Nella terminologia informatica inglese, in particolare in contesti di database, il verbo populate descrive l’operazione di importare dati, inserendoli con apposite procedure.
Ho letto in Vox ‘Populate’ (Lingua Franca) che negli Stati Uniti il termine populate ora viene usato anche in contesti finanziari con il significato di “fornire contenuto” e si può supporre che entrerà nel lessico comune come sinonimo di fill in, ad es. populate a form per “riempire un modulo”.
Se così fosse, sarebbe un esempio di un termine formato a suo tempo con un processo di terminologizzazione (un nuovo concetto informatico era stato designato usando la parola del lessico comune per “rendere popolato un luogo”) che ora sta subendo un processo di determinologizzazione e rientra nel lessico comune assegnando un nuovo significato generico a una parola esistente. In entrambi i casi si tratta di neologismi semantici.
Nella terminologia informatica italiana, come prevedibile, si usa il verbo popolare, e la costruzione prevalente è un calco non solo semantico ma anche sintattico: viene infatti privilegiata la forma popolare un database con dati (cfr. populate a database with data) che si discosta dalla costruzione standard popolare <luogo> di <qualcuno o qualcosa>.
Per descrivere l’operazione di inserimento dei dati, in inglese population, in italiano al momento coesistono popolamento e il calco popolazione (ad es. “la popolazione del database avviene mediante procedure automatiche”) su cui ho molte perplessità perché sia nel lessico comune che in vari linguaggi speciali popolazione descrive un insieme (di individui, di valori, di elementi ecc.) ma non indica alcun tipo di azione.
Non credo che questi termini informatici siano destinati a entrare nel linguaggio comune italiano (e “popolare” il lessico, come in inglese) ma non si sa mai…
Marco:
“Populate” in ambito informatico viene anche usato in contesti hardware, ad es. “all memory slots in the motherboard must be populated”. In italiano ho trovato “popolare”, ad es. “è possibile ottimizzare la larghezza di banda popolando ogni slot DIMM”.
Certo che “popolare un modulo” sarebbe orribile…
Licia:
@Marco, grazie, è un esempio molto utile perché il significato informatico, quello che ora sta subendo determinologizzazione in inglese, a sua volta deriva proprio dall’uso in contesti hardware, poco noto a chi non ha conoscenze specifiche. Da Vox ‘Populate’:
Populate, meaning to inhabit or to occupy, has a longish pedigree in English. But the newest usage, according to the Oxford English Dictionary, dates from the 1970s, when it came to mean “to fill the sockets (on a circuit board) with components.” Note that the sense of filling out did not spread to other industries.
Ho trovato interessante il riferimento all’OED, la risorsa più completa per la lingua inglese, perché se si confrontano i principali dizionari di inglese si vede che nessuno include il significato hardware (molto specialistico, non viene usato nel linguaggio comune) e solo alcuni il significato relativo ai dati, mentre nessuno dei dizionari di italiano consultabili online include l’accezione informatica.
Ciascun dizionario segue propri criteri per decidere quali termini specialistici vadano registrati perché appaiono con una certa frequenza anche nel linguaggio comune (mantenendo comunque l’accezione specialistica). Credo che i termini nati da processi di terminologizzazione possano essere più complessi da riconoscere e valutare rispetto alle nuove formazioni proprio perché coincidono con parole già esistenti.
Luigi Muzii:
In realtà, “popolare i campi” (di un database) è in uso da almeno una ventina d’anni. Lo sentivo usare già nei corsi RPG a metà degli anni ’80 e in azienda sul finire dello stesso decennio per le applicazioni su 3270. Nello stesso periodo, invece, non ricordo usi in ambito hw.
Licia:
@Luigi Muzii, in effetti quello che sta avvenendo ora è il processo di determinologizzazione (un elemento lessicale che in origine aveva un significato fisso e specifico in un ambito specializzato entra nel linguaggio comune dove assume un significato più generico). Gli aspetti diacronici sono fondamentali perché la diluizione di significato avviene raramente con concetti molto recenti.
Luigi Muzii:
In realtà non vedo determinologizzazione: il termine, nell’accezione indicata, continua a essere utilizzato nel dominio originario ed è, semmai, stato esteso a un altro dominio specialistico in cui, peraltro, il dominio IT è pervasivo, se non invadente. Dubito che un phrasal verb del linguaggio comune possa essere sostituito da un tecnicismo e, forse in modo poco salomonico, ma propenderei per liquidare con sufficienza certe elucubrazioni. Peraltro, anni fa, proposi una presentazione sull’argomento servendomi di vignette che trovavo tanto simpatiche quanto esplicative. Si può ancora trovare qui: http://goo.gl/vxhtm.
