Si dice o non si dice? Dipende

In Continuum: dalla lingua a Windows 10 ho fatto riferimento alle diverse varietà dell’italiano contemporaneo, rappresentabili in “architetture” simili a questa:

Architettura dell’italiano contemporaneo – schema adattato da G. Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo (2012)

Assi di variazione:
diafasico – situazioni di impiego (da formale e formalizzato a informale, con diversi registri d’uso)
diamesico – mezzo o canale di comunicazione (da solo scritto a solo parlato)
diastratico – strati e/o gruppi sociali (da uso “alto”, colto, a uso “basso”, incolto).

Gli assi usati in questo schema evidenziano la multidimensionalità della lingua: a seconda della situazione, dell’interlocutore e delle finalità comunicative sono richieste varietà diverse che possono seguire regole diverse. A scuola invece spesso si imparano norme linguistiche inderogabili che indicano cosa è giusto o sbagliato, senza alternative, in qualsiasi contesto.

La grammatica però non è piatta ma è un universo tridimensionale. È una delle metafore alla base di un libro che mi è piaciuto molto, Si dice o non si dice? Dipende. L’italiano giusto per ogni situazione di Silverio Novelli, giornalista e lessicografo del portale Treccani, dove risponde anche alle domande di grammatica e lessico dei lettori.

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Jobs Act

Settembre 2014: è tuttora al centro dell’attenzione il cosiddetto Jobs Act, un nome usato impropriamente.

Ne ho discusso in Get your [Jobs] Act together! e nell’aggiornamento Definizione ufficiale di Jobs Act, due post molto visualizzati perché risultano ai primi posti nei risultati di ricerche quali “significato di Jobs Act” e “definizione di Jobs Act” (non sono insolite le ricerche con grafie italianizzate come giobs act).

esempi di pronuncia di Jobs Act

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Itanglese a scuola: il cheating

Un’insegnante mi ha segnalato Cheating e INVALSI: mappatura dell’imbroglio scolastico e sue conseguenze, che fa riferimento alla ricerca riassunta in questa presentazione: 

Il "Cheating" nelle scuole italiane: chi imbroglia? via Quattrogatti.info

Il concetto di cheating è definito come “comportamenti opportunistici che causano distorsioni nei risultati delle valutazioni scolastiche” e che consistono in “studenti che copiano in autonomia o con la complicità degli insegnanti” e “insegnanti stessi che determinano scorrettamente i risultati delle valutazioni”.  

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La buona scuola, tra anglicismi e sillabazioni

Ieri il governo ha pubblicato nuove informazioni sulla scuola. Il documento di sintesi in 12 punti ha ricevuto molta attenzione perché erano evidenti diversi errori nella divisione in sillabe di parole a fine riga.

Quasi sicuramente è stato usato software con impostazioni per una lingua diversa dall’italiano. Forse anche chi ha impaginato non era italiano perché è difficile pensare che un professionista non noti errori rilevabili anche dai bambini che hanno fatto la prima elementare. È più difficile invece riconoscere errori di sillabazione in lingue che hanno regole complesse, come l’inglese: dettagli e implicazioni per la localizzazione in Non si sillaba solo a scuola…

Nuove alfabetizzazioni: aumento degli anglicismi?

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Hacking e hackeraggio

Nei titoli sull’appropriazione indebita delle foto private di alcune attrici americane appare spesso il prestito integrato hackeraggio, preferito a quello non integrato hacking. L’uso di entrambi è attestato da parecchi anni nell’uso non specialistico italiano con il significato di “attività esercitata dagli hacker” (cfr. verbo hackerare) ma non mi pare che le due parole si equivalgano.

confronto tra hacking e hackeraggio in Google Ngram ViewerMi sembra che in hackeraggio prevalgano le connotazioni negative di hacker come pirata informatico (chi viola un sistema informatico per danneggiarlo o per acquisire dati riservati), mentre hacking può avere un significato più ampio e includere motivazioni “etiche” (cfr. hacktivism) o implicare particolari abilità informatiche (significato originale di hacker), ad es. per testare la sicurezza di un sistema. Anche il registro e il contesto d’uso non sono gli stessi: hackeraggio è più colloquiale e viene usato soprattutto in ambito giornalistico.

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Dati e stime nei tweet di INGV sui terremoti

Nei mesi scorsi l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha sperimentato un nuovo servizio automatico di comunicazione dei terremoti via Twitter, descritto in Su @INGVterremoti tutte le informazioni dei terremoti in tempo reale.

Finora i tweet sono stati strutturati in questo modo:

tweet di esempio INGV

Alcune informazioni sono abbastanza tecniche, ad es. la data è in formato UTC (1 o 2 ore di differenza), quindi INVG sta studiando un modo più semplice e immediato per comunicare. A questo scopo ha preparato alcune domande e ci invita a rispondere per definire il modo migliore per dare informazioni strategiche in situazioni di emergenza, in cui va condiviso il maggior numero di dati nel modo più efficace ed efficiente possibile.

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Polemiche di ferragosto: vu cumprà e vocabolari

Sintesi del comunicato stampa del Ministero dell’Interno che annunciava la presentazione di una direttiva per la prevenzione e il contrasto dell’abusivismo commerciale:

Alfano: Al via operazione ‘Spiagge sicure’. I turisti, i nostri cittadini, potranno tranquillamente trascorrere le loro giornate in spiaggia, senza la processione dei vu’ cumpra’ – comunicato stampa Ministero Interno 10 agosto 2014

Durante la presentazione e su Twitter il ministro Alfano ha ripetutamente usato l’espressione vu cumprà, quindi ha reagito alle prevedibili critiche affermando che la sua scelta lessicale era giustificata perché vu cumprà “c’è anche sulla Treccani”.

L’Enciclopedia Treccani ha subito precisato che l’espressione vu cumprà è registrata nel vocabolario “a scopo di documentazione, senza volerne in alcun modo legittimare l’uso”, e che nel proprio portale viene evidenziato il registro d’uso spregiativo (esempi qui e qui).

Il giornale del Nuovo Centrodestra non ha gradito la puntualizzazione e ha risposto con Colpi di sole. Vu cumprà: comica risposta della Treccani, ma forse è un fake, notevole per la disinformazione sulle finalità dei dizionari e per l’ignoranza del concetto di registro.

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L’evoluzione di spending review

L’anglicismo spending review è apparso nelle cronache economico-finanziarie nel 2004, si è imposto all’attenzione di tutti nel 2012, con il governo Monti, e da quando è entrato nel lessico comune ha già subito un’evoluzione, trasformandosi in spending. Qualche esempio:

 spending review → spendingil lavoro di spending va avanti
la spending è scelta politica, non tecnica
se la spending è un bancomat, addio al taglio delle imposte
la spending e la lotta all’evasione ridurranno il cuneo fiscale

Il sostantivo spending usato in italiano è uno pseudoprestito, una parola che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato o addirittura non esiste.

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