Cagami e Boyata, infelici marchionimi asiatici

Ho ricordato più volte l’importanza delle valutazioni di globalizzazione per verificare che i nomi di prodotti destinati anche all’esportazione non abbiano connotazioni indesiderate in lingue diverse dalla propria. 

È un’analisi che andrebbe fatta perlomeno per le lingue commercialmente più rilevanti, che per il mercato europeo sono l’inglese e le quattro lingue note come FIGS (francese, italiano, tedesco e spagnolo, dalle loro iniziali in inglese). 

 Zitsugen – CAGAMI smart cube projector

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“Virgolette” in Europa e in USA

Primary quotation marks in European languages (used in print)

La carta di Jakub Marian da Map of quotation marks in European languages mostra i diversi tipi di virgolette usate per le citazioni nei diversi paesi europei. 

Sono identificati cinque tipi di virgolette, indicati da colori diversi nella carta:
inglesi  «francesi»  tedesche  polacche  svedesi

I programmi di scrittura sostituiscono automaticamente le virgolette semplici " con quelle previste per la lingua in cui è formattato il testo, se esiste e viene attivata l’opzione. Esempio nell’interfaccia italiana di Microsoft Word, che vale come impostazione anche per le altre lingue che si selezionano dalla barra di stato:

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Bestiario immaginario

Bestiario immaginario di Roger McGough tradotto da Franco NasiUn regalo che ho gradito molto: Bestiario immaginario di Roger McGough, tradotto da Franco Nasi con testo originale inglese a fronte.

Sono poesie su animali immaginari frutto di “giochi di prestigio verbali” che spesso hanno portato a un rifacimento* con animali diversi e nuovi disegni di McGough per la versione italiana.

Sono traduzioni aperte che Nasi racconta in alcune note introduttive e osservazioni finali sugli animali: lasciano spazio a versioni alternative e il lettore è invitato a usare il suo orecchio e la sua fantasia per continuare il gioco.

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“Dacci un segno” a Radio3 Scienza

sign classification by von Petzinger

Mi è piaciuto molto l’intervento a Radio3 Scienza (“Dacci un segno”) dell’archeologo Davide Domenici, che ha discusso una classificazione recente dei simboli astratti ricorrenti nell’arte rupestre europea, presentati superficialmente da alcuni media come prima forma di scrittura.

Con esempi molto efficaci Domenici ha chiarito le differenze tra sistema grafico di comunicazione e sistema di scrittura (nella definizione classica, rappresentazione sistematica di un linguaggio parlato che deve consentire di riprodurre un messaggio in modo esatto anche in assenza di chi l’ha scritto) e ha evidenziato vantaggi e svantaggi di scrittura logografica e di scrittura fonetica.

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Emoji nuova lingua?

Come prevedibile, la scelta di un’emoji come parola dell’anno di Oxford Dictionaries ha suscitato anche parecchie reazioni negative (non è una parola, è la conferma del degrado della lingua…) che mi hanno fatto pensare a questa striscia di Zits:

[striscia Zits]

Siamo davvero spacciati? Non credo. 😉

Mi hanno anche ricordato che ora è disponibile la registrazione dell’intervista che mi aveva fatto Massimo Persotti di Il Salvalingua lo scorso giugno per Roma Ore 10, programma di Francesco Vergovich di Tele Radio Più.

Dopo una breve introduzione in cui avevo spiegato cosa fa un terminologo, avevamo discusso le differenze tra emoticon ed emoji e perché le emoji non possono essere considerate una nuova lingua. Avevo anche sottolineato la differenza tra lingua e linguaggio e fatto riferimento a Blissymbolics, un sistema di scrittura ideografico del secolo scorso che stranamente non viene mai citato nel dibattito sulle emoji come potenziale nuovo linguaggio universale.

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Da selfie a selfare / selfarsi

[2014] È sempre più diffuso il verbo selfare, “fare un selfie”. Si direbbe un verbo intransitivo (ad es. selfa sempre) che funziona come transitivo solo quando usato riflessivamente (ad es. mi sono selfato).

Do you take a lot of selfies?

