L’evoluzione di spending review

L’anglicismo spending review è apparso nelle cronache economico-finanziarie nel 2004, si è imposto all’attenzione di tutti nel 2012, con il governo Monti, e da quando è entrato nel lessico comune ha già subito un’evoluzione, trasformandosi in spending. Qualche esempio:

 spending review → spendingil lavoro di spending va avanti
la spending è scelta politica, non tecnica
se la spending è un bancomat, addio al taglio delle imposte
la spending e la lotta all’evasione ridurranno il cuneo fiscale

Il sostantivo spending usato in italiano è uno pseudoprestito, una parola che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato o addirittura non esiste.

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Dai flash flood alle bombe d’acqua

esempi di titoli con bomba d’acquaIn un post del 2011, flash flood, alluvioni lampo e nubifragi, avevo osservato che i media ricorrevano sempre più spesso all’anglicismo flash flood per descrivere piogge molto violente e intense (in italiano nubifragi) e mi ero chiesta se il prestito si sarebbe affermato.

A distanza di tre anni si può notare che la preferenza per flash flood è stata passeggera e invece si sta imponendo l’espressione bomba d’acqua, allora non ancora molto diffusa e avvertita come nuova.

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Il “canguro”, in politica almeno dal 1911

Una parola ricorrente nelle cronache politiche del 30 aprile 2014 è canguro, una prassi parlamentare che, stando a quello che spiegano i media, consente di raggruppare gli emendamenti uguali o analoghi per farli annullare (oppure approvare) in blocco e quindi procedere più speditamente, come indicato nell’articolo 85 del regolamento della Camera.

La metafora del canguro può sembrare insolita: è un animale a cui associamo il procedere a balzi, che però non implica raggiungere una meta più velocemente. Diventa più chiara se si risale alla sua origine, che non è italiana ma inglese.

Kangaroo closure è una prassi attestata nel parlamento britannico dall’inizio del secolo scorso. Non ha lo stesso significato che le viene attribuito in italiano: indica la sospensione del dibattito per procedere al voto (closure) ottenuta escludendo alcuni emendamenti, che quindi vengono saltati.

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Cibi basici

Cosa vi fa venire in mente il titolo cibi basici?

1 – Alimenti alcalini, contrapposti a cibi acidi
2 – Alimenti primari (di base)

Probabilmente prevale l’interpretazione 1 per chi è interessato all’alimentazione, la 2 invece per chi opera in ambiti in cui si usano molti calchi e prestiti dall’inglese, in questo caso basico calco di basic nel senso di “fondamentale”.

C’è un’espressione simile e per nulla efficace in I Primi piatti basici danno segnali di ripresa, un’analisi di 11 panieri che rappresentano i consumi alimentari degli italiani.

3 degli 11 panieri: basici, facili e veloci, consumi trendy

La terminologia delle ricerche di mercato è fortemente influenzata dall’inglese, però ritengo che se il contesto è italiano ed è riportato dai media generalisti, nelle descrizioni di prodotti di uso quotidiano (lessico comune) andrebbero evitati prestiti superflui come easy food e consumi trendy: ne ho discusso in L’invasione degli anglicismi.

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Donne e grammatica

Donne, grammatica e media: la guida di GiULiA Nei giorni scorsi i media hanno dato nuovo spazio al sessismo linguistico, con articoli che si possono riassumere in “solo se si dice sindaca, chirurga, avvocata, ingegnera ecc. si rispettano le donne”.

Le sostenitrici di questa tesi appaiono convinte che per combattere le discriminazioni, purtroppo reali, la soluzione primaria sia imporre desinenze femminili ai nomi di professione finora usati quasi esclusivamente al maschile, e nel frattempo non rinunciano a ridicolizzare le donne che la pensano diversamente (ad esempio Maria Elena Boschi perché preferisce farsi chiamare ministro).

Come già accennato in Genere e linguaggio, le basi teoriche appaiono abbastanza fragili, anche perché non sono avvalorate da dati specifici, ad es. non viene mai indicato quante sono le professioni coinvolte e soprattutto quante delle donne che le esercitano, le dirette interessate, ritengono che il cambiamento possa giovare alla loro causa (o, se sono contrarie, perché).

Professioni importanti davvero solo al maschile?

La Classificazione delle professioni 2011 (Istat) è consultabile anche in formato Excel e quindi i dati sono facilmente verificabili: l’elenco delle professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione mostra che i nomi usati quasi esclusivamente al maschile includono esempi molto citati come ingegnere, architetto, avvocato e magistrato, ma sono comunque in netta minoranza.

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Retroformazione: *redarre

Alcune righe da un articolo di una nota rivista, con un vistoso errore poi corretto:

Testo da una rivista online: Un po’ come il tedesco Schadenfreude, cool rappresenta una parola che sta per… cool. Ne abbiamo bisogno: non potevamo inventarla o adattarla. Anche per questo motivo è molto difficile redarre una definizione soddisfacente di cool o coolness: “che cosa vuol dire cool?” “vuol dire… …cool”.

