nerdsplaining e mansplaining

Nerdsplaining

foto di Sheldon che fa uno spiegone a Amy (The Big Bang Theory)

Trovo molto efficace il neologismo inglese nerdsplaining. Identifica le spiegazioni insistenti ed eccessivamente dettagliate, soprattutto di argomenti tecnici o scientifici, che sono tipiche dei nerd: avete presente Sheldon Cooper di The Big Bang Theory?

La neoformazione nerdsplain è descritta sia come parola macedonia (nerd+explain) che come composto formato da nerd con l’elemento suffissale –splain, recente e parecchio produttivo, usato per spiegazioni non richieste date con aria di sufficienza, spesso da chi è molto sicuro di sé ma non conosce davvero l’argomento o lo fa con atteggiamento da maestrina.

Mansplaining

“I think you are mistaken, allow me to mansplain…”La coniazione più nota, dalla quale viene fatto derivare l’elemento formativo –splain, è mansplain, comportamento tipico dell’uomo che tratta le donne come minus habens ignoranti e pensa di dover spiegare loro qualsiasi cosa o mettere in dubbio ogni loro affermazione, anche se le interlocutrici sono più competenti e autorevoli di sé.

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Cani da guardia inglesi, con risemantizzazione

watchdogUn articolo di TermCoord sui cani, in inglese, distingue tra watch dog / watchdog e guard dog: entrambi i cani abbaiano per segnalare la presenza di un intruso e intimidirlo, però il watchdog raramente attacca, mentre il guard dog può farlo per difendere il proprio territorio.

Non so se anche in italiano esista una differenza analoga, ma mi piace l’esempio perché ci ricorda che le stesse parole possono avere funzione e valenza diverse se usate nel lessico generico o nel lessico specialistico.

I dizionari di inglese descrivono sia watchdog che guard dog come “a dog that keeps guard”, quindi nell’uso standard le due parole sono sinonimi (il corpus di Ngram Viewer indica che prevale watchdog e che guard dog è una formazione più recente).

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Binomi con mele, arance, pere, cavoli, carote…

In inglese è molto comune il binomio apples and oranges per indicare persone o cose completamente diverse o che non possono essere paragonate. Collocazioni tipiche sono comparing / mixing / adding apples and oranges.

In italiano e in molte lingue europee si preferisce invece la metafora con pere e mele (o mele e pere), ad esempio si usa in tedesco, Äpfel und Birnen  (miteinander vergleichen), e in francese, comparer des pommes et des poires (ma il confronto improponibile è anche tra cavoli e carote, comparer des choux et des carottes).

Apples and Oranges by Greg Williams

La voce Apples and oranges di Wikipedia, da cui sono tratte queste vignette di Greg Williams, ha note etimologiche, altri riferimenti ed esempi di espressioni equivalenti usate in altre lingue, alcune delle quali sono molto fantasiose.

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La falsa agonia del calcio

Il Wall Street Journal ha contato il numero di presunti infortuni durante i Mondiali di calcio 2014 e ha calcolato il tempo passato dal calciatori a contorcersi a terra in preda al dolore (“writhing time”, cfr. writhe in agony on the ground), per poi rialzarsi subito dopo senza conseguenze.

The World Cup Flopping Rankings – The Wall Street Journal, 25 June“All too often during matches, seemingly fit men fall to the ground in agony

Ho riportato questi esempi per evidenziare una coppia di falsi amici.

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i meme, i memes e i memi

Negli Stati Uniti all’inizio del 2014 è stato fatto un sondaggio tra 1100 persone dai 18 ai 45 anni per verificare come vengono chiamati una trentina di concetti legati alle tecnologie digitali, per ciascuno dei quali coesistono più termini.

Ci sono anche esempi di variazioni di pronuncia, tra cui GIF, MySQL, ASCII e meme:

pronuncia di meme per gli americani intervistati per un sondaggio di eBay 

Ho scelto l’esempio di meme perché è un termine adottato anche in italiano come prestito ma con ulteriore variazioni, non solo di pronuncia ma anche di morfologia

Il concetto originale rappresentato dalla parola meme forse non è noto a tutti:

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C’è sexy e sexy

In English is very sexy (evitarlo è impossibile) Beppe Severgnini ha preso spunto da un libro che usa doppi sensi a scopo didattico per raccontare una storia scanzonata dell’apprendimento dell’inglese in Italia.

dettaglio dell’immagine che illustra l’articolo di Beppe Severgnini

Mi è rimasto un dubbio: l’aggettivo sexy nel titolo dell’articolo va interpretato nel significato di “sessualmente eccitante”, con cui è stato adottato in italiano alla fine degli anni ‘50, oppure nell’uso peculiare di Severgnini, per il quale possono essere “sexy” anche salsicce, segni di interpunzione, un rettore che maltratta due studenti, luoghi e altro ancora?

