Dizionari e neologismi (e credibilità di chi scrive)

Mi ha colpita un articolo di un noto quotidiano italiano, Il linguaggio corre troppo veloce. I nuovi dizionari sono già vecchi, che ho fotografato perché al momento non ho a disposizione uno scanner:

Il linguaggio corre troppo veloce. I nuovi dizionari sono già vecchi. Pagina 42 (19 giugno 2012) - Corriere della Sera
(versione online non più disponibile)

Ci sono spunti interessanti, ad es. c’è un riferimento ai criteri, non sempre palesi per l’autore, per cui certi neologismi sono inclusi nelle versioni più recenti di alcuni dizionari, come paccata nell’accezione usata dal ministro Fornero, mentre ne mancano altri, come biscotto ed esodato, che sono parole comunque in uso da tempo.

I nomi commerciali come Twitter, Facebook, iPhone e iPad dovrebbero fare parte delle voci di un dizionario? Secondo l’autore sì, secondo altri solo se il dizionario ha funzioni enciclopediche o se i marchionimi hanno subito un processo di volgarizzazione e sono quindi entrati nel lessico comune.  

Nella seconda parte, però, l’articolo perde di credibilità: con riferimento a nuove tecnologie e finanza, vengono usati alcuni esempi di termini assenti dai dizionari, tra cui SmartPhone (trattato come un marchio), Ashtag, Credit Cronch ed Edge Found… Che dire? Per fortuna che questi errori di ortografia non si trovano nei dizionari!
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Sul legame tra qualità linguistica, affidabilità e professionalità, vedi anche Formattazione, ortografia e *acquisizzione clienti.


PS  Ho censurato il nome dell’autore (della serie “il peccato, non il peccatore”).

9 commenti su “Dizionari e neologismi (e credibilità di chi scrive)”

  1. Luigi Muzii:

    Certi “riguardi” sono quanto meno inutili, come qualsiasi riguardo “politicamente corretto”. Il quotidiano è il Corriere della Sera (http://goo.gl/AlTwA) e l’autore è Paolo Di Stefano (http://goo.gl/km2cJ).
    Semmai si può trovare discutibile l’indicazione di “mutamenti linguistici” riferita a “esodato” o “biscotto”. Il primo è un neologismo temporaneo, destinato a scomparire se e quando sarà risolto il problema di quei circa 400.000 italiani così caratterizzati; nel caso del secondo si tratta di un uso gergale, e Di Stefano denota solo limitatezza di vedute. Linguistiche.
    L’aspetto su cui avrebbe potuto soffermarsi (almeno io lo avrei fatto, e, di fatto, lo sto facendo) è la connotazione commerciale dei dizionari considerati puro prodotto editoriale, il cui aggiornamento annuale non corrisponde all’adesione a programmi di registrazione neologica, quanto a esigenze di marketing.
    Quanto al “credit cronch” credo che parli da sé, ciceronianamente.

  2. mara:

    Purtroppo ai giornali non manca solo un correttore di bozze, mancano anche giornalisti che si ricordino l’italiano e le sue regole 🙂

    Come sai molto (ma molto) meglio di me, in troppi piegano l’italiano alle pseudo abitudini informatiche per cui scrivono Novembre, E’ invece di È ecc. Solo che il primo è semplicemente brutto, il secondo è un errore grammaticale e non da poco.
    Buon lavoro
    M

  3. Stefano:

    Ahòòòò, i corettori debbòzze costenooooo!!! Per questo ci sono i correttori automatici, che fra l’altro fanno un ottimo lavoro. Case in point:

    Eye halve a spelling chequer
    It came with my pea sea
    It plainly marques four my revue
    Miss steaks eye kin knot sea.

    Eye strike a key and type a word
    And weight four it two say
    Weather eye am wrong oar write
    It shows me strait a weigh.

    As soon as a mist ache is maid
    It nose bee fore two long
    And eye can put the error rite
    Its rare lea ever wrong.

    Eye have run this poem threw it
    I am shore your pleased two no
    Its letter perfect awl the weigh
    My chequer tolled me sew.

  4. Francesco:

    Licia, per favore, dimmi che sei brava con l’editing grafico e hai “taroccato” ad hoc la foto all’articolo…non posso credere che su un quotidiano ci possano essere questi ORRORI! Passi “ashtag”, passi “logare” (anziché loggare, più usato), ma su cronch e edge found…. brrrrr…

    P.S.: l’articolo mi ha ricordato anche un altro signor titolone di qualche tempo fa!

  5. Licia:

    grazie per i commenti.
    @Stefano, non male la poesiola!!
    @Francesco, l’ho letto in aereo, sono rimasta così sbalordita che non mi sono neanche addormentata come di solito succede quando viaggio. Secondo me deve essere successo qualcosa di strano perché una tale sfilza di errori non mi sembra proprio possibile, a meno che l’articolo non sia stato dettato al telefono a qualcuno di veramente maldestro che poi si è ben guardato dal fare qualsiasi verifica? Certo che anche il signor titolone… 😀

  6. .mau.:

    ma si dettano ancora gli articoli al telefono? non è più semplice mandare un’email?

  7. Daniele A. Gewurz:

    Come siete maliziosi! Evidentemente Di Stefano etichetta la cenere ed è molto attivo nella comunità che ritrova spigoli perduti. (E a parte gli scherzi, PDS avrà mai perso venti secondi a capire come funziona il lavoro dei lessicografi? A parte che esistono testi tecnici e divulgativi in proposito, già la lettura dell’introduzione di un buon dizionario lo avrebbe illuminato…)

  8. Licia:

    @.mau., anche a me sembra assurdo ma è l’unica spiegazione che mi viene in mente quando vedo errori del modello “fischi per fiaschi”.

    @Daniele, e per i rudimenti c’è anche un libretto della Zanichelli, Idee per diventare lessicografo, che spiega l’argomento ai ragazzi!

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