L’espressione linguistic cicadas è stata coniata dal lessicografo americano Ammon Shea in Hibernating words and linguistic cicadas [testo non più disponibile]. Identifica le parole che, come antivaccinista, erano in uso nel passato, poi sono entrate in un lungo stato di inattività e infine, dopo anni, sono riapparse nel lessico.
Nella nostra cultura la cicala è simbolo di prodigalità e imprevidenza e quindi può sembrare strano che Shea l’abbia invece scelta come metafora di “letargo” linguistico. Va però considerato che la favola di Esopo che in italiano conosciamo come La cicala e la formica si chiama invece The grasshopper and the ant in inglese, quindi il personaggio imprevidente non è una cicala bensì una cavalletta.
Per comprendere la metafora linguistica bisogna inoltre avere specifiche conoscenze enciclopediche e sapere che nel Nord America sono diffuse cicale “periodiche” come la cicala Magicicada septendecim, insetto con un ciclo vitale molto lungo: le ninfe vivono nascoste nel terreno per 17 anni, dopodiché emergono in superficie tutte insieme e per alcuni giorni producono un rumore assordante.