Stefano:
Interessante, non mi ero reso conto che stessimo derivando verso il calco “popolare”. Il nostro glossario riporta “completare”, anche se sono sicuro di avere a suo tempo risolto qualche situazione specifica con perifrasi varie pur di evitare “popolare”. Secondo me, ci sono dei calchi che meritano un minimo sindacale di resistenza. Mica possiamo accettare passivamente proprio tutto quello che l’inglese ci tira in faccia!
Licia:
@Luigi Muzii: grazie per il link alle vignette, davvero simpatiche. Da dove vengono?
Quando un termine passa da un ambito specialistico a un altro, nell’esempio di Vox ‘Populate’ da un contesto informatico a un contesto finanziario, concordo che non si tratta di determinologizzazione ma di un particolare tipo di prestito (in inglese transdisciplinary borrowing).
Se però populate diventerà (futuro!) un sinonimo di fill in, in contesti non specialistici, si tratterà sicuramente di determinologizzazione (qualche esempio e riferimenti in Internet e determinologizzazione). Sulla probabilità che questo effettivamente accada in inglese, che non è la mia lingua, non mi pronuncio ma lascio il giudizio a chi è più competente di me (gli autori di The Chronicle of Higher Education, dove è apparso l’articolo, sono noti esperti).
@Stefano, per ora si tratta solo di un’ipotesi, e in effetti l’autore dell’articolo esprime sorpresa anche per l’uso in ambito finanziario. Vedremo fra qualche anno…
Secondo me nei contesti di database populate e quindi popolare in italiano, per quanto brutti, rispondono all’esigenza di identificare un concetto specifico: l’inserimento, che non viene fatto manualmente dall’utente, di una quantità di dati che spesso sono stati “pre-processati” in previsione dell’importazione. È un concetto ricorrente anche nel lavoro terminologico, ad es. si può usare quando si crea un database terminologico e si importano glossari esistenti.
Rose:
Ah, Licia, mi eri mancata! 😉
Se passa “popolare un modulo”, bisogna boicottarlo.
Francesco:
E come spesso accade per i nuovi usi delle parole (e relative traduzioni), sarà il….popolo a decidere! 😀
Nautilus:
Anch’io sono tra quelli che trova orribile “popolare un modulo”. L’azienda in cui lavoro (una multinazionale delle telecomunicazioni) è uno dei primi luoghi da cui di solito comincia la diffusione di anglicismi inutili. Per ora un’espressione del genere (ho già detto che la trovo orribile?) non l’ho ancora sentita, ma se dovesse capitare ne darò testimonianza qui.
Lavorando con dei database mi capita spesso di dire “popolare un campo” (o una serie di campi), tuttavia – passando ai sostantivi – devo registrare che non ho mai sentito dire “popolazione”, ma solo “popolamento”; “popolazione” mi sembra semplicemente un errore, un po’ come che dovesse dire “fratellitudine” al posto di “fratellanza”, e casi simili.
Chiudo con una domanda: vedendo i grafici che hai riportato sembra che “vocabolo” e “termine” siano due concetti diversi. Visto che io li ho sempre usati (e tuttora li uso come sinonimi) sono a chiederti lumi. Se non lo domando a te che sei un’esperta a chi lo chiedo? 🙂
Licia:
@Nautilus, secondo me quelli che dicono popolazione parlando di database probabilmente non si rendono conto di quanto sia orribile (forse “suona bene” perché è simile all’inglese oppure sono semplicemente stonati? ;-)), però se si prova a cercare “popolazione del database” e “popolamento del database”, prova a indovinare quale prevale?!?
Sull’ultima domanda, usiamo termine in due accezioni diverse: una rappresenta lo stesso concetto di vocabolo o parola, l’altra due concetti diversi. Facendo doppio clic su “termine” si può visualizzare la voce del dizionario di italiano Zingarelli:
Nella gestione della terminologia è importante poter distinguere tra tra lessico generico (parole / vocaboli) e lessico specializzato (termini) perché, a parte qualche eccezione, le raccolte terminologiche non prendono in considerazione il lessico generico. Però la lingua è in continua evoluzione e queste differenze non sono sempre scontate (tempo fa avevo fatto qualche esempio in decifrare, decodificare, decrittare, decriptare…) e possono aumentare se ci si sposta da un ambito a un altro. Anche per questo ho un debole per i processi di terminologizzazione e determinologizzazione, come credo si sia capito :-).
Nautilus:
Ti ringrazio per la spiegazione, Licia. Ho imparato qualcosa di nuovo (e posso diffonderlo)!