Inglese farlocco: la ciclabile Beats

Titolo: “A Milano arriva la maxi ciclabile Beats: 6 chilometri per collegare 38 scuole da Lima ai Navigli”

Prendo spunto dalla notiziola di una nuova pista ciclabile a Milano – andrà da piazza Lima, zona est, ai Navigli, zona sud – per sfidare chiunque non abbia già informazioni a indovinare a cosa faccia riferimento il nome Beats.

No, nulla a che vedere con pulsazioni, battiti, colpi ritmati o altre associazioni sonore potenzialmente evocate dalla parola inglese beat. Si tratta invece di un acronimo, a quanto pare ideato all’interno del Comune di Milano per un concorso internazionale (cfr. delibera) e che nelle intenzioni di chi l’ha pensato dovrebbe essere descrittivo del percorso della ciclabile.

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Top JobS, per chi è scarso in inglese

In questi giorni nelle notizie sulle istituzioni europee imperversa l’anglicismo Top Jobs. Alcuni esempi:

Titoli: 1 Top Jobs, cosa sono e come vengono scelti i vertici Ue, Commissione, Consiglio e Alto Rappresentante: i nomi; 2 Top Jobs in EU: cosa sono, il significato, le cariche dell’Unione Europea, le trattative, il ruolo di Meloni; 3 Via libera del Consiglio europeo ai top jobs; 4 Top Jobs Ue, Meloni si astiene su Von der Leyen, no a Costa e Kallas. Ma il pacchetto passa; 5 Salvini attacca l'Ue sulle nomine dei Top Jobs

Top Jobs è un anglicismo superfluo, come dimostrano le alternative italiane che gli sono associate in tutti i testi: posizioni di vertice, ruoli di vertice, massimi vertici europei, massime cariche, cariche apicali, le più alte cariche ecc., sempre seguite dall’aggettivo europeo o specificando all’Ue, delle istituzioni europee o simili.

Questo dettaglio, la prevalenza di iniziali maiuscole, come se fosse un nome proprio, e l’uso scorretto con plurale inglese fanno ritenere che chi usa Top Jobs abbia la convinzione, erronea, che si tratti di un termine comunitario. Esempio:

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Processo agli alimenti ultraprocessati

Copertina di libro di Chris van Tulleken in inglese: “Ultra-Processed People. Who do we all eat stuff that isn’t food… and why can’t we stop?” Traduzione italiana: “Cibi ultra processati. Come riconoscere ed evitare gli insospettabili nemici della nostra salute”

Prendo spunto da un libro uscito recentemente, Cibi ultra processati, traduzione italiana di Ultra-Processed People del medico e divulgatore britannico Chris Van Tulleken, per alcune considerazioni sui calchi processare, processato e ultraprocessato in associazione ad alimenti.

Da anni ormai sono parole ricorrenti nei media in riferimento a prodotti dell’industria alimentare ma chi cercasse definizioni precise per ora non troverebbe una risposta nei vocabolari di italiano, che per il verbo processare includono solo due altri significati:

  1. sottoporre a processo, specialmente penale, e in senso figurato sottoporre a forti critiche 
  2. in ambito tecnologico, trattare sistematicamente, analizzare, elaborare, in particolare dati

La seconda accezione è recente e risale alla fine del secolo scorso: in origine un falso amico poi entrato stabilmente nel lessico come neologismo semantico, è un altro calco del verbo inglese process, che genericamente indica l’azione di sottoporre qualcosa a una serie di azioni che producono un cambiamento, uno sviluppo o una trasformazione. 

