hmm, mmm, mmh, uhm, ehm…

Oggi su Twitter si gioca con #GiornataMondialeDellOnomatopea, spunto per aggiungere un paio di osservazioni su un messaggio di errore che avevo visto nel sito di Apple:

Mmm, la pagina che hai richiesto non si trova.

Qualche mese fa vi avevo chiesto che effetto vi facesse e parecchi avevano confermato la mia impressione che in questo contesto l’ideofono mmm risulta insolito perché suggerisce innanzitutto apprezzamento per cibo. Per alcuni può comunicare ponderazione (“sto riflettendo”) ma soprattutto se scritto con un’h finale, mmh

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FOIA, una legge dal nome bestiale

Il governo ha riassunto la legge di riforma della della pubblica amministrazione, approvata il 4 agosto 2015, in una presentazione coloratissima che pare rivolta a tutti i cittadini.

Dopo il Jobs Act, è confermata la tendenza “farlocca” a usare nomi inglesi per future leggi italiane. Il nuovo esempio è il Freedom of Information Act:

[slide] Trasparenza obbligatoria – Con il FREEDOM OF INFORMATION ACT (FOIA) l’accesso ai dati e ai documenti della Pubblica Amministrazione, anche non pubblicati, diventa  possibile e per tutti. L’Italia si pone così tra i Paesi più avanzati del mondo.

Domanda retorica: che bisogno c’è di scimmiottare di nuovo gli americani (il Freedom of Information Act è stato promulgato negli Stati Uniti nel 1966) per dare il nome a una legge italiana che riguarderà la PA italiana? Perché non si può descrivere come legge per la libertà sull’informazione o, aggiungo dai commenti qui sotto, legge sull’accesso all’informazione?

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Authority o autorità?

Nel servizio sulla riforma della pubblica amministrazione del principale TG serale sono stati annunciati tagli alle authorities, parola in evidenza anche in un cartello riassuntivo.

A parte l’errore (in italiano i prestiti rimangono invariati al plurale, quindi le authority), ho notato che non è stata data alcuna spiegazione. Probabilmente si dà per scontato che chiunque sappia che con authority si intende un organismo “in posizione di autonomia rispetto al potere politico ed economico, con compiti di garanzia e di vigilanza per la tutela di interessi collettivi o diffusi, in settori nei quali più intense sono le esigenze d’imparzialità e di trasparenza”. 

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La gravità degli errori

esempio di titolo: L’english di Renzi in Israele: «Il Devid bai Maichelangelo»

È di qualche giorno fa la notizia su Matteo Renzi che “sbaglia pronuncia” in un discorso in inglese perché dice “devid” e “maichelangelo” anziché “David” e “Michelangelo”. Eppure in inglese si dice /ˈdvɪd/ e la pronuncia /ˌmʌɪk(ə)lˈandʒələʊ/ prevale su /ˌmɪk(ə)ˈlandʒələʊ/ (cfr. Oxford Dictionaries), quindi non capisco perché se ne discuta: è come se in italiano ci si aspettasse /ˈkantəb(ə)ri/, con l’accento sulla prima sillaba come in inglese, anziché la più diffusa pronuncia italianizzata Canterbury

C’è errore ed errore

Archivierei la pronuncia renziana di Michelangelo come una non notizia, sintomatica però di un’idea di gravità degli errori alquanto diffusa e sulla quale ho parecchie perplessità.

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Fantasy e fantasia, prestiti “doppioni”

In italiano fantasy (sostantivo e aggettivo) identifica un genere narrativo e cinematografico caratterizzato da un’ambientazione fantastica e da un’atmosfera di magia, nel quale prevalgono i riferimenti alla mitologia classica, alle fiabe, alle saghe nordiche e a un immaginario Medioevo, e in cui è centrale la lotta del bene contro il male (un classico: Il Signore degli anelli).

4 classic fantasy tales for kids: Alice in Wonderland, Cinderella, Puss in Boots, The Adventures of Pinocchio

Fantasy è un tipico esempio di prestito accolto con una sola delle accezioni della lingua di origine, quindi con un significato più specifico.

Come modificatore, in inglese fantasy ha varie funzioni e identifica anche altri tipi produzioni letterarie caratterizzate da grande immaginazione e ambientazioni alquanto lontane dalla vita reale, come fiabe, favole, leggende e ogni tipo di narrazione fantastica: Peter Pan, Pinocchio e i romanzi di Roald Dahl sono esempi di fantasy novel o fantasy book.

