Chimica, alchimia, affinità e feeling

The chemistry of tears di Peter Carey

copertina di The chemistry of tearsThe chemistry of tears (2012) è un romanzo di Peter Carey con protagonista Catherine, la conservatrice di un museo londinese che nel 2010 è distrutta dal dolore per la morte improvvisa del collega di cui era l’amante segreta da 13 anni. Il suo capo, l’unico al corrente della relazione, le affida il riassemblaggio di un complesso automa del XIX secolo per cercare di distrarla.

La storia di Catherine si intreccia con quella descritta nel diario di Henry Brandling, il committente della macchina, tormentato dalla sofferenza per il figlio malato a cui è destinato l’automa, ultima speranza per farlo vivere. Leggendo le sue parole Catherine pondera il senso di amore, mortalità, creatività e distruttività.

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Twoosh e altri twitterismi

Per i 700 anni dalla nascita di Boccaccio (16 giugno 1313) la Società Dante Alighieri ha proposto il gioco Il Decameron in 100 tweet, la sintesi di ciascuna delle cento novelle del Decameron via Twitter, meglio se con un twoosh, un tweet di 140 caratteri esatti, la lunghezza massima di ciascun tweet. Esempi: #14000DB.

Twoosh è una parola macedonia formata di tweet+swoosh (il rumore fatto da uno spostamento d’aria improvviso, ma anche il nome del simbolo della Nike) e ha la peculiarità di avere una data di nascita e una paternità precise, questo tweet:

coining "twoosh", a contraction of tweet-swoosh. It's when your tweet hits exactly 140 characters sans editing –  @rentzsch, 13 July 2007

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Un confronto tra geek e nerd

particolare da una vignetta Chuck&BeansLa differenza tra geek e nerd suscita ancora interesse. Sono due concetti in continua evoluzione, con molti punti in comune, ma in linea di massima si tende a descrivere i geek come individui fissati con particolari attività, cose o informazioni (“collezionisti”), mentre i nerd sarebbero più focalizzati sulle materie scientifiche e le loro applicazioni pratiche (“studiosi”).

Burr Settles ha verificato se la distinzione è confermata anche a livello lessicale con un’analisi di due corpora ricavati da Twitter per un periodo di 4 settimane a fine 2012 a cui ha applicato la PMI, una tecnica di misurazione usata nella semantica lessicale che calcola la probabilità che due parole x e y co-occorrano in un determinato contesto e quindi abbiano un alto grado di associazione (in questo caso le parole che “fanno compagnia” a geek e nerd).

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Detective linguisti(ci)

copertina di The cuckoo's calling –  Robert GalbraithQualche giorno fa The Sunday Times ha rivelato che Robert Galbraith, autore esordiente del romanzo giallo The cuckoo’s calling, era lo pseudonimo della ben più nota J.K. Rowling di Harry Potter. La notizia è stata ripresa anche dai media italiani che hanno dato l’impressione che i particolari rivelatori fossero due: abiti femminili descritti molto abilmente e stesso agente per Galbraith e Rowling.

In realtà l’attribuzione è stata ipotizzata grazie ad analisi testuali tipiche della linguistica forense*, la disciplina che usa la linguistica in attività investigative come ad esempio l’analisi di testi anonimi per identificare l’autore o ricavare informazioni utili per un profilo psicologico, ad esempio nei casi di plagio o per stabilire se una confessione è spontanea e/o veritiera.

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Cyber, nuovo sostantivo americano

Post di luglio 2013, con aggiornamenti.


emblema United States Cyber CommandI nuovi risvolti delle operazioni di spionaggio della National Security Agency statunitense (per i media italiani “scandalo Datagate”) sono lo spunto per una nota lessicale: nell’inglese americano l’elemento formativo e l’aggettivo cyber hanno subito la conversione in sostantivo, un processo che ha avuto origine in ambiti militari e di intelligence.

Il lessicografo Ben Zimmer qui e qui descrive l’evoluzione di cyber. Il significato originale  di 1) “attinente alla cibernetica” degli anni ‘50 (in modo specifico con riferimento a macchine che potessero sostituire il cervello umano) era stato soppiantato da quello di  2) “relativo alla realtà virtuale / a Internet” usato in associazione al concetto di cyberspazio, spesso inteso come sinonimo di World Wide Web, e in questa accezione era stato un elemento lessicale molto produttivo negli anni ‘90, per poi perdere rilevanza all’inizio del XXI secolo (con l’eccezione di alcune neoformazioni come Cyber Monday).

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“L’ho letto * un libro”

In A Blog About Blog Blogs il linguista americano Ben Yagoda riflette sulla differenza tra blog e post e sulle preposizioni usate per specificare dove si è letto un testo.

In inglese la preposizione “tradizionale” è in perché un capitolo o un articolo sono all’interno di un libro o di un giornale: in a book, in an article, in the New York Times.

foto di libro aperto con evidenziatore appoggiato su una pagina

Si sta però diffondendo sempre più on se il riferimento è a un articolo online (ad es. according to an article on the Huffington Post), secondo Yagoda perché le preposizioni possono essere usate sia in senso letterale che in senso metaforico e con un computer o altri dispositivi il testo appare sullo schermo, una superficie.

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Whistleblower, un concetto poco italiano

Post pubblicato nel 2013, con vari aggiornamenti per il contesto italiano tra cui una nota sulla proposta di legge approvata dalla Camera il 15 novembre 2017: anticipo che il legislatore non ha usato alcun anglicismo ma ha scelto la locuzione “autore di segnalazioni di reati o irregolarità”.


The whistleblower (foto di Edward Snowden con le parole “I can’t allow the US government to destroy privacy and basic liberties”)Alcuni giorni fa The Guardian ha rivelato la fonte dello scoop sullo scandalo noto in Italia come Datagate: è Edward Snowden, che lavorava all’interno della NSA, l’agenzia governativa americana ora al centro delle polemiche. In tutti gli articoli del quotidiano britannico Snowden è sempre descritto come whistleblower.

I media italiani che hanno ripreso la notizia direttamente da The Guardian l’hanno invece definito talpa o gola profonda. In altri contesti, come segnalato nei commenti qui, whistleblower viene anche reso come spifferatore, delatore, informatore, confidente, canarino, ma sono tutte soluzioni poco soddisfacenti che hanno connotazioni diverse da quelle associabili a whistleblower e che possono essere analizzate facendo alcune considerazioni tipiche del lavoro terminologico.

Whistleblower, concetto specifico

In inglese whistleblower identifica una persona che lavora in un’impresa o in un ente (pubblici o privati) e che denuncia illeciti commessi al suo interno, riportandoli alle autorità TIME Persons of the year 2002 – The Whistleblowerscompetenti o all’opinione pubblica o anche alla stessa organizzazione se sono previsti meccanismi per raccogliere queste segnalazioni.

Il soffiare il fischietto è una metafora del ruolo di arbitro o di poliziotto assunto da chi richiama l’attenzione su attività non consentite affinché vengano bloccate.

È una parola con connotazioni positive: descrive un ruolo che esemplifica una virtù civile ma che non è esente da rischi e ritorsioni e anche per questo nel 2002 la rivista TIME ha scelto tre whistleblower come persone dell’anno. 

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