Cosa significa “alimento processato”

In inglese il verbo process e il sostantivo che ne deriva processing vengono usati anche per la lavorazione degli alimenti:

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Agility dog, un curioso pseudoanglicismo

Uno pseudoforestierismo è una parola o locuzione che ha l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine ha un altro significato (o addirittura non esiste). Esempio:

Foto di cani che affrontano percorsi a ostacoli e titoli: 1 Agility Dog: cos’è e quali sono i suoi benefici: 2 Agility Dog: uno sport unico; 3 Agility dog: l’attività sportiva che migliora la relazione tra cane e padrone: 4 Come e perché iniziare a praticare agility dog con il tuo cane; 5 L’agility dog mette in forma voi e il vostro cane

In italiano viene denominata agility dog la disciplina sportiva in cui un cane affronta un percorso ad ostacoli guidato dalle istruzioni del conduttore. È uno pseudoanglicismo perché in inglese la pratica si chiama invece dog agility, “destrezza canina”. In inglese agility dog non ha molto senso: sarebbe un improbabile “cane di/della/per destrezza”.

Non sono riuscita a scoprire a cosa sia dovuta il nome “errato” (altre lingue, come spagnolo e francese, hanno invece adottato il prestito nella forma abbreviata agility). Mi incuriosisce molto questo tipo di inversione degli elementi del composto, avvenuta nel passaggio da inglese a italiano: è un meccanismo inusuale nella formazione di pseudoanglicismi e finora non ne ho ancora trovato alcuna descrizione.

Tipi di pseudoanglicismo

Una classificazione dettagliata dei diversi tipi di pseudoanglicismo (o falso anglicismo) è fatta da Cristiano Furiassi in False Anglicisms in Italian:

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Lame Run, un nome zoppicante

Testo: 3º edizione RUN LAME RUN

Immagine di persone che corrono su enorme scritta RUN. Titolo: 25 maggio 2024 RUN LAME. Testo descrittivo: Una corsa-camminata non competitiva. Novità dal 18 al 25 maggio LAME RUN 4 CHARITY: maratona solidale sui tapis roulant

Il 25 maggio a Bologna ci sarà a una corsa-camminata non competitiva per la quale è stato scelto un nome ibrido, presentato in tre diverse varianti, che risulta piuttosto ridicolo per chi conosce l’inglese ma non ha familiarità con la toponomastica bolognese:

Run Lame
Run Lame Run

Lame Run 4 Charity

Lame è il nome di una zona di Bologna, però è anche omografo della parola inglese che significa zoppo e, in senso figurato, zoppicante, debole, poco convincente: lame duck è l’“anatra zoppa”, lame excuse è una scusa che non regge, e questi esempi di inglese farlocco potrebbero essere descritti come lame names

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In che senso Oversympathy? 🤔

Oversympathy è il nome di un nuovo “spettacolo in cui artisti di qualunque esperienza possono sperimentare materiale comico davanti ad un vero pubblico”. Gli viene data questa spiegazione:  

Cosa significa oversympathy: è un’espressione anglosassone usata per definire un comportamento “eccessivamente simpatico” e una persona che tende a “strafare”. Obiettivo: capire l’esatto confine che separa l’essere divertenti dal risultare oversympathy sarà la missione che in ogni puntata vedrà coinvolti pubblico e giuria.

Sympathy ≠ simpatia

Sono molto perplessa dalla spiegazione perché il sostantivo inglese sympathy è un noto falso amico: non significa simpatia nel senso di gradimento istintivo verso qualcuno, né di capacità di risultare graditi agli altri (e neppure di affinità sentimentale).

In inglese sympathy identifica un sentimento di partecipazione affettiva, di comprensione e di solidarietà al dolore o alle sventure altrui, quindi compassione ma anche vicinanza, benevolenza, indulgenza; l’aggettivo che descrive chi dimostra queste qualità è sympathetic. In inglese la parola oversympathy andrebbe quindi interpretata come una manifestazione eccessiva o sovrabbondante di tali sentimenti, indicata dal prefisso over-

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Il gerundio “descrittivo” dei social

Nei social è ricorrente un uso particolare del gerundio che qui chiamerò “descrittivo”. Appare in didascalie associate a contenuti multimediali (gif, video, sequenze di immagini, altri tipi di meme…) rappresentativi di particolari avvenimenti, reazioni o stati d’animo.