Esempi d’uso: selfano tutti, selfo anch’io; mai selfato in vita mia; oggi abbiamo selfato di brutto; se selfa mia nonna, mi selfo pure io! Dai, selfati! Mi si nota di più se mi selfo o se non mi selfo?

Pare coerente con il significato originario di selfie, che ho descritto l’anno scorso come una foto con queste caratteristiche:   
1 chi scatta è anche il soggetto
2 è fatta con uno smartphone (allungando il braccio davanti a sé) o con una webcam
3 viene condivisa su un social network. 

Evoluzione di selfie in inglese

Intanto in inglese la parola selfie ha già subito un’evoluzione, al punto che la caratteristica 1, che le ha dato il nome, pare non sia più distintiva. Il significato sta cambiando da “foto di se stessi (self)” a “foto di qualcuno fatta con uno smartphone [per essere] condivisa su un social network” (3 + 2 ma meno specifico).

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Capacità di ascolto

Credo che le lettrici apprezzeranno più dei lettori questa striscia di Zits:

female vs male listening skills – Zits

La parola pepperoni, tipico ingrediente sulle pizze americane, indica cosa mangiano i due ragazzi. In un’eventuale traduzione italiana, salame piccante farebbe perdere questa informazione, comunque non rilevante, ma, grazie al contenuto della vignetta precedente, forse potrebbe suggerire una vaga ambiguità che risulta adatta al contesto.

Vedi anche: altri commenti a strisce di Zits.

Virus, virale, viralità e virulenza

Una striscia di Zits di dicembre 2012, con protagonisti Jeremy e altri adolescenti americani:

Zits – My virus has gone viral

Zits by Jerry Scott and Jim Borgman

Pare che per molti nativi digitali anglofoni il significato più recente dell’aggettivo viral, “che si diffonde rapidamente e conquista grande popolarità”, prevalga su quello originale, biologico e medico, “di virus” o “causato da virus”.

Da qualche anno ormai anche in italiano l’uso figurato dell’aggettivo virale è molto diffuso, ad es. in espressioni come marketing virale e video virale, tanto che nei risultati dei motori di ricerca sembra avere più rilevanza del termine scientifico.

È facile concludere che in inglese il significato più recente di viral, che è anche un sostantivo che descrive qualsiasi contenuto di tipo virale, abbia origine nella metafora del virus, una delle più efficaci e trasparenti usate in campo informatico; più difficile invece capire come sia avvenuto lo slittamento di significato.

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Dita e divario generazionale

Zits - all thumbs
Copyright 2012 ZITS

In inglese americano be all thumbs (“solo pollici”) significa essere maldestro, specialmente nella motricità fine. In inglese britannico si dice anche be all fingers and thumbs.

È buffo che le dita usate per scrivere sui dispositivi mobili siano una specie di indicatore generazionale: solo le persone di una certa età usano l’indice, le altre entrambi i pollici.  

Parole taglienti

Striscia di Zits di oggi, protagonisti Jeremy e la sua ragazza Sara: 

sharp words

In inglese e in italiano c’è una metafora simile, sharp words e parole taglienti, ma credo che un’eventuale traduzione italiana funzionerebbe solo con un adattamento grafico:

Prima vignetta: in inglese è immediato il significato figurato di chick (“ragazza”, che per alcuni ha connotazioni scherzose e per altri offensive) mentre in un contesto italiano vedremmo solo un grazioso pulcino. Si potrebbe pensare di disegnare una pollastrella, ma non credo verrebbe identificata come tale e invece verrebbe in mente gallina, irrispettoso e fuori luogo detto da Jeremy.
Suggerimenti per un’immagine alternativa, associabile a una parola che potrebbe essere effettivamente usata da un adolescente italiano?
[nota: Jeremy non è mai volgare, cfr. commenti]    
.
Seconda vignetta: se ci fosse un intervento grafico, ne approfitterei per eliminare lo spillo e la puntina. In inglese, infatti, sharp può descrivere anche una punta (ad es. sharp pencil) mentre in italiano distinguiamo tra lame e punte (acuminate o aguzze) e coesistono le espressioni parole taglienti e parole pungenti.   

