Lingue, funzione fatica e cortesia

Un articolo della BBC, What Paddington tells us about German v British manners, evidenzia alcune differenze culturali tra tedeschi e inglesi. In particolare, descrive alcune caratteristiche della lingua inglese usate con funzione fatica per mantenere aperta la comunicazione tra due o più interlocutori: gli enunciati di cortesia, i convenevoli, il parlare del più e del meno come le considerazioni sul tempo (ovvero lo small talk, un concetto non facile da esprimere in italiano e tantomeno in tedesco).

I tedeschi tendono a interpretare queste espressioni linguistiche come prive di significato e quindi inutili e, nel caso dei convenevoli, addirittura poco sincere. Gli inglesi, invece, possono percepire il modo di parlare esplicito dei tedeschi, senza tanti giri di parole, come brusco e scortese.

Una distinzione che viene spesso fatta in questi casi* è quella tra culture a basso contesto (low context) e culture ad alto contesto (high context):

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Integralisti della lingua inglese

Anche altre lingue hanno i loro talebani della grammatica: in inglese, ad esempio, si parla di grammar police o, peggio ancora, di grammar nazi*, individui sempre pronti a evidenziare e correggere i minimi errori altrui, in particolare in contesti informali dove le correzioni non sono rilevanti ai fini della comunicazione.

Ultimamente hanno avuto una certa visibilità anche le parole stickler e grammar grouch, soprattutto grazie alla pubblicazione del libro You Are What You Speak: Grammar Grouches, Language Laws, and the Politics of Identity di Robert Lane Greene, e nell’inglese americano si usa genericamente anche peever (cfr. pet peeve).


Vignetta: Non sequitur

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fottuti & dannati (…e favoriti)

Tradurre adeguatamente le espressioni volgari inglesi come fucking non è sempre facile: come accennavo in Parole proibite alla TV americana, abbondano i falsi amici e le interpretazioni errate (e nel tempo le connotazioni di certe parole cambiano). 

traduzioni_pericoloseSugli “incresciosi fottuto e fottutissimo” come traducenti di fucking interviene Patrizia Valduga in Traduzioni pericolose, un breve articolo* nel primo numero del mensile E, dove si leggono anche alcune riflessioni su damn / damned:

[…] Che cosa sono, per esempio, tutti questi “dannati”, “dannatamente” e “dannazione” che ci tocca sentire e, purtroppo, anche leggere? Non sono che la traduzione approssimativa – forse perché troppo prossima – di damn e damned, che significano “maledizione” e “maledetto” e che, nell’uso colloquiale, possono anche diventare esclamazione e avverbio quantitativo, che allora significa “terribilmente, enormemente, moltissimo”. […] E a me viene da pensare soltanto che “dannato” sia un sostantivo, un condannato per l’eternità alle pene dell’inferno. […]

Anche i dizionari bilingui non sembrano essere immuni da traduzioni inadeguate: viene citata l’ultima edizione di un noto dizionario inglese-italiano, dove, ad esempio, he’s a damn fool viene reso con “è un dannato stupido”.

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Le 100 parole di inglese di Capello (e di Trapattoni)

Foto di Fabio Capello con la nazionale di calcio inglese. Titolo: “Capello denies language barrier is problem with England”. Sottotitolo: “Coach says he only needs ‘100 words of English’”

Molte polemiche in Inghilterra dopo la provocazione di Fabio Capello che per comunicare con la nazionale inglese un centinaio di parole sono più che sufficienti (in effetti i calciatori non si sono mai distinti per particolare facondia…).

Sono subito spuntati elenchi di possibili parole, ad es. in The Telegraph, che immagino siano divertenti o perlomeno significativi per gli appassionati di calcio. Non facendo parte della categoria, ho trovato più interessanti alcuni numeri (indicativi) in 100 words of English: How far can it get you?:

100: parole di un bambino di 2 anni
2000: parole di chi parla inglese come seconda lingua a livello base
7500: parole di chi parla inglese come seconda lingua a livello più avanzato
20000: parole usate attivamente da una persona di madrelingua inglese
40000: parole conosciute passivamente da una persona di madrelingua

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Retroformazione del singolare

La parola del giorno di Oxford Dictionaries è panini, con la definizione “noun, plural same or paninis; a sandwich made with Italian bread, usually toasted“. In inglese identifica un singolo panino alla piastra: ne avevo accennato in Bimbos in stilettos eating pepperoni paninis).

La voce – non più disponibile – era interessante anche perché completata da un approfondimento sulla modifica subita dal numero di alcuni sostantivi inglesi nel tempo o nel processo di assimilazione da un’altra lingua, per cui forme in origine plurali come addenda e agenda vengono interpretate come singolari e viene formato il plurale con l’aggiunta di una –s, oppure parole che terminano in –s vengono percepite come plurali e viene “inventato” il singolare grazie a processi di retroformazione, il processo attraverso il quale si fa derivare una parola da un’altra che sembrerebbe un suo derivato.

Alcuni esempi:

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