Inglese farlocco: ThéFroll

In che lingua è il nome di questi biscotti e come si legge? 🤔

Confezione di biscotti Thé Froll Galbusera: “da sempre preparato con zucchero di canna e una goccia di miele”

ThéFroll è un esempio di inglese farlocco o comunque un nome ibrido rivolto a consumatori italiani, all’apparenza internazionale e comprensibile senza spiegazioni ma che non ha senso né in inglese né in altre lingue. 

Froll non è una parola inglese, anche se potrebbe sembrarlo (esistono troll, droll, frill…). L’accento su thé esclude l’articolo determinativo inglese e fa pensare invece alla parola francese per il – che però non è tra gli ingredienti.

Forse il nome cerca di suggerire che questi biscotti vanno bene per il tè, anche se non viene evocato da nessun dettaglio sulla confezione? Ho pensato anche a un prodotto tipico britannico ma il collegamento sarebbe davvero contorto.

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“Misinformazione” anche in italiano?

Misinformation WOTY 2018

Il sito Dictionary.com ha scelto misinformation come parola dell’anno 2018, definita come informazioni false che hanno ampia diffusione, a prescindere che ci sia o meno l’intenzione di trarre in inganno. La decisione è illustrata con esempi recenti e un breve glossario.

In Perché fake news anche in italiano? (2016) avevo già descritto misinformation, evidenziando la mancanza di una parola italiana corrispondente.

A distanza di due anni il calco misinformazione è sempre più diffuso. Non lo ritengo molto efficace perché non è del tutto trasparente e non è facilmente distinguibile da disinformazione. Inoltre, mi pare che chi lo ha adottato non tenga conto di alcune particolarità e ambiguità in inglese.

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Perché Cyber Monday non è “ciberlunedì”

Cyber Monday opens door for cyber attacks  vignetta: Bryant Arnold

Ho già descritto Cyber Monday, il lunedì che segue il Black Friday e che è dedicato agli acquisti online grazie ad offerte speciali e sconti che valgono solo in questa giornata.

Ne prendo spunto per segnalare Ciber-, non cyber-, per comporre parole nuove, il comunicato di novembre 2018 del Gruppo Incipit, gli esperti dell’Accademia della Crusca che si occupano di forestierismi incipienti per proporre sostituenti italiani.

C’è un’affermazione che non mi convince:

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“Virgolette” in Europa e in USA

Primary quotation marks in European languages (used in print)

La carta di Jakub Marian da Map of quotation marks in European languages mostra i diversi tipi di virgolette usate per le citazioni nei diversi paesi europei. 

Sono identificati cinque tipi di virgolette, indicati da colori diversi nella carta:
inglesi  «francesi»  tedesche  polacche  svedesi

I programmi di scrittura sostituiscono automaticamente le virgolette semplici " con quelle previste per la lingua in cui è formattato il testo, se esiste e viene attivata l’opzione. Esempio nell’interfaccia italiana di Microsoft Word, che vale come impostazione anche per le altre lingue che si selezionano dalla barra di stato:

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Mostaccioli, un mondo da gustare

Vecchia striscia di Pearls Before Swine con protagonisti Pig e Timmy il formichiere (anteater):

Pig: “Anteater? So, what do those little guys taste like” –Timmy: “What do what little guys taste like?” – Pig: “Ants” – Timmy: “How the hell would I kno? I eat mostaccioli”

Anziché formiche, cosa mangia Timmy? Non quello che potrebbe pensare un italiano che non è mai stato in America! 

Mostaccioli italiani

In un contesto italiano i mostaccioli sono dolci. Scendendo nel dettaglio non ci troveremmo però tutti d’accordo nel descriverli. Il nome mostacciolo indica infatti preparazioni differenti a seconda delle aree geografiche e quindi può essere considerato un esempio di geoomonimia: stessa parola*, referenti diversi in luoghi diversi.

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Foliage🍂 non è una parola francese

pronuncia foliage

Nelle notizie autunnali sul tempo libero è quasi impossibile non imbattersi nel forestierismo foliage, che in italiano dà nome ai colori mutevoli delle foglie in questa stagione. Molti lo pronunciano /fɔliˈjaʒ/ o /fɔˈljaʒ/ come se fosse una parola francese simile a fromage. L’apparenza inganna: foliage è un anglicismo, usato però con un’accezione inesistente in inglese!

Come si pronuncia foliage

In inglese foliage, che significa banalmente fogliame, si dice /ˈfəʊliɪdʒ/ (o /ˈfoʊliɪdʒ/), con l’accento sulla prima sillaba e la a muta.

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#GiornataProGrammatica 2018 (con migratismi)

GiornataProGrammatica2018

Oggi è la Giornata ProGrammatica, un evento che Rai Radio 3 da alcuni anni dedica alla lingua italiana. Il tema dell’edizione 2018 è L’italiano e la rete, le reti per l’italiano e ha l’intento di “suscitare nei più giovani una maggiore consapevolezza delle diverse potenzialità nell’uso di strumenti digitali per comunicare, valorizzare ed esprimere sé stessi”.