Lo illustro con cinque esempi (i contenuti sono statici ma hanno un collegamento agli originali):

1 effetto del passaggio del conduttore televisivo Amadeus a un altro canale, con video di sciame di motociclisti: Didascalia: “Gli ascolti della Rai spostandosi sul nove dopo l’annuncio ufficiale di Amadeus” Video: massa di motociclisti in una galleria

2 apprezzamento per affermazioni della comica Luciana Littizzetto: Didascalia: “Lucianina parlando la lingua della verità #CTCF” Video: Luciana Littizzetto che legge letterina

3 stupore ammirato per la rivelazione di nota conduttrice televisiva:

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Ufficiale: a Venezia NON si paga il “ticket”

Esempi di notizie su Venezia del 25 aprile 2024:

Titoli: 1 A Venezia debutta il ticket per entrare in centro ma è slalom esenzioni; 2 A Venezia il debutto del ticket tra consensi e proteste; 3 Venezia, boom per il ticket d’ingresso: introiti superiori alle previsioni: 4 Venezia, parte il ticket d’ingresso. I residenti: “Non siamo allo zoo”; 5 Ticket per entrare a Venezia, ha pagato solo uno su dieci

Li ho riportati perché è un esempio vistoso della scarsa attenzione dei media alla terminologia istituzionale: nelle notizie la parola usata per identificare la quota richiesta ai turisti per visitare Venezia è ticket, che però non appare mai nelle comunicazioni ufficiali del Comune di Venezia e nel sito per i pagamenti. Si chiama invece Contributo di Accesso (CdA):

Immagine del sito cda.veneziaunica.it con titolo “Cos’è il Contributo di Accesso?” e testo “Con Contributo di Accesso ci si riferisce alla quota introdotta dal Comune di Venezia che dovrà essere versata dai visitatori occasionali, in alcune specifiche giornate del 2024, per poter accedere alla città antica di Venezia”

Ticket è uno pseudoanglicismo

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(Padel) Pavilion, padiglione e Atlanters

Notiziola milanese con errore di ortografia e spunti lessicali vari:

Foto aerea del quartiere milanese City Life con titolo “Padel, presentato a Milano il Padel Pavillion di CityLife”

La parola inglese pavilion si scrive con una sola l. *Pavillion è un errore comune, comprensibile se si considera che in inglese sono più frequenti le parole che finiscono in –illion, come billion, trillion, zillion. Mi vengono in mente solo altre due altre parole del lessico comune che finiscono in –ilion, vermilion (vermiglio) e postilion (postiglione), ma per entrambe esiste anche una grafia alternativa, vermillion e postillion.

Anisomorfismo: pavilion vs padiglione

Per denominare la nuova costruzione milanese la parola pavilion è usata nell’accezione dell’inglese americano di palazzetto sportivo (nell’inglese britannico invece pavilion in senso sportivo indica un edificio con spogliatoi e altri servizi adiacente a un campo da cricket). Immagino però che a Milano, capitale dell’itanglese, un nome come Palazzetto del padel o PalaPadel non risultasse adeguato!

Eviterei invece il calco padiglione perché non mi pare che in ambito sportivo la parola italiana condivida il senso di quella americana: per ora sono falsi amici.

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*Copenhagen e “iconica guglia”

Alcuni esempi di notizie del 16 aprile 2024 sull’incendio che a Copenaghen ha distrutto uno degli edifici più antichi della città, con due dettagli che rivelano sciatteria linguistica e indicano che si tratta di testi tradotti dall’inglese:

Titoli: 1 Danimarca, incendio nella sede della vecchia borsa di Copenhagen. Crollata l’iconica guglia; 2 Danimarca, scoppia incendio alla Vecchia Borsa di Copenhagen. La sua iconica guglia è crollata; 3 […] Un grosso incendio è scoppiato questa mattina nell’edificio della Borsa di Copenhagen, avvolta dalle fiamme è crollata l’iconica guglia

Nessuna attenzione all’ortografia: la capitale della Danimarca è København in danese e Copenhagen in inglese, ma in italiano si scrive invece Copenaghen

L’altro dettaglio riguarda la traduzione letterale di iconic spire con iconica guglia, con l’aggettivo anteposto al nome come in inglese, senza considerare che invece nell’italiano contemporaneo gli aggettivi di questo tipo tendono a essere posposti al nome.

