Parolacce, software e localizzazione

What do you love (wdyl.com, ora non più disponibile) era la funzionalità di ricerca di Google, disponibile solo in inglese, che restituiva risultati da più di venti servizi diversi in un’unica interfaccia. Se però si digitavano parolacce o volgarità (ad es. shit), si ottenevano informazioni sui gattini (kitten).

C’è chi ha identificato le parole proibite e le ha elencate in Google’s Official List of Bad Words; la scoperta è stata ripresa in vari siti ma va detto che le cosiddette offensive word list sono abbastanza comuni e hanno varie applicazioni nello sviluppo di software.

Ad esempio, servono a evitare che appaiano parole offensive nelle sequenze di lettere e numeri generati automaticamente, come nei codici per la registrazione di software (eventualità non rara, basti pensare all’inglese e alle sue four-letter words!), oppure possono essere usate per filtrare messaggi di posta elettronica o altro contenuto.

Un altro tipico campo di applicazione sono i correttori ortografici, il completamento automatico e i sistemi di riconoscimento vocale e di riconoscimento della grafia.

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Terminologia al CERN

foto Globe – CERN

Gran parlare di CERN in questi giorni! Sono stata una settimana a Ginevra proprio recentemente e nel giro turistico ho incluso anche il CERN, incuriosita più dal Globe, l’edificio di legno che ne è diventato il simbolo, che non dal resto. 

Digiuna di fisica dai tempi del liceo, dove la trovavo una materia noiosa, prevedevo una visita rapida e invece le due mostre permanenti (Universe of Particles nel Globe e Microcosm lì vicino) si sono rivelate così interessanti da farmi rimanere alcune ore.

CERN_glossaryUna prima piacevole scoperta sono stati gli opuscoli in inglese e francese che illustrano Universe of Particles perché includono un glossario. L’ho trovata un’idea davvero efficace, che condensa con semplicità e chiarezza alcune nozioni fondamentali della fisica delle particelle.

Il percorso didattico di Microcosm è spiegato anche in italiano e tedesco ed è completato da note terminologiche che in alcuni casi danno informazioni davvero curiose.

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Occasionalismi: nymwars

Un occasionalismo è un neologismo destinato ad avere vita breve e non rimanere nell’uso perché è relativo a una situazione particolare e non duratura.

Un esempio recente di occasionalismo è la parola inglese nymwar (o nym war), usata soprattutto al plurale per descrivere le controversie sulla decisione di Google+ di proibire l’uso di pseudonimi.

Ne parla Fritinancy in Word of the Week: Nymwars, spiegando che nymwars è una nymwarsforma abbreviata di pseudonym wars ed è nata a fine luglio come hashtag in Twitter.

È una parola interessante non solo per l’etimologia ma anche per l’uso di nym come sostantivo, peraltro già visto in alcuni termini informatici. Mi pare inoltre che evidenzi alcune differenze in inglese e in italiano nell’uso di un elemento formativo che a prima vista è invece del tutto equivalente (dal greco -ώνυμος, “nome”, in entrambe le lingue viene aggiunto come secondo elemento in un nome composto).

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