Altri esempi di strisce di Zits difficili da tradurre: Animali volanti e decodifiche aberranti e Pronuncia intraducibile?

Pronuncia intraducibile?

Striscia di Zits di oggi, incubo per un eventuale traduttore:

Zits, differenza pronuncia boot e butt

È tutta incentrata sulla differenza di pronuncia tra boot e butt, sulla “trascrizione” di fonemi (che si può realizzare in vari modi, anche senza ricorrere all’IPA) e soprattutto sulla rappresentazione del modo di articolazione: la vocale di butt è aprocheila (senza arrotondamento delle labbra) e quella di boot invece è procheila (con le labbra arrotondate e spinte in avanti).

pronuncia butt pronuncia boot

Le immagini sono tratte da fənɛtɪks (già citato in Fonetica animata).


Vedi anche: un altro esempio di traduzione ostica di una striscia di Zits in Animali volanti e decodifiche aberranti.

Animali volanti e decodifiche aberranti

Zits è una striscia americana che ha per protagonisti Jeremy, tipico adolescente, e i suoi genitori. Un esempio recente in cui la madre stupefatta racconta al padre che il figlio ha pulito il bagno di sua spontanea volontà:

striscia Zits

Questa striscia richiede la cooperazione del lettore, che deve riempire gli spazi vuoti del “non detto” richiamando un’espressione dell’inglese americano*, when pigs fly (si dice per sottolineare che si ritiene inverosimile che un particolare evento si verifichi).  

Se Zits fosse pubblicato in Italia, sarei curiosa di vedere la traduzione italiana.

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Americani, inglesi e bustine di tè

teacupL’articolo Why America’s Anglophiles Are Missing the Point of the Royal Wedding (2011) nella versione stampata della rivista americana TIME è illustrato con l’immagine di una tazza di porcellana crepata, mozziconi di sigaretta nel piattino e l’etichetta di una bustina di tè con la bandiera del Regno Unito.

Presumo che l’autore dell’illustrazione viva negli Stati Uniti, sicuramente non in Gran Bretagna. Lo indica un dettaglio che evidenzia una differenza culturale.

teabagÈ da tempo che lo noto nei fumetti e nelle vignette americane: se c’è un personaggio che beve tè, si vede l’etichetta della bustina che pende dal bordo della tazza (o del bicchierone di polistirolo). Penso che nel Regno Unito o in Irlanda difficilmente verrebbe disegnato lo stesso dettaglio perché le bustine filtro più diffuse (perlomeno fino a qualche anno fa) non sono confezionate singolarmente e non hanno il filo con l’etichetta. In ogni caso, prima di bere il tè l’eventuale bustina viene tolta dalla tazza usando il cucchiaino (e spesso il tè viene preparato nella teiera).


Alcuni esempi di persone che bevono tè da tre diverse strisce americane:

teabag1  teabag6  teabag4 


Vedi anche: Espressioni idiomatiche inglesi che hanno a che fare con il , con alcuni commenti che evidenziano come il concetto associato alla bevanda non sia esattamente lo stesso in tutte le lingue.


Nuovo post: Con caffè e tè è facile intendersi


Aggiungo una striscia americana di Pearls Before Swine

striscia in tema bustine di tè lasciate nella tazza

snow angel

snow angels

Ogni volta che trovo riferimenti agli snow angel mi viene in mente The Favourite Game di Leonard Cohen, un romanzo letto parecchi anni fa che mi aveva affascinata per la scrittura davvero poetica. Ed è proprio da Cohen che avevo imparato che uno snow angel è l’impronta lasciata stendendosi sulla neve fresca e polverosa e poi muovendo le braccia e le gambe per formare la veste e le ali di un angelo: come si vede nei film americani, è un gioco che piace molto a chi vive nelle zone più nevose di Canada e Stati Uniti.


Vedi anche: terminologia “invernale” nei post ciaspole, ciaspe, racchette da neve… e racchettoni, snowshoe spamming, freeze, effetto neve, schema snowflake.