Come si pronuncia Expo?

Logo Expo Milano 2015Ho notato che a Milano, dove vivo, si discute di Expo Milano 2015 pronunciando il nome con l’accento sulla prima sillaba e la e aperta, ÈK·spo, mentre chi mi chiede informazioni dal resto d’Italia dice ek·SPÓ, con l’accento sulla seconda sillaba a imitazione della parola originale francese, che è la pronuncia che riportano tutti i dizionari di italiano (esempio: Vocabolario Treccani).

Cosa dicono le fonti ufficiali? Non ho trovato informazioni specifiche e ho concluso che chi si occupa della comunicazione di Expo Milano 2015 abbia trascurato questo aspetto, invece importante per l’identità di un marchio. Negli spot e nei video ufficiali sono infatti usate due diverse pronunce.

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Calco ortografico: 1000+

1000+ eventi culturali – video di presentazione

più di 1000 eventi culturali – sito del Ministero dei beni cultural

1000+ CULTURAL EVENTS – sito verybello.it

La convenzione inglese del numero seguito dal segno + è sempre più diffusa anche in italiano, ma si tratta dell’ennesimo calco: sono convinta che chi l’adotta ignori che in questo caso in inglese + non rappresenta il simbolo dell’addizione ma l’aggettivo plus che equivale a or more e si pospone al numero (ad es. groups of 20 plus), mentre in italiano usiamo la locuzione più di che precede il numero, quindi non avrebbe molto senso scrivere 1000+.

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#verybello, vero italiano e inglese maccheronico

Aggiornamento gennaio 2017 – Il Ministero del beni culturali ha lasciato scadere il dominio verybello.it e i contenuti descritti in questo post (gennaio 2015) non sono più disponibili. Si può però ancora vedere in questo video di presentazione:


Credo che tutti abbiano sentito parlare di verybello.it il nuovo sito voluto dal Ministero dei beni culturali (“la piattaforma digitale interattiva che, attraverso un linguaggio immediato e visivo, racconta l’Italia da un punto di vista inedito”).

verybello.it, nelle intenzioni del Ministero del beni culturali “la piattaforma digitale interattiva che, attraverso un linguaggio immediato e visivo, racconta l’Italia da un punto di vista inedito”

Difficile non essere d’accordo con chi l’ha definito “una disfatta”: nell’intestazione del sito inizialmente mancavano pezzi d’Italia, per ora è disponibile solo in italiano, è lentissimo e ottimizzato solo per alcuni browser ma non per dispositivi mobili, manca l’accessibilità (obbligatoria per legge!) e ci sono vari altri problemi tecnici. Tutta meritata l’ironia che si è scatenata sui social network.

Il peggio per me però è il nome, VeryBello, un assurdo ibrido di inglese e italiano scritto con un carattere che fa pensare alla grafia di una persona di una certa età. Nessuna spiegazione su questa scelta né da parte del Ministero dei beni culturali né da chi l’ha ideato, l’agenzia romana LOLA Office for Creative Direction (che si distingue per un sito esclusivamente in inglese, non privo però di alcuni errori e costruzioni poco idiomatiche).

VeryBello | Identity  – VeryBello! is a new project that promotes 1000+ cultural events during the Expo 2015. Concept, naming, identity are all LOLA's brainchildren

Non capisco quale sia il target del nome VeryBello ma aggiungo alcune osservazioni tipiche delle valutazioni di globalizzazione, considerando tre tipi diversi di destinatari:

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Parole del giorno: supercanguro e preclusione

Legge elettorale, ok del Senato a emendamento Esposito: scatta il ‘supercanguro’. Con 175 si, 110 no e due astenuti la variazione detta anche 'Espositum', di fatto taglia tutte le altre proposte di modifica contrarie. – la Repubblica, 21 gennaio 2015

Nei media ieri e oggi [22 gennaio 2015] è in risalto il neologismo supercanguro. Indica un emendamento che porta alla preclusione di alcune decine di migliaia di altri emendamenti. È stato anche ribattezzato Espositum, dal nome del senatore Esposito che l’ha presentato e modellato su Italicum, la legge elettorale attualmente in discussione che dovrebbe sostituire il cosiddetto Porcellum.

Il canguro è una prassi parlamentare che consente di raggruppare gli emendamenti uguali o analoghi per farli annullare in blocco. Fa riferimento a una metafora poco chiara se non se ne conosce l’origine: dettagli in Il “canguro”, in politica almeno dal 1911.

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Foraging: un esperimento

Mi ha incuriosita 10 parole da conoscere per essere gastronomicamente rilevanti nel 2015 e in particolare la scelta di includere anche l’anglicismo foraging.  

oraging: un concetto strettamente legato all’idea di “eating in season” In inglese la parola foraging, riferita ad animali e persone, vuol dire andare in qua e in là alla ricerca di cibo.

Nell’uso più recente non è più associata esclusivamente alla sopravvivenza ma anche al consumo sostenibile di ingredienti vegetali che crescono spontaneamente in natura, come erbe, bacche, alghe e funghi.

In questa nuova accezione identifica un concetto molto in voga da qualche anno nel nord Europa, tanto che The Guardian ha addirittura la sezione Foraging all’interno di Life & Style.

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Perché anche le donne dicono “Pronto”?

