Desaparecidos in Spagna?

Un dettaglio osservato da @jhack in una notizia sull’alluvione del 29 ottobre a Valencia è rappresentativo di un fenomeno ricorrente nei media italiani:

Testo da un articolo del Corriere della Sera: “Nel giorno in cui le autorità spagnole decidono finalmente di dispiegare a pieno la macchina logistica per affrontare l’emergenza, un’anziana trovata viva in casa, abbracciata al cadavere della cognata, e un’altra donna estratta da un sottopassaggio, sollevano lo scontato interrogativo su quante persone si sarebbero potute salvare con interventi più tempestivi. Le vittime accertate sono 211 (molte ancora da identificare) ma le stime sui desaparecidos le alzerebbero a dieci volte di più.”

È l’ennesimo esempio di terrore delle ripetizioni e conseguente ricerca ossessiva di sinonimi che prevalgono sulla precisione e la correttezza delle informazioni. Spesso, come in questo caso, le alternative scelte tradiscono conoscenze inadeguate del lessico italiano.

Titolo in spagnolo: “Qué se sabe sobre los desaparecidos de Valencia: por qué no se conoce la cifra real”

In spagnolo la parola desaparecido indica genericamente una persona di cui non si sa né dove sia, né se sia ancora in vita. In italiano invece è stata acquisita come prestito con un’accezione specifica e una restrizione di significato rispetto alla lingua originale, come spesso accade ai forestierismi.

In italiano desaparecido identifica un “oppositore politico fatto scomparire dalle autorità di un regime dittatoriale senza lasciare traccia (con riferimento alla situazione politica dell’Argentina negli anni 1970-80 e poi anche a quella di altri Paesi)”; in seguito nel linguaggio giornalistico il senso è stato esteso anche a “persona fatta scomparire da organizzazioni criminali”.

A quanto pare l’autore dell’articolo ignora che nel lessico italiano desaparecido è una persona la cui sorte è stata iniquamente decisa da altri, e quindi è fuori luogo nel contesto dell’alluvione in Spagna. Chi risulta irreperibile dopo un disastro naturale, un evento catastrofico, una disgrazia o altre calamità si chiama invece disperso. È una parola con un significato preciso e non ha molto senso cercare alternative approssimative o fuorvianti solo per evitare la ripetizione.

Nei media si trovano acrobazie lessicali di ogni genere pur di non usare due volte la stessa parola, e spesso si ha l’impressione che sia l’unica priorità di chi dà notizie. Esempio:

Curiosità: i figli delle spie russe sotto copertura Artem e Anna Dultsev, rientrati a Mosca con lo scambio di prigionieri, hanno scoperto di essere russi solo quando l'aereo è decollato da Ankara. Putin li ha accolti salutandoli in spagnolo, poiché non conoscono il cirillico.

A chi gli aveva fatto notare che il cirillico è un alfabeto e non una lingua, il giornalista autore del testo aveva risposto “Lo so. Era per evitare una ripetizione”. Sconsolante che si preferisca fare errori pur di non usare due volte la stessa parola!

Trovate questo esempio e altri “sinonimi” ridicoli in Da pet a disco di pasta, parole anti-terrore! In Alternative al water d’oro ho descritto invece il tipo di corrispondenze che dovrebbero verificarsi perché due parole siano veramente intercambiabili.


Definizione di desaparecido dal Vocabolario Zingarelli

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