Inoltre, iconica guglia è un esempio di un calco diffusissimo che ho descritto proprio ieri:

in inglese iconic è un aggettivo molto usato nel linguaggio pubblicitario, nei media e nei social: significa famosissimo e subito riconoscibile, distintivo, e per questo molto apprezzato, ammirato. Esempi: iconic actor, iconic role, iconic character, iconic moment, iconic movie, iconic building…

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Made in Italy, ma ricalcato sull’inglese

Schermata della pagina del sito del Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla Giornata Nazionale del Made in Italy: una giornata per celebrare creatività ed eccellenza, promuovendo il valore e la qualità delle opere dell’ingegno e dei prodotti italiani.

Il 15 aprile è la Giornata nazionale del Made in Italy, indetta dal Ministero delle Imprese del Made in Italy nell’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinci.

Ne ho visto discutere per la scelta del tipo di carattere, criticato perché poco contemporaneo e simile a quelli in uso nel ventennio, e mi è venuta la curiosità di dare un’occhiata al sito. Nelle scelte linguistiche delle pagine ufficiali si osserva tutt’altra influenza, quella dell’inglese. Ho raccolto gli esempi più evidenti. 

Abuso di maiuscole

Si nota subito che nei titoli sono state scritte con l’iniziale maiuscola anche parole comuni che non la richiedono, sul modello americano (title case).

Esempi: Aziende Aperte Iniziative di Comunicazione Filiere Strategiche Istruzione e Formazione Tutela dei Prodotti

Esempio di “maiuscolite” anche all’interno del testo:

Non perderti Mostre, Eventi, Cerimonie Ufficiali e gli Open Day organizzati dalle numerose aziende aderenti all’iniziativa.

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È meglio dire seno, tette o mammelle?

Un mio tweet su un esempio della “priorità variazione” dei media che inaspettatamente ha suscitato parecchie reazioni:

Tweet: “il terrore delle ripetizioni colpisce ancora: la parola tette per non usare due volte seno è del tutto fuori luogo in un contesto che richiede terminologia scientifica / tecnica”. Testo commentato: “I problemi, secondo gli ispettori, riguardano quindi soprattutto il sostegno psicologico che dovrebbe essere fornito ai minori prima che inizino un trattamento con la triptorelina. […] Farmaci come la triptorelina sono detti bloccanti della pubertà e agiscono sul sistema endocrino: fermano lo sviluppo delle mestruazioni, la crescita delle tette e dei peli, lo sviluppo dei testicoli e l’abbassamento della voce. Sono già ampiamente utilizzati per il trattamento della pubertà precoce, che avviene prima degli otto o nove anni, e anche contro il tumore al seno e alla prostata”
Fonte del testo: L’ispezione al Careggi di Firenze sui farmaci per minorenni con disforia di genere ha trovato problemiIl Post

La mia intenzione era di evidenziare il famigerato terrore delle ripetizioni, che spinge a ricorrere a sinonimi spesso inappropriati, ma vari commenti sulle parole tette e seno mi hanno fatto capire che avrei dovuto essere più precisa sul senso di contesto e specificare che la fonte dell’esempio era un testata giornalistica generalista (fa informazione rivolta a chiunque), una situazione comunicativa che richiede scelte lessicali congruenti.

Questo spazio mi consente di fare osservazioni più puntuali. In sintesi, troverete cosa si intende con varietà linguistica e perché è rilevante per la discussione, in quali contesti la parola tetta è inadeguata ed è invece preferibile seno, e infine la differenza tra parole e termini esemplificata da seno e mammella.

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-y di sbatty, capacy, sprechy

Spunti lessicali da alcune parole usate nel concorso Falla Easy di Galbani:

Gif con un grembiule da cucina in cui lampeggia la scritta FALLA EASY sopra il marchio mozzarella Santa Lucia Galbani e alternativamente le ulteriori scritte “troppo busy?” “che fai, sprechy’”, “zero sbatty?” e “non capacy?”

Inglese farlocco

Nell’animazione si notano esempi del fenomeno che descrivo come inglese farlocco: nomi di prodotti o servizi, slogan o altre brevi comunicazioni che sono pensati da italiani per italiani, formati assemblando parole inglesi del lessico di base, come easy, in combinazioni poco idiomatiche, errate o addirittura inesistenti, però facilmente comprensibili da chi ha solo conoscenze scolastiche dell’inglese, tanto che ogni spiegazione italiana viene ritenuta superflua.

testo: una Ariete AIRY Fryer XXL in paio ogni giorno

Esempi di nomi commerciali in inglese farlocco: la friggitrice ad aria AIRY Fryer (in inglese airy non significa “ad aria” ma arieggiato, arioso; se riferito a persona significa frivolo, spensierato, superficiale e altre caratteristiche non associabili a elettrodomestici) o il programma di fatturazione elettronica EasyFatt (che però può far pensare a tutt’altro, ad es. obesità).

y multifunzione

Un meccanismo particolare dell’inglese farlocco, ricorrente nei nomi commerciali, consiste nell’usare i suffissi inglesiing, -er  e –y per anglicizzare parole italiane. Esempi tipici con y sono i sacchetti per i rifuti Spazzy e la carta fedeltà Fidaty.

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Secondo la Farnesina 2º si scrive 2ndo

Tweet del Ministero degli Esteri per il secondo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina:

tweet del 24 febbraio 2024 dal profilo @ItalyMFA del Ministero degli Esteri: “#24febbraio | Nel 2ndo anniversario dell'invasione russa su larga scala dell'Ucraina, i Ministri degli Esteri #G7 esprimono il loro pieno sostegno a Kiev per raggiungere una pace giusta e duratura. #StandWithUkraine per tutto il tempo necessario. #SlavaUkraini”

Come si dovrebbe leggere 2ndo, forse “duendo” o “dundo”?

Numeri ordinali in italiano

Chi ha scritto il tweet a quanto pare ignora che in italiano i numeri ordinali da primo a nono e i numeri ordinali a cifra tonda (decimo, centesimo, millesimo…) di solito si scrivono in lettere.

Solo se nello stesso contesto appaiono anche ordinali successivi, che però non è il caso del tweet ministeriale, per coerenza si ricorre alla scrittura in cifre arabe per tutti i numeri: si aggiunge al numero in posizione di esponente la lettera finale (solo una!) indicativa di genere e numero, quindi anniversario, ricorrenza ecc. In alternativa, si può ricorrere al circolino alto, .

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Giochi di parole con lingue altrui: Tapiss

Un marchio italiano di tappetini igienici per cani visto da @ScaryItalian:

Immagine del prodotto TAPISS, tappetini igienici per cani con angoli adesivi

Tapiss è una parola macedonia ibrida che si direbbe formata dalla parola italiana tappetino e dalla parola inglese piss, richiamata sia dal colore della confezione che dall’immagine stilizzata del cane con zampa posteriore alzata. In alternativa, il primo elemento potrebbe anche essere la parola francese tapis, tappeto, combinata con la parola inglese piss

Il cane che fa l’occhiolino fa supporre che il nome Tapiss voglia essere ironico. Mi chiedo però se chi l’ha ideato si renda conto che in inglese piss è una parola volgare, inadatta per un marchionimo: sarebbe come se all’interno di un nome italiano si usasse la parola piscio.

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