Gli shooter del calcio

In una promozione dei supermercati Esselunga si ricevono dei dischetti plastificati di 4 cm di diametro che sono stati chiamati shooter, un nome che trovo piuttosto insolito. 

Gli shooter sono dischetti che raffigurano elementi legati al mondo del calcio. La collezione si compone di 4 serie di shooter per un totale di 94 dischetti.

In inglese shooter è innanzitutto chi spara con un’arma da fuoco ma, negli sport di squadra, anche chi ha il ruolo di segnare punti in una rete o in un canestro e, nel calcio, chi tira un calcio di rigore (anche in italiano c’è una metafora che associa armi e sport, cannoniere). 

I dischetti denominati shooter, invece, si usano per fare delle costruzioni, incastrandoli tra loro grazie ai tagli che hanno lungo il bordo, oppure per gare di lancio (?), e proprio per questo non capisco la scelta del nome: in inglese shooter è comunque chi compie l’azione e non l’oggetto su cui viene esercitata.

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BARF DAY (e altri day)

SABATO BARF DAYIgnoravo che BARF fosse il nome di una marca di cibo per cani (è un acronimo descritto come Bones And Raw Food in Italia e Biologically Appropriate Raw Food negli Stati Uniti), altrimenti non mi avrebbe così colpita il cartello con la scritta BARF DAY che ho visto sulla vetrina di un negozio per animali.

In inglese, in particolare nella varietà americana, barf è una parola informale per il vomito (e per vomitare), infatti uno dei nomi dei sacchetti per chi sta male in aereo è proprio barf bag.

Day, nuovo elemento formativo?

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La metafora del Titanic

In metropolitana a Milano, sulle pareti opposte ai marciapiedi dove si aspetta il treno, ci sono dei manifesti che pubblicizzano un’offerta di A2A Energia, molto simili a questo:

immagine di uomo e donna stilizzati sulla prua di una nave già inclinata, nella posizione resa famosa da Leonardo di Caprio e Kate Winslet

Si legge bene solo lo slogan Con Casa2a l’energia dà spettacolo, ma non le caratteristiche dell’offerta (un anno di cinema in due al prezzo di uno).

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Dubbi su “Itanglese +440%”

Classifica itanglese 2013 di Agostini AssociatiDa qualche anno Agostini Associati pubblica un’indagine sull’itanglese che comprende due tipi di dati: la percentuale di crescita degli anglicismi rispetto all’anno precedente, per il 2013 calcolata al 440%, e un elenco dei dieci anglicismi più ricorrenti nel campione analizzato.

Ho provato a chiedere qualche chiarimento sui dati e sulla metodologia di estrazione usata perché non mi convincono né alcune voci nell’elenco né la mancanza di dettagli sul numero effettivo di anglicismi (a parità di percentuale, non è la stessa cosa passare da 5 nuove parole a 27 o da 200 a 1080 ), ma non ho ancora ricevuto risposta.

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Optical, un altro pseudoprestito

OpticalIl testo che descrive la foto, dalla rivista di un marchio italiano di abbigliamento, è Dal design al grafico, dal color block al millerighe. Tra pastelli tenui e tratti decisi, l’optical vive una nuova stagione

Il sostantivo optical, “adoperato nel linguaggio della moda per indicare il particolare effetto ottenuto nei tessuti e nell’abbigliamento mediante un fantasioso e spesso violento accostamento di bianco e nero”, è uno pseudoanglicismo, una parola usata con un’accezione inesistente in inglese (optical è un aggettivo che equivale a “ottico”).

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Partita IVA falsa, metonimia vera

foto con cartello Partite IVAMi pare che nel linguaggio comune, o perlomeno in quello usato dai media generalisti, l’accezione prevalente di partita Iva stia cambiando da “sequenza di numeri che identifica i soggetti che esercitano un’attività rilevante ai fini Iva” a “titolare di partita Iva”, quindi una persona.

È una metonimia che probabilmente si può fare risalire a popolo delle partite Iva, un neologismo nato qualche anno fa. Alcuni esempi delle nove occorrenze di partita Iva con significato figurato visti in un’intervista al ministro del lavoro, Giuliano Poletti: “Contratti più chiari per evitare false partite Iva”:

Ci faccia un esempio concreto sulle false partite Iva.
«Se una persona si autorganizza tempi e modalità del suo lavoro, assume il buon esito di un obiettivo, è una vera partita Iva. Se si tratta di un contratto a tempo, biennale o triennale, se il lavoratore è sottoposto a orari e turni secondo il classico schema della subordinazione, ecco, quello non va bene chiamarlo partita Iva».
 

