Insolite coincidenze su “ti kisso”

In libreria ho sfogliato un nuovo libro che mi aveva incuriosita, Dizionario per boomer. Mi ha molto colpita il capoverso di esordio a pagina 5:

Testo da Dizionario per boomer di Beatrice Cristalli: Nel 1917, Velia Titta Matteotti chiudeva una lettera al marito Giacomo con “ora ti kisso”. Nulla di così distante dall’itanglese che la generazione dei Millennials (i nati tra il 1980 e il 1995 circa) utilizzava sulle prime piattaforme social. Come lo spieghiamo ora che l’impoverimento della lingua italiana non è tutta colpa del digitale e dei giovani? Questo esempio di idioletto di coppia ci mostra bene come i meccanismi linguistici comunemente associati al lessico contemporaneo esistano da più di un secolo.

Ho riconosciuto subito l’inusuale esempio “ora ti kisso” di Velia Titta Matteotti perché l’avevo usato come spunto per un post del 2023.

link al post “Ora ti kisso” (ma era più di un secolo fa!) del 13 novembre 2023

Nel mio post avevo commentato così kissare (e forghettare):

Immagino che queste alternative “itanglesi” a baciare e dimenticare siano esempi specifici dell’idioletto della coppia, quindi un uso estremamente ristretto. Sono però significativi perché mostrano che anche più di un secolo fa si usavano meccanismi linguistici comunemente associati al lessico contemporaneo – come i verbi recenti performare, brieffare, forwardare, linkare e flexare – e che per molti sono la riprovevole dimostrazione della corruzione senza precedenti che starebbe subendo l’italiano del XXI secolo per colpa dell’inglese.

È davvero una curiosa coincidenza.

Attenzione alle imitazioni!

Mi è capitato parecchie volte di ritrovare altrove miei esempi e osservazioni che altri riprendono senza però indicare la fonte.

A volte le mie parole sono riprese letteralmente, altre invece vengono parafrasate e in qualche caso l’ordine delle informazioni viene modificato, come in questo esempio*:

Cos’è il singular they e come si usa [gennaio 2020, Terminologia etc.] Cos’è il “they singolare” in inglese [maggio 2021, Il Post]

Il singular they non è una funzionalità recente: il suo uso è attestato già dal XIV secolo, anche se poi era stato osteggiato durante il periodo vittoriano perché ritenuto agrammaticale. […]

L’uso del tipo 2 è ricorrente nell’inglese britannico non formale, in particolare nei media, mentre è stato a lungo sconsigliato nell’inglese americano e solo recentemente ha ricevuto l’approvazione di alcune guide di stile di riferimento.

Il singular they peraltro ha dalla sua una lunga storia: esiste da più di 600 anni come soluzione neutra per quelle frasi in cui non è possibile scegliere tra pronomi singolari maschili e femminili, anche se fino a qualche anno fa non era particolarmente diffuso. […]

In passato il they singolare era stato oggetto di dibattito tra i linguisti e in epoca vittoriana si tentò di abolirlo perché ritenuto sbagliato da un punto di vista grammaticale.

Ovviamente nel caso di argomenti linguistici si può arrivare facilmente alle stesse conclusioni partendo dalle stesse osservazioni, e quindi le coincidenze non sono affatto improbabili. Però se le argomentazioni seguono lo stesso filo logico, con gli stessi esempi tra molti possibili, elencati nello stesso ordine (ad es. “thon, xe/xem, ze/zir”), o altri dettagli che nel testo originale sono determinati da scelte specifiche, allora i sospetti si concretizzano.

Se si chiedono spiegazioni a chi riproduce, raramente si ottengono risposte. Nel caso, la giustificazione ricorrente è che si tratta sempre di negligenze altrui: errore editoriale che ha inavvertitamente eliminato la citazione, oppure è stato usato il file sbagliato, non definitivo, oppure le informazioni erano state fornite da altri a cui spettava la verifica.

C’è anche chi ritiene che i blog non siano vere fonti e quindi non sia necessario citarli, come mi aveva spiegato un giornalista del Corriere della Sera:

Una “fonte” è una cosa un po’ diversa: per noi è un documento esclusivo o un’intervista o uno scoop o un editoriale con un’opinione forte che viene ripresa. In quel caso, di prassi, linkiamo. Negli altri casi no. 

Ingenuamente, faccio davvero fatica a capire perché sia così difficile citare il testo originale, oltretutto uno sforzo minimo rispetto al lavoro di parafrasi per camuffarlo, o indicare da chi si è preso lo spunto.


In tema, vedi anche:

Boppone fa rima con copione! 
Copycat crime: cosa c’entra il gatto? 
Il post più copiato dal blog Terminologia etc


* in questo caso avevo fatto più segnalazioni anche con altri esempi, senza però mai ricevere né scuse né la comunicazione che dopo le mie proteste era stato aggiunto un rimando al mio post

2 commenti su “Insolite coincidenze su “ti kisso””

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