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Il variopinto mondo degli #hashtag

alcuni esempi di hashflag

Gli hashflag dei mondiali

Mi piace la parola hashflag, che in Twitter identifica gli hashtag che fanno apparire una bandierina colorata (flag) nei tweet se si digita #XYZ, dove XYZ è un codice associato a ciascun paese che partecipa ai mondiali di calcio 2014.

Aggiornamento 2016 – Il significato di hashflag si è ampliato: ora può indicare qualsiasi hashtag che genera automaticamente un’emoji (in inglese auto-emoji o automatic emoji).

In All Twitter #Hashflags si può trovare un elenco di hashflag in uso e non più attivi, come #SanRemo2016. Per gli hashflag usati globalmente sono indicate anche le lingue in cui sono o erano disponibili, cfr. #HappyNewYear, che in italiano funzionava con #FeliceAnnoNuovo.

Aggiornamento 2018 – Nell’ultima versione del glossario di Twitter gli hashflag sono stati rinominati Twitter emoji in inglese ed emoji di Twitter in italiano, con questa definizione: un emoji di Twitter è una specifica serie di lettere immediatamente preceduta dal segno # che genera un’icona su Twitter, ad esempio la bandiera di una nazione o un’altra immagine di piccole dimensioni.

È una denominazione insolita perché nell’uso comune un’emoji è una singola immagine che viene inserita scegliendola da una raccolta definita, mentre per Twitter diventa anche un hashtag “decorato” automaticamente. 

La terminologia ufficiale di Twitter è in continua evoluzione e non sempre tiene conto dell’uso comune, come si può osservare anche dalla vecchia descrizione di hashflag pubblicata il 10 giugno 2014 nel blog italiano di Twitter (non più disponibile): Gli hashflags sono un modo facile e divertente per dare colore ai tuoi Tweet. […] È sufficiente mettere un hasthtag davanti alla sigla di tre lettere che identifica un Paese (ad esempio #ITA), e la sua bandiera apparirà automaticamente nel Tweet.”   

Fino a qualche anno fa, infatti, nella documentazione di Twitter il termine hashtag identificava il cancelletto (#) e solo in seguito anche la terminologia ufficiale è stata adeguata all’uso comune: ho descritto l’evoluzione in 10 anni di #hashtag! (2017).


Definizioni per gli hashtag e tendenze d’uso

Due strumenti che trovo interessanti sono #tagdef, un sito che raccoglie definizioni di hashtag in varie lingue (potete verificare, ad esempio, che #t9y equivale a #terminology), e Hashtagify.me, che mostra tendenze d’uso, tra cui hashtag correlati visualizzati in diagrammi dinamici.

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Più cattiva Maleficent o Malefica?

manifesto del film MaleficentNon so se sia una nuova tendenza, ma ho notato che nel doppiaggio dei film americani con protagonisti già parte delle nostre conoscenze enciclopediche, spesso viene preferito il nome inglese a quello italiano, come Noah al posto di Noè.

Ora è uscito il fllm Maleficent, nome inglese che però pare rimanga solo nel titolo, mentre nel film doppiato la strega si chiama Malefica, come in La bella addormentata nel bosco, la versione italiana del cartone animato di Disney da cui è tratto il personaggio protagonista.

Sarei curiosa di sapere i motivi di questa scelta insolita e incongruente. Non mi pare che Maleficent sia più caratterizzante o evocativo di Malefica, o che trasmetta le stesse connotazioni che ha in inglese, descritte da Ben Zimmer in Why "Maleficent" is a Magnificent Villain Name.

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Crowdsourcing e community translation

crowdsourcing: (econ.) processo produttivo per la realizzazione di un progetto al quale sono chiamati a collaborare gli utenti della rete, in modo da sfruttare la creatività collettiva e ridurre i costi per l'azienda proponente (definizione Vocabolario Zingarelli 2014)

In Mute in italiano, la confusione di Twitter ho accennato alla localizzazione in crowdsourcing, un termine di cui si conosce con precisione l’origine, The Rise of Crowdsourcing (2006) di Jeff Howe, che ha coniato il neologismo modellandolo su outsourcing (esternalizzazione).

Anche nel crowdsourcing le risorse sono esterne all’azienda, ma non sono già organizzate tra loro (sono invece una “folla” indistinta, crowd), contribuiscono su base volontaria e sono raramente retribuite: vengono ricompensate in termini di prestigio, visibilità, soddisfazione personale ecc.

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