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Comunicazione vestimentaria: overfashion

Overfashion, la rivoluzione delle top model con le curveUno pseudoprestito è una parola che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato o addirittura non esiste, come overfashion in inglese.

Ho scoperto che si tratta di un concetto made in Italy che dà il titolo a una pubblicazione accademica, Overfashion. Nuove prospettive per la moda nella società che ingrassa.

Dall’introduzione: manca un’offerta di abbigliamento plus-size che consenta alla popolazione sovrappeso un uso altrettanto ricco della comunicazione vestimentaria quale quello di cui dispone la popolazione “normale”. Manca, appunto, un’overfashion. […]  Col neologismo “overfashion” vogliamo alludere a una moda che sia in grado di rispondere alle esigenze […] degli uomini obesi e delle donne sovrappeso e obese, con un’offerta qualitativamente e quantitativamente diversa da quella dell’attuale moda plus-size.

Non so nulla di comunicazione vestimentaria e mi limito a una considerazione lessicale: overfashion mi pare una parola malformata e un pessimo esempio di itanglese.

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Ancora itanglese

Con itanglese (o italiese o itangliano) si intende l’uso smodato di parole inglesi in italiano, non sempre usate correttamente. È tipico di alcuni ambiti come ad esempio il marketing, la pubblicità, la moda, la finanza, l’informatica. In tema, vi suggerisco Itanglese e italiano, alcune considerazioni di Annamaria Testa sugli anglicismi superflui.

esempio di itangleseHo trovato molto puntuale l’osservazione che i termini inglesi “hanno un vantaggio perché soggettivamente sono percepiti come più precisi e più evocativi, e perché si portano dietro in automatico una connotazione moderna e cosmopolita, quindi positiva”. Alcuni commenti all’articolo e ad altri che l’hanno ispirato sono la conferma che c’è chi conferisce ad alcuni anglicismi accezioni particolari assenti in inglese, ad es. c’è chi pensa che in inglese clown abbia un significato più specifico di pagliaccio.

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Da selfie a selfare / selfarsi

[2014] È sempre più diffuso il verbo selfare, “fare un selfie”. Si direbbe un verbo intransitivo (ad es. selfa sempre) che funziona come transitivo solo quando usato riflessivamente (ad es. mi sono selfato).

Do you take a lot of selfies?

Esempi d’uso: selfano tutti, selfo anch’io; mai selfato in vita mia; oggi abbiamo selfato di brutto; se selfa mia nonna, mi selfo pure io! Dai, selfati! Mi si nota di più se mi selfo o se non mi selfo?

Pare coerente con il significato originario di selfie, che ho descritto l’anno scorso come una foto con queste caratteristiche:   
1 chi scatta è anche il soggetto
2 è fatta con uno smartphone (allungando il braccio davanti a sé) o con una webcam
3 viene condivisa su un social network. 

Evoluzione di selfie in inglese

Intanto in inglese la parola selfie ha già subito un’evoluzione, al punto che la caratteristica 1, che le ha dato il nome, pare non sia più distintiva. Il significato sta cambiando da “foto di se stessi (self)” a “foto di qualcuno fatta con uno smartphone [per essere] condivisa su un social network” (3 + 2 ma meno specifico).

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Comunicazione in rosa

In un commento a Il bonifico, un’operazione maschile, Barbara mi ha segnalato alcune linee guida di Corecor Umbria, La comunicazione istituzionale al femminile. Per una comunicazione attenta al genere.

Contengono indicazioni per evitare dettagli che contribuiscono a rafforzare stereotipi nelle comunicazioni su e per le donne. Tra gli aspetti da verificare ci sono questi:

11. Viene sottolineata l’interscambiabilità dei ruoli tra donne e uomini ? Ad esempio, se il messaggio è rivolto alle famiglie, sono rappresentati anche gli uomini nel target? O ancora, gli uomini sono ugualmente rappresentati a impegnarsi nelle faccende domestiche o a prendersi cura in generale del contesto domestico?
12. Nella scelta dei colori si è prestata attenzione ad evitare tutti quei colori che rimandano ad una visione stereotipica delle donne (colori pastello e varie tonalità del rosa)?

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