Questa differenza tra inglese e italiano è sfuggita all’autore di una notizia tradotta:

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Defilato o difilato?

link a video con il titolo L’auto nel posto dei disabili? La “punizione” è esemplareHo apprezzato la beffa subita da un brasiliano che aveva parcheggiato abusivamente l’auto in un posto riservato ai disabili: se l’è ritrovata coperta di Post-It, con una folla che osservava divertita la sua reazione.

Un video lo mostra stizzito che libera alla bell’e meglio i vetri e poi se ne va in gran fretta. Nella didascalia si legge che è andato via defilato senza commentare.

Ho subito pensato a un malapropismo: defilato (celato, dissimulato, fatto in modo da non essere visto) anziché difilato (direttamente e velocemente).

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Bomber e altri (pseudo)anglicismi

immagine dell'articolo

Ieri The Times ha pubblicato Italians resist an English invasion on the language front (con paywall, ma si può leggere qui).

L’articolo afferma che oggi l’Accademia della Crusca, descritta come la linguistic elite italiana, terrà un emergency summit per fermare l’invasione di anglicismi che sta minacciando la nostra cultura. Verrà istituita una commissione di risposta rapida che dia la caccia a politici, burocrati e giornalisti che introducono parole inglesi per fornire loro alternative italiane.

Il pezzo è brillante ma le preoccupazioni e alcune affermazioni attribuite ai linguisti italiani mi sembrano romanzate: lo scorso febbraio ero al convegno dell’Accademia della Crusca dove erano state annunciate iniziative sugli anglicismi, riassunte da Annamaria Testa in #dilloinitaliano: quello che è successo, e non ricordo allarmismi estremi.   

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Il gerundio che non era un participio

Giugno 2015, notiziola estiva che ha suscitato parecchie reazioni a sfondo linguistico: Salvini riscrive la grammatica: «Migrante è un gerundio». Ecco cosa ha detto il leader leghista intervistato dal programma Virus: 

[…] questo vocabolo nuovo inventato dalla Boldrini qualche anno fa… Sono clan-de-sti-ni. Il migrante è un gerundio. Quando migri c’è un migrante. Quando stai qua per due anni, non sei un migrante. Sei un clandestino*. […]

Ha però fatto un errore anche chi ha affermato che migrante non è un gerundio ma un participio presente. Qui infatti migrante non è un verbo ma un sostantivo nato per transcategorizzazione, un processo di conversione comune in italiano, basti pensare a cantante, insegnante, studente, consulente

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“qui per rimanere” ormai è “qui per restare”

Sono convinta che ciascuno di noi abbia delle preferenze e delle idiosincrasie per alcune parole e locuzioni, ad es. a me danno fastidio i calchi dall’inglese che prendono il posto di espressioni italiane, come quando si dice che tra due persone “c’è chimica ( chemistry) anziché alchimia. Un altro calco a cui non riesco ad abituarmi è modellato sulla locuzione be here to stay. Alcuni esempi:

Titoli: 1 Internet è qui per restare; 2 I Pokémon sono qui per rimanere! 3 La sharing economy è qui per restare; 4 L’arte digitale è qui per rimanere; 5 La criminalità informatica esiste ed è qui per restare

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Classi pollaio

Nelle discussioni sulla scuola è ricorrente l’espressione classi pollaio, brutale ma alquanto efficace per descrivere le classi numerose.

immagine di allevamento polliLa trovo particolare perché in questo caso la parola pollaio non è usata in senso letterale né prevale uno dei significati figurati che di solito le vengono attribuiti (luogo sporco e disordinato o dove c’è chiasso e confusione), ma evoca invece l’immagine di un impianto che ha un nome diverso, l’allevamento di polli di tipo intensivo, con gli animali stipati uno accanto all’altro.

Non sono riuscita a scoprire come e quando sia nata l’espressione, usata soprattutto al plurale, ma dovrebbe risalire alla fine del decennio scorso.

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La volgarizzazione di ROLEX

Vignetta di Mauro BianiSi è molto ironizzato sulla La lettera di Rolex contro Alfano e Renzi. I due politici sono colpevoli di avere usato l’espressione figli di papà con il rolex, che avrebbe causato un “inaccettabile affiancamento dell’immagine di ROLEX alla devastazione di Milano e all’universo della violenza eversiva”.

Non mancano le note linguistiche:  “la parola ROLEX costituisce un marchio celebre registrato in Italia e nel mondo [….] Il suo utilizzo in caratteri minuscoli ed in forma sostantivata generica non risponde a correttezza ed è suscettibile di diluire e pregiudicare il suo valore e la sua distintività”.

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