Metafore politiche: da ghigliottina a tagliola

Titolo del 29 gennaio 2014:

Non si riesce ad abolire l'IMU?

L’articolo spiega che la cosiddetta “tagliola” o “ghigliottina” è la possibilità che il presidente della camera interrompa la discussione parlamentare prima del tempo per arrivare al voto, in questo caso per bloccare l’ostruzionismo messo in atto dal Movimento 5 Stelle che impedirebbe l’approvazione di un decreto legge.

Mi ha colpita molto perché per lo stesso concetto vengono usate due metafore diverse: funzionamento, finalità e valore figurato di ghigliottina e tagliola non sono equivalenti e suggeriscono interpretazioni politiche diverse.

La metafora della ghigliottina

La “ghigliottina” nel diritto parlamentare descrive gli aspetti tecnici della ghigliottina come meccanismo parlamentare. È uno provvedimento pensato per avere un forte potenziale deterrente e infatti finora non è mai stato usato. La metafora è chiara: decapitazione come “taglio netto”, “pena capitale” e “privazione di una parte importante”:  non c’è scampo e l’effetto è immediato e irreversibile.

La metafora della tagliola

tagliola

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“Vorrei un consiglio per la tesi…”

libri e diploma di laureaHo sempre dato importanza alla condivisione di informazioni e competenze e rispondo volentieri alle domande di studenti alle prese con la tesi. A volte però rimango perplessa dalle modalità di interazione di alcuni di loro, a cui ho ripensato quando ho letto queste considerazioni in L’italiano dei social media secondo l’Accademia della Crusca:

È vero che internet e soprattutto i social media “rovinano” la lingua italiana?
I nuovi mezzi offrono nuove possibilità, tutto sta nell’uso che ne viene fatto. Sicuramente i social media hanno favorito l’attività della scrittura anche in persone che non avevano questa abitudine; i giovani scrivono molto di più, certo in una varietà di lingua che resta prevalentemente informale e colloquiale. Qui dovrebbero intervenire gli istituti formativi, la scuola, l’università: bisognerebbe riuscire a rendere tutti pienamente consapevoli che ci sono vari livelli di formalità e che la lingua può essere impiegata in modo diverso a seconda della situazione comunicativa in cui ci troviamo ad agire.

Purtroppo anch’io ho l’impressione che non sempre ci sia la consapevolezza dei diversi registri della lingua e delle diverse modalità di comunicazione.

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Get your [Jobs] Act together!

Pubblicato il 9 gennaio 2014, con aggiornamento finale sul nome ufficiale della riforma del lavoro approvata nel giugno 2015.


Ho già espresso la mia scarsa tolleranza per i forestierismi superflui, soprattutto se usati in contesti istituzionali o pubblici, come la politica. Un anglicismo che imperversa ultimamente, Job(s) Act, è un esempio tipico: l’esatto significato non è del tutto chiaro, neppure per chi conosce bene l’inglese, e non si capisce neanche come vada scritto.

titolo del Corriere della Sera, 8 gennaio 2014  Corriere della Sera
titolo di La Repubblica, 8 gennaio 2014  Repubblica

Vengono usate varie combinazioni di minuscole e maiuscole e job appare sia al singolare che al plurale. Le incongruenze sono palesi, non solo nei media ma anche nel sito di Renzi, dove ho cercato informazioni sul concetto identificato dal neologismo. Non ho però trovato alcuna definizione per Job(s) Act ma solo riferimenti generici come piano [per il lavoro], strumento e documento, che da aperto e politico dovrebbe trasformarsi in tecnico.

Provo allora a fare qualche considerazione in base alle mie conoscenze dell’inglese.

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Apericenone e parole (dell’ultimo) dell’anno

Apericena, l’aperitivo con stuzzichini vari che può sostituire la cena, è un neologismo nato una decina di anni fa ma che ha fatto parlare di sé nel 2013. Giuseppe Antonelli del programma La lingua batte ha fatto un’analisi divertente, ricca di riferimenti e dettagli anche morfologici ed etimologici (ad esempio, il significato antico di aperitivo era “lassativo”, “diuretico”!), mentre Linguista per caso elenca altre parole macedonia nate sulla scia di apericena, come aperipranzo, aperipizza e aperibirra, a cui aggiungo aperisushi*.

apericena e apericenone

Non è però stata rilevata la neoformazione che si sta affermando prepotentemente in questo finale d’anno, l’apericenone di Capodanno. L’unione di aperitivo e cenone mi sembra un po’ ossimorica, ma forse in tempo di crisi non si va tanto per il sottile e il suffisso accrescitivo –one riesce a comunicare il messaggio “poca spesa, tanta resa”, soprattutto se i rinforzi (gli extra che si pagano a parte) non costano troppo?