Un dettaglio da How to answer the phone in different languages, illustrato da J. Chapman:

danese: Det’ + nome , francese: Allô ? , indonesiano: Halo? , inglese: Hello? , italiano: Pronto? , norvegese: Hallo , olandese: Met + nome , polacco: Tak, słucham? , portoghese: Alô? , russo: Алло? , spagnolo: ¿Diga? , svedese: Hallå? , tedesco: Hallo? , turco: Alo?

In varie lingue si risponde al telefono con un prestito adattato dell’inglese hello. È però poco noto che in origine hello non era un saluto ma un’interiezione, poco frequente, usata per esprimere sorpresa o per attirare l’attenzione (simile a ehi in italiano). Bell, l’inventore* del telefono, preferiva invece Hoy, variante dell’esclamazione marinaresca ahoy, ma hello si è affermato perché meno confondibile con altre parole.

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Il genere di photobomb

photobomb da photobomber.orgUna delle parole dell’anno 2014 inglesi è photobomb, scelta da Collins Dictionary.

Photobomb, sostantivo e verbo, indica l’intrusione di una o più persone o animali in una foto nel momento in cui viene scattata, all’insaputa di chi viene fotografato.

La prima attestazione della parola risale al 2008 ma si è diffusa soprattutto nel 2014 grazie a esempi virali di personaggi famosi.

In italiano, come prevedibile, è stato adottato il prestito. Sono pochissime le occorrenze di assimilazione grafica fotobomba, invece più diffuse in spagnolo, probabilmente perché in italiano bomba è già usato come aggettivo con il significato di “eccezionale, sorprendente” (ad es. notizia bomba) e si potrebbe creare qualche confusione.

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Parole dell’anno 2014

Da WOTY a PdA

L’ultima parola della settimana del 2014 scelta da Giuseppe Antonelli per La lingua batte di Radio3 è PdA, acronimo di parola dell’anno e calco dell’inglese WOTY, word of the year. Nel podcast potete ascoltare le parole dell’anno annunciate finora per l’inglese, la lingua che ha fatto nascere questa tradizione, e per alcune altre lingue.

Selfie parola dell’anno: 2013 in inglese, 2014 in italiano

I lettori di Repubblica hanno scelto selfie come parola dell’anno 2014, preferendola a ebola e Jobs Act e altre nove parole selezionate dal linguista Massimo Arcangeli:

Parole dell’anno 2014 scelte da la Repubblica: ice bucket challenge, drone, [grande] bellezza, selfie, sinodo, Jobs Act, ludopatia, banana (mangiabanane), califfato, annuncite, ebola, angelo del fango

Dettagli in Tutte le sfumature del “selfie”, parola dell’anno 2014 con molti esempi di neologismi inglesi modellati su selfie, forse poco noti ai lettori italiani ma che hanno già ricevuto molta attenzione in inglese grazie a Selfie parola dell’anno 2013.   

Credo che selfie sia rilevante anche perché in breve tempo ha già subito alcuni cambiamenti di significato. Ne ho parlato lo scorso aprile in Da selfie a selfare / selfarsi, dove potete trovare anche altri neologismi come metaselfie, selfista e selfie stick.

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Telemarketing “estero” e pragmatica

Anche se il mio numero di telefono è da anni nel Registro delle Opposizioni, ultimamente ricevo parecchie telefonate indesiderate da Telecom e da Vodafone.

operatore di telemarketing (con loghi adattati di Vodafone e Telecom Italia)Inutile protestare o dichiarare totale disinteresse verso qualsivoglia offerta, quindi devo concludere che la percentuale di telefonate andate a buon fine compensi l’avversione permanente suscitata in quelli come me.

Presumo che per chi ascolta e si fa convincere dalle offerte non siano rilevanti gli aspetti linguistici e pragmatici che invece ritengo rendano gli operatori di telemarketing poco credibili.

Accento ed errori

Da quando parecchi call center sono stati dislocati all’estero, buona parte degli operatori non sono di madrelingua italiana. Le aziende che si servono di loro però non sembrano preoccuparsi degli studi che indicano che chi parla con accento straniero è percepito come meno attendibile rispetto a una persona di madrelingua, ancor meno se fa errori di lessico o grammatica: qualche dettaglio in Accenti stranieri e credibilità.

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Austerity e austerità

Per i principali dizionari le parole austerità e austerity hanno lo stesso significato: l’insieme delle restrizioni imposte dal governo alle spese pubbliche e ai consumi privati per ottenere il risanamento economico del paese. Ma sono davvero due concetti equivalenti?

Le parole della politicaNe ho riflettuto in Austerity e austerità, un articolo che ho scritto per l’e-book Le parole della politica dell’Enciclopedia Italiana Treccani. Dopo una breve analisi delle risemantizzazioni subite da austerity in inglese, ho fatto un confronto delle variazioni nell’uso di austerity e austerità in italiano dal dopoguerra in poi, soffermandomi sull’evoluzione dell’anglicismo.

Ho evidenziato, ad esempio, che prima della crisi economica attuale austerità appariva principalmente in collocazioni con altri sostantivi come politica, misure, clima, programma, piano, periodo, mentre l’uso assoluto era sporadico. Al contrario, austerity era stato popolarizzato dai media per identificare in modo univoco il periodo di drastiche riduzioni del consumo energetico in vigore alla fine del 1973 e all’inizio del 1974, un uso che non prevedeva particolari collocazioni.

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