Insolita coincidenza: ieri in quattro testi diversi ho notato il verbo *redarre, forma errata per redigere ricavata dal participio passato redatto, sul modello di verbi come trarre, contrarre, o dal sostantivo redazione. È un errore molto diffuso: esempi da La Repubblica.

Il verbo *redarre è un esempio di retroformazione che, come spiega l’Enciclopedia dell’Italiano, consiste principalmente nella “formazione di una parola nuova a partire da una parola già esistente tramite la cancellazione di elementi interpretati (erroneamente) come affissi”, ad es. perquisire da perquisizione e meridione da meridionale, con un processo che agisce per sottrazione: la nuova parola ha una struttura morfologica più semplice rispetto a quella a partire dalla quale è stata formata.

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i meme, i memes e i memi

Negli Stati Uniti all’inizio del 2014 è stato fatto un sondaggio tra 1100 persone dai 18 ai 45 anni per verificare come vengono chiamati una trentina di concetti legati alle tecnologie digitali, per ciascuno dei quali coesistono più termini.

Ci sono anche esempi di variazioni di pronuncia, tra cui GIF, MySQL, ASCII e meme:

pronuncia di meme per gli americani intervistati per un sondaggio di eBay 

Ho scelto l’esempio di meme perché è un termine adottato anche in italiano come prestito ma con ulteriore variazioni, non solo di pronuncia ma anche di morfologia

Il concetto originale rappresentato dalla parola meme forse non è noto a tutti:

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C’è sexy e sexy

In English is very sexy (evitarlo è impossibile) Beppe Severgnini ha preso spunto da un libro che usa doppi sensi a scopo didattico per raccontare una storia scanzonata dell’apprendimento dell’inglese in Italia.

dettaglio dell’immagine che illustra l’articolo di Beppe Severgnini

Mi è rimasto un dubbio: l’aggettivo sexy nel titolo dell’articolo va interpretato nel significato di “sessualmente eccitante”, con cui è stato adottato in italiano alla fine degli anni ‘50, oppure nell’uso peculiare di Severgnini, per il quale possono essere “sexy” anche salsicce, segni di interpunzione, un rettore che maltratta due studenti, luoghi e altro ancora?

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Il variopinto mondo degli #hashtag

alcuni esempi di hashflag

Gli hashflag dei mondiali

Mi piace la parola hashflag, che in Twitter identifica gli hashtag che fanno apparire una bandierina colorata (flag) nei tweet se si digita #XYZ, dove XYZ è un codice associato a ciascun paese che partecipa ai mondiali di calcio 2014.

Aggiornamento 2016 – Il significato di hashflag si è ampliato: ora può indicare qualsiasi hashtag che genera automaticamente un’emoji (in inglese auto-emoji o automatic emoji).

In All Twitter #Hashflags si può trovare un elenco di hashflag in uso e non più attivi, come #SanRemo2016. Per gli hashflag usati globalmente sono indicate anche le lingue in cui sono o erano disponibili, cfr. #HappyNewYear, che in italiano funzionava con #FeliceAnnoNuovo.

Aggiornamento 2018 – Nell’ultima versione del glossario di Twitter gli hashflag sono stati rinominati Twitter emoji in inglese ed emoji di Twitter in italiano, con questa definizione: un emoji di Twitter è una specifica serie di lettere immediatamente preceduta dal segno # che genera un’icona su Twitter, ad esempio la bandiera di una nazione o un’altra immagine di piccole dimensioni.

È una denominazione insolita perché nell’uso comune un’emoji è una singola immagine che viene inserita scegliendola da una raccolta definita, mentre per Twitter diventa anche un hashtag “decorato” automaticamente. 

La terminologia ufficiale di Twitter è in continua evoluzione e non sempre tiene conto dell’uso comune, come si può osservare anche dalla vecchia descrizione di hashflag pubblicata il 10 giugno 2014 nel blog italiano di Twitter (non più disponibile): Gli hashflags sono un modo facile e divertente per dare colore ai tuoi Tweet. […] È sufficiente mettere un hasthtag davanti alla sigla di tre lettere che identifica un Paese (ad esempio #ITA), e la sua bandiera apparirà automaticamente nel Tweet.”   

Fino a qualche anno fa, infatti, nella documentazione di Twitter il termine hashtag identificava il cancelletto (#) e solo in seguito anche la terminologia ufficiale è stata adeguata all’uso comune: ho descritto l’evoluzione in 10 anni di #hashtag! (2017).


Definizioni per gli hashtag e tendenze d’uso

Due strumenti che trovo interessanti sono #tagdef, un sito che raccoglie definizioni di hashtag in varie lingue (potete verificare, ad esempio, che #t9y equivale a #terminology), e Hashtagify.me, che mostra tendenze d’uso, tra cui hashtag correlati visualizzati in diagrammi dinamici.

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