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Guarda come parlano

Demo @Unipisa con le parole più frequenti e tipiche di politici, calciatori e altri personaggi.

Binomi lessicali e sessismo linguistico

simbolo per bagni pubblici con la figurina di una donna e di un uomo e la didascalia “Diciamo basta al sessismo delle insegne dei bagni. Non è giusto che solo le donne abbiano un vestito da supereroe”Il cartello visto in Scritture brevi, ironico  spunto di riflessione sul valore convenzionale dei segni, mi ha invogliata a verificare se fosse convenzionale anche l’ordine dei simboli (no, ma prevale la figura femminile a sinistra), mentre uno dei nomi inglesi dei bagni, Ladies e Gents, mi ha fatto ricordare un articolo letto recentemente, Gentlemen before ladies?, che sintetizza una ricerca su alcuni particolari binomi lessicali inglesi.

Binomi lessicali inglesi e uso non sessista della lingua

I binomi lessicali sono coppie di parole della stessa categoria, unite da una congiunzione, che si presentano in un ordine fisso, come bianco e nero (e non *nero e bianco, mentre in inglese è il contrario: black and white). L’ordine degli elementi costitutivi è determinato da tendenze fonologiche, metriche, semantiche e pragmatiche.

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Ideofoni dalla A alla Z

Ho trovato molto divertente la Tabella dei rumori di Romina Mazzotta, “un piccolo manuale per la ricerca delle parole e dei suoni utilizzati nei fumetti”.

copertina della Tabella dei rumori

Definizione di ideofono dal Vocabolario Treccani:

“ideòfono s. m. [comp. di ideo– e -fono]. – In linguistica, termine con cui si indicano le parole […] con le quali si esprimono le sensazioni relative alle varie sfere sensoriali; in italiano gli ideofoni (più comunem. detti voci fonosimboliche) si concentrano nella varietà informale della lingua (ciuf ciuf, glu glu, splash, zac, ecc.); un caso particolare sono quelli diffusisi nel linguaggio giovanile grazie ai fumetti tradotti dall’inglese (gulp, roar, sigh, ecc.)

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Piacciare, favvare, pinnare, lovvare…

Tra i molti neologismi legati alle interazioni su Internet (postare, linkare, taggare, bloggare, bannare, flaggare, chattare ecc.) ci sono alcuni verbi legati ai social network ancora parecchio colloquiali ma molto diffusi. Alcuni esempi con il loro significato:

piacciaremettere un Mi piace a tweet, foto, post, commenti, pagine di Facebook ecc
mipiacciarevariante più colloquiale di piacciare: ho letto e mipiacciato
amicare / amicarsi – diventare amico su Facebook: non l’ho amicato; ci amichiamo?
favvaremettere tra i preferiti (favorites): te l’ho favvato anch’io
pinnare – condividere immagini o video in Pinterest “appuntandoli” (pin) in bacheche.

Favvare e pinnare sono esempi di neoformazioni ibride ottenute da una parola inglese a cui è aggiunto un affisso italiano. È un meccanismo molto produttivo che è usato soprattutto per creare nuovi verbi, sempre della prima coniugazione. Altri esempi, al momento associati soprattutto a Twitter, sono followare, unfolloware / defolloware (seguire e smettere di seguire qualcuno) e hashtaggare.

Lovvare

C’è anche lovvare, usato per descrivere un forte apprezzamento (riferito a una persona, ad esempio, lovvo dovrebbe essere più intenso di mi piace ma meno impegnativo di amo). Ovviamente deriva dall’inglese love però, secondo me, non direttamente dalla parola ma, con un passaggio intermedio, dal simbolo ♥, diffusissimo in inglese e reso popolare dalla campagna pubblicitaria I NY degli anni ‘70.

I ♥ WORDSIn inglese il simbolo ♥ ha dato origine a un verbo informale, heart, usato in frasi come I totally heart this song e da tempo nei dizionari.

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