Auguri di “buon ponte” al gatto defunto

Una notiziola dalla provincia italiana con lo zampino dell’inglese:

Foto di manifesto funebre per “TATO di anni 20”. Titolo: “Cuneo, manifesti funebri per un gatto, arriva lo stop del Comune”. Testo: “è mancato al nostro affetto il nostro amato gatto. Lo annunciano con dolore augurandogli un buon ponte i suoi genitori umani Stefania e Claudio”, così i legge nel manifesto funebre, corredato da una foto dell’anziano micio sdraiato al sole.

Ho riportato le prime righe della notizia perché sono sicura che leggendole qualcuno si sarà chiesto cosa mai significhi augurare un buon ponte a un animale defunto (improbabile il significato vacanziero!). Non ho animali e non ho familiarità con il lessico di chi li accudisce, però sono riuscita a intuire il senso grazie a un dettaglio che manca nel testo dell’articolo ma appare invece sul manifesto: l’emoji 🌈.

The Rainbow Bridge

Ho scoperto così che anche in italiano è stato adottato, reinterpretandolo, un eufemismo che in inglese comunica la morte di un animale d’affezione. È molto usato sui social e fa riferimento a un luogo paradisiaco dove gli animali defunti conducono un’esistenza felice in attesa di ricongiungersi con il loro padrone, e al ponte arcobaleno che vi conduce, the Rainbow Bridge (anche con iniziali minuscole the rainbow bridge).

The Rainbow BridgeÈ un riferimento moderno, che ha avuto un’ampia diffusione a partire dagli anni ‘90 del secolo scorso. Nasce da una poesia consolatoria molto apprezzata da chi ha perso un animale, spesso fatta conoscere dai veterinari. L’autrice Edna Clyne-Rekhy, scozzese, l’aveva composta nel 1959 dopo la perdita dell’amato Labrador Retriever e l’aveva condivisa solo con poche persone, che però a loro volta l’avevano fatta conoscere ad altre che l’avevano ulteriormente divulgata fino a farla entrare nella cultura popolare del mondo anglofono: dettagli in The ‘Rainbow Bridge’ has comforted millions of pet parents. Who wrote it? (National Geographics).

Se il gatto Tato fosse stato americano, in inglese si sarebbe potuta comunicare eufemisticamente la sua dipartita con Tato went over the rainbow bridge oppure crossed the rainbow bridge, ossia “ha attraversato il ponte arcobaleno” (sottintendendo che ha raggiunto la sua destinazione celeste).

In questo tipo di contesto in inglese non si rivolgono auguri di “buon ponte arcobaleno” né di “buon ponte”, come invece a quanto pare ora si fa in italiano sia per rivolgere l’estremo saluto al proprio animale che per fare le condoglianze a chi l’ha perso.

Ho cercato di capire a cosa sia dovuta questa reinterpretazione che ha una finalità comunicativa diversa dall’inglese. Dalle spiegazioni in italiano disponibili ho concluso che non è stata recepita l’informazione che Rainbow Bridge implica sia una meta paradisiaca che il ponte arcobaleno attraversato per raggiungerla, e che si ritenga invece che gli animali defunti vivano la nuova vita ultraterrena sul ponte stesso (spesso tradotto ponte dell’arcobaleno). Buon ponte appare così come un augurio di buona permanenza nella destinazione finale e quindi come un saluto di commiato.

Genitori di cani e gatti

Come già detto non ho né cani né gatti e quindi sono un’osservatrice esterna senza dati specifici, però sono convinta che sia dovuta all’influenza dell’inglese e a modelli culturali altrui anche l’abitudine ormai comune di chi ha un animale di identificarsi come mamma o papà della bestiola. Sono estensioni del significato di genitore che fino a non molto tempo fa sarebbero state impensabili in italiano ma che avevo notato nel mondo anglofono ben prima che si diffondessero anche qui.

Intanto c’è anche chi rifiuta la parola padrone perché implicherebbe possesso (“gli animali non sono cose”). È però una valutazione male informata perché padrone non ha un unico significato di “chi ha la proprietà di un bene per averlo acquistato, trovato o ricevuto in dono, in eredità” ma indica anche “chi tiene presso di sé un animale, nutrendolo e assumendosi la responsabilità della sua cura”, un’accezione che richiama anche l’etimo, il latino patronum ‘protettore, difensore’. [Devoto-Oli]

Per la burocrazia, invece, chi ha un cane, un gatto o un altro animale da compagnia è un detentore di animale da (di) affezione. E per il marketing è un pet owner!


In tema animali, inglese e anglicismi, vedi anche:

🐾 Quando il pet vien dalla campagna… 
🐾 Inglese farlocco: “Dog and Old Walking”
🐾 Agility dog, un curioso pseudoanglicismo
🐾 Traduzioni da cani: “good boy”

Sul significato vacanziero più comune di buon ponte, inesistente in inglese: A Venezia, un ponte immacolato (da museo!) 


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