La giornata è a cura del programma La lingua batte e prevede diversi interventi durante le trasmissioni del palinsesto e una serata speciale con molti ospiti: dettagli qui.

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Contro Brexit, a favore della Brexit

Esempi di titoli di notizie sulla manifestazione che il 20 ottobre 2018 ha riempito il centro di Londra:

Gigantesca manifestazione a Londra contro la Brexit – In questo momento migliaia e migliaia di cittadini stanno marciando contro Brexit – Londra: enorme folla contro la Brexit – Le foto della marcia contro Brexit, a Londra

Li ho scelti perché mettono in evidenza due diverse scelte stilistiche nell’uso del nome Brexit in italiano, con e senza articolo determinativo (non solo nei titoli, più sintetici, ma anche nel corpo del testo). Qual è la forma preferibile?

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Colori vibranti, prestiti camuffati

Un esempio che ho usato in un intervento sulle interferenze dell’inglese nella comunicazione ad Artigiani delle parole:

“una tonalità viola vibrante e drammaticamente provocante, il Pantone 18-3838 Ultra Violet comunica originalità, ingenuità e pensiero visionario che ci indirizza verso il futuro” “A vibrant, dramatically provocative purple shade, PANTONE 18-3838 Ultra Violet communicates originality, ingenuity, and visionary thinking that points us toward the future”

È testo tratto da un comunicato stampa emesso in inglese da Pantone per annunciare il colore dell’anno 2018, Ultra Violet. Le parole evidenziate sono traduzioni poco ragionate viste in alcuni media italiani e in cui risaltano calchi e falsi amici.

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Parole autunnali: cinghialista e fungarolo

Grazie a una notizia di cronaca ho scoperto la parola cinghialista, chi va regolarmente a caccia di cinghiali. È una parola di bassa frequenza ma in uso da tempo. Qualche esempio:

“Nascono prima i cinghiali o i cinghialisti?” – “Assolto il capo dei cinghialisti” – “Controlli dell’ENPA contro i cinghialisti”

Suffisso nominale denominale –ista

Il suffisso ista è molto produttivo. Viene usato per creare nomi di agente, sostantivi denominali che indicano una persona che svolge un determinato lavoro o che viene identificata in relazione a un comportamento abituale.

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C’è trolley… e trolley!

Cartelli di divieto per scale mobili in un aeroporto italiano:

cartello di divieto su muro NO TROLLEY cartello di divieto sul pavimento NO TROLLEY

In che lingua sono? Non in inglese, l’apparenza inganna!

La parola trolley fa parte del lessico comune italiano dall’inizio degli anni ‘90, quando sono entrate in commercio le prime valigie di dimensioni ridotte con rotelle e manico estraibile che si tirano dietro di sé. In questa accezione però trolley non è un anglicismo ma uno pseudoanglicismo, una parola che in inglese britannico ha altri significati.

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Cosa accomuna rubinetti e pettirossi?

rubinetto a testa di ariete

La parola rubinetto risale alla fine del XVI secolo e ha un’origine curiosa: deriva dal francese robinet, diminutivo del nome proprio Robin (da Robert) che si dava popolarmente ai montoni (arieti). In Francia infatti la chiavetta dei rubinetti aveva spesso un ornamento a forma di testa di ariete.

Anche in tedesco c’è un uso figurato simile ma riguarda tutt’altro animale: Hahn, che significa sia gallo che rubinetto.

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Be good!” (ma non si dice anche al food)

coppia in foto primi '900, lui in approccio amoroso, lei che accetta ma redarguisce con il dito. Didascalia: NOW BE GOOD, AND IF YOU CAN’T BE GOOD, BE CAREFUL 

In inglese l’imperativo be good equivale a “comportati bene”, “fa’ il bravo” (o “fate i bravi”). Si dice ai bambini e ai cani ma anche agli adulti, spesso ironicamente.

Non ha però molto senso riferito a oggetti inanimati, eppure un’azienda alimentare italiana ha scelto di imprimere l’imperativo be good su dei frollini biologici venduti sul mercato italiano: 

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Tweet aggressivi? CLIC!

puntatore premuto su faccina livorosa e scritta CLIC! 

È risaputo che su Twitter i temi di attualità attirano commentatori incapaci di argomentare civilmente con chi la pensa in modo diverso dal proprio. Molte interazioni si riducono a botta e risposta livorosi, in un crescendo di offese e volgarità che spesso si interrompono bruscamente con il blocco dell’avversario.

Unico aspetto degno di nota: l’uso peculiare della parola clic.

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I prenditori del XXI secolo

A giudicare dalle cronache politiche dell’estate 2018, una delle parole preferite dal ministro del lavoro Luigi Di Maio è prenditore. Alcuni esempi di titoli dei media: 

Concessioni, DI Maio attacca Renz: “Governo ha protetto i prenditori” – Gli unici colpiti saranno i prenditori – Di Maio: Fuori i prenditori dallo Stato! E hi li ha aiutati sarà denunciato – “Chiamiamolo col suo nome: prenditore”

Il concetto di prenditore non è ancora ben definito ma in estrema sintesi si può dire che è un imprenditore che ha comportamenti stigmatizzabili.

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