Elenco di falsi amici

burroUn argomento ricorrente di questo blog sono i cosiddetti falsi amici, le coppie di parole appartenenti a lingue diverse che sono uguali o molto simili nella forma ma differenti nel significato*. Il falso amico più noto probabilmente è burro, in italiano un alimento e in spagnolo un animale.

Alcuni falsi amici sono così diffusi che vengono accolti definitivamente nel lessico, diventando prestiti camuffati: dettagli in La narrativa di Obama non è in libreria: interferenze dell’inglese nella comunicazione.

L’elenco che segue raccoglie gli esempi di falsi amici descritti a partire da aprile 2008, sia in post specifici che come note, in particolare per la combinazione inglese-italiano. Include anche pseudoprestiti (noti anche come falsi prestiti o, nel caso specifico dell’inglese, pseudoanglicismi o falsi anglicismi), parole che hanno l’aspetto di un prestito ma che nella lingua di origine hanno un altro significato o addirittura non esistono.

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il patio ≠ el patio ≠ the patio

patio cordobésIn Terminologia e comunicazione ho accennato ad alcuni fattori che possono determinare fenomeni di variazione terminologica, in particolare nel passaggio da una lingua a un’altra. Vanno inoltre considerati eventuali aspetti diafasici e diatopici.

Un esempio di variazione diatopica è la parola spagnola patio, presente in varie lingue europee ma usata per designare concetti non equivalenti.

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Come si presentano americani e inglesi

Mi piace leggere di comunicazione interculturale e ho trovato interessante introducing yourself (separated by a common language), sui diversi modi con cui inglesi e americani interagiscono con persone incontrate per la prima volta in contesti informali. Si tratta di competenze comunicative difficili da acquisire anche se si parla la stessa lingua.

Gli americani tendono a presentarsi subito dicendo come si chiamano e da dove vengono, gli inglesi invece rifuggono da questa strategia, che percepiscono come un’intrusione alla sfera privata. Gli irlandesi usano altre modalità, ad es. cercano di coinvolgere l’interlocutore con commenti positivi sul contesto in cui si trovano.

C’è anche un accenno ai finlandesi e alla loro estraneità a convenevoli e a commenti neutri (simile all’atteggiamento dei tedeschi descritto in Lingue, funzione fatica e cortesia).

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Genere grammaticale, naturale e sociale

In tedesco la rapa (die Rübe) è di genere femminile, la ragazza (das Mädchen) neutro, come faceva notare Mark Twain nel divertente saggio The Awful German Language:

In German, a young lady has no sex, while a turnip has.Think what overwrought reverence that shows for the turnip, and what callous disrespect for the girl. See how it looks in print — I translate this from a conversation in one of the best of the German Sunday-school books:
Gretchen – Wilhelm, where is the turnip?
Wilhelm – She has gone to the kitchen.
Gretchen – Where is the accomplished and beautiful English maiden?
Wilhelm – It has gone to the opera.

Ci ripensavo quando ho aggiunto un commento a Genere e linguaggio per ricordare la differenza tra genere grammaticale (una categoria morfologica) e genere naturale o reale (il sesso di una persona o di un animale).

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Starnuti e raffreddore

Domenica piovosa e umida, a dar retta alle mamme è alto il rischio di raffreddore. Per chi è rimasto in casa per evitarlo, qualche nota e suggerimento di lettura.

Blessings and Well Wishes analizza l’origine di [God] bless you, equivalente al nostro salute! come risposta agli starnuti. L’origine dell’espressione è probabilmente legata alle epidemie di peste: quando qualcuno starnutiva, la benedizione divina era invocata per evitargli la malattia o, prevedendo contagio e prossima dipartita, per raccomandarlo a Dio. Esisteva anche la credenza che uno starnuto particolarmente violento potesse espellere l’anima e l’invocazione voleva impedire che il diavolo se ne impossessasse.

Sia starnutire in italiano che sneeze in inglese avrebbero elementi di fonosimbolismo e la risposta spagnola ¡Jesús! /xe’sus/ a me ha sempre fatto pensare allo starnuto stesso. E a proposito di onomatopee, ecco un esempio di ideofoni e parole (sniff, cough, hack, snort, honk)* che in inglese possono rappresentare graficamente il raffreddore nei fumetti:

SNIFF COUGH HACK SNORT HONK

A-CHOO GAK SNIFF SNORT Phlegm COUGH

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L’inglese NON è una lingua “sintetica”

The _Economist chartThe Economist in Lost (or gained) in translation mostra una tabella che confronta la lunghezza delle traduzioni in varie lingue, misurata in caratteri, di un testo originale inglese di 1000 caratteri.

Il Post in Qual è la lingua migliore per Twitter? riprende i dati aggiungendo però varie inesattezze linguistiche, a partire dalla frase riassuntiva:

L’Economist ha pubblicato un grafico che mostra le lingue più sintetiche del mondo: l’italiano è tra quelle che usano più caratteri, il cinese le batte tutte.

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Intercomprensione: la parola Internet

In linguistica si parla di mutua intelligibilità o intercomprensione / intercomprensibilità quando i parlanti di lingue diverse si capiscono anche se non hanno mai imparato gli uni la lingua degli altri, come può succedere tra norvegesi e svedesi.

Applicando lo stesso principio alle parole, ce ne sono parecchie che sono riconoscibili internazionalmente, in particolare marchionimi (ad es. Coca-Cola, Google) ma anche parole del lessico comune, come OK.

Internet

Ci pensavo guardando la voce Internet del Collins English Dictionary, che ha una nuova interfaccia che include anche il lemma corrispondente in più di venti lingue, ognuna con pronuncia.

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Nomi, “ordine orientale” e localizzazione

Quando un alfabeto non basta (La parola del traduttore) è un intervento molto interessante di Antonietta Pastore, traduttrice dal giapponese, che fa vari esempi delle connotazioni culturali legate all’uso e all’impatto visivo dei tre diversi sistemi di scrittura giapponesi, kanji, hiragana e katakana, e delle difficoltà di trasmetterle in un’altra lingua.

Nomi propri giapponesi e “ordine orientale”

Si può notare anche un altro dettaglio: i nomi propri Murakami Harukicitati nel testo sono presentati con il cognome seguito dal nome, ad es. Murakami Haruki e non Haruki Murakami come siamo più abituati a leggere in italiano e in altre lingue.

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Samsung Galaxy S, R, W, M o Y?

Mi ha sempre incuriosita la scelta dei nomi dei prodotti (o, come dicono nel marketing, il naming) e ho trovato interessante un articolo sulle nuove convenzioni adottate da Nokia e Samsung per denominare i propri modelli di smartphone in previsione di Natale 2011.

Nokia è tornata a un sistema di soli numeri dopo avere adottato combinazioni di lettere e numeri. Ogni nuovo dispositivo avrà un numero di tre cifre compreso tra 100 e 900; maggiore è il numero, maggiori sono le funzionalità e il prezzo.
Aggiornamento settembre 2011 – Nel mercato americano gli smartphone con Windows Phone avranno anche un nome: Si vota per il nome del nuovo Nokia.
Aggiornamento dicembre 2011 – Il nome scelto da Nokia e ora usato globalmente è Lumia (da non confondersi con Lumea, un sistema di epilazione di Philips, ma pronuncia e target sono alquanto diversi).
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Samsung invece differenzierà i propri modelli Galaxy con una lettera. 
Il top della gamma continuerà a essere identificato con la lettera S (Super Smart) e vengono introdotte R (Royal / Refined), W (Wonder), M (Magical) e Y (Young), a loro volta seguite da eventuali abbreviazioni o sigle: Pro (tastiera QWERTY), Plus (modello aggiornato) e LTE (ottimizzazione per l’omonimo standard).    
Samsung_naming

Non sono questi i dettagli che fanno vendere un prodotto, comunque si nota subito che le convenzioni scelte da Nokia sono facilmente comprensibili in qualsiasi mercato, mentre quelle di Samsung mi sembrano poco trasparenti anche se si conoscono le parole inglesi corrispondenti (ad esempio, basandosi solo sul nome, chi saprebbe dire se è più completo un telefono di classe Magical o uno di classe Wonder?). 

La mia impressione è che Samsung, azienda coreana, possa avere scelto prima le lettere e poi avere trovato un nome inglese rappresentativo.

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