da altri (ad es. da .mau., matematico), sarebbe invece preferibile parlare di differenza di rendimento. Vari dizionari registrano l’uso improprio di differenziale, ad es. nel Vocabolario Treccani si legge:

Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriamente con il significato di differenza, divario: ridurre i d. salariali o retributivi (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi.

Continua a leggere   >>

un look ancora più fashion

Cartello sulla vetrina di un negozio di Milano temporaneamente chiuso per ristrutturazione:

vetrina Accessorize

5 parole inglesi su 9, mi sembra un bel record!

Ho fatto la foto anche perché è da tempo che ho notato che in italiano i sostantivi inglesi fashion e glamour sono usati come aggettivi. Mi domando se sia un adattamento voluto (eccessiva lunghezza degli aggettivi fashionable e glamorous?) o un’interpretazione errata della sintassi inglese, dove alcuni sostantivi possono fungere da aggettivi con funzione attributiva (ad es. fashion trends) ma non predicativa (even more fashionable e non *even more fashion).

Continua a leggere   >>

L’italiano e i suoni di Topolino & Co.

vignetta Topolino 1949Gulp! La lingua delle nuvolette è uno speciale del Portale Treccani dedicato all’italiano dei fumetti.

Chi è (o è stato) un lettore appassionato del periodico Topolino apprezzerà Paperus in fabula… Tesori di lessico ludico di Daniela Pietrini, che con vari esempi evidenzia l’espressività delle storie, molto innovative dal punto di vista lessicale e caratterizzate da “un’inedita mescolanza di elementi colloquiali e ricercati”.

Da bambina ero abbonata a Topolino e ricordo ancora alcune delle parole che avevo imparato leggendolo, come torpedone, tanghero, gaglioffo, turlupinare, tapino e certame (delle nevi, una gara di sci). E poi anni dopo, era stata una piacevole sorpresa scoprire che quasi tutte le onomatopee (GASP, GRUNT, GULP, GURGLE, SOB, MUMBLE, YUK…) erano anche verbi inglesi, seppure con pronunce per me del tutto nuove: inimmaginabile che SIGH si dicesse /sʌɪ/!   

A questo proposito ho riguardato una ristampa del primo numero del libretto Topolino, del 1949, per capire se le onomatopee fossero le stesse già allora.

Continua a leggere   >>

populism ≠ populismo

In un articolo commemorativo su Whitney Houston la rivista americana TIME scrive:

« Houston, who died Feb. 11 [2012] at 48, was a populist above all. The music she chose to sing was a careful but thrilling blend of gospel, soul and pop that made her a staple of dance clubs and light-rock stations and helped her become America’s fourth-best-selling female artist of all time. […] And she used her voice to reach the broadest audience she could […]»

L’ho letto in treno e mi è venuto subito in mente un commento a Trenitalia o Trenispagna?, in cui linus fa notare un potenziale falso amico:

« i termini “populism” e “populismo” hanno significati diversi: in inglese il termine è positivo e significa “fare gli interessi delle persone comuni”, mentre in italiano è negativo e significa “convincere con propaganda demagogica il popolo” […] Una traduzione sbagliata rischia di diventare un concetto, sbagliato!»

Continua a leggere   >>