Paperino (Donald Duck in inglese) ha appena compiuto 90 anni. Tra chi ha ricordato la ricorrenza c’è anche una giornalista americana che su Twitter / X ha voluto spiegare perché in Italia, a differenza degli Stati Uniti, Paperino viene preferito a Topolino. I suoi tweet hanno avuto grande visibilità ma alcune affermazioni malinformate hanno suscitato parecchie reazioni tra i lettori italiani.
Non entro nel merito delle considerazioni pseudoantropologiche, però prendo spunto dalle osservazioni sul nome Paperino perché dimostrano che non sempre è sufficiente rivolgersi a una qualsiasi persona di madrelingua, come l’informatore della giornalista, per ricevere informazioni adeguate e rilevanti su questioni linguistiche.
In sintesi, la giornalista ha riportato un’interpretazione letterale del nome Paperino e si è dichiarata stupita che Donald Duck, un’anatra, sia diventato un’oca non ancora giunta a maturità, un pulcino (“a baby goose”):
Definizione “da dizionario” vs uso comune
L’informatore italiano ha fornito la definizione da dizionario di papero, “oca maschio giovane”, trasformata addirittura in “oca non fertile”. Purtroppo è una definizione superata che non corrisponde più all’uso contemporaneo: è descritta come “fossile lessicografico” in Oca o anatra, questo è il problema. Il caso di papero/papera, un’esaustiva consulenza dell’Accademia della Crusca.
Nell’uso comune, informale, papero e papera sono parole usate indifferentemente per anatre ed oche, in particolare quando sono in evidenza caratteristiche di comportamento dell’animale (“come la goffaggine, la rumorosità, l’ingordigia, la tenerezza, la simpatia”) o se si tratta di personaggi di fantasia, ma anche di oggetti (sono paperelle di gomma, non anatrine!) e nell’uso in espressioni figurate.
Nomi promiscui
Sarebbe stato utile spiegare alla giornalista anglofona che in italiano, a differenza dell’inglese, tutti i nomi hanno un genere grammaticale.
Per molti nomi di animali non c’è corrispondenza tra genere grammaticale e sesso, come invece per buona parte dei nomi di esseri umani. Parecchi nomi di animali sono infatti promiscui: hanno un’unica forma, senza variazioni morfologiche di genere, per entrambi i sessi (ad es. falco, aquila, delfino, balena). È anche il caso di anatra e oca, nomi femminili che funzionano per i volatili ma risultano invece poco adatti per personaggi antropomorfi con caratteristiche maschili.
Il problema non si pone se invece si ricorre a un nome che prevede l’alternanza di genere, come appunto papero e papera.
Il suffisso diminutivo -ino
Un’altra informazione imprecisa riguarda il nome italiano completo Paolino Paperino, in uso inizialmente:
Nei nomi propri Paolino e Paperino riconosciamo subito il suffisso diminutivo –ino, che però non indica esclusivamente riduzione di dimensioni (“piccolo”) ma, specialmente nei nomi di persona, esprime connotazioni affettive, di tipo positivo o vezzeggiativo, indipendentemente dalla taglia.
L’informatore avrebbe dovuto invece spiegare che la funzione di –ino si ritrova anche in inglese nel suffissi diminutivi -y e -ie aggiunti ai nomi di persona, ad es. Paul ➝ Paulie.
Da Donald Duck a [Paolino] Paperino
Vari commentatori italiani hanno usato la frase “it sounds better” per dichiarare il proprio apprezzamento per il nome Paperino e rifiutare come non eufonica qualsiasi potenziale alternativa.
I giudizi sull’estetica delle parole però sono del tutto soggettivi: non è possibile stabilire un canone di bellezza o bruttezza dei suoni (Paperino “suona meglio” rispetto a cosa?). Va anche considerato che il nome Paperino da troppo tempo fa parte dell’immaginario collettivo, per cui è difficile distaccarlo dal personaggio. È comunque probabile che l’origine onomatopeica della parola papero rafforzi la percezione di adeguatezza del nome.
Si possono in ogni caso fare alcune considerazioni sull’adattamento del nome originale americano Donald Duck in Paolino Paperino. In apparenza sono nomi completamente diversi, in realtà hanno una caratteristica comune: in entrambi c’è allitterazione, con la ripetizione dello stesso suono all’inizio di due parole contigue (d – d in inglese e p – p in italiano, che si ritrova anche all’interno di Paperino).
Forse sono rilevabili anche aspetti fonosimbolici comuni: d e p sono entrambe consonanti occlusive, spigolose e scoppiettanti, che aiutano a conferire un effetto simile ai due nomi propri.
In conclusione: una “traduzione” senza adattamento, come Donaldo Anatra, non sarebbe stata altrettanto efficace!
Vedi anche:
- Traduzione di nomi propri: Maxwell House sull’adattamento dei nomi di personaggi di fantasia
- Lupo cattivo in inglese, con reduplicazione che spiega perché i nipoti di Paperino sono sempre elencati rigorosamente nell’ordine Qui, Quo, Qua
- Denigrare con Topolino e Mickey Mouse per altri riferimenti disneyani nel lessico comune
- Anatre in inglese: zoppe, morte, “frullate”… e “Paperellando”, dai bug a #HughGrant! per usi figurati e idiomatici della parola duck
FF:
Aggiungo un’altra considerazione: la giornalista, parlando con la sua fonte, dice che “Pippo” è il diminutivo di Filippo.
Da lettore ultradecennale dei fumetti in questione, sono sicuro che nessuno, in Italia, abbia mai pensato a Pippo come Filippo: è Pippo e basta.
Licia:
@FF d’altronde se la fonte è “mio cuggino”…
.mau.:
“Paolino Paperino”, oltre che allitterativo, è anche in rima. Secondo me aiuta.
Dario:
Sono nato nel 1978 e non avevo mai letto sul dizionario la definizione di “papera” prima di oggi e sono rimasto stupito. Nella mia mente la parola “papera” non è mai stata abbinata a quella di un’oca (genere Anser), di solito più grande e con collo più lungo, ma sempre a quella di un’anatra (genere Anas), preferibilmente bianca. Non sarà mica colpa di Paperino?
Dovrò chiedere a “mio cuggino”.
Mauro:
Confesso che anch’io (nato 10 anni prima di Dario) non ho mai inteso o sentito da altri papero/a come oca, ma sempre e solo come anatra.
Licia:
@.mau., sicuramente
@Dario, @Mauro, credo sia ormai impossibile separare la nostra immagine mentale di “papero” da “Paperino” (e tutto il suo universo: Paperone, Paperina, gli abitanti di Paperopoli…)
Lucat:
In latino Paperino è proprio… Donaldus Anas .
Qui una storia di Marco Rota tradotta per la collana “Disney lingua latina”
https://dn790007.ca.archive.org/0/items/disney-w.-donaldus-anas-atque-nox-saraceni-1984/DISNEY%2C%20W.%20-%20Donaldus%20Anas%20atque%20Nox%20Saraceni%20%5B1984%5D.pdf
Caterinq:
“Donaldo Anatra” mi fa venire in mente che da piccola mio padre mi aveva abbonato ai fumetti della ELI in lingua latina (poi chissà come mai sono finita al classico, eh?) e Paperino era proprio “Donaldus Anas”.
Licia:
@Lucat, @Caterinq, i vostri messaggi si sono incrociati!
Grazie per il dettaglio: traduzione letterale, però magari in latino funziona, e per un prodotto presumibilmente globale si è preferita aderenza all’originale?
Lucat:
@Licia, potrebbe essere come dici: l’aderenza all’originale è certamente più adatta a un prodotto destinato a un mercato internazionale. C’è anche da dire che sia l’autore ( Marco Rota) sia il traduttore ( da quello che ho capito José Maria Mir) fanno pensare alla possibilità di una traduzione fatta da una lingua diversa dall’italiano. José M. Mir ( di cui so solo quello che ho trovato su internet e cioè che “fu uno dei primi professori presso il Pontificium Institutum Altioris Latinitatis” ) è probabilmente spagnolo ( forse catalano) e potrebbe aver tradotto a partire da Pato Donald. Marco Rota, poi, è un autore che ha pubblicato quasi più nel nord Europa che in Italia (soprattutto Germania e Danimarca, quindi “Donald Duck” o “Anders And”) e l’editore del volumetto sembrerebbe tedesco. ( scusa la prolissità, ma queste